SACERDOTI E LAICI

NELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE ( 1 )

Un solo popolo di Dio per il comune battesimo

Il Concilio Vaticano II presenta la Chiesa anzitutto come " Popolo di Dio".

Per il comune battesimo diventiamo figli di Dio, tutti fratelli e partecipi della missione profetica, sacerdotale e regale di Cristo (2).

La comunità parrocchiale è "una comunità di fedeli", cioè di battezzati, che comprende sacerdoti e laici. "I fedeli laici, unitamente ai sacerdoti (...) formano l'unico Popolo di Dio e Corpo di Cristo" (3).

È la famiglia di Dio, luogo della comunione dei credenti. È una porzione del "popolo nuovo" che "ha per capo Cristo (...) per condizione la dignità e libertà dei figli di Dio (...) per legge il nuovo precetto di amore come lo stesso Cristo ci ha amati (...) per fine il Regno di Dio " (4) .

Il parroco

La comunione ecclesiale si configura come una comunione "organica ", caratterizzata dalla presenza di membri con funzioni diverse e complementari.

Gesù stesso continua a condurre il suo popolo tramite coloro che sono stati designati a rappresentarlo a dispetto delle loro debolezze e dei loro limiti.

Sono essi prima di tutto i vescovi. Ma, nota il Vaticano II, poiché nella sua chiesa il Vescovo non può presiedere personalmente sempre e ovunque l'intero gregge, egli costituisce delle comunità locali, le parrocchie, poste sotto la guida di un pastore che fa le sue veci ( 5 ) .

Il parroco è un presbitero, cui è affidata dal Vescovo la cura pastorale di una parrocchia.

Egli rappresenta il vescovo in mezzo alla comunità.

È una presenza di Gesù: attraverso di lui Cristo opera nella comunità: "Come il Padre ha mandato me cosi io mando voi" (6).

Tre sono le funzioni principali del parroco: pastorale, profetica, e sacerdotale.

Il parroco, come pastore (funzione pastorale), ha la grazia di guidare la vita della comunità, aiutandola a mantenersi unita, a mettere in comunione i vari carismi presenti nei fedeli, a coordinare le varie forze e gruppi che ivi esistono. Diversi documenti delle Chiese cristiane ( da quelli di Puebla a "Battesimo, Eucarestia, Ministero" del Consiglio mondiale delle Chiese) chiamano il presbitero "ministro (= servitore) dell'unità "( 7 ) .

Inoltre egli ha la funzione profetica, quella cioè di trasmettere la Parola di Dio, di insegnare la dottrina della Chiesa, fedele custode della Verità rivelata, interpretata dall'autorità ecclesiastica.

Per la sua ordinazione infine partecipa in maniera speciale al sacerdozio di Gesù ed opera in persona Christi (impersonando Cristo) quando celebra l'Eucarestia o amministra i vari sacramenti (funzione sacerdotale) .

Tutte queste funzione vanno viste come servizio alla comunità.

L'autorità del parroco, come ogni autorità alla luce del Vangelo, è un servizio a vantaggio dei fratelli, un servizio in una comunità d'amore: "ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri" (8). E Giovanni Paolo II: "presiedere la comunità non significa dominarla ma servirla" (9).

Il nostro atteggiamento verso il parroco è un atteggiamento di fede - vedere in lui Gesù - e di amore, ricordando le Parole: "Chi ascolta voi, ascolta me" (10), e "Chi accoglie voi, accoglie me" (11).

Scrive Chiara: "Tu non puoi pretendere che Cristo scenda in terra a parlarti.

Egli, quand'era quaggiù, ha designato i suoi ministri: quelli che avrebbero fatto la parte sua.

Va ad essi con fede!

Vedi nel ministro colui che ti porta la voce di Gesù, chiunque egli sia, senza riguardo ai suoi eventuali difetti" (12).

La corresponsabilità dei laici

Tutti i cristiani, per il Battesimo e la Cresima, partecipano l'abbiamo detto - della funzione sacerdotale, profetica e regale (pastorale) di Cristo e perciò hanno la loro parte attiva nella vita e nell'azione della Chiesa. Essi non appartengono alla Chiesa ma sono Chiesa .

Sono quindi corresponsabili della comunità ecclesiale. Dice la Christifideles Laici: " I fedeli laici possono e devono fare moltissimo per la crescita di una autentica comunione ecclesiale all 'interno delle loro parrocchie"' ( 13 ) .

Lo sosteneva già il Vaticano II: "I laici si abituino ad agire, nella parrocchia, in intima unione con i loro sacerdoti (...), diano, secondo le loro possibilità, il loro contributo a ogni iniziativa apostolica e missionaria della propria famiglia ecclesiale" (14).

Osserva il S. Padre: "La responsabilità comunitaria verso la Chiesa, che i laici oggi sentono in modo particolare, è certamente fonte di rinnovamento. Essa forma il volto della Chiesa per le nuove generazioni... " ( 15 ) .

