La storia di una scoperta

Lo Spirito Santo
e il Movimento dei Focolari

 

di Chiara Lubich

 

II Dio più fantasioso delle tre divine persone, che "soffia dove vuole " fa quello che vuole e rinnova la faccia della terra", così Chiara Lubich descrive l'azione dello Spirito Santo in questa sua conversazione che ha dato il "la" a questo anno di vita del Movimento dei focolari. Pur essendosi tenuto sempre nascosto, lo Spirito appare come il grande protagonista nella genesi di una spiritualità che in meno di cinquant'anni si è non solo diffusa tra i cristiani di tutte le confessioni, ma ha pure raccolto seguaci delle altre grandi religioni. Fra gli effetti dello Spirito, uno viene in rilievo in modo particolare: l'attualizzazione del battesimo come esperienza di morte e di risurrezione.

 

Devo trattare quest'anno un tema tanto desiderato e richiesto da più parti. Esso riguarda un cardine della nostra spiritualità: lo Spirito Santo.

Ma Egli è nientemeno che la terza divina persona, Dio!...

Perciò, quando m'è stato proposto di affrontare questo argomento, l'ho sentito troppo arduo, troppo impegnativo per me: superava le mie possibilità. Sta alla Chiesa, infatti, parlare dello Spirito Santo. E ho rimandato più volte la cosa. Se non che a un dato punto, quando stavo tentennando ancora, ho avvertito interiormente, in modo forte, che era un dovere per me parlare dello Spirito Santo.

E mi si è precisato dentro che avrei dovuto esporre unicamente il rapporto che intercorre e possiamo cogliere fra lo Spirito Santo ed il nostro Movimento.

Il tema quindi sarà: "Lo Spirito Santo e il Movimento dei Focolari".

È molto probabile, infatti, se non certa — stando anche al giudizio di chi ci rappresenta la Chiesa —, l'azione dello Spirito Santo in quest'Opera.

Per me, poi, per noi che viviamo in quest'espressione di Chiesa, è non solo un dovere parlare di Lui, ma un acutissimo bisogno di riconoscenza per Colui che è stato il nostro Maestro, e lo sarà ancora e sempre.

Tuttavia non è del tutto facile adempiere tale compito, anche perché non si è mai pensato di affrontarlo, mentre altri aspetti, inerenti alla spiritualità o al Movimento stesso, sono stati scandagliati da noi da quasi trent'anni.

Non abbiamo parlato finora dello Spirito Santo e del suo rapporto con noi, non per negligenza o per dimenticanza o altro, ma—mi sembra — perché Lui stesso non l'ha voluto. Non ci ha mai sollecitati, infatti, a parlare di Lui; si è tenuto, vorrei dire, nascosto con somma cura.

È sparito, si è annullato, dando al Movimento una lezione che esso non dimenticherà mai. Ci ha insegnato cos'è l'amore, Lui che lo personifica.

È vivere per gli altri, mettere in rilievo gli altri. Egli, lo Spirito Santo, si è manifestato per ultimo.

Il fatto è che lo si riesce a comprendere e ad amare veramente solo quando Lui stesso fa irruzione nel nostro cuore con un particolare amore verso di Lui.

 

Il manifestarsi successivo delle tre divine Persone

È nostra esperienza, infatti, che in quest'Opera le tre divine persone si manifestano, si fanno "sentire" nell'anima una alla volta, nel senso che, in tempi diversi, nasce e si stabilisce una vera relazione con ciascuna distintamente.

Prima fiorisce in noi un rapporto con Gesù e una luce interiore ci fa approfondire tutto ciò che lo riguarda: la sua vita, la sua parola, la redenzione, l'Eucaristia, la sua presenza "ogni giorno" nella Chiesa (cf Mt 28, 20).

Poi, dopo qualche tempo, si manifesta il rapporto con il Padre e, insieme, la scoperta e l'esperienza della nostra filiazione divina.

