Lettura del Vangelo - Pentecoste - Anno B.

SCHEDA BIBLICA - 16

 

 

DAL VANGEL0 SECONDO GIOVANNI (20,19-23)

(19) La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trova vano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi"! (20) Detto questo mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. (21) Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". (22) Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; (23) a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi".

 

IL CONTESTO

Nei racconti pasquali dell'evangelista Giovanni, "pasqua", "ascensione" e "pentecoste" si trovano riunite in un'unica visione. L'unità "passione-glorificazione" rivela un orizzonte ancor più ampio del racconto della trasfigurazione di Gesù. Giovanni vuole testimoniare ai suoi lettori l'esperienza del Signore glorificato. Sotto la sua penna gli eventi si trasformano in "quadri teologici". I quattro episodi pasquali che ci vengono narrati nel c. 20 intendono illustrare l'incontro col Signore glorificato sotto diversi aspetti. Il Signore porta Maria alla stupita confessione (20,16); fa sì che i discepoli facciano l'esperienza della fede davanti al sepolcro vuoto (20,18); poi si presenta in mezzo a loro (20,19). A Tommaso documenta in maniera tangibile la sua presenza. Il lettore che nella fede medita questi fatti si lascia trasportare con l'apostolo Tommaso alla professione di fede: "Mio Signore e mio Dio!" (20,28).

I quattro episodi rendono noto che ora si adempiono le promesse fatte dal Signore nei discorsi d'addio. È ora che avviene la glorificazione del Signore, che egli è presente in mezzo ai suoi discepoli e li invia al mondo equipaggiati con la forza dello Spirito Santo. L'esperienza del Cristo e dello Spirito fatta dagli apostoli permette che anche altri siano condotti alla confessione di fede.

Due elementi caratterizzano la nostra "pericope": il Signore appare ai suoi discepoli (20,19) e li invia nel mondo dopo aver conferito loro il dono dello Spirito (20,21-23). In tal mondo è annunciato il secondo stadio dell'evento salvifico. Gesù era stato inviato nel mondo dal Padre. Ora è Gesù a inviare i discepoli - nel mondo nella forza dello Spirito Santo. Si inaugura l'era del Paraclito. Ora i discepoli non possono più restarsene al riparo di porte chiuse. Devono uscire nel mondo per trasmettere la pace di Dio che essi hanno ricevuto.

 

L'ESEGESI DEI TESTO

v. 19: Al mattino del primo giorno della settimana è contrapposto ciò che accadde la sera. Quest'insistenza sul primo giorno della settimana dovrebbe essere un'allusione all'abitudine già in uso fin dai primissimi tempi della Chiesa di solennizzare al domenica. I discepoli hanno paura. Si sono isolati per paura dei giudei, che qui come nel resto del vangelo di Gv., fan la parte di nemici per eccellenza della causa cristiana. Gesù aveva detto: "Io vado al Padre"; ma ora realizza la promessa: "ritornerò a voi". Viene e sta in mezzo a loro. Siamo già all'affermazione centrale del "quadro teologico". Il Signore glorificato sta in mezzo alla sua comunità. La sua presenza non si può ignorare e provoca la confessione di fede dei discepoli. Il risorto saluta i suoi col saluto della pace. In Palestina era una formula di saluto abituale; ma in bocca al Signore risorto e glorificato diviene la promessa definitiva della salvezza.

v. 20: Come in Lc. 24,39 il Signore attorniato dai suoi discepoli mostra loro le mani e il costato. È chiara così l'identità del Cristo crocifisso e risorto. Con la croce e la risurrezione Gesù compie la sua missione: entra nella pienezza della potenza di Dio e può così, nella forza dello Spirito, portare a compimento le "opere ancora più grandi" (5,20) per opera dei suoi discepoli.

v. 21: All'incontro col Signore glorificato fa seguito l'incarico missionario impartito ai discepoli. La pace, sottolineata con tanta insistenza, significa la salvezza completa dell'uomo, il suo benessere totale. Innanzitutto è pace con Dio. Una volta vissuta la pace con Dio, questa non mancherà di espandersi anche ai rapporti tra gli uomini. L'amore fraterno, quindi, è l'atteggiamento di fondo di quanti ricevono la pace da Gesù. Il saluto della pace è seguito immediatamente dalla missione. Come Gesù è stato inviato da Dio nel mondo per annunciare la salvezza e far dono della sua vita, allo stesso modo vengono inviati ora i discepoli. Campo della loro missione è il mondo. Il Signore non ha voluto trarli dal mondo. Ma nemmeno essi potranno resistere da soli nel mondo dell'incredulità e del peccato. Insieme la dono del la pace Gesù comunica anche la forza dello Spirito Santo.

v. 22: Questa "pentecoste" introduce così la seconda tappa del piano di Dio. Nella forza dello Spirito Santo Gesù vuole essere vicino alla sua chiesa. È per questo che egli comunica anche ai discepoli questa forza, così potranno resistere. Ora si inaugura il nuovo mondo, la nuova creazione dell'uomo nella forza dello Spirito santo. Il discepolo diventa figlio di Dio, fratello di Gesù. Col conferimento dello Spirito Santo i discepoli assumono nella comunità una posizione speciale. Abbiamo in tal modo l'antitesi diretta allo spirito maligno, Satana. Come gli uomini sono strumenti di Satana per portare nel mondo sventura, morte e perdizione, così gli apostoli di Gesù porteranno nel mondo pace, salvezza e riconciliazione.

v. 23 : Senza remissione dei peccati non ci potrà essere vita eterna. Il peccato separa l'uomo dal mondo. E il peccato per eccellenza è l'incredulità. Colui cui sono stati rimessi i peccati può conoscere la realtà di Dio. I suoi occhi si aprono, può di nuovo vedere. Il peccato crea divisione tra gli uomini; produce odio e discordia. Opposta al peccato sta l"'agape". Il Signore ha trasmesso agli apostoli il potere di rimettere i peccati: può cominciare così la nuova opera della pace.

