LA VITA DELLA FAMIGLIA
ED IL PROGETTO DI DIO SULLA CHIESA

 

La famiglia e la chiesa nascono dalla vocazione all’amore

L’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio che è Amore (1 Gv. 4,8): l’amore pertanto è la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano. Ne deriva che l’essere umano si realizza in pienezza nel dono sincero di sé e che la sua vita ha senso solo nell’amore.
"L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere in comprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non si incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente".
La maggior parte delle persone trova la realizzazione del proprio disegno d’amore nel matrimonio e nella famiglia ed in questa strada esprimono la capacità e la responsabilità del saper voler bene e della comunione.

Il matrimonio quale intima comunità di vita e d’amore coniugale ha in Dio la sua sorgente ed il suo progetto. E nasce dall’atto consapevole con il quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono. La famiglia è chiamata a vivere ed esprimere in un determinato ambito il comandamento sintesi dell’insegnamento di Gesù: "Come Io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri". Alla base si trova il patto reciproco nato dall’impegno: "io sono pronto a dare la vita per te", che vuol dire che nessun traguardo sarà irraggiungibile e, contemporaneamente, - nonostante la reciproca conoscenza maturata negli anni - consegnare una cambiale sulla quale si può trovare scritto qualcosa che ha il sapore dell’eroismo. Ed è l’accoglienza della parola di Dio che rivela la stupenda novità portata da Gesù sul cammino familiare liberato dall’egoismo e fondato sull’amore che ha il suo vertice nel modello datoci da Gesù che non si arrende di fronte alla croce.
In questo senso si afferma che bisogna annunciare e sostenere il "Vangelo della Famiglia", per il grande significato e valore che il matrimonio ha nel disegno di Dio sull’umanità. Nello stesso tempo l’espressione indica che la vita matrimoniale e familiare, che ha alla base l’amore mostrato e insegnato da Gesù, è essa stessa un "vangelo", una "buona notizia" per tutto il mondo e per ogni uomo.
L’amore coniugale, secondo il piano di Dio, è segno dell’amore di Cristo per la Chiesa fino al dono di sé.

Troviamo subito una prima affinità tra la famiglia e la vita della comunità cristiana (ad es. la parrocchia). Il disegno della famiglia nasce dalla parola di Dio ed ha come costitutivo l’amore scambievole.
La coppia-famiglia cristiana, pur nella sua inadeguatezza a manifestare e a riprodurre, da sola, la vita della chiesa, si presenta come un riflesso vivo, una vera immagine della comunità ecclesiale: è una "rivelazione" che la manifesta, la annuncia e ne incarna a suo modo il mistero di salvezza.
Parlando ai parrocchiani Giovanni Paolo II° afferma che "la vocazione della parrocchia essere una casa di famiglia fraterna ed accogliente, anzi la famiglia di Dio in un posto concreto....L’origine e il principio della comunità parrocchiale è la Parola di Dio annunciata, ascoltata, meditata e messa a contato con le mille situazioni di ogni giorno....Che cosa sarebbe una comunità ecclesiale se non attuasse quello che il Concilio ha chiamato la "legge" del nuovo popolo di Dio: il precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati?".
Vita di famiglia e vita ecclesiale hanno la medesima sorgente ed l’identico tessuto.

 

La famiglia e la Chiesa sono immagini della Trinità

 Dio ha avuto talmente a cuore la famiglia, l’ha pensata come realtà di tale importanza da imprimervi la sua stessa impronta: essa infatti riflette la vita stessa di Dio, la vita della Ss. Trinità.
Dio infatti ha creato l’uomo e la donna a sua immagine, non solo come singoli, ma nella loro comune umanità, come "unità a due". Sono ambedue persone, chiamate come tali a partecipare alla vita di intima di Dio, a vivere in reciproca comunione tra di loro, nell’amore, nell’amore che si fa dialogo e dono, sul modello di Dio che è Amore, che è unità nella Trinità, e a rispecchiare nel mondo la comunione d’amore che è in Dio.
Se la prima nota di Dio è l’unità (Credo in un solo Dio....Padre....Figlio...Spirito Santo) anche della famiglia prima nota è l’unità, per cui essa sta come immagine e somiglianza della Trinità.
Dio è Amore e vive in sé stesso un mistero di comunione e di amore: la sua vita trinitaria è l’eterno, infinito modello cui Dio stesso ha guardato quando ha creato la prima famiglia "a sua immagine".

