Alcuni pensieri su Maria

Maria non è venuta per predicare, ma per dare Gesù al mondo.

Maria non è andata da Elisabetta per cantare il Magnificat, ma per aiutarla. Avendo però trovato nella cugina un'anima aperta ai misteri di Dio, ha narrato a lei la sua straordinaria esperienza.

Ci sono molti modi per salire una montagna. La seggiovia è un sistema rapido, sicuro e confortevole. Ci sono molti modi per arrivare a Dio. Ma se vuoi la direttissima, affida il tuo cammino a Maria.

Gesù dalla croce ha detto: Figlio, «ecco la tua madre» (Gv 19, 27).
La Madonna ai piedi della croce è sublime: in lei è il trionfo di tutte le virtù.

Non si può pensare Maria che guarda se stessa. Maria guarda Gesù, e così si ritrova fatta più simile a Lui. Più noi guardiamo l'umanità, la Chiesa, e ci mettiamo al servizio di essa, più siamo Maria.

Leggi il Magnificat e vi troverai la prima e più potente pagina della dottrina sociale cristiana. Chi, e quando, la realizzerà compiutamente? (p. 57).

Maria

Fra le tante parole che il Padre ha pronunciato nella sua creazione ve n'è stata una tutta singolare. Non doveva essere tanto oggetto di intelletto, quanto ombra soave e tiepida. Era nei piani della Provvidenza, infatti, che il Verbo si facesse carne, che una parola, la Parola, fosse scritta in terra a carne e sangue; e questa parola abbisognava di uno sfondo. Le armonie celesti bramavano, per amor di noi, trasferire il loro concerto, unico e solo, sotto le nostre tende: ed esse cercavano un silenzio.

Il Protagonista dell'umanità che dava senso ai secoli passati e illuminava e convogliava dietro a Sé i secoli futuri, doveva apparire sulla scena del mondo, ma gli occorreva uno schermo bianco che a Lui desse tutto il rilievo.

Il più gran disegno che Dio­Amore potesse immaginare, doveva tracciarsi maestoso e divino e tutti i colori delle virtù dovevano trovarsi composti e pronti in un cuore per servirlo.

Questa ombra mirabile che avvolge il sole e ad esso cede e in esso si ritrova; questo sfondo bianco immenso quasi una voragine che contiene la Parola che è Cristo ed in esso si inabissa, luce nella Luce; questo altissimo silenzio che più non tace perché in esso cantano le armonie divine del Verbo e in Lui diventa nota delle note, quasi il «là» dell'eterno canto del Paradiso; questo scenario maestoso e bello come la natura, sintesi della bellezza profusa dal Creatore nell'universo, piccolo universo del Figlio di Dio che cede il suo interesse a chi doveva venire ed è venuto; questo arcobaleno di virtù che dice «pace» al mondo intero, questa creatura, immaginata negli abissi misteriosi della Trinità e a noi donata, era Maria.

Di lei non si parla tanto, di lei si canta. A lei non si pensa tanto, ma la si ama e invoca. Se è oggetto di studio, lo è più di poesia. I più grandi geni dell'universo hanno messo il pennello e la penna al suo servizio.

Se Gesù incarna il Verbo, il Logos, la Luce, essa in certo modo impersona l'arte, la bellezza, I'amore.

Capolavoro del Creatore, Maria, per la quale lo Spirito Santo ha sbizzarrito le sue invenzioni, ha versato molte sue ispirazioni.

Bella Maria! Di lei mai abbastanza si dirà.


Perché la voglio rivedere in te

Sono entrata in chiesa un giorno e con il cuore pieno di confidenza gli chiesi: «Perché volesti rimanere sulla terra, su tutti i punti della terra, nella dolcissima Eucarestia, e non hai trovato, Tu che sei Dio, una forma per portarvi e lasciarvi anche Maria, la mamma di noi tutti che viaggiamo?». Nel silenzio sembrava rispondesse: Non l'ho portata perché la voglio rivedere in te. Anche se non siete immacolati, il mio amore vi verginizzerà e tu, voi, aprirete braccia e cuori di madri all'umanità, che, come allora, ha sete del suo Dio e della madre di Lui. A voi ora lenire i dolori, le piaghe, asciugare le lacrime. Canta le litanie e cerca di rispecchiarti in quelle.

Vivere dentro

Vogliamo convertirci, Signore. Finora siamo vissuti «fuori»; d'ora in poi dobbiamo vivere «dentro», come Maria.

Perché anche il vivere «fuori», proiettati nei prossimi o nelle opere ­ pur per amor di Dio ­ se non è corretto da una molla spirituale che attira continuamente l'anima nel suo profondo, può essere motivo di divagazione, con molte chiacchiere inutili, con «cose sante» date ai «cani».

Vivere «dentro», crescere l'interno, staccarsi da tutto, non per rimaner sospesi fra cielo e terra, ma «radicati» in cielo, fissi nel Cuore di Cristo, attraverso il Cuore di Maria, in un soggiorno trinitario, preludio della vita che verrà.

Vivere «dentro e » offrire al prossimo solo la linfa che sgorga dal cielo dentro di noi, per servirlo veramente, e non scandalizzarlo colla nostra troppo poca santità.

