Alle soglie del Terzo Millennio
di Vera Araujo

Il 29 maggio 1994 il Papa era in ospedale, al Policlinico Gemelli di Roma. Da lì ha recitato la preghiera dell'Angelus e, nel discorso rivolto alla folla ricordando la figura del cardinale Wyszynski, tra l'altro diceva: «Egli, all'inizio del mio pontificato, mi ha detto "Se il Signore ti ha chiamato, tu devi introdurre la Chiesa nel Terzo Millennio"».

Questa realtà e questo pensiero sono stati sempre presenti durante il pontificato di Giovanni Paolo II.

E, ora, lui invita tutti i cristiani a prepararsi per celebrare l'inizio del Terzo Millennio con un solenne Giubileo. E a questo scopo che ha scritto la lettera apostolica Tertio Millennio adveniente.

E una Lettera ricchissima, riassuntiva della vita della Chiesa nella storia fino ad oggi e proiettata verso il futuro.

Mi ha colpito molto questa dimensione storica presente in tutta la Lettera, il cui punto centrale è l'annuncio: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4, 4). E aggiunge: « Il tempo in realtà si è compiuto per il fatto stesso che Dio, con l'Incarnazione, si è calato dentro la storia dell'uomo. L'eternità è entrata nel tempo... "Entrare nella pienezza del tempo" significa raggiungere il termine del tempo ed uscire dai suoi confini, per trovarne il compimento nell'eternità di Dio» (n. 9).

«Nel cristianesimo - continua - il tempo ha una importanza fondamentale» (n. 10). Certo, perché dentro la dimensione del tempo avvengono, accadono, succedono, gli eventi di Dio: la creazione, la storia della salvezza che ha il suo culmine nell'Incarnazione del Figlio di Dio; con Gesù poi, iniziano gli ultimi tempi, l'ultima ora, inizia il tempo della Chiesa che durerà fino alla Parusia, cioè, la seconda venuta di Gesù. Il tempo allora, diventato dimensione di Dio, deve essere santificato anche dall'uomo.

Ed ecco l'invito a celebrare i 2.000 anni dell'Incarnazione del Figlio di Dio, i 2.000 anni della nascita di Gesù, il suo compleanno dunque, con un Giubileo straordinario, con una festa grande. «Il termine Giubileo - dice il Papa - parla di gioia». Gioia interiore ed anche esteriore perché «la venuta di Dio è un evento anche esteriore, visibile, udibile e tangibile» (n. 16). La Chiesa dunque invita tutti alla gioia.

L'anno giubilare

Il Giubileo veniva celebrato già nell'Antico Testamento assieme all'anno sabbatico. Sia l'uno che l'altro erano considerati un tempo dedicato in modo particolare a Dio.

Durante l'anno sabbatico, che si celebrava ogni sette anni, si lasciava riposare la terra, venivano liberati tutti gli schiavi e condonati (= cancellati ) tutti i debiti. Tutto questo si doveva fare per onorare Dio che aveva liberato il suo popolo da ogni schiavitù e gli aveva dato la terra promessa.

Il Giubileo era un ampliamento dell'anno sabbatico, rivestito di una solennità particolare. Si legge nel libro del Levitico: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un Giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia» (Lev 25,10).

Era come se si dicesse: rimettiamo tutto a posto.

Infatti, ogni membro della comunità è stato liberato da Dio. Le circostanze della vita che l'hanno fatto cadere in miseria e dunque l'hanno reso schiavo per i suoi debiti, non possono rimanere per sempre. Dio si fa garante della sua libertà. La schiavitù è una deviazione. L'anno giubilare attualizza la realtà dell'esodo. L'uomo, a imitazione di Dio, rende liberi gli schiavi e restituisce loro le terre. L'uguaglianza viene ristabilita. Questo è l'anno di grazia del Signore.

Se teniamo presente questa tradizione che i contemporanei di Gesù conoscevano molto bene, è più facile capire quello che è veramente avvenuto nella sinagoga di Nazaret, secondo il racconto di Luca, che il Papa riprende nella sua Lettera: «Gesù di Nazaret, recatosi un giorno nella Sinagoga della sua città, si alzò per leggere.