La corresponsabilità dei laici nella parrocchia si realizza in differenti modalità. Ciascuno ha un suo dono.

Può esprimersi collaborando nel campo dell'apostolato, della catechesi, dell'amministrazione, nelle opere sociali o caritative, nella preparazione della liturgia, nell'attenzione ai malati, ecc.

Alcuni sono ministri straordinari dell'Eucarestia. Altri operano nei gruppi, nelle associazioni e nei movimenti o portano avanti la preparazione al Battesimo, alla Cresima, al Matrimonio.

C'è poi l'apporto prezioso della preghiera e della sofferenza vissuta in unione con Gesù crocifisso: contributi insostituibili alla crescita della Chiesa.

La corresponsabilità crea un rapporto nuovo fra sacerdoti e laici: entrambi si sentono responsabili dell'edificazione della comunità, pur nella distinzione dei compiti. "Per voi sono vescovo - diceva Agostino - con voi sono cristiano" (16).

Richiede anche da parte dei sacerdoti il riconoscimento dei doni che lo Spirito fa ai laici accogliendo l'apporto, i consigli, la collaborazione che essi offrono, in spirito di comunione e di reciproco aiuto, mettendo in luce il loro ruolo nei campi di loro specifica competenza, come la famiglia, la scuola, la cultura, l'azione sociale e politica, l'animazione cristiana degli ambienti di vita e di lavoro. "Una parrocchia comunità missionaria deve necessariamente assumere una fisionomia sempre più laicale, valorizzando lo specifico apporto dei laici nei diversi ambiti pastorali, sia sul piano della progettazione che del servizio" (17).

Infatti nella Chiesa-comunione, gli stati di vita sono cosi uniti tra loro da essere coordinati l'uno all'altro. Sono modi di vivere l'uguale dignità cristiana e la vocazione universale alla santità nella perfezione della carità, ciascuno con la sua fisionomia originale che non si può confondere, e nello stesso tempo ciascuno si pone in relazione con gli altri e a loro servizio ( 18 ) .

Inoltre la corresponsabilità di sacerdoti e laici, non significa soltanto portare insieme i pesi e i compiti della comunità, ma soprattutto sentirsi entrambi impegnati in prima persona a mantenere viva quella carità reciproca che assicura la presenza di Cristo fra i suoi, e dalla quale scaturisce la fecondità della loro azione.

Le strutture di comunione

La collaborazione e la corresponsabilità delle persone che fan no parte della parrocchia trova una concreta via di realizzazione nelle strutture di comunione che il Concilio Vaticano II ha auspicato. Le principali per la parrocchia, ma non le sole, sono il Consiglio pastorale e il Consiglio per gli affari economici.

Sono strutture di comunione, e cioè organismi che prima di tutto debbono favorire l'unione, la compartecipazione e il dialogo fra tutte le forze vive della parrocchia.

Certo, per essere tali occorre in chi ne fa parte un profondo spirito comunitario, una vera apertura al dialogo, e una capacita di costruire l'armonia fra tutti.

Spesso queste strutture, nate per la collaborazione e la corresponsabilità, non hanno dato i frutti aspettati per la mancanza di esperienza nel costruire rapporti d'unità e comprensione reciproca da parte dei membri.


1) Su questo tema vedi anche S. Cola, "Insieme per l'umanità", in "Gen's", giu-sett.

1988, pp. 40-45

2) Cfr. Giovanni Paolo II, Lettera ai sacerdoti per il Giovedì Santo, 1995, 6: "Essa (la Chiesa) e anzitutto Popolo di Dio e quanti la formano, uomini e donne, partecipano - ciascuno nel modo che gli e proprio - alla missione profetica, sacerdotale e regale di Cristo". Cfr. anche Lumen Gentium, 13.

3) Cristifideles Laici. 28

4) Lumen Gentium, 9.

5) Cfr. Sacrosanctum Concilium, 42.

6) Gv. 20,21.

7) Oggi si dice che egli «non ha la sintesi di tutti i carismi, ma il carisma della sintesi».

8) 1 Pt. 4,10

  1. Catechesi del mercoledì, in "L'Osservatore Romano", 23.9.1993. Nella lettera ai sacerdoti del Giovedì Santo, 1995, paragrafo 7, il Papa ripete lo stesso concetto: "I1 sacerdozio ministeriale, nel disegno di Cristo, non e espressione di dominio, ma di servizio". Cfr. Presbyterorum Ordinis, 9.
  2. Lc. 10,16.
  3. Mt. 10, 40.

12) "Scritti Spirituali"/4, Città Nuova, Roma 1986, p. 102.

  1. Christifideles Laici, 27.
  2. Apostolicam Actuositatem, 10.
  3. Giovanni Paolo II, "Varcare le soglie della speranza", Mondadori, Milano, 1994, p. 178.
  4. Serm. 340, 1: PL 38, 1483, cit. in Lumen Gentium, 32.
  5. Diocesi di Roma, "La parrocchia soggetto di nuova evangelizzazione", Roma, 23.6.1994, p. 21