DONNA EDUCATRICE ALLA PACE

di CHIARA LUBICH

II tema della Giornata della pace 1995 si rivolge a tutte le donne del mondo, di tutti i continenti.

In questo mio intervento dovrei parlare sul tema: "Donna: educatrice alla pace". Esso, che è il titolo scelto dal Santo Padre Giovanni Paolo II per la presente giornata, rivela l'ansia sempre presente nel suo cuore di dare alla donna nel mondo il rilievo dovuto. Fa seguito ai suoi non rari interventi in favore della donna ed in modo speciale alla sua meravigliosa lettera: Mulieris dignitatem, che è il documento più significativo, oltre che il più autorevole sulla dignità e vocazione della donna.

Dando questo titolo alla Giornata della pace, il Santo Padre pensa, naturalmente, a tutte le donne del mondo, di tutti i continenti, di tutte le razze: bianche, gialle, nere..., non solo cristiane, ma di tutte le religioni. Non solo credenti, ma di altre convinzioni. Pensa a quell'inestimabile dono che è la donna nell'umanità, alle donne così come sono nella loro femminilità, nella loro specifica originalità, nella loro amabilità e bontà connaturali, nella loro innata capacità di essere fonte di gioia e di pace per quanti le circondano, nella loro grazia, sì da essere definite autorevolmente: "forse il capolavoro della creazione". Perché le donne - lo sappiamo - non sono solo quelle che appaiono in certi programmi televisivi e sui molti rotocalchi. Quelle sono una tale minoranza nella realtà da scomparire di fronte ai milioni e miliardi ormai di donne, spose, madri, vergini, vedove, che, il più delle volte, sconosciute e nel silenzio, lievitano la nostra società, fungendo da parafulmine per molte calamità. A queste donne soprattutto pensa il papa. E queste vogliamo pure noi onorare oggi e ricordare.

Tuttavia, data la brevità del tempo che ho a disposizione, mi permetto di soffermarmi su un tipo nuovo di donna, che comincia ad apparire oggi sul nostro pianeta. E lo faccio perché mi sembra che a nessuna come a questa possa attribuirsi l'appellativo di "educatrice, artefice di pace", della più vera pace.

Ma andiamo per ordine. "Donna: educatrice alla pace". Viene da chiedersi anzitutto: ma chi è la donna e come dovrebbe essere?La donna, da parecchi secoli, si domanda lei stessa chi è e si batte per poter essere quello che deve essere ed arrivare così alla sua realizzazione. I tempi recenti, poi, l'hanno vista ingaggiare una vera lotta per far riconoscere la propria dignità e far valere i propri diritti tanto spesso conculcati. E anche se il suo agire ha lasciato non di rado perplessi, qualcosa ha ottenuto. Non siamo più certamente ai tempi tanto tristi per la donna, quando Teresa d'Avila- "la più santa delle donne e la più donna delle sante" - chiedeva al Signore giustizia per la donna, non trovando affatto ragionevole - diceva - "che venissero disprezzati cuori virtuosi e forti per il solo fatto che erano di donne" (1).

Sì, la situazione della donna è notevolmente cambiata e molte cose fanno intravedere nuovi sviluppi. Oggi, poi, vi sono donne che, coscienti della loro identità, intendono, a differenza del passato, dare tutto il loro apporto originale e insostituibile, in solidarietà tra loro, non solo, ma anche con gli uomini, per il futuro del nostro pianeta. Questo vale naturalmente per il nostro mondo occidentale, il quale, volente o no, ha subìto l'influsso della cultura cristiana che sta alle sue radici.

Sappiamo, purtroppo, di donne di altri paesi e continenti, dove il cristianesimo è ancora lontano, che sono in una situazione pietosa per quanto riguarda la loro realizzazione, quando non sono tuttora in stato di schiavitù.

Ma si può domandare: anche quando le donne avessero raggiunto tutti i traguardi legittimi, si sentirebbero pienamente realizzate?

