Lettura del Vangelo - Domenica 3a del Tempo Pasquale - Anno A

 

SCHEDA BIBLICA - 39

DAL VANGELO SECONDO LUCA (24,13-35)

(13) In quello stesso giorno, il primo della settimana, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, (14) e conversavano di tutto quello che era accaduto. (15) Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. (16) Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. (17) Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?" Si fermarono con il volto triste; (18) uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?". (19) Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; (20) Come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. (21) Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. (22) Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro (23) e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. (24) Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non lo hanno visto". Ed egli disse loro: "Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! (26) Non bisognava che Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". (277 E cominciando da Mosé e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. (28) Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. (29) Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. (30) Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione lo spezzò e lo diede loro. (31) Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. (32) Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?". (33) E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, (34) i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". (35) Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

 

IL CONTESTO

Nel c. 24 Lc narra innanzitutto l'episodio dell'Angelo che appare alle donne nel sepolcro vuoto (vv. 1-8), seguito poi dal racconto dell'incredulità degli apostoli e di Pietro stesso di fronte al sepolcro in cui non si trova più il corpo di Cristo (vv. 9-12). Il brano che segue è l'episodio dei discepoli di Emmaus. Con l'apparizione agli apostoli (vv. 36-49) e l'ascensione termina la giornata di Pasqua di Luca (vv. 50-53). La progressiva chiarezza delle apparizioni corrisponde alla maggior importanza dei testimoni. Si manifesta così il continuo aumento della fede di pasqua nella comunità. Prima che il Signore lasci definitivamente i suoi indica il luogo dove per mezzo dello Spirito farà dono di una sua particolare presenza: la parola della Scrittura e l'Eucaristia.

 

L'ESEGESI DEL TESTO

v. 13: Già lo stesso giorno, cioè la domenica di Pasqua, due discepoli vanno in un villaggio di nome Emmaus. Nonostante l'esatta indicazione della distanza da Gerusalemme non si sa con certezza la località intesa. In Lc tutte le apparizioni del Risorto avvengono la domenica di Pasqua.

vv. 14-17: Gesù si unisce ai viandanti e li accompagna. Ancora una volta è in cammino con i suoi discepoli. Ben presto essi continueranno il suo cammino da Gerusalemme fino ai confini della terra. Essere discepoli vuol dire percorrere il suo cammino.

v. 18: Ora veniamo a sapere il nome di uno dei due discepoli. Cleopa dovrebbe essere identico a Clopa (fratello di Giuseppe ("padre" del Signore), il cui figlio Simeone succedette a Giacomo nella guida della comunità di Gerusalemme.

vv. 19-20: Per i discepoli Gesù è solo un profeta che ha subito il destino di tutti i profeti. Essi non credono che egli sia il Messia. Altrimenti Dio l'avrebbe aiutato.

v. 21: Secondo la concezione ebraica l'anima rimane due giorni nei pressi del cadavere del defunto. Il terzo giorno viene meno ogni speranza che il defunto possa tornare in vita.

vv. 22-24: La testimonianza delle donne e il racconto di alcuni discepoli che avevano visto il sepolcro vuoto non sono in grado di destare fede nei discepoli. L'incredulità dei discepoli conferma la verità della risurrezione.

vv. 25-27: Il Signore li rimprovera dicendo che non sanno comprendere. Il loro cuore, fonte della conoscenza viva, è "tardo" nel credere "alla parola dei profeti". Nel nostro versetto si coglie la grande importanza che rivestiva

nella chiesa primitiva l'interpretazione di tutto l'A.T. in vista di Cristo. Egli è il Messia promesso.

v. 31: Nello "spezzare" il pane gli occhi dei discepoli si aprono ed essi lo riconoscono. Il Risorto si riconosce solo dall'azione di Dio. La fede è un dono che vince l'incredulità.

vv. 33-35: L'esperienza dell'incontro li spinge "senza indugio" ad affrettarsi verso Gerusalemme dove trovano gli Undici. I discepoli dicono loro: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone" (antica formula cherigmatica, cf. 1Cor. 15,5). L'espressione "spezzare il pane" pone l'avvenimento già in relazione con la celebrazione eucaristica... Non la testimonianza delle donne, non il racconto dei discepoli di Emmaus, bensì l'apparizione a Simon Pietro è il fondamento su cui poggia la fede del la Chiesa.

 

IL MESSAGGIO

I due discepoli di Emmaus se ne vanno da Gerusalemme, tristi e delusi. Gesù di Nazaret aveva suscitato in loro grandi speranze, ma la sua condanna a morte le aveva distrutte. La croce e la tomba non permettono di farsi ulteriori illusioni; malgrado ogni pretesa "visione di angeli". Al di là della morte non si vede proprio che cosa si possa ancora sperare.

 

SULLA STRADA DI EMMAUS

Chi di noi non si è ritrovato, un giorno, sulla strada di Emmaus, col cuore colmo di interrogativi a proposito di Gesù, e di speranze deluse per quanto riguarda la Chiesa?