In seguito — fatto strano, ma non per lo Spirito Santo, che è Amore — si comprende e si ama in maniera totalmente nuova Maria.

E infine, a un dato punto, scoppia l'amore per lo Spirito Santo. È Lui stesso che accende in noi questo amore per Lui. E si capisce d'un tratto quanto sia entrato nella nostra vita, come sia stato Lui ad agire nella nostra anima e nell'Opera, chi sia Lui per la Chiesa. E si avverte una spinta nuovissima, come non l'avessimo mai avuta, a dare un nuovo impulso alla devozione per Lui, che sgorga spontanea nel nostro cuore e si aggiunge a quella per il Padre, per il Figlio, per Maria: sono quattro amori distinti che possono convivere.

Prima di questo manifestarsi tutto particolare dello Spirito, però, abbiamo assistito in tutta la nostra nuova vita, giorno dopo giorno, alla sua azione, a volte dolce, a volte forte, a volte persino violenta, ma non ci siamo quasi accorti di Lui.

Abbiamo goduto e molti si sono arricchiti dei suoi doni. Abbiamo costatato i suoi effetti anche eccezionali. Abbiamo raccolto i suoi frutti.

Eppure si può dire che vediamo solo ora come lo Spirito Santo sia stato il grande protagonista della nostra storia, colui che ha mosso ogni cosa.

"Tutto ciò che Dio fa, è Lui che lo fa", dice un Padre della Chiesa, anche se "lo Spirito Santo è inseparabile dal Padre e dal Figlio in tutto".

Noi abbiamo sempre pensato e detto che a Loreto — cinquant'anni fa: si compiono proprio in questi giorni—si sono avute le prime idee su ciò che sarebbe avvenuto. Si è vista aprirsi, infatti, una nuova strada nella Chiesa, per persone consacrate a Dio in maniera nuova e per le masse, una via che s'ispirava alla straordinaria convivenza di Maria e Giuseppe con Gesù fra loro.

Ma non abbiamo mai pensato chi fosse Colui che ci suggeriva quelle idee.

Il Movimento è partito, e parte tuttora in coloro che vi aderiscono, con una riscoperta e una fede profonda e adamantina in Dio-Amore, con la scelta di Lui come ideale della vita e la conseguente rinuncia a tutti gli altri ideali terreni. E non abbiamo capito che questa grazia è un potente impulso dello Spirito Santo che fa ripetere con coscienza e decisione promesse del battesimo: "Credo, credo, credo" e "Rinunzio, rinunzio, rinunzio".

E tutte quelle indicazioni sul modo di fare volontà di Dio, come risposta del nostro amore al suo amore, non sono proprio dello Spirito Santo che guida le anime sulla via pensata dall'amore di Dio per ciascuno? Divina avventura che frantuma i nostri progetti umani, per quale invece si compiono quelli divini, sicché ogni vita diventa una piccola storia sacra?

Ripetiamo col santo Padre Giovanni Paolo Il che la "scintilla ispiratrice" del Movimento stata l'amore, ma non abbiamo mai approfondito troppo che "l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5, 5).

E quando ci sembrava che, leggendo il vangelo, sotto le parole di Dio si accendesse una luce — cosicché, pur conoscendole, le comprendevamo in maniera totalmente nuova, le vedevamo enormemente diverse da quelle umane, le scoprivamo universali ed eterne— ed, abbagliati dalla nuova luce, ci si sentiva rinfrancati da nuovo slancio per viverle, non abbiamo mai pensato al donatore di quella luce.

"Senza il Suo operare — dice Stanisloae, grande teologo ortodosso vivente—la parola della Rivelazione non arriverebbe a manifestarsi alle anime come Parola di Dio".

Ed è dello Spirito Santo fare della parola, storicamente pronunciata, di Gesù una parola viva, sempre attuabile nelle nuove situazioni.

Anche quando, all'inizio, eravamo spinte a scegliere nel vangelo le parole che più parlavano di carità, non abbiamo mai fatto caso a chi fosse colui che ci muoveva.

