Tema per ritiro Ministri straordinari di