 

IL MESSAGGIO

Pentecoste: festa dello Spirito, il dono per eccellenza del Risorto. Lo Spirito viene abbondantemente effuso sulla comunità dei primi credenti, viene donato a tutto il corpo ecclesiale e ai singoli battezzati perché siano sostenuti nel loro impegnativo mandato di liberare il mondo dal male e dal peccato.

La paura dei discepoli, riuniti insieme a porte chiuse, attenua la gioia per la presenza del Signore. Sartre ha scritto il dramma "A porte chiuse". Ci sono tre persone costrette a vivere insieme volenti o nolenti. In questa situazione prende gradualmente consistenza, fino a diventare certezza, l'impressione che l'esistenza sia priva di una qualsiasi soluzione. Essi sono già morti, "assenti", sono già nell'inferno. Mancando loro un centro unificatore, la loro convivenza diventa un tormento. Rassegnazione, fredda disperazione.

Anche i discepoli di Gesù sono minacciati dal vuoto e dalla rassegnazione. Ma il Signore farà da centro unificatore della loro vita. È lui che libera l'uomo dalla sua esistenza "infernale". Ora gli altri non sono più l'inferno, ma fratelli (Gv. 20,17) e amici di Gesù (Gv. 15,15). In tal modo essi diventano anche fratelli e amici tra loro.

La mancanza di speranza conduce l'uomo all'orlo della disperazione più completa. Chi ha perso l'orientamento non sa più come proseguire. Manca qualcosa. Lo hanno provato i discepoli. Lo proviamo anche noi. Cosa manca? Manca una nuova prospettiva, un centro di riferimento che ci possa riportare in mezzo ai nostri fratelli.

I discepoli, da gente rassegnata e impaurita, divengono improvvisamente uomini entusiasti e felici. Essi hanno veduto il Signore. È un'esperienza che trasforma la loro esistenza. La fede è la risposta all'istanza posta da Gesù.

È nata la Chiesa, umanità nuova ricreata dal soffio divino, che annuncia al mondo un dono insperato, la buona notizia del perdono dei peccati. Non è più tempo di paura e di ripiegamento su se stessi. È tempo di lasciare che lo Spirito superi tutte le frontiere e conduca l'umanità intera dove Dio vuole.

Non si può separare la Pentecoste dalla Pasqua. L'antica festa delle primizie del raccolto oggi offre a tutti le ricchezze pasquali. L'opera della salvezza non è ancora giunta al suo compimento pieno, ma tutto è già stato donato nel frutto straordinario che era stato promesso dalla Pasqua: lo Spirito del Signore che riempie l'universo e la terra intera col suo fuoco ardente.

La Chiesa deve ricordarsi oggi della sua vera missione. Essa deve dedicarsi alla missione di Cristo e abbandonarsi al soffio dello Spirito di Dio, per poter servire l'umanità oggi. Il compito affidato da Cristo ai suoi discepoli continuerà a produrre i suoi effetti nel mondo. Colui che si apre al Signore e alla forza del suo Spirito può porre un nuovo inizio.

Giovanni XXIII ha così definito il compito della Chiesa: "Il Concilio vuole dimostrare al mondo come la dottrina del suo divino creatore, del principe della pace, deve essere tradotta in pratica. Infatti, chi conforma realmente la propria vita a questa dottrina contribuisce a rinsaldare la pace e a promuovere un reale benessere. Le conseguenze naturali allora saranno: amore vicendevole, fratellanza e la fine delle lotte tra gli uomini di diverse razze e di differenti concezioni...Questa è la grande pace a cui tutti gli uomini aspirano e per la quale hanno tanto sofferto; sarebbe tempo che avanzasse decisamente".

Lo Spirito è la nuova legge del popolo di Dio, del cristiano; è ciò che veramente ci sa trasformare in uomini nuovi. Ma attendiamo la sua venuta? La prepariamo? Esso non è solo un dono "dall'alto"; esige pure, come risposta, l'impegno personale.

Lo Spirito è donato a tutti; esso conosce una ricca pluralità di manifestazioni. La fedeltà al proprio carisma non deve impedire il rispetto verso quello degli altri. Abbiamo scoperto il nostro compito particolare nella chiesa? Rispettiamo quello degli altri?

Il carisma è dato per "l'utilità comune", per costruire la comunità ecclesiale e politica, non per una consolazione o per il successo personale. Come impieghiamo i talenti avuti? Non li abbiamo per caso sotterrati? Favoriamo nella nostra comunità parrocchiale la crescita della partecipazione e della corresponsabilità?

"Senza lo Spirito Santo Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il vangelo una lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l'autorità un potere, la missione una propaganda, il culto un arcaismo, e l'agire morale un agire da schiavi.

Ma nello Spirito Santo il cosmo è nobilitato per la generazione del Regno, il Cristo risorto si fa presente, il vangelo si fa potenza e vita, la Chiesa realizza la comunione trinitaria, l'autorità si trasforma in servizio, la liturgia è memoriale e anticipazione, l'agire morale viene deificato" (Atenagora).