Ma anche la parrocchia (ed ogni comunità ecclesiale) - come la famiglia - è chiamata ad essere una convivenza modellata ad immagine della Trinità. Rivolgendosi a numerosi animatori parrocchiali provenienti dai cinque continenti, Giovanni Paolo II° dava loro questo ideale. "La spiritualità da vivere in parrocchia è incentrata sull’unità. Con la vostra vita ed il vostro impegno volete contribuire alla realizzazione del testamento di Gesù: "Perché tutti siano uno. Come Tu, Padre, sei in me e Io in Te, siano anch’essi in noi una cosa sola". Con queste parole il Signore Gesù ci suggerito - come ha detto il Concilio Vaticano II° - "una certa similitudine tra l’unione delle persone divine e l’unione dei figli di Dio nella verità e nella carità". Ecco il modello ultimo di ogni rapporto, di ogni convivenza umana: la Trinità. Da questo supremo modello scaturiscono innumerevoli implicazioni anche per la parrocchia. La luminosa vocazione infatti della comunità ecclesiale è di sforzarsi di divenire, in un certo senso, un’icona della Ss. Trinità, fondendo insieme tutte le differenze umane nell’unità tra anziani e giovani, donne e uomini, intellettuali e lavoratori, ricchi e poveri. Compaginate nell’amore secondo questo modello, le vostre parrocchie potranno esercitare un’azione efficace nei confronti delle anime da avvicinare a Cristo".

 

La famiglia e la chiesa sono chiamate ad evangelizzare

Già per il solo tessuto di amore che la compone, la famiglia contribuisce a costruire il mondo secondo il disegno di Dio e diffonde l’annuncio che il messaggio d’amore - centro del vangelo - può essere vissuto da tutti in maniera semplice e spontanea. Talvolta la vita di famiglia è testimonianza anche eroica di un amore che si fa tutto a tutti e non conosce confini. Nell’edificazione di un mondo unito e di una chiesa unita è fondamentale la testimonianza e la missione della famiglia cristiana. È per sua natura un luogo di speranza, perché l’amore, sorgente della comunione, è logica di vita e fonte di gioia.
La partecipazione della famiglia inoltre alla vita ed alla missione della chiesa ha un modo proprio ed originale di esprimersi. Tanto che viene suggerito di prendere consapevolezza che "la presenza delle coppie cristiane come tali, e non semplicemente di un singolo coniuge, nei vari momenti di vita della comunità ecclesiale, nelle diverse forme della missione della chiesa, negli organismi pastorali, rende visibile e realizza la vocazione loro propria entro la chiesa".
Incisivamente Paolo VI° afferma ancora: "La famiglia, come la chiesa, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia. I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell’ambiente nel quale è inserita".
Una indicazione di attualità viene data ancora dal Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, da parte della Conferenza Episcopale Italiana: "In particolare, risulta opportuna l’opera di coppie e famiglie che mettono a disposizione la loro casa per momenti di ascolto della Parola di Dio e sanno chiamare a questo confronto altre coppie e famiglie del quartiere e del vicinato".

Sembra che sia indirizzato alle famiglie quanto Giovanni Paolo II° dice alla parrocchia di S. Maria dell’Olivo in Roma: "L’amore fraterno, testimoniato e vissuto, rende credibile il Vangelo dell’amore di Dio a coloro che non lo conoscono: la comunità che vive l’amore reciproco - che conduce all’unità - diviene la prima forma di evangelizzazione per gli uomini del nostro tempo". La parrocchia e la chiesa sono chiamate entrambe ad essere testimonianza di Dio attraverso il comandamento dell’amore vissuto.
E già Paolo VI°, visitando una parrocchia di Roma, diceva: "Per il fatto che noi ci troviamo congregati nel nome di Cristo, uniti in Lui, noi già possediamo la sua presenza. Cristo è qui: la parrocchia attua la sua Presenza in mezzo ai fedeli e in tal modo lo stesso popolo cristiano diventa, si può dire, sacramento, segno sacro della presenza del Signore". È chiaro che la famiglia e la parrocchia esprimono con grande affinità reciproca, attraverso l’unità, il dono di Dio agli uomini.
Come nella famiglia, anche nella parrocchia, l’ascolto della Parola di Dio e l’accoglienza fraterna diventano "insegnamento, educazione ed esperienza di vita".

 

Tre orientamenti concreti

In una lettera inviata ad un quindicinale nell’angolo della posta dei lettori, un venticinquenne domandava: "Sono fidanzato e si parla ormai di matrimonio. Diversi miei amici hanno già un matrimonio fallito alle spalle. Allora mi chiedo: sposarsi sì, ma ne vale la pena?". La risposta, data da una coppia con diversi anni di matrimonio, è lunga ed articolata, ma contiene alcuni suggerimenti utili a tutti.
"Anche noi siamo stati in crisi, e già al primo anno. Dobbiamo dire grazie a qualcuno che ci ha fatto capire (o meglio ci ha fatto vedere) che l’amore si fa, non si aspetta; si dona, non si pretende. Nessuno infatti è più libero di chi, nonostante tutto, sceglie di amare.
La reciprocità di un amore così prepara momenti altissimi di comunione tra gli sposi; ma è una reciprocità che non si può dare per scontata, non ci si può appoggiare ad essa e tanto meno pretenderla.
Se gradisci, ti regaliamo tre piccole regole che sono un po’ il segreto di una vita così: sembrano elementari, ma sono di una profondità abissale. Primo: ama tua mogli come te stesso; il "come" è fondamentale, è il primo passo per uscire dalla trappola dell’egoismo. Secondo: ama per primo; questo è bellissimo, è la caratteristica dei figli di Dio, che infatti è Colui che ama per primo. Terzo: impara a "farti uno" con lei. Che vuol dire? Vuol dire vivere l’altro, dimenticandoci di noi per riempirci delle istanze e delle attese dell’altro.
È una sintesi semplicissima di una infallibile "arte di amare" che ha salvato il nostro e tanti matrimoni. E non chiederti più come andrà a finire...sarà un’avventura meravigliosa".