Io penso che occorra qualcosa di molto più profondo. Sono dell'avviso che, per dare una risposta valida e sicura, occorra andare alla causa di questo drammatico problema e individuare il vero rimedio. è inutile che noi, donne, cerchiamo altrove. Tutta la questione femminile ha le sue radici in quella terribile profezia annunziata dalla Genesi, dopo il peccato d'origine e l'annuncio del castigo per l'uomo e la donna (lavorare col sudore della fronte e partorire nel dolore), profezia che dice: "Egli (l'uomo) ti dominerà" (2).

Per cui le donne ritroveranno la pienezza del loro essere solo in quel Cristo, che ha ristabilito l'ordine redimendo l'uomo e la donna, che ha riarmonizzato il loro rapporto; che qui in terra ha dimostrato un grande amore per la donna, ridonando così ad essa la piena dignità.

In tutto il suo insegnamento, come anche nel suo comportamento, nulla si incontrava, infatti, che riflettesse la discriminazione, propria del suo tempo, della donna. Al contrario, sue parole e le sue opere esprimeva. sempre il rispetto e l'onore dovuto alla donna (3).

Le donne, per essere veramente loro stesse, dovrebbero riconsiderare la loro posizione nei confronti di Gesù, dovrebbero fare anche oggi I esperienza di un profondo incontro con lui, imbattersi in lui, un po' come è stato per le fortunate donne della Palestina.

Anche oggi sarà solo Gesù che le realizzerà pienamente, come è solo lui che le ha realizzate nei secoli passati. Chi può, infatti, negare che Caterina da Siena, Rita da Cascia, Rosa da Lima, Chiara d'Assisi, Giovanna d'Arco... siano state donne perfettamente riuscite, pienamente realizzate?

Imbattersi dunque in Gesù!... Egli, Figlio di Dio Amore, si rivelerà alla donna per Colui che è venuto in terra a vivere e morire per amore ed a restaurare ogni cosa e creatura con l'amore; ad insegnare a tutti l'amore, perché qui è il cuore della sua dottrina; a chiamare ognuno all'amore: vocazione a cui è particolarmente portata la donna.

Non è che l'uomo non lo sia. La storia ci offre innumerevoli esempi di giganti dell'amore della divina carità. Ma ciò non vuol dire che la donna non sia a ciò particolarmente atta. La carità, infatti, che Cristo ha portato, ha delle qualità specifiche: la concretezza ed il sacrificio.

Non è - si sa - carità quell'amore che si ferma al sentimento o anche alla compassione. La carità è vera non se teorizza, ma se va al concreto, se è servizio, se si prodiga verso gli altri in ogni occasione. Gesù ce l'ha mostrata lavando i piedi ai suoi discepoli.

Ora "si ritiene comunemente - dice il papa nella Mulieris dignitatem - che la donna più dell'uomo sia capace di attenzione verso la persona concreta" (4). Inoltre la carità è primariamente sacrificio, è vivere per gli altri, dimentichi di sé. E la donna - afferma ancora la Mulieris dignitatem - "spesso sa resistere alla sofferenza più dell'uomo" (5).

Ma dove la donna può trovare ai nostri giorni la possibilità di incontrarsi nuovamente con Gesù e con il suo messaggio? Come sappiamo, la questione femminile è oggi un segno dei tempi. E ciò vuol dire un'indicazione della volontà di Dio. Ma Dio, che è Provvidenza, non si limita ad indicare. Apre strade, dà risposte, offre possibilità. E ciò, in genere, attraverso la sua chiesa, ma non solo.