Esiste nel cuore del credente — pensa Paolo — una nuova legge interiore: è lo Spirito Santo in lui (cf Rm 8, 2 s.) che lo fa amare.

 

La "claritas"

Si definiva poi insistentemente quella luce nuova "claritas", la parola del Testamento di Gesù: "E la luce ("claritas") che tu hai dato a me io l'ho data loro, perché siano come noi una cosa sola" (Gv 17, 22-23).

Ora "claritas" significa "gloria", ma "claritas" qui è anche sinonimo di Spirito Santo. Dice infatti Gregorio di Nissa: "Nessuno che esamini bene la questione può trovare da ridire sul fatto che lo Spirito Santo sia chiamato gloria, se appena considera le parole del Signore: "La gloria che tu mi hai dato io l'ho donata loro".

Dicendo "claritas" dicevamo, dunque, "Spirito Santo", ma non lo sapevamo: lo Spirito Santo, che è lo stesso vincolo dell’unità fra Gesù e il Padre.

Perciò è lo Spirito Santo il dono che Gesù ci ha fatto perché fossimo uno come Lui e il Padre.

Senz'altro lo Spirito Santo era in noi anche prima perché cristiani, ma qui c’è stata una nuova illuminazione, una spinta, una nuova manifestazione di Lui dentro di noi.

E il concentrarsi sul comandamento nuovo, che è la sintesi del cristianesimo; ed il rivelarsi del mistero di Gesù abbandonato come modello e misura per vivere quel comandamento; e la stupenda, gioiosa, entusiasmante scoperta del Risorto fra noi, se uniti; e l'Eucaristia veicolo dello Spirito di cui il credente diventa tempio; e la nuovissima comprensione di Maria, abituata alle discese dello Spirito Santo, ripiena della sua carità, riscoperta come madre, modello e via nostra, non è stata tutta illuminazione dello Spirito Santo?

Viene veramente da concludere che si potrebbe riscrivere la storia del Movimento attribuendola tutta allo Spirito Santo.

Certamente ne siamo stati poco o quasi per nulla coscienti fino a qualche tempo fa.

Per la verità, però, dobbiamo dire che sono patrimonio del Movimento atteggiamenti, abitudini, stimoli, desideri, realtà, preghiere che ci hanno fatto sempre pensare all'azione dello Spirito Santo.

 

Voce che ci guida

È stata, ad esempio, per noi una consuetudine molto sentita fin dai primi tempi ascoltare quella "voce", volendo dire la voce dello Spirito Santo che abita nei nostri cuori.

Era un imperativo insistente che ci metteva in suo ascolto e—capiamo ora—veniva da Lui; un imperativo sottolineato dalla forte attrattiva, che abbiamo sempre avuto, per quella frase di Agostino che aveva animato il primo gruppo dei suoi discepoli: "In interiore homine habitat veritas".

Il cristiano è chiamato, infatti, all'ascolto di quella "voce" che parla in lui, cioè alla docilità nei confronti dello Spirito Santo che guida, esorta, spinge; il cristiano deve camminare sotto l'impulso dello Spirito, affinché lo Spirito possa operare nel suo cuore con la sua potenza creatrice per portarlo alla santificazione, alla divinizzazione e alla risurrezione.

"Ascolterò che cosa dice in me il Signore Dio", si legge nella Scrittura (Sal 84, 9, in "Vg iuxta LXX"), perché "la parola di Dio dimora in voi", dice Giovanni (I Gv 2, 14).

Nel Movimento poi non si impara solo ad ascoltare la voce dello Spirito dentro di noi, ma anche quella di Lui presente fra noi uniti nel Risorto. Anzi si considera assai importante l'ascolto della voce dello Spirito quando c'è Gesù fra noi, perché perfeziona l'ascolto della sua voce in ciascuno di noi. La voce dello Spirito infatti per Gesù fra noi è come un altoparlante della sua voce in noi.

