Lettura del Vangelo - Domenica 2a del Tempo Ordinario - Anno A

 

SCHEDA BIBLICA - 30

 

 

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (1,29-34)

In quel tempo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele"

Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: l'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".

 

IL CONTESTO

La pericope è collocata all'interno della testimonianza del Battista per Gesù. Questa inizia con i vv . 1,6-8 del prologo, raggiunge il suo vertice al v. 1,19, e si prolunga fino al v. 1,51, se si vuole aggiungere l'atto con cui Giovanni guida i discepoli verso Gesù . La testimonianza del Battista varia con le persone alle quali si rivolge.

Per dire "servo" l'aramaico usa talya che significa anche "agnello". Fatta questa precisazione, Gv. 1,29 appare chiaramente col legato con il IV carme del Servo (Is. 53,7.12), con l'agnello espiatorio (Lev. 14) e con l'agnello pasquale (Es. 12; Gv. 19,36) simbolo della redenzione d'Israele. Gesù come "Redentore" deve passare attraverso la sua passione; potrà allora battezzare nello Spirito.

L'atteggiamento del Battista, in questo brano, è di colui che a tappe progredisce nella fede, nella conoscenza di Cristo: non lo conosce (v. 31), vede in lui il Messia-sofferente (v. 29), il "santificatore" (v. 33), il Figlio di Dio (vv. 34.30).

 

L'ESEGESI DEI TESTO

v. 29: I destinatari rimangono sconosciuti, ma senz'altro sono un gruppo rappresentativo del popolo d'Israele. La scena è molto stilizzata. L'interesse è tutto concentrato su Gesù che si avvicina e su Giovanni che lo indica tendendo la mano. Tutto porta alla testimonianza, che appunto presenta Gesù come l'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Il senso è che Gesù toglie i peccati del mondo mediante la sua morte espiatrice e quindi è il salvatore messianico. Secondo la cronologia giovannea Gesù muore nell'ora in cui nel tempio vengono immolati gli agnelli pasquali. Ci troviamo di fronte alla riflessione di fede e all'interpretazione dell'evangelista o della tradizione da lui rappresentata, con la quale l'evangelista dà alla testimonianza del Battista per la messianicità di Gesù un grado di estrema chiarezza.

v. 30: Giovanni allude a una testimonianza già data al v.27. La testimonianza tende ad attribuire a Gesù una posizione decisamente più "elevata" rispetto al Battista, intende affermare la preesistenza di Gesù.

v. 31: In quanto testimone il Battista sottolinea ancora una volta la sua condizione di inferiorità rispetto a Gesù. Egli non conosceva il mistero di Gesù in quanto Messia. Ma lo scopo della sua missione è rivelare questo mistero al popolo d'Israele. Il mezzo di cui si serve è il battesimo di acqua.

v. 32: Poiché la testimonianza del Battista poteva essere puramente umana e quindi non certa, egli la motiva in quanto ispirata da Dio, dunque meritevole di fiducia: Giovanni si dichiara testimone oculare dell'atto con cui lo Spirito fu comunicato a Gesù.

v. 34 : Il Battista caratterizza ancora una volta la sua testimonianza come valida e degna di fede. Il suo contenuto però ora viene ampliato: Gesù è chiamato "Figlio di Dio".

 

IL MESSAGGIO

Nel Vangelo c'è una frase del Battista che potrebbe essere la definizione ideale del credente: "Io ho visto e ho reso testimonianza che questo è il Figlio di Dio" (v.34). Scriveva un'autentica "fedele" nostra contemporanea, M. Delbrel: "Una volta che abbiamo conosciuto la Parola di Dio (che in Gesù Cristo si è fatta carne) non abbiamo il diritto di non riceverla: una volta che l'abbiamo ricevuta non abbiamo il diritto di non lasciarla incarnare in noi; una volta che si è incarnata in noi non abbiamo il diritto di conservarla per noi: noi apparteniamo, da quel momento, a coloro che l'attendono".

 

IL TESTIMONE

In un'espressiva Crocifissione, dipinta da M. Grünewald, viene raffigurata la scena in modo originale. Accanto alla croce dalla quale pende il Crocifisso in uno strazio di dolore e di morte, c'è la figura eretta del Battista, non distrutto dal dolore come Maria e il discepolo prediletto Giovanni, ma nell'atteggiamento del testimone concentrato nell'oggetto. Egli si rivolge a chi osserva il di pinto quasi gli volesse parlare. Il braccio destro e l'indice della mano sono protesi a indicare il Crocifisso. Sotto la mano sta la scritta che ricorda le parole di Giovanni: "Ecco l'agnello di Dio". Egli non partecipa a questo momento di "oscurità", ma con la sua testimonianza illumina le tenebre trasformandole in luce.

 

SGUARDO DI FEDE

Raoul Follereau racconta un aneddoto commovente. In un lebbrosario solamente un malato aveva, miracolosamente, conservato gli occhi luminosi e la forza di sorridere. Come spiegare un simile prodigio là dove regnano solo angoscia e disperazione?

La religiosa che lo curava s'accorse che tutti i giorni al di sopra del muro di cinta appariva un volto di donna. L'uomo giorno dopo giorno era tutto proteso a cogliere il sorriso di quel volto: era sua moglie che in quel modo veniva a confermargli il suo amore. Sorridendo a sua volta, l'uomo diceva: "ogni giorno, quando la vedo, leggo sul suo volto che sono vivo".

