67

Maria e l'Opera di Maria

Dal discorso ai Vescovi amici del Movimento,

in: AA.VV., Spiritualità e Vita di preghiera, vol. I

(ad uso interno del Movimento dei Focolari), Roma 1984, pp. 24-27.

Nel Movimento dei Focolari Maria senz'altro occupa lo stesso posto che ella ha nella Chiesa.

Tuttavia non si può negare che in quest'Opera, che è intitolata a lei, ella abbia un posto del tutto particolare. Lo ha detto - ci sembra - sin dall'inizio, un episodio piccolo, ma indicativo, dei primi giorni di vita del nostro Movimento.

La guerra infuriava e un giorno noi, prime focolarine, ci eravamo riparate in un rifugio praticato nella roccia, ma non troppo sicuro. Ad un tratto, ecco un aereo sganciare varie bombe proprio sopra il rifugio e di fronte alla sua entrata. Un fortissimo spostamento d'aria manda tutte noi a terra, riempiendo il cunicolo di polvere. Per parte mia, mai m'ero trovata, come in quel momento, di fronte alla morte. In quell'attimo, bocconi a terra, al pensiero di morire, ho avvertito un solo dolore: quello di non poter, mai più, recitare quaggiù l'Ave Maria.

Lì per lì, non ho compreso il significato di quest'originale modo di sentire. Più tardi, molto più tardi, quando abbiamo visto svilupparsi il Movimento come un'Opera che era, in qualche modo, legata a Maria, come un edificio spirituale in suo onore, e quasi una lode alla Madre di Dio, ne abbiamo compreso il perché sì, questa è Opera di Maria; non solo perché intitolata a lei, ma perché, ci sembra, da lei animata, sostenuta, guidata.

E non è Opera di Maria, certamente, perché noi l'abbiamo pensata così, ma perché, crediamo, lo Spirito Santo l'abbia voluta così.

Tuttavia, negli anni che seguirono quel primo episodio, la Vergine Maria non fu particolarmente presente al nostro spirito.

Come, durante i primi secoli della storia della Chiesa, ella ha lasciato tutto il posto a Gesù che il mondo doveva riconoscere come Figlio di Dio, così, in qualche modo è successo nella nostra piccola storia. I primi anni, lo Spirito Santo ha attirato la nostra attenzione su Dio, Dio Amore, sulla sua volontà, su Gesù crocifisso, su Gesù in mezzo, sull'Unità, sulla Parola di Gesù, illuminandoci queste verità in maniera nuova, mentre Maria rimaneva quella che era stata in precedenza: amata senz'altro e venerata, ma senza conoscere di lei nulla di più.

Ma cinque, sei anni dopo l'inizio del Movimento, in un periodo di intensa vita spirituale, ecco nuove, anzi nuovissime intuizioni su di lei. La si comprese meglio per quello che era: Madre di Dio. E ci apparve così grande, da darci l'impressione che la precedente conoscenza che avevamo avuto del suo divino mistero, fosse stata un nulla al confronto.

Ella, poi, che conservava tutte le cose di Dio, meditandole nel suo cuore, la si vide anche tutta Parola di Dio, rivestita di Parola di Dio.

Se Gesù era il Verbo, la Parola incarnata, ella ci apparve, per la sua fedeltà alla Parola, Parola vissuta.

Capimmo anche che, se Gesù era il Figlio di Dio, ella, per la sua corrispondenza, era stata veramente la Figlia di Dio.

E si contemplò in Maria la perfetta cristiana, quella a cui tutti i seguaci di Gesù avrebbero potuto guardare.

Per parte nostra poi, come focolarini, come membri di questa nuova Opera, si comprese, con quella intensa e precisa comprensione che non viene meno per tutta la vita, che in Maria, per una vocazione che ci legava in modo particolare a lei, dovevamo contemplare il nostro "dover essere", mentre ognuno di noi era di lei un "poter essere".

Lungo gli anni avvertivamo, stupiti, fiorire spontaneamente sulle nostre labbra, nei suoi confronti, la parola "mamma", parola che solo l'istinto - se così si può dire - dello Spirito Santo ci faceva pronunciare (come il bimbo che, non ragionando, ma per istinto, chiama "mamma" chi gli ha dato la vita). E mentre a tutti i nostri convegni, ai nostri centri, alle nostre cittadelle temporanee o permanenti, alla nostra stampa davamo, pure spontaneamente, il suo nome- Mariapoli, Centri Mariapoli, rivista "Mariapoli" - ella si presentava sempre più chiaramente al nostro spirito come nostro modello: modello di noi singolarmente e modello di noi collettivamente.

Finché un giorno fu chiaro che, come le persone consacrate a Dio nelle opere della Chiesa guardano al fondatore quasi al "tipo" della loro vita e della loro vocazione, noi dovevamo guardare a lei come al "tipo", alla "forma" del focolarino.

Anzi, così come, a volte, una via spirituale nella Chiesa è presentata ed è vista a mo' di scala da salire con dei gradini più o meno obbligati, che illuminano tappe speciali della vita, ma spesso ricorrono anche per spiegare momenti più normali di ogni giorno, così le tappe della vita di Maria, i suoi misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi sono stati visti da noi come tappe ideali o momenti della via spirituale di ogni membro del Movimento.

E "via Mariae" si definì questo cammino. ( . . . ).