CREDO NELLO SPIRITO SANTO

«È bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò» (Gv 16,7): con queste parole Gesù sembra indicare che il compimento delle promesse di Dio viene a realizzarsi nel dono dello Spirito Santo. Senza lo Spirito, che è disceso sul Cristo e da lui è stato effuso su ogni carne, la salvezza dell'uomo resterebbe incompiuta: l'abisso che ci separa nel tempo dagli eventi pasquali rimarrebbe incolmato, e lo stesso Gesù si ridurrebbe ad uno splendido modello, lontano da noi, ma non sarebbe il Vivente in noi e per noi. Il Consolatore attualizza l'opera del Cristo, rendendola presente ed operante nella varietà della storia umana: egli è «lo Spirito di verità», lo Spirito cioè della fedeltà di Dio, che raggiunge le diverse situazioni storiche e le redime tutte nel suo amore trasformante e vivificatore.

È la storia di Pasqua a rivelarci il mistero dello Spirito Santo: in lui il Figlio si è offerto al Padre nell'ora della Croce, quando, a supremo compimento dell'amore, «consegnò lo Spirito» (Gv 19,30); in lui il Padre ha donato la pienezza della vita al Crocifisso, «costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore» (Rm 1,4). Nello Spirito Dio «esce» da sé per creare l'altro e vivificarlo nella forza del suo amore. Nello Spirito Dio ricongiunge a sé quanto da Lui è lontano. Lo Spirito apre il cuore del Dio trinitario al mondo degli uomini, fino a rendere possibile l'ingresso del Figlio nell'esilio dei peccatori, e unifica quanto è diviso, fino al supremo compimento della riconciliazione pasquale. Lo Spirito è dono che libera ed è amore che unisce: così peraltro è colto nei diversi approfondimenti del mistero da parte delle due grandi tradizioni teologiche dell'Oriente e dell'Occidente.

Per la sapienza dell'Oriente lo Spirito è «l'estasi di Dio», colui nel quale il Padre e il Figlio escono da sé per donarsi nell'amore. È la rivelazione a testimoniarci che, ogni volta che Dio esce da sé, lo fa nello Spirito: così è nella creazione («Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque»: Gn 1,2); così nella profezia («Effonderò il mio Spirito sopra ogni persona e profeteranno»: Gal 3,1 e At 2,18); così nell'Incarnazione («Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo»: Lc 1,35); così nella Chiesa, su cui si effonde lo Spirito a Pentecoste («Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni»: At 1,8). Lo Spirito è «Dio come pura eccedenza, Dio come emanazione di amore e di grazia» (W. Kasper): e, proprio per questo, è Spirito creatore, che colma il cuore dei fedeli, è il Paraclito, che soccorre e conforta, è il dono del Dio altissimo, la fonte viva, il fuoco, l'unzione spirituale (come canta la Chiesa nel Veni, Creator Spiritus).

Nello Spirito Dio ama i lontani, gli ultimi, quelli che nessuno ama. Perciò lo Spirito è il «padre dei poveri» (come lo invoca il Veni, Sancte Spiritus), di quelli cioè che non hanno altra speranza che nell'amore sorprendente e creatore di Dio. Perciò è la gioia e la consolazione del cuore di chi crede, la certezza della fedeltà divina sulle vie oscure che ci stanno davanti, il coraggio per muoversi verso l'ignoto, avvolto dalla promessa di Dio: «La funzione dello Spirito è quella di esiliare dalla patria, per lanciare sulla strada di un avvenire insospettato» (C. Duquoc). Nello Spirito l'esodo dell'amore di Dio suscita l'esodo del cuore dell'uomo, il suo uscire da sé per andare verso l'altro...

Secondo la riflessione dell'Occidente lo Spirito è il vincolo dell'amore eterno, colui che unisce il Padre e il Figlio: «Ecco sono tre: l'Amante, l'Amato e l'Amore» (Sant'Agostino, De Trinitate, 8, 10, 14). In questa luce si può dire che egli procede dal Padre e dal Figlio come legame del loro amore ricevuto e donato, «luogo» e forza dell'eterno dialogo della carità.

Amore personale in Dio, lo Spirito unisce i credenti col Padre e fra loro: è lui che riempie i cuori della grazia che viene dall'alto; è lui che infonde in noi l'amore di Dio (cfr. Rm 5,5), grazie al quale siamo resi capaci di amare. Il Consolatore unisce non solo il tempo all'eterno, ma anche il presente al passato e al futuro: Egli riattualizza gli eventi salvifici nella memoria efficace del mistero celebrato e vissuto: «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Egli unisce il presente al futuro «tirando» nel presente degli uomini l'avvenire di Dio: egli è la primizia, la caparra, il pegno della speranza che non delude. Ed è Lui ad unire i credenti come principio profondo dell'unità della Chiesa, Spirito della salvezza che è comunione, sorgente dell'unità del Corpo di Cristo: egli unisce senza mortificare il diverso, anzi suscitando e nutrendo la meravigliosa varietà dei doni e dei servizi. Grazie alla sua azione la comunione ecclesiale, sacramento di salvezza, è «icona della Trinità», nutriente esperienza di pace nell'amore del Padre e del Figlio.

Davanti a questo amore divino, che fa liberi ed unisce nella verità e nella pace, sta l'uomo, la creatura che può lasciarsi amare ed amare a sua volta, o può rifiutare l'amore. La «bestemmia contro lo Spirito»-chiusura radicale all'amore veniente dall'alto -è radicata in questa possibilità suprema, che costituisce il pericolo, ma anche l'altissima dignità dell'esistenza umana in questo mondo. Finché esiste una possibilità di non perdono, connessa ad un vero poter scegliere e rifiutare l'amore, esiste anche una libertà e una dignità della creatura davanti al Creatore: veramente «Colui che ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te» (Sant'Agostino). Dio aspetta e rispetta il sì dell'uomo: infinitamente ricco, Egli accetta di essere povero, perché colui che è infinitamente povero possa essere ricco della sua libertà. Solo davanti a questa libertà si ferma l'audacia dell'amore divino: l'infinita misericordia non può perdonare chi non vuol essere perdonato, chi non accetta di aprirsi in umiltà al dono che viene dall'alto. La stessa misericordia può invece tutto-anche ciò che appare umanamente impossibile-in chi docilmente si apre al soffio creatore dello Spirito Santo, per lasciarsi plasmare e condurre da Lui: «Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio» (Rm 8,14).

Vieni, Spirito Santo! Vincolo dell'amore eterno vieni ad unirci nella pace: riconciliaci con Dio, rinnovaci nell'intimo, fa' di noi verso tutti i testimoni e gli operatori dell'unità che viene dall'alto. Tu che sei l'estasi del Dio vivente, dono perfetto dell'Amante e dell'Amato nel loro amore creatore e redentore, vieni ad aprirci alle sorprese dell'Eterno, anticipando in noi, poveri e pellegrini, la gloria della patria, intravista ma non posseduta. Padre dei poveri, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo, sii tu in noi la libertà e la pace, la novità e il vincolo dell'unità più forte del dolore e del silenzio della morte.