Vivere «dentro» come Maria, l'irraggiungibile, la madre amata, la Regina, la Condottiera, che vince Satana ancorata a Dio e non per posizioni esteriori, che le sono remote come la terra dal cielo.

Vivere innalzati in croce dalle nostre mani, perché Cristo continui, anche attraverso di noi, l'opera di riunificazione in un mondo arlecchino che soffre, che spera, che vuol dimenticare, che teme, che fa pena al nostro cuore oggi, come le turbe, ieri, a Gesù.

Vivere «dentro» per trascinare il mondo, che vive solo «fuori», negli abissi dei misteri dello spirito, dove ci si eleva e ci si riposa, ci si conforta e ci si rinforza, si ritrova lena per ritornare sulla terra a continuare la battaglia cristiana fino alla morte.

Il metodo di Maria

Quando ci si accorge che fra le persone a noi in qualche modo affidate, non c'è quell'unità (d'animi) che si desidererebbe, non tanto dobbiamo preoccuparci di far questo o quello, quanto, prima e innanzi tutto dobbiamo impegnarci a seguire con più slancio il Signore, con tutte le conseguenze che questo comporta. Se partiremo da soli verso Dio, Egli ci riempirà di sapienza, che al momento giusto distribuiremo; e sarà essa che colmerà l'unità non perfetta, in un modo più profondo e stabile di quello ottenuto con altri metodi che pur alle volte occorre usare, ma in un secondo tempo.

Insomma, per esser madri e padri di anime in modo «mariano», soprannaturale, occorre lanciarsi non verso di esse, ma verso Dio, in una solitudine che ricorda Maria, il cui atteggiamento, dopo la morte e l'ascensione di Gesù, si pensa tutto rivolto verso l'Eucaristia e poi verso gli apostoli.

Se così non si fa, si rischia di instaurare un maternalismo o un paternalismo degenere dove, al posto della «trasparenza» che dobbiamo avere perché gli altri trovino Dio attraverso di noi mettiamo il nostro io.




Tutto tuo

... A lei [Maria] da tanti nostri cuori sta salendo, con molta più convinzione ora, quell'espressione che è nota al mondo intero, perché motto del nostro Papa: «Tutto tuo» o «Tutta tua», a significare: «Tutto il mio essere ti appartiene, affinché tu lo doni a Gesù», si capisce.

«Tutto tuo». E un'espressione d'amore, è l'espressione d'amore per eccellenza. Anche chi ama con il semplice amore umano, non può dire di meglio alla persona amata che: «sono tuo». E l'abbiamo detto e ripetuto a Maria. E lei non ha mancato d'aiutarci, di confortarci, di addolcire nei dolori la nostra vita, di godere con noi nelle nostre ore serene. In una parola: di mostrarsi madre.

Ma c'è modo e modo per Maria di dirsi tale all'anima nostra.

E c'è modo e modo per noi di comprendere la maternità di Maria.

Lo sappiamo che Maria è madre, che è madre di tutti noi, ma, appunto perché è madre dell'intero genere umano (degli uomini passati all'altra Vita, di quelli vivi ancora sul nostro pianeta e di coloro che verranno), si può a volte non accogliere nella sua interezza e verità quella che è la parte d'amore che riserva a ciascuno di noi e, immersi in quest'immensa famiglia di figli suoi, si può pensare che a noi non possa toccare che una briciola del suo amore, quasi un granellino dell'arena del mare.

Ed ecco, allora, che Maria si prende cura di chiarire questa situazione e, come per un tocco divino, immette nell'anima una convinzione che incanta, che riempie di forza e che nessuno mai più riuscirà a toglierci. Ella dice al nostro cuore: «E anch'io sono tutta tua, Io, l'onnipotente per grazia, son qui, tutta per te», come non appartenesse ad altri, come non amasse che noi. Ci fa dimenticare completamente che è madre di tutti gli altri, per mettersi di fronte a noi come madre solo nostra.

Ci sembra che soltanto in questo momento Maria entri veramente nella casa della nostra anima, che abbraccia lei e noi. E fiorisce nel cuore un atteggiamento assolutamente nuovo verso di lei, totalmente diverso da quello che avevamo prima.

Nasce infatti un rapporto profondo, diretto, a tu per tu; sgorga una confidenza sconfinata in lei; si sperimenta una fede così forte nel suo amore che ci sembra, vicino a lei, di poter fare ogni cosa, di ottenere ogni grazia.

Forse perché noi le abbiamo detto e ripetuto: «Tutto tuo, sono tutto tuo», lei ora risponde: «E anch'io sono tutta tua».

... E giacché ci ama tanto, cerchiamo di contraccambiare il suo amore. Come? Fra i mille modi che esistono per farlo, noi ne prediligiamo uno: quello di imitarla.

Cerchiamo allora di dire anche noi, sempre, con la nostra vita, a chi amiamo (a Dio in se stesso: nella preghiera, nel lavoro, nel riposo, nell'adempimento insomma della sua volontà): «Sono tutto tuo, a tua totale disposizione, senza alcuna riserva»; e cerchiamo di dire altrettanto a Gesù in ogni prossimo con cui trattiamo nella giornata ...