La chiesa, infatti, anche nei suoi massimi responsabili, si è messa sulla linea di dare, al riguardo, una risposta. Ne sono esempio luminoso oltre l'attuale Santo Padre, Paolo VI ed i papi precedenti, ma anche vescovi di ogni paese. Ho costatato io stessa, già al Sinodo sui laici, come essi abbiano alzato la voce in difesa della donna. Sappiamo poi che intere Conferenze episcopali lavorano, offrono idee, si preoccupano per arrivare e far arrivare a risultati. Ci sono, dunque, per le donne nella chiesa - e non sono mancate nel passato - possibilità di sperimentare nuovamente l'interesse che Gesù aveva per loro, di risentire l'eco di qualche sua parola, d'essere raggiunte da qualche raggio del suo amore, di rincontrarlo insomma, per meglio capire se stesse.

Ma Gesù non è presente e non manifesta la sua premura per tutti, e ai nostri giorni in particolare per la donna, solo attraverso i canali della gerarchia della chiesa. Egli vive, e si può trovare, ad esempio, nelle innumerevoli realtà ecclesiali fondate lungo i secoli e rinnovate e aggiornate dopo il Concilio Vaticano II. Lo si può incontrare ancora in quei gruppi, associazioni e movimenti, sorti prima, durante o dopo il Concilio, in Italia e all'estero, tutte espressioni di chiesa, alle quali ella oggi guarda con grande speranza. Le spiritualità di queste nuove aggregazioni ecclesiali hanno degli elementi comuni a cui le donne sono particolarmente sensibili. Interessano certamente tutti, uomini e donne, anzi ogni ceto sociale, ogni vocazione, ma sono particolarmente adatte ai laici e, in modo speciale, alle donne. Incontrando tali realtà ecclesiali, si incontra veramente il Signore perché ci si imbatte in un carisma della chiesa, cioè in un'azione dello Spirito Santo, che altro migliore compito non ha che ricordare Gesù, ciò che ha fatto e ciò che ha detto. Per questi doni le persone sono immerse anzitutto in una certezza adamantina, eterna novità della Buona Novella: "Dio, il Dio rivelato da Gesù, è Amore, è mio Padre ed io sono amata da lui immensamente".

Per questi nuovi impulsi dello Spirito le Parole del Vangelo e della Scrittura prendono nuova luce e si è spinti a metterle in pratica. In particolare vengono sottolineate le parole sull'amore, sul cuore del cristianesimo: il comandamento nuovo di Gesù, che porta la pace; sull'unità in Cristo, sintesi di ogni suo desiderio e suo Testamento e sinonimo della vera pace; sulla necessità della comunione; sull'amore alla croce scoperta come la chiave per capire ed attuare l'unità e la pace, perché egli ha pagato in questo modo la riunificazione e pacificazione degli uomini con Dio e fra loro.

Per questi carismi si afferra il valore sublime e superlativo del santo Sacrificio della messa e si comprende che cosa sia l'Eucaristia in ordine all'unità e alla pace degli uomini con Dio e fra loro; si ama la chiesa non solo perché la si comprende e la si obbedisce, ma perché la si vive nella più profonda comunione dei cuori e delle anime, come era fra i primi cristiani. Lo Spirito Santo è andato componendo, insomma, nuove spiritualità che vengono incontro alle aspirazioni ed alle esigenze più moderne dell'uomo e rispondono alle attese del Concilio Vaticano II. Ed è anche per questi carismi che sottolineano così fortemente l'amore ed il dolore, la croce, che le donne trovano la loro piena realizzazione.

Imbattendosi in queste opere, così come nelle altre porzioni di chiesa rinnovate, molte donne oggi, d'ogni paese e razza, possono incontrarsi veramente e si incontrano in realtà con Gesù, con un Gesù vivo. E, come ai tempi in cui egli era fisicamente presente, sentono che il suo amore, il suo messaggio, le fa nuove, complete. Esse si trovano negli ambienti più vari: nelle case, nei posti di lavoro, nelle scuole, nei parlamenti, nei teatri, negli ospedali, negli organismi della chiesa... Lavorano affinché Gesù sia presente nella famiglia, facendo in modo che, sulla base della ritrovata coscienza della pari dignità ed uguaglianza tra l'uomo e la donna anche nel matrimonio, resti vivo e costante il "vivere per l'altro", per ogni componente della famiglia, sciogliendo problemi, con quella capacità pacificante e unificante che è loro tipica; appianando contrasti, sapendo perdonare, in una condivisione armonica di compiti e responsabilità, che porta anche la famiglia ad aprirsi sul l 'intera umanità .