Ci è sempre sembrato che il modo migliore di amare lo Spirito Santo, di onorarlo, di tenerlo presente nel nostro cuore fosse proprio quello di ascoltare la sua voce, che può illuminarci in tutti gli attimi della nostra vita, sia essa attiva o contemplativa. Si è cercato perciò di vivere la Parola dell'Antico Testamento menzionata nella lettera agli Ebrei: "Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori" (Ebr 3, 15).

E, ascoltando "quella" voce, si è costatato, con grandissima sorpresa, come si cammina verso la perfezione: i difetti piano piano spariscono e le virtù vengono in rilievo.

 

Interprete della storia

Un altro effetto che si attribuiva allo Spirito Santo.

Con la Pentecoste lo Spirito ha reso i discepoli capaci di comprendere il senso della storia, di cogliere il legame profondo tra gli eventi dell'Antico Testamento e quelli del Nuovo.

Ne vediamo l'esempio in Pietro. Egli richiama la storia del popolo di Israele, interpretando il tutto alla luce della vita, morte e risurrezione di Gesù.

Gesù stesso, prima, aveva aperto la mente dei discepoli di Emmaus all'intelligenza delle Scritture: "cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui" (Lc 24, 27).

Pure Paolo dirà: "Null'altro io affermo se non quello che i profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere" (At 26, 22).

Gesù e gli apostoli parlano cosi per la luce potente che lo Spirito proietta sulla storia - passata, presente e futura — di un popolo, cuore dell'umanità.

Nel nostro piccolo succede qualcosa di simile anche a noi.

Non appena ci si converte totalmente a Dio con quest'Ideale, si comprende la propria storia personale in maniera assolutamente nuova: la si vede legata (nel suo passato, nel suo presente e nel suo futuro) come da un filo d'oro che dà senso ad ogni cosa; e non è altro che la scoperta degli innumerevoli interventi dell'amore di Dio Padre nella nostra vita.

Ancora un altro fenomeno singolare abbiamo costatato e riferito allo Spirito Santo: la particolare atmosfera che si crea nelle nostre comunità, nelle nostre cittadelle, nei nostri piccoli o numerosi incontri.

Essa è effetto della presenza del Risorto, che è fra noi per l'amore reciproco mantenuto vivo, secondo la sua promessa: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18, 20); e Gesù porta con sé lo Spirito Santo, che è il suo Spirito.

"Che bell'aria c'è in questa comunità; che aria altissima!"; "Che atmosfera c'era in Mariapoli!"; "Ho sentito (in quell'incontro) solo aria di eternità!". Così dicono.

Ma che cos'è quest'atmosfera? È quella dello Spirito Santo, anima della Chiesa e anima, così tanto frequentemente sperimentata, dell'Opera di Maria.

Essa è frutto, appunto, negli incontri, ad esempio, della profonda unità fra i membri che ascoltano; come pure dello Spirito Santo comunicato con più o meno intensità da chi parla facendo precedere l'amore a tutto, dopo essersi preparato con diligenza, davanti a Dio.

È un'atmosfera che si costata anche durante la celebrazione eucaristica, quando nell'assemblea i cristiani sono in piena comunione fra loro e col celebrante, nel raccoglimento e nel silenzio.

Lo Spirito Santo, che è il respiro di Gesù e l'atmosfera del Cielo, è anche il respiro del suo corpo, la Chiesa. E lo si avverte se la Chiesa è "Chiesa" nel pieno senso; se è, cioè, regno di Dio, cielo trasferito in terra, per l'unità, dove Dio regna sulla morte di noi vissuta per amore.

 

Lo Spirito svuota e riempie il vuoto

E abbondantissimi sono gli effetti di questa atmosfera.

Li elencheremo in seguito. Uno, però, vorrei presentarne subito: quello fondamentale. Conoscendolo, si comprende che nessuna forza umana lo può produrre. È una realtà soprannaturale, effetto di una forza divina quale è lo Spirito Santo.

