CHE GIOIA "FAR PACE" CON GESÙ!

Emmanuel l'aveva combinata proprio grossa. Aveva tradito e offeso Gesù.

Tutto era cominciato con delle piccole bugie. Emmanuel sapeva infatti che Gesù non era contento che lui andasse a giocare con certi compagni, non tanto buoni. Così incominciò ad andarci di nascosto, trovando delle scuse e dicendo a Gesù che quelle volte non giocava con lui, perché doveva stare a casa ad aiutare la mamma, anche se non era vero.

Un giorno capitò un brutto fatto. Mentre giocava con la banda di questi ragazzi, essi decisero di andare a rubare la frutta negli orti fuori paese. Emmanuel sapeva che era una cosa brutta, ma non osò tirarsi indietro e così andò anche lui. Ma proprio mentre stavano mangiando delle susine, arrivò un contadino furente. I ragazzi scapparono veloci, fuggendo chi di qui chi di là. Emmanuel, correndo spaventato, entrò senza accorgersene in un pollaio e, con uno spintone, toccò delle assi che facevano da tetto. Queste cadendo uccisero due o tre galline che erano appollaiate al loro posto. Emmanuel era terrorizzato di quello che avrebbe potuto succedergli e corse a casa, pensando che mai nessuno avrebbe saputo questo segreto. Purtroppo però il padrone del pollaio aveva visto da lontano la scena, e pur non avendo riconosciuto la faccia del piccolo malandrino, poté assicurare che il bambino, che aveva rubato la frutta e ucciso le sue galline, era fatto così e cosà ed era vestito in quel modo. Naturalmente andò a dirlo al Rabbino che il giorno dopo a scuola fece un putiferio e chiese di sapere chi era il colpevole.

La descrizione fatta dal contadino andava chiaramente a pennello ad Emmanuel, ma si poteva anche pensare a Gesù, che aveva una tunica simile e assomigliava molto a lui. Emmanuel non ci pensò due volte: si mise d'accordo con gli altri amici della banda, dicendo che se non lo aiutavano, avrebbe fatto la spia anche su di loro. Poi tutti insieme andarono dal Rabbino, dicendo che sapevano che era stato proprio Gesù. Il Rabbino si stupì molto, ma sicuro di tanti testimoni, castigò Gesù con trenta bacchettate sulle mani e lo obbligò a portare i soldi per pagare le galline morte.

Quella notte Emmanuel non riuscì a dormire. Gli venivano sempre in mente gli occhi di Gesù che, quando lui l'aveva accusato davanti a tutta la classe, lo aveva guardato con una tristezza infinita. Aveva perso il suo migliore amico per sempre! Infatti non avrebbe mai più osato neppure guardarlo in faccia.

Passarono un po' di giorni ed Emmanuel faceva di tutto per non incontrare mai Gesù, né a scuola né fuori. Ma una mattina capitò proprio come al primo giorno di scuola: Gesù, un posto per volta, si spostò attraverso tutta la stanza e arrivò a sedersi vicino a lui. Emmanuel teneva la testa bassa. Ma

Gesù gli mise in mano una statuetta di argilla e gli disse all'orecchio: "L'ho fatta per te. Vuoi farmi ancora amico?". Emmanuel lo guardò pieno di stupore e rispose: "Ma come è possibile...". Gesù lo interruppe mettendogli l'indice sulla bocca e disse, sempre sottovoce: "Non importa nulla di quello che è capitato. Ho capito che sei pentito e hai imparato la lezione. Ora possiamo dimenticare tutto".

Emmanuel abbracciò Gesù forte forte e pianse di gioia: aveva capito quanto era bello ricevere il perdono di Gesù e così imparare a perdonare anche a tutti gli altri.