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Maria, modello di perfezione/3

In: "Città Nuova", 23 (1979), n. 13, pp. 40-41.

 

A trent'anni circa Gesù esce a vita pubblica (cf. Lc 3, 23 ) e trascina con gli altri anche Maria dietro di sé. Sono stati anni nei quali Gesù disse parole di vita eterna, operò miracoli, formò i discepoli per la sua Chiesa.

Nella profonda comunione dell'anima con Dio di cui abbiamo parlato, più passa il tempo e più la voce interiore di Cristo si fa forte. Il compito dell'anima allora è quello di ascoltare quanto Gesù chiaramente le domanda e seguirlo.

È questo un grado della vita spirituale molto alto e dato che il Movimento è giovane pensiamo non siano tanti quelli arrivati fin qui ed oltre. Preferisco a questo punto, perciò, continuare il parallelo fra la vita di Maria e quella dei santi, che sono stati riconosciuti tali dalla Chiesa.

Anch'essi hanno fatto un'esperienza simile a questa di Maria, e siccome la voce di Dio è diventata prepotente in essi, perché Cristo vive più pienamente in loro, essi lo seguono. Dicono e scrivono parole che hanno sapore di vita eterna e rimangono durante i secoli e illuminano anime che vengono trascinate e convertite a Dio in ogni epoca. Ecco allora gli innumerevoli miracoli che operano. Ecco come molti di essi hanno saputo formare attorno a sé dei discepoli di quell'ispirazione divina, che Dio ha loro donato, e fondano, ad esempio, gli innumerevoli ordini religiosi, che sono una delle più preziose bellezze della Chiesa.

Maria arriva poi all'ora dell'immolazione.

È quando ella si ritrova ai piedi della croce e Gesù, rivolto a lei, pronuncia quelle parole: "Donna, ecco il tuo figlio, figlio ecco la tua madre" (Gv 19, 26-27). È la tragedia culminante.

Dio, al momento dell'annunciazione, sembrò volesse quasi dispensare Maria dalla verginità per farla madre, e prodigiosamente la verginità restò integra in lei. Ora, ai piedi della croce, Gesù sembra dispensare Maria dalla sua maternità divina verso di lui per farla madre di uno qualunque, di Giovanni nel quale Cristo vedeva tutti noi. Maria, in un abisso di dolore, di cui noi non possiamo misurare la profondità, in quel momento rinuncia al frutto del suo seno, a quella che poteva dirsi la sua opera, a Gesù. È la Desolata, la Sola. Ella passa veramente qui la cosiddetta "notte dello spirito", perché sembra riudire nel suo cuore il grido di Gesù in croce: "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?" (Mt 27, 46).

Dicono i mariologi che è proprio qui che Maria apre alla veduta di tutti il disegno che Dio aveva su di lei. Il suo disegno sboccia a pienezza, perché in quel momento ella si fa socia con Cristo e fonde la sua passione con la passione di Gesù nella redenzione del genere umano. Ed è a questo prezzo che ella acquista una maternità universale.

La vita dei santi è molto varia ed una stessa prova è spesso chiesta e richiesta da Gesù all'anima

Certo è che quando i santi hanno come volontà di Dio di fondare, ad esempio, un opera, succede, in genere, che a un dato momento Dio mandi loro quelle prove caratteristiche dei mistici, lunghe e paragonabili all'inferno. Esse hanno come scopo di mostrare chiaramente all'anima chi è lei per se stessa nel suo "inutile e infedele servizio a Dio", e chi è ed è stato Dio in lei nel fare quell'opera. Con queste prove, che sono appunto chiamate "notte dello spirito", Dio prepara l'anima a staccarsi dall'opera da lei fondata. Finché viene l'ora che Dio gliela chiede. È un dolore che non si può immaginare, credo, se non si è provato. In quei momenti solo la Desolata può essere di luce all'anima. Essa imparerà da lei a stare ferma ai piedi della croce, dicendo il proprio "sì" come ha fatto Maria.

Ed è superando queste prove, penso, che i santi incominciano a poter influire, col carisma che Dio ha loro dato, non solo sulla particolare opera da loro fondata, ma su tutta la Chiesa. Eccoli allora piccole immagini di Maria, madri anch'esse o padri in certo modo di molti altri cristiani, quasi per una partecipazione alla maternità universale di Maria.

Dopo la morte di Gesù, Maria rimane. È finito ormai il tempo per lei di seguire Gesù. Lei resta perno spirituale degli apostoli nel Cenacolo in attesa della discesa dello Spirito Santo (cf. At 1, 14). Maria in certo modo prende il posto di Gesù.

Così avviene per i santi al culmine della loro vita spirituale, nella cosiddetta "unione trasformante". Essi qui possono finalmente dire: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me" (Gal 2, 20). Ed è qui - dice Teresa d'Avila - che i cristiani possono pienamente chiamarsi cristiani.

Tutto questo Maria ci insegna. È volontà di Dio la nostra santificazione. Maria ci aiuti a raggiungerla per la sola gloria di Dio.