Alle volte, infatti, quando è presente quest'atmosfera di cielo, nelle persone succede un fenomeno: avviene come una morte dell’io e una risurrezione di Gesù in loro. È una grazia, una specie di battesimo che crocifigge con Cristo e fa rinascere con Lui.

Nulla può dire meglio quanto avviene che le espressioni di chi ottiene questo dono:

"(Sono stata) distrutta e edificata nello stesso tempo".

"Sentivo che tutto quello che avevo vissuto finora mi crollava; però nello stesso tempo mi sono sentita rigenerata".

"Quelle parole hanno toccato il fondo della mia anima (...); esse la rovesciano, la purificano, però la commuovono e la rimettono in piedi".

"Mi sembrava di essere sotto un torrente di acqua fresca che mi distruggeva e saziava nello stesso tempo".

"L'effetto di questi giorni mi sembra si possa paragonare ad un tornado, con la differenza che ogni cosa, pur buttata all'aria, poi prendeva il giusto posto per armonizzare la vita interiore: il rapporto con Dio e con il fratello".

"Mi sembrava che (qualcuno) dicesse direttamente a me, sanando tutte le piaghe del mio cuore: "Alzati e cammina"".

"Quelle parole erano come una pioggia torrenziale che spazzava via tutto della mia anima, mi lasciavano per un attimo desolato e distrutto, però nello stesso tempo con tanta pace e con un desiderio di vita nuova".

"A un certo punto ho avuto la netta sensazione di essere sbalzato da cavallo; erano certe resistenze della mia struttura ancora molto razionale, di cui non mi rendevo abbastanza conto, che cadevano di colpo, cioè veniva sradicato qualcosa dall'anima, che l'anima con i propri sforzi non riesce (a sradicare). Il raduno è stato per me un vero bagno di Spirito Santo; è stato come se una mano invisibile mi avesse immerso in questo bagno e poi mi avesse tirato fuori tutto trasformato".

Taulero, commentando la Pentecoste, dice (e ciò riguarda tutte le azioni dello Spirito Santo): "Lo Spirito Santo compie due operazioni nell'uomo: lo svuota e riempie il vuoto. (...) L'uomo deve lasciarsi prendere, svuotare e preparare; deve lasciare tutto (...) e piombare nel suo puro nulla". "Dove lo Spirito Santo deve essere ricevuto, deve preparare Lui stesso il posto, creare per mezzo di se stesso la stessa ricettività e ricevere pure se stesso".

San Giovanni della Croce, nella "Fiamma viva d'amore", tra l'altro chiama "cauterio" lo Spirito Santo, perché per Lui il Signore "può infinitamente consumare e (...) trasformare in sé quanto tocca". È un fuoco potentissimo e l'anima è "tutta piagata e insieme tutta sana".

Ancora un'impressione delle moltissime confidateci da chi ha vissuto qualche ora in quest'atmosfera:

"Una pentecoste di fuoco ha invaso la mia anima; a questo fuoco purificatore si è accompagnata la misericordia di Dio che mi ha sollevata, dandomi coraggio e forza per ricominciare e per essere una nuova creatura".

 

Un'attualizzazione del battesimo

Scrive il card. Suenens: "Si tratta di una nuova venuta dello Spirito già presente, di una effusione che non viene dal di fuori, ma scaturisce dal di dentro. (...) Si tratta di uno sgorgare, di uno sbocciare, di un agire dello Spirito che scioglie e libera energie interiori latenti. Si tratta di una presa di coscienza più accentuata della sua presenza e della sua potenza".

È "una grazia di attualizzazione (cioè che attualizza il dono ricevuto nel battesimo), (...) di una manifestazione del battesimo, di una reviviscenza del dono dello Spirito ricevuto nella cresima".

Si capiscono meglio le parole di Ezechiele: "Vi aspergerò con acqua pura e voi sarete purificati. E da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli vi purificherò. Vi darò un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò nel vostro intimo" (36, 25-26).

