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Il più grande dolore

In: "Mariapoli", 5 (1988), n. 11/12, pp. 2-3.

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Abbiamo approfondito le volte scorse, almeno sotto qualche aspetto, le tre prime tappe della "via Mariae". E siamo ora alla quarta. La conosciamo: Maria, con Giuseppe, presenta Gesù Bambino al tempio e il vecchio Simeone le preannuncia che una spada trapasserà la sua anima.

È un episodio questo che fa pensare: come mai Dio ha voluto che a Maria fosse annunciata in anticipo la croce? Come mai una profezia che poteva amareggiarle l'intera vita?

Perché Maria doveva vivere - prima fra tutti - la vocazione cristiana che è: chiamata all'amore. E su questa terra non si può vivere una vita di amore, la vita del vero amore, senza conoscere il dolore.

Amare per il cristiano significa, infatti, vivere non la propria, ma la volontà di Dio e ciò costa; vivere non se stessi, ma i fratelli e ciò vuol dire rinnegarsi, sacrificarsi, morire, far perire l'"uomo vecchio", lasciar vivere l'"uomo nuovo", anche se l'amore poi è foriero di nuova luce, di pace vera, di gioia piena.

È per questo che anche per tutti noi, piccoli o grandi, si è presentata un giorno la quarta tappa della "via Mariae", quando ci è stato annunciato Gesù Abbandonato. È solo lui, infatti la condizione per camminare in quella via dell'amore che ci ha folgorati e attratti.

Abbiamo conosciuto la quarta tappa della "via Mariae", che di tanto in tanto però ritorna nella vita, quando, attraverso un approfondimento della nostra spiritualità, o una circostanza dolorosa, o la voce dello Spirito Santo in noi, o altro, siamo invitati a riscegliere lui, Gesù Abbandonato, nelle sofferenze personali, nella pratica delle virtù, nei fratelli che più gli assomigliano, negli scopi della nostra Opera...