Miracolo dell'amore, meravigliosa realtà dello sguardo di fede che sa vedere là dove l'incredulo non vede niente.

Giovanni Battista, illuminato dallo Spirito, riconosce in Gesù il Figlio di Dio. Nel breve racconto del IV Vangelo troviamo quattro volte il verbo "vedere". All'inizio si tratta semplicemente di Gesù uomo che si presenta agli sguardi dei suoi contemporanei: a questo stadio, il Battista confessa di non "conoscerlo". In seguito vede lo Spirito discendere e fermarsi su di lui: è l'illuminazione della fede che gli fa riconoscere in quell'uomo l'inviato di Dio.

Il nostro riconoscimento di Cristo è sempre frutto di un lungo cammino in cui i momenti di chiarezza "folgorante" compensano le fatiche del nostro camminare. L'amore e la fede passano attraverso lo sguardo che rivolgiamo ai fratelli.

 

CERCATORI DI DIO

"Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo". Non basta dire: "È arrivato. È qui in mezzo a noi. Eccolo". Occorre che quella Presenza corrisponda alle aspettative, al desiderio, alla ricerca di qualcuno.

D. Bonhoeffer, a un anno dal suo martirio, scriveva: "Il problema che non mi lascia mai tranquillo è quello di sapere che cosa sia veramente per noi oggi il cristianesimo e anche chi sia Cristo... Il problema è: Cristo e il mondo diventato adulto".

Il Dio che viene a cercare gli uomini, si fa trovare soltanto da quelli che lo cercano e che sanno precisare perché lo cercano. Il Dio che è, venuto a cercare i peccatori, non i giusti. A1 termine della ricerca sanno di incontrare l'Agnello che porta via i peccati del mondo. E loro non lo cercano per addossargli i peccati degli altri. Gli consegnano i propri. Così potranno proseguire più speditamente nella loro ricerca... E dopo averlo trovato si metteranno di nuovo a cercare...

 

TESTIMONIARE, OGGI

Se la fede cristiana è credere nel Logos incarnato, anche oggi è necessario rendere testimonianza. Per il cristiano la testimonianza del Battista avrà sempre valore. Tuttavia oggi non si può più presentare così. Non ci si attende più la salvezza da un salvatore, in quanto ora è vista come un'opera sociale di tutta l'umanità.

Ci sono due modi riduttivi di considerare Gesù Cristo, sottraendolo alla testimonianza che bisogna rendergli. Si può relegarlo in cielo, proclamandolo Dio, ma un Dio inaccessibile, la cui salvezza riguarda solo l'eternità. E si può rinchiuderlo entro i confini della terra, non vedendo in lui altro che un uomo tra gli uomini, più vicino e più fraterno, ma orfano del Padre e staccato dallo Spirito. Non si può ridurre il Cristo alla terra o al cielo. "In qualunque stato ci troviamo, mettiamo Gesù tra Dio e noi" (Bossuet).

Chi ha conosciuto Cristo, come il Battista lo annunzia al mondo. Ma molti nostri fratelli non riescono e non vogliono ascoltare questo annunzio. E allora potrebbe valere ancora quest'altra affermazione suggestiva di D. Bonhoeffer: "Invece di parlare di Dio a tuo fratello, perché non parli a Dio del tuo fratello?". Annunzio e preghiera per il mondo sono due vie della testimonianza cristiana.

 

TESTIMONIARE L'AMORE

Ma l'elemento fondamentale della testimonianza consiste nel rendere visibile l'amore e la grande umanità che da Gesù si è diffusa nel mondo. Per l'annuncio quindi è determinante la testimonianza di impegno verso coloro che nella società umana sono senza diritti, come traspare appunto in Gesù. Da questo dipende la testimonianza del cristiano, dalla sua vita concreta, per il fatto che "solo l'amore è credibile".

Qui però il cristiano cozza contro la medesima cecità mostrata dai giudei verso Gesù. Gli uomini di oggi sentono la mancanza di quel Dio che essi hanno dichiarato morto, che è assente, che tace, che permette succeda tutto. E quanto più non ascoltano la Parola di Dio, tanto più diventano sordi e muti. Ciò appunto rende difficile oggi testimoniare Gesù Cristo.

"Verrà il giorno in cui vi saranno nuovamente uomini chiamati a pronunciare la parola di Dio in modo tale che il mondo in essa si cambierà e si rinnoverà. Sarà un nuovo linguaggio, forse assolutamente areligioso, ma liberante e salvifico, come il linguaggio di Gesù, sicché gli uomini se ne spaventeranno, e tuttavia saranno vinti dal suo potere... il linguaggio che annunzia la pace di Dio con gli uomini e la vicinanza del suo Regno". (D. Bonhoeffer).

La Parola e la Presenza di Dio si radicano nella "storia" e nello "spazio". La nostra risposta a Dio che nel Figlio inizia questo cammino sulle strade del nostro esistere dev'essere quotidiana e con creta, dev'essere lavoro e donazione, impegno e giustizia. In uno dei detti rabbinici del Talmud c'è un'espressione particolarmente limpida e provocatoria: "Se ti viene detto mentre stai piantando un albero: "È giunto il Messia"! Finisci prima la tua opera e poi va' a salutare il Messia!".