Il secondo percorso viene dato da un brano del discorso del Papa fatto durante la visita pastorale in Francia a migliaia di giovani coppie radunate nel Parc du Memorial di Sainte Anne d’Auray in Bretagna, suscitando apprezzamenti da tanta parte della stampa laica francese ed di altre nazioni.
"La vita coniugale passa anche attraverso l’esperienza del perdono, poiché, cosa sarebbe un amore che non giunge fino al perdono? Questa, che è la più alta forma di unione, impegna tutto l’essere che, per volontà e per amore, accetta di non fermarsi all’offesa e di credere che un futuro è sempre possibile e migliore di qualsiasi passato. Il perdono è una forma eminente di dono, che afferma la dignità dell’altro riconoscendolo per ciò che è, al di là di ciò che fa. Chi perdona permette anche a chi è perdonato di scoprire la grandezza infinita del perdono di Dio. Il perdono fa ritrovare la fiducia in sé stessi e ripristina la comunione fra le persone, dato che non può esserci vita coniugale e familiare di qualità senza una conversione costante e senza la volontà di spogliarsi dei propri egoismi. Contemplando Cristo sulla croce che perdona, il cristiano trova la forza del perdono.

Subito dopo Giovanni Paolo II° aggiunge un periodo in cui da il significato ed il valore dell’unione dei corpi.
"Nella vita coniugale, i rapporti carnali sono il segno e l’espressione della comunione fra le persone. Le manifestazioni di tenerezza e il linguaggio del corpo esprimono il patto coniugale e rappresentano il mistero dell’alleanza tra Dio e gli uomini e quello dell’unione di Cristo e della Chiesa. I momenti di profonda comunione conferiscono ad ogni membro del focolare domestico una reale forza per la sua missione in mezzo ai fratelli come anche per il suo lavoro quotidiano.
Con la loro vita coniugale i coniugi testimoniano il vero amore che integra tutte le dimensioni della persona, quella spirituale, intellettuale, volontaria, affettiva e fisica"  

Non è difficile capire perché il Concilio chiami la famiglia "piccola chiesa" e "santuario domestico". Paolo VI° poi ha dato forse la definizione più bella: "La famiglia cristiana è il volto radioso e dolce della Chiesa". Chi più della famiglia può sperimentare e mostrare la presenza di Gesù che ha detto: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome Io sono in mezzo a loro"? Non è auspicabile una parrocchia che vive quell’accordo di pensieri e di sentimenti, fra più persone, così da giungere - come dice l’insegnamento della chiesa - alla concordia che "unisce e contiene il Figlio di Dio" da mostrare e portare a tutti?

 

Alcuni pensieri da S. Agostino

"Quando i due occhi sono aperti, non può avvenire che l’occhio destro fissi un punto, senza che il sinistro faccia altrettanto. Prova, se puoi, ad indirizzare l’occhio destro ad un punto senza il concorso dell’altro. Ambedue vanno insieme, ed insieme muovono nella stessa direzione; una sola la direzione anche se da luoghi diversi. Anzi, pur provenendo da destra e da sinistra, uno solo è lo sguardo. La fonte della comunione familiare è la ricerca dell’unico sguardo che dica l’unica direzione, la profonda intensità, l’inesauribile amore (S. Agostino, Commento alla Prima Lettera di s. Giov. 6,10).

"Tu, Signore, congiungi i fratelli ai fratelli con un vincolo di sentimento religioso più stretto e più intimo di quello del sangue. Tu con la vicendevole carità rendi saldo ogni legame di consanguineità e ogni vincolo di parentela nel rispetto dei rapporti di natura e di libera scelta" (De moribus Ecclesiae catholicae 1, 30.63)

"Nessuno dica: non so che cosa amare. Ami il fratello e amerà l’amore stesso. Infatti conosce meglio l’amore con cui ama che il fratello che ama. Ed ecco Dio gli sarà più noto del fratello: più noto perchè più presente, più noto perché più interiore, più noto perché più certo. Abbraccia Dio Amore, ma abbraccialo con l’amore al fratello...Se vedi la carità, tu vedi la Trinità" nella famiglia e nella chiesa. (De Trinitate, 8,10,14). "Nel corpo di Cristo, figli di pace, tutti siete germogli di unità (Serm. 271,1)