È proprio lo Spirito Santo dunque che interviene anche nelle nostre riunioni.

Congar, citando Simeone il nuovo teologo, osserva che il battesimo dell'acqua "deve essere seguito da un battesimo dello Spirito, che lo rende effettivo, fruttuoso, vero"; secondo Simeone, infatti, "se non si è battezzati nello Spirito Santo, non si diventa né figli di Dio né coeredi del Cristo".

Lo Spirito Santo è l'anima della Chiesa e lo è di ogni brano di Chiesa e di ogni anima-chiesa.

Lo Spirito Santo, il Dio più fantasioso delle tre divine persone, che "soffia dove vuole" (Gv 3, 8), fa quello che vuole e rinnova la faccia della terra.

Egli fa sì che le anime purificate "non appartengano più a sé stesse (cf I Cor 6, 19), ma allo Spirito che è in esse e le muove e a sua volta è mosso da esse e diventa tutte quelle cose che sono nominate nella S. Scrittura: lievito, pane, acqua, fuoco, bevanda di vita, grano di senape, sorgente viva zampillante, lampada, sposo, amico, fratello, padre"."

 

Fonte dello Spirito: Gesù abbandonato in croce

E, infine, un'altra constatazione.

Non è che lo Spirito Santo sia presente nell’Opera solo nelle riunioni o, comunque, in una comunità. Egli ha operato ed opera anche ogni qual volta con radicalità ognuno vive un particolare aspetto della nostra spiritualità.

Sappiamo, ad esempio, che Gesù abbandonato è un cardine imprescindibile di questa spiritualità. Egli è colui che abbiamo scelto — il Dio Amore qui sulla terra — e che ci sforziamo di amare con preferenza, perché è tutto per noi. Egli è il volto di ogni dolore che incontriamo: personale, dell'Opera e della Chiesa.

Vedendo Lui in ogni sofferenza, andiamo in fondo al cuore, lo abbracciamo e gli diciamo il nostro sì. Poi continuiamo a vivere la volontà di Dio. Ed ecco che quel dolore —soprattutto se spirituale — si tramuta in amore.

Lo costatavamo fin da quando compivamo i primi passi di questa vita: "Gesù abbandonato, abbracciato (...), voluto come unico tutto (...), consumato in uno con noi, consumati in uno con Lui, fatti dolore con Lui dolore: ecco tutto. Ecco come si diventa Dio, l'Amore".

Ma cos'è quest'amore che avvertiamo, questa gioia, questa pace, questa sicurezza che subentrano con decisione al dolore? Come mai quest'alchimia divina: dolore tramutato in amore?

È opera dello Spirito Santo.

C'è infatti una relazione fra Gesù crocifisso e abbandonato e lo Spirito Santo.

Gesù, che si è sempre sentito ricco e sicuro della sua unità col Padre, qui, nell'abbandono, in quel grido, non chiama più Dio col nome di "Padre", ma lo chiama "Dio".

Gesù si sacrifica per noi in croce, fino al punto di donare in qualche modo la sua unione con il Padre: si priva del suo legame con Lui.

"Nella consumazione della morte sul Golgota — dice Bulgakov —, il Dio-uomo è "abbandonato da Dio" secondo la natura umana: il riposarsi inamovibile dello Spirito Santo su di lui sfugge alla sua coscienza (...). La kenosis dello Spirito (...), durante la passione di Cristo, raggiunge la massima intensità; ed il sentimento di essere abbandonato da Dio ne è l'espressione".

Gesù prova, dunque, sulla croce la divisione, la separazione. Ciò che lo legava al Padre era lo Spirito Santo. Ed Egli soffre questa immensa privazione per darlo a noi, per unirci mediante Lui al Padre e fra noi.

Giovanni afferma nel suo vangelo: "Dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto". E, chinato il capo, rese lo spirito" (Gv 19, 30). Giovanni ha voluto dirci che quella morte ebbe come effetto di donare lo Spirito".

