Lettura del Vangelo - DOMENICA Dl PENTECOSTE - Anno C

 

SCHEDA BIBLICA - 27

 

 

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (20,19-23)

(19) La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". (20) Detto questo mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. (21) Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io Mando voi". (22) Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; (23) a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi "

 

IL CONTESTO

Il Vangelo odierno fa parte della conclusione originaria del vangelo di Gv., perché il cap. 21 può essere considerato un'appendice, aggiunta in una redazione successiva. Grazie all'esperienza diretta delle apparizioni e ai pasti consumati con il Risorto, gli apostoli vengono confermati nella loro fede pasquale: è posta così la premessa della loro predicazione missionaria, e ne ricevono di fatto l'incarico.

L'evangelista vuole mostrare che con la risurrezione di Gesù si è creata una situazione totalmente nuova. La risurrezione ha segnato l'inizio della nuova creazione e del futuro escatologico. Questo già prende forma nella comunità neotestamentaria di salvezza, fondata dalla presenza e dall'azione di Cristo risorto.

La risurrezione di Gesù è in funzione di un'opera, di un'azione. Le apparizione del Signore sono la chiamata a quest'azione, vale a dire al servizio generoso della testimonianza, all'amore e eventualmente alla sofferenza e alla morte. Gli apostoli devono ormai spalancare le "porte chiuse" e andare tra gli uomini con la fortezza che lo Spirito assicura loro.

 

L'ESEGESI DEL TESTO

v. 19: Il giorno di cui si parla è quello della risurrezione del Signore. Il giorno della risurrezione è definito come "il primo giorno dopo il sabato": è il primo giorno della settimana ebraica, che diventerà la domenica dei cristiani. Il luogo dove si trovavano i discepoli è, probabilmente, il cenacolo, o comunque un'abitazione privata non meglio identificata.

Tutti gli apostoli sono presenti, ad eccezione di Tommaso. Il motivo di questa riunione non è specificato. Le porte dell'abitazione sono chiuse, poiché gli apostoli hanno timore dei giudei. Il particolare delle "porte chiuse", inoltre, vuole sottolineare la nuova condizione di vita di Gesù: il suo corpo non è più soggetto alle normali leggi spaziali e temporali.

v. 20: Poiché gli apostoli credono di vedere un fantasma o uno spirito, e sono ancora più spaventati, Gesù, con gesto amorevole, 1i rassicura e 1i convince, facendo vedere da vicino le mani ferite e il costato trafitto. Non può esserci nessun dubbio per i discepoli: colui che ora si mostra loro, è lo stesso con cui hanno vissuto a lungo e che vedono ora risorto.

v. 21: Rinnovato il saluto di pace, Gesù confida ai discepoli la loro missione, servendosi delle stesse parole che aveva usato nella preghiera di addio. Quella pace, quel perdono che i discepoli ricevono, devono essere trasmessi a tutti gli uomini. Gesù apostolo del Padre costituisce i discepoli suoi apostoli.

v. 22: Questo soffiare di Gesù indica ed esprime sensibilmente la realtà e la natura del dono che viene fatto. Al gesto si uniscono le parole esplicative: "ricevete lo Spirito Santo". All'inizio della creazione, lo Spirito aleggiava sopra le acque (Gen. 1,2) a significare la potenza creatrice di Dio. Nello stesso modo ora, mediante lo Spirito, viene plasmato l'uomo nuovo e viene inaugurata la nuova creazione. Ha inizio l'epoca dello Spirito Santo, l'ultima fase della storia della salvezza. La Pentecoste, dunque, secondo la tradizione giovannea, ha luogo la sera stessa di Pasqua: lo Spirito è effuso; la potenza di Dio trasforma i cuori dei discepoli; a costoro sono conferiti poteri idonei al loro ufficio. Tale ufficio è quello di diffondere e comunicare quei beni, che lo Spirito Santo riassume in sé quale potenza di Dio e Spirito di Dio: pace, riconciliazione, gioia, salvezza.

v. 23: Un dono viene in particolare specificato e sottolineato: il perdono dei peccati attraverso il ministero apostolico. Il potere promesso a Pietro e agli apostoli è ora conferito. Se è vero che solo Dio può rimettere i peccati e il Figlio dell'uomo, cui Dio ha dato questo potere, ora il ministero del perdono è trasmesso ai dodici e ai loro successori. Il peccato è stato l'elemento determinante della condizione dell'uomo decaduto, della sua morte fisica e spirituale. Per ciò il perdono dei peccati segna la condizione dell'uomo nuovo. La riconciliazione è compiuta. L'uomo diventa figlio di Dio e coerede del regno. Lo Spirito attualizzerà questa salvezza, mediante l'azione apostolica. "La chiesa ha ragione a considerare queste parole di Gesù come istitutive del sacramento della penitenza. I più antichi padri le hanno messe in rapporto con il Battesimo" (A. Wikenhauser).