Gli venne dato il rotolo del Profeta Isaia, nel quale egli lesse il seguente passo: "Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia del Signore". Il Profeta parlava del Messia. "Oggi - aggiunse Gesù - si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi» (Lc 4, 21)"» (n. 11). Fin qui il Papa.

Faccio io una rapida considerazione.

Deve essere stato un momento davvero straordinario. Gesù si presentava al suo popolo e a tutte le generazioni come l'inviato, il liberatore, il Salvatore, il Messia, provocando nei suoi ascoltatori stupore e meraviglia; nei più addirittura scandalo: il Figlio di Giuseppe e di Maria avocava a sé un compito che per Israele era di Dio e del Messia.

Non sapevano ancora che Gesù sarebbe andato ben oltre. L'anno del Giubileo che Egli proclama e realizza non si riferisce solo alla liberazione dai debiti, dalla schiavitù, dalla perdita delle proprietà. La liberazione che Egli porta è totale.

Il Papa dice tutto questo così: «In lui (Gesù) prendeva avvio il "tempo" tanto atteso: era giunto il giorno della salvezza... tutti i Giubilei si riferiscono a questo "tempo" e riguardano la missione messianica di Cristo... » (n. 11).

Dunque - continua più avanti - «il Giubileo, per la Chiesa, è proprio questo anno di grazia: anno di remissione dei peccati e delle pene per i peccati, anno della riconciliazione tra i contendenti; anno di molteplici conversioni e di penitenza sacramentale ed extra-sacramentale» (n. 14).

Il nostro secolo

Nel III capitolo il Papa passa in rassegna tutti gli eventi che in questo nostro secolo già preparano al grande Giubileo. E sono: il Concilio Vaticano II, i Sinodi, il ministero del Papa espresso in tutte le Encicliche, i pellegrinaggi - iniziati da Giovanni XXIII - in tutto il mondo; i Giubilei importanti celebrati nelle chiese locali, come quello del millennio del battesimo della Russia, o quello dei 500 anni dall'inizio dell'evangelizzazione nel continente americano; gli Anni santi (1975 e 1983) e l'Anno mariano l987/l988).

Preparare il Giubileo

Il IV capitolo tratta del programma di preparazione del Giubileo, programma che sarà diviso in due fasi: la prima biennale - 1995/1996 - di sensibilizzazione dei cristiani su alcuni temi generali, la seconda triennale - 1997/1999 - già tutta orientata alla celebrazione del mistero di Cristo Salvatore.

Possiamo così schematizzare i grandi temi della prima fase di sensibilizzazione a cui siamo invitati:

1) L'acquisizione da parte della nostra coscienza di una dimensione storica.

Anzitutto ringrazieremo Dio per il dono che ci ha fatto del suo Figlio, per la Chiesa, per i frutti di santità di tanti uomini e donne, e ci rallegreremo anche perché i nostri peccati ci sono stati perdonati e perché possiamo convertirci.

Il Papa però afferma anche che la Chiesa si fa carico del peccato dei suoi figli nell'arco della storia, quei peccati che hanno dato scandalo e sono stati anti­testimonianza del Vangelo. E un brano molto forte e impegnativo per tutti:

«La Porta Santa del Giubileo del 2.000 dovrà essere simbolicamente più grande delle precedenti, perché l'umanità, giunta a quel traguardo, si lascerà alle spalle non soltanto un secolo, ma un millennio. E bene che la Chiesa imbocchi questo passaggio con la chiara coscienza di ciò che ha vissuto nel corso degli ultimi dieci secoli.

Essa non può varcare la soglia del nuovo millennio senza spingere i suoi figli a purificarsi, nel pentimento, da errori, infedeltà, incoerenze, ritardi. Riconoscere i cedimenti di ieri è atto di lealtà e di coraggio che ci aiuta a rafforzare la nostra fede, rendendoci avvertiti e pronti ad affrontare le tentazioni e le difficoltà dell'oggi» (n. 33).

Ed indica alcune di queste colpe nel contesto del mondo contemporaneo.