Forse siamo tentati ancora oggi di perderci di coraggio, quando vediamo nella nostra società la morte di una certa idea di Dio, l'apparente disfatta del suo Cristo, l'irrilevanza della Chiesa e della liturgia per le masse non credenti, attratte da nuovi idoli. Se Dio sta perdendo la sua onnipotenza di fronte all'oro e alle macchine degli uomini, tutto quello che ci hanno raccontato su Gesù di Nazaret, sulla sua risurrezione e sulla sua forza di salvezza, non sarà soltanto una favola?

Tante persone "tirano avanti" giorno per giorno nel cammino della vita senza entusiasmo e senza gioia, frustrate da tante delusioni. Può capitare anche ai credenti. Può succedere di sentirsi delusi anche nella fede. Il messaggio del Vangelo ci era apparso affascinante; avevamo creduto agli ideali della solidarietà, dell'impegno per gli altri, della comunione ecclesiale...

Ma dobbiamo incontrare incomprensioni, ipocrisia, cattiveria, ingiustizia. Abbiamo sperimentato il dolore; abbiamo riscontrato troppe contraddizioni nella Chiesa; abbiamo scoperto in noi stessi debolezze e infedeltà; ci sentiamo impotenti di fronte ai problemi del mondo.

E ci ritroviamo scettici, incerti, pieni di dubbi: non vediamo più la "verità" del Vangelo nella concretezza della vita, ci nasce dentro la paura che sia tutto un'illusione...

 

INCONTRI DETERMINANTI

Come mai di due fratelli uno diventa "ricco" e l'altro un "vagabondo"? Ci sono affaristi, politici, artisti nati? L'uomo è il prodotto dei suoi talenti o del suo ambiente? In qualsiasi modo si risponda agli interrogativi, una cosa è certa: per lo sviluppo del l'uomo sono importanti gli incontri che fa, le persone con cui ha a che fare. Chi incontra amicizia, potrà donare più facilmente amicizia. Chi da bambino ha avuto poco amore, difficilmente riuscirà a donare amore. Chi è stato molto percosso, tenderà a essere a sua volta violento.

Ciascuno ha bisogno di un autentico incontro personale, anzi lo cerchiamo, ma non lo possiamo costringere: lo riceviamo in dono.

 

INCONTRO COL RISORTO

Per i discepoli di Emmaus l'incontro con il Signore risorto fu un avvenimento determinante. Nel racconto di Luca veniamo a sapere come accadde allora e come continua ad avvenire anche oggi: viene donato!

È necessario ripercorrere spesso, anche se è faticosa, la strada di Emmaus che va dalla "disperazione" alla fede, con il suo ritmo lento e la luce della sera. Qui ci raggiunge il compagno invisibile della nostra vita. Gesù si accosta a noi lungo la via, prendendoci al punto in cui siamo, e ponendoci a volte delle domande, perché i lunghi tratti di strada favoriscono le confidenze.

Ha molte cose da dirci a proposito del nostro destino e del suo e soprattutto che ogni vita deve passare attraverso la croce per entrare nella gloria. Finché rimaniamo chiusi nell'orizzonte di noi stessi, delle nostre attese e dei nostri sogni, la delusione è sempre in agguato e i nostri occhi restano incapaci di vedere nella nostra vita e nella storia del mondo il compiersi del progetto di Dio.

Solo quando gli interrogativi e le risposte della nostra fede ci rendono inquieti siamo in cammino verso Dio. Allora il Signore camminerà con noi.

 

I SEGNI DEL RISORTO

Ma il Signore ha anche qualcosa da fare con noi: spezzare il pane a quella mensa eucaristica in cui le Scritture acquistano tutto il loro significato e delineano i tratti del volto del Cristo.

È la Parola di Dio che apre al nostro sguardo più vasti orizzonti e ci fa "ardere il cuore" di nuova speranza: perché Dio è più forte della morte e lo ha dimostrato risuscitando dai morti Gesù. Ma noi non possiamo pretendere di "vedere con i nostri occhi" Cristo risorto, per poterci credere. La sua presenza non è più riscontrabile con i sensi o con gli strumenti della scienza.

La presenza del risorto si può riconoscere solo indirettamente attraverso certi "segni" che lui stesso ha indicato: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20); "Questo è il mio corpo che e dato per voi" (Lc 22,19).

Il Signore risorto ci parla dalla liturgia della Parola, ma noi troppo spesso consideriamo il Vangelo solo come una "parola del la domenica". Egli non è risorto per un cristianesimo "domenicale". Ogni volta che ci riuniamo nel nome del Signore per celebrare l'Eucaristia incontriamo Gesù risorto. E se davvero riconosciamo la sua presenza nel sacramento, egli stesso ci "aprirà gli occhi" per riconoscerlo nascosto in ogni uomo che incontriamo sul nostro cammino.