 

IL MESSAGGIO

Pentecoste, festa dello Spirito Santo. Purtroppo, per molti cristiani è quasi come dire: festa di un illustre sconosciuto. In genere si parla così poco dello Spirito Santo nelle nostre comunità e nei nostri gruppi. Come se lo Spirito Santo fosse tutt'al più l'oggetto di una delle tante devozioni particolari circolanti, ma di cui si può anche fare a meno. E dire che invece lo Spirito Santo è talmente importante ed essenziale nella fede cristiana che senza di lui non potrebbero esistere né Chiesa né cristiani!

Ma che cos'è, o chi - questo Spirito Santo? L'abbiamo detto tante volte, forse senza pensarci: "Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio..."!

I1 guaio è che quando parliamo di Dio "Padre", l'immagine di un buon papà ci permette di immaginarci in qualche modo Dio come Padre; così pure quando parliamo del "Figlio", sapendo che si tratta di Gesù Cristo, vissuto su questa terra in carne e ossa, non abbiamo difficoltà a raffigurarcelo nella sua umanità .

Invece quando diciamo "Spirito Santo", queste parole restano per noi un nome misterioso, che difficilmente evoca alla nostra mente un "qualcuno" cui possiamo rivolgere la parola (la raffigurazione dello Spirito con la famosa "colomba" non ci aiuta molto in questa direzione...).

 

CI ACCORGIAMO DI LUI QUANDO NON C'È

Lo Spirito Santo, questo sconosciuto, questo dimenticato, questo parente povero nella famiglia della Trinità, acquista tutta la sua importanza decisiva di Protagonista proprio quando viene dimenticato. Avvertiamo la sua presenza insostituibile, nel mondo, nella Chiesa, nella nostra esistenza personale, quando...non c'è!

Ci sono delle assenze più "rilevanti" di ogni presenza. Ecco alcuni esempi che illustrano le conseguenze, i guai provocati dalla dimenticanza dello Spirito.

 

LO SPIRITO, ANIMA DEL MONDO

Le realtà sottolineate sono sufficienti a sottolineare la gravità di quell'assenza. Non resta che convincersi dell'urgenza di spalancare le porte allo Sconosciuto che si fa sentire...

Gesù parla dell'azione dello Spirito in termini di memoria e fantasia. "Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto". "Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera...e vi annunzierà le cose future".

Lo Spirito, dunque, ci fa guardare indietro per ricordare, ma ci obbliga anche a guardare avanti per "inventare", per anticipare. La memoria non può adagiarsi nel passato in senso nostalgico. Deve invece fare in modo che il passato riviva nel presente e prepari il futuro. La memoria non deve rendere l'uomo schiavo del passato, ma libero per l'oggi.

Léon Bloy ha una bellissima definizione: "Profeta è colui che si ricorda dell'avvenire"! Senza fantasia, la memoria diventa una prigione. Senza memoria, la fantasia rischia di farci girare "in folle".

È una pia illusione credere che l'irrigidimento delle forme esteriori serva a mantenere intatto lo spirito e a diffondere fedelmente il contenuto del messaggio. La vita viene protetta e garantita solo dalla vita, non dalle forme esteriori. "Cerca la vita e troverai la forma. Cerca la forma e troverai la morte": è la "ricetta di un autore teatrale!

 

ACCOGLIERE LO SPIRITO

È lo Spirito la "forza" che viene da Dio e trasforma coloro su cui discende. È lo Spirito che rende capaci di dare testimonianza al Vangelo e che apre la mente di chi ascolta. È lo Spirito che distribuisce a ciascuno doni e capacità diverse. È lo Spirito che opera l'unità della Chiesa e che muove ogni autentica iniziativa di pace, di riconciliazione e di comunione. È il dono dello Spirito che costituisce in noi, fin d'ora, come il germe della nostra risurrezione finale e della vita eterna al di là della morte.

Aprirsi all'azione dello Spirito, significa diventare creature "sorprendenti", che non seguono le traiettorie obbligate del buonsenso, le strade battute della mediocrità generale, gli itinerari programmati del "fanno tutti così". La vita cristiana è fedele allo Spirito nella misura in cui dimostra di essere capace di "sorprendere".