Anzitutto l'accettazione e il non intervento nei confronti dell'uso di metodi intolleranti e persino violenti nella proclamazione e nella difesa della verità (cf. n. 35). Questi metodi hanno impedito e impediscono alla Chiesa di riflettere l'immagine del suo Signore crocifisso, testimone di amore paziente e di umile mitezza.

Poi, la responsabilità dei credenti nei confronti dei mali del nostro tempo, quali: l'indifferenza religiosa; la diffusa perdita del senso del trascendente dell'esistenza; lo smarrimento in campo etico; la violazione dei fondamentali diritti umani; le grandi forme di ingiustizia e di emarginazione sociale.

Non ultimo, il Papa richiama tutti ad un esame di coscienza riguardo alla non totale ricezione (= accettazione ) e incarnazione del Concilio Vaticano II.

2) La dimensione ecumenica

E proprio in merito all'unità dei cristiani che Giovanni Paolo II afferma la necessità di penitenza e di conversione.

Bisogna chiedere con più impegno allo Spirito Santo la grazia dell'unità dei cristiani «così che - dice la Lettera - al Grande Giubileo ci si possa presentare, se non del tutto uniti, almeno molto più prossimi a superare le divisioni del secondo millennio» (n. 34).

In proposito, il Santo Padre si propone la realizzazione di un incontro pancristiano, preparato con cura in collaborazione con i fratelli di altre Confessioni e tradizioni, aperto ai rappresentanti di altre religioni.

3) L'impegno sociale

La Lettera qui è molto ricca. Testualmente: «In un mondo come il nostro segnato da tanti conflitti e da intollerabili disuguaglianze sociali ed economiche, l'impegno per la giustizia e per la pace, è un aspetto qualificante della preparazione e della celebrazione del Giubileo» (n. 51).

E cita come compiti da non rimandare: l'opzione preferenziale della Chiesa per i poveri e gli emarginati; la riduzione, se non proprio cancellazione secondo lo spirito del Giubileo dell'Antico Testamento ­ del debito internazionale dei Paesi più bisognosi. E qui il Papa ricorda la necessità, già annunciata a Santo Domingo, di un Sinodo per le Americhe sulle tematiche della nuova evangelizzazione, della giustizia, dei rapporti economici internazionali, tenendo conto dell'enorme divario tra il Nord e il Sud.

4) La dimensione del martirio

La Chiesa vive e cresce sul sangue dei suoi martiri. Il primo millennio ne è la riprova. Ma anche nel secondo millennio, anche nei tempi attuali, non va dimenticata la testimonianza dei martiri. «Ciò non potrà - scrive il Papa - non avere anche un respiro ed una eloquenza ecumenica. L'ecumenismo dei santi, dei martiri è forse il più convincente» (n. 37).

Verso un culmine

E infine veniamo alla preparazione prossima, cioè quella del triennio 1997/1999.

Come in un trittico ossia tre tavole unite tra loro - contempleremo il mistero della Trinità, dapprima nel Verbo incarnato (1997), poi nello Spirito Santo 1998) e, infine, nel Padre (1999). Lo sfondo di questo trittico è Maria.

E in questa parte della Lettera che emerge quello che sta più a cuore al Santo Padre.

Il tema generale della riflessione su Gesù è «Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, ieri, oggi, sempre» (cf. Ef 13,8). Il Papa insiste sulla nuova evangelizzazione, sull'annuncio di Gesù come Salvatore e come portatore della Parola. Proprio per questo, invita tutti ad un rinnovato interesse alla Bibbia e ad una riscoperta del Sacramento del Battesimo che ci inserisce nella vita nuova, vita di santità, che si concretizza nella preghiera e nell'amore del prossimo.

Conclude: «La Vergine Santa (...) verrà contemplata in questo primo anno soprattutto nel mistero della sua divina maternità. E nel suo grembo che il Verbo si è fatto carne! (...) Maria infatti addita perennemente il suo Figlio divino e si propone a tutti i credenti come modello di fede vissuta» (n. 43).

Nel 1998 contempleremo lo Spirito Santo, «La Persona-amore, il dono increato».. Il Papa invita alla «riscoperta della presenza e dell'azione dello Spirito Santo, che agisce nella Chiesa sia sacramentalmente, soprattutto mediante la Confermazione, sia attraverso molteplici carismi, compiti e ministeri da Lui suscitati per il bene di essa» (n. 45).