Nello Spirito di Cristo quindi si realizza il superamento universale della separazione provocata dal peccato.

E, "quando Gesù ebbe esalato il suo Spirito, il mondo rasserenato e calmato riprese a respirare e a vivere".

Ma, se "la fonte dello Spirito è il Cristo crocifisso, (...) grazie a questi, è fonte di Spirito ogni cristiano".

Giovanni Paolo II, parlando ai nostri sacerdoti, ha detto: "Abbracciando nelle prove quotidiane Gesù sofferente, ci si unisce immediatamente con lo Spirito del Risorto e la sua forza corroborante".

Infatti, se il cristiano si comporta come Cristo nei confronti della croce e la ama, vedendo l'ora del dolore come la "sua" ora tanto attesa, si unisce immediatamente col Risorto, tutto Spirito e fonte dello Spirito.

È ciò che si sperimenta vivendo la nostra spiritualità ecclesiale, tutta fondata sul mistero pasquale.

Dolore-amore, dunque: anche qui morte-risurrezione, effetto dello Spirito.

 

Lo Spirito Santo nostro protettore

Nel 1965 il Cardinal Bea, che aveva riconosciuto esplicitamente nel Movimento la presenza di un carisma, ci dava lo Spirito Santo come "protettore".

Per cui, in seguito, abbiamo considerato la domenica di Pentecoste come una festa particolarmente nostra.

In modo speciale festa nostra, forse anche per un'associazione di idee tra le fiamme che il focolare richiama e quelle scese sul Cenacolo.

Ha collegato le due cose, del resto, il santo Padre Giovanni Paolo II, che al nostro Genfest dell'80 ha detto: "Il "focolare", un termine che per voi ha un grande significato. Il pensiero va spontaneamente a quel primo "focolare", costituito dai discepoli nel Cenacolo".

Festa nostra la Pentecoste. Di qui una certa devozione allo Spirito Santo da anni.

Tuttavia abbiamo provato, di tanto in tanto, un rammarico in fondo al cuore: quello di non amarlo convenientemente, come terza divina persona della Santissima Trinità; abbiamo sentito il dolore che, in certo senso, anche per noi era il "Dio sconosciuto".

Ciò che ci manteneva uniti un po' con Lui era la preghiera, erano tutte le preghiere che lo invocano esplicitamente.

Una preghiera particolare è quella che noi chiamiamo "consenserint", con la quale chiediamo sempre lo Spirito Santo, preghiera consona con la nostra spiritualità comunitaria: "In verità vi dico—dice Gesù—: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà" (Mt 18,19).

Per portare avanti il Movimento, infatti, abbiamo sempre avuto una fede adamantina e totale nelle parole di Gesù: "Quale padre tra voi se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? (...) Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!" (Lc 11, 11-13).

Abbiamo sempre creduto in queste parole di Gesù perché convincenti, ma anche perché abbiamo costatato un'infinità di volte come esse Sl verificavano.

 

Guardando oltre ...

E ci fermiamo qui.

Tutto quanto ho descritto è ciò che abbiamo compreso ora del passato e nel passato. Ma, come ho detto, c'è stata una più piena manifestazione di Lui soprattutto recentemente. Restano quindi nuove cose da spiegare. Lo si potrà fare un'altra volta.

Resta, ad esempio, da approfondire il rapporto fra Gesù in mezzo e lo Spirito Santo; il rapporto fra lo Spirito Santo e Maria; la filiazione divina che Egli opera; i suoi doni; come lo Spirito Santo abbia a che fare non solo con la spiritualità del Movimento, ma con tutta l'Opera; come sia stato Lui a farci capire e amare la Chiesa. Dobbiamo poi spiegare il nesso che ci pare passi fra lo Spirito Santo e l'ideale di un mondo unito...

Intanto, nel desiderio di amarlo sin d'ora di più, potremo sforzarci di realizzare fra più gente possibile l'unità, quella con Dio e quella con il prossimo, che è opera eminentemente sua.