Così queste donne operano nella società, in tutti i settori. In tali campi queste donne - proprio perché nella vita sanno essere protese verso l'altro, attente ad ogni essere umano - danno nuovo impulso alle più varie forme di intervento, per riumanizzare le strutture e imprimervi nuova vitalità. Sanno impegnarsi in problemi cruciali per l'umanità. Di qui la loro attenzione per una più equa distribuzione delle ricchezze e dei beni di sussistenza, per la solidarietà internazionale; di qui la loro sensibilità per i problemi attuali dell'ambiente.

Per Cristo in esse, conquistano i cuori, convertono, eliminano diaframmi e portano la pace fra persone di razze diverse, di popoli diversi, fra ricchi e poveri; portano unità e collaborazione fra tutte le componenti della chiesa. Sono in grado di aprire anche dialoghi fecondi con cristiani di altre chiese, con fedeli di altre religioni, con uomini di buona volontà. Comprendono che la storia del l'umanità è una lenta e faticosa scoperta della fratellanza universale in Cristo ed operano perché questa si realizzi a tutti i livelli. E, per questo loro vivere l'amore, il carisma più grande, queste donne si sentono particolarmente vicine a Maria. E Maria può essere modello loro. Nella lettera apostolica Mulieris dignitatem, il papa, parlando della donna, richiama proprio la figura di Maria, la Madre di Dio, la Theotókos (6) - che oggi, primo gennaio, festeggiamo - e spiega la straordinaria dignità cui Dio eleva la donna in lei.

Egli mette in evidenza come l'unione con Dio, cui sono chiamati tutti gli uomini, in Maria si realizzi nel modo più eminente: per questo Maria, "la donna", è la rappresentante di tutto il genere umano, è il prototipo di ogni uomo e di ogni donna. D'altra parte nella Theotókos si attua - così continua - "una forma di unione col Dio vivo, che può appartenere solo alla "donna" (...): l'unione tra madre e figlio" (7), per cui Maria raggiunge la pienezza della perfezione anche in "ciò che è caratteristico della donna" (8). È essa quindi, in modo particolare, prototipo della donna. Così la donna, vivendo la sua vocazione in pienezza, con la fede, la nobiltà, l'amore di Maria, può essere la rivelazione per la chiesa della "dimensione mariana della vita dei discepoli di Cristo" (9), può contribuire a tener vivo e al manifestarsi di quel profilo mariano della chiesa di cui, di tanto in tanto, parla il papa e che egli dichiara "altrettanto - se non di più fondamentale e caratterizzante (...) quanto il profilo apostolico e petrino" (10).

Esistono dunque donne che sono una reale speranza ed un esempio per molte, perché lo Spirito Santo è all'opera in loro favore. E chissà quali sorprese ancora egli sta preparando nei cantieri della chiesa e oltre.

Che Maria, nel terzo millennio che si apre, aiuti le donne a saper amare e a saper soffrire. Anche se, l'una e l'altra cosa, sono fonte d'inesauribile gioia; l'una e l'altra, condizione per divenire artefici di unità e di pace.

Chiara Lubich

I) Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione, 1^ redazione, Autografo di El Escorial, 1565: IV, 1; 2) Gn 3,16; 3) cfr. Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem, 13; 4) ibid., /8; 5) ibid., /9; 6) c/r. ibid., 4-5; 7) ibid., 4; 8) ibid., S; 9) Giovanni Paolo 11, Redemptoris Mater, 45; 10) Giovanni Paolo 11, Allocuzione ai cardinali e ai prelati della Curia Romana (22/12/1987), in Insegnamenti..., X,3/1987, Libreria Editrice Vaticana, 1988: 1483.