E qui c'è un bellissimo accenno alla virtù della speranza che spinge i credenti ad avere lo sguardo fisso nella meta finale, ma anche ad impegnarsi quotidianamente per trasformare il mondo secondo i disegni di Dio.

Inoltre siamo chiamati a valorizzare i segni di speranza presenti in questo ultimo scorcio di secolo. Tra i molti citati in campo civile ed ecclesiale, ci tocca in modo diretto «il più attento ascolto della voce dello Spirito, attraverso l'accoglienza dei carismi e la promozione del laicato».

Infine, l'anno dello Spirito Santo ci deve far riflettere sul valore dell'unità all'interno della Chiesa. Questa unità e fondata sull'azione dello Spirito, è garantita dal ministero apostolico, è sostenuta dall'amore scambievole.

«Maria - dice la Lettera - sarà contemplata e imitata nel corso di quest'anno soprattutto come la donna docile alla voce dello Spirito, donna del silenzio e dell'ascolto, donna di speranza, che seppe accogliere come Abramo la volontà di Dio "Sperando contro ogni speranza" (Rm 4,18). Ella ha portato a piena espressione l'anelito dei poveri di JHWH, risplendendo come modello per quanti si affidano con tutto il cuore alle promesse di Dio» (n. 48).

Ella ha portato a piena espressione l'anelito dei poveri di JHWH, risplendendo come modello per quanti si affidano con tutto il cuore alle promesse di Dio» n. 48).

Nel 1999, la riflessione è sul Padre, ma è Gesù che ci indica la via per arrivare al Padre. Mi sembra proprio che il Papa parli di un "Santo Viaggio": «Tutta la vita cristiana è come un grande pellegrinaggio verso la casa del Padre di cui si riscopre ogni giorno l'amore incondizionato per ogni creatura umana, ed in particolare per il "figlio perduto" (cf. Lc 15, 11-32). Tale pellegrinaggio coinvolge l'intimo della persona allargandosi poi alla comunità credente per raggiungere l'intera umanità» (n. 49).

In questo anno si deve vivere la conversione, vivendo la carità e costruendo la civiltà dell'amore.

E a questo punto che il Santo Padre annuncia il suo desiderio di incontrare gli ebrei e i fedeli dell'Islam sul Sinai, e pensa ad altri appuntamenti a Betlemme, a Gerusalemme e in altri luoghi simbolici e significativi. Il tutto in spirito di genuino dialogo, ma «ben vigilando - afferma - sul rischio del sincretismo e di un facile e ingannevole irenismo» (n. 53), ossia, evitando di mescolare i diversi elementi di ogni religione in una falsa unità ed anche di minimizzare il problema tendendo a negare le differenze.

«Maria Santissima, figlia prescelta del Padre, sarà presente allo sguardo dei credenti come esempio perfetto di amore, sia verso Dio che verso il prossimo» (n. 54).

Il Duemila

Il Grande Giubileo dunque celebrerà la glorificazione della Trinità in Terra Santa, a Roma e nella chiese locali del mondo intero. A Roma si terrà in questa occasione il Congresso eucaristico internazionale.

La "Lettera" chiude con un impegnativo programma di evangelizzazione da ogni tribuna del mondo.

Emerge un Papa giovane, fiducioso, cosciente della sua missione, deciso a compierla sino in fondo.

E ai giovani si rivolge con grande calore, loro che saranno i protagonisti del Terzo millennio. A tutti chiede insistenti preghiere.

Ma l'ultimo sguardo e l'ultima invocazione è rivolta a Maria. Una chiusura splendida: «Ella, la Madre del bell'amore, sarà per i cristiani incamminati verso il Grande Giubileo del terzo millennio la Stella che ne guida con sicurezza i passi incontro al Signore. L'umile Fanciulla di Nazaret, che duemila anni fa offerse al mondo il Verbo incarnato, orienti l'umanità del nuovo millennio verso Colui che è "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gv 1, 9)» (n. 59).








Da "Unità e Carismi" 3-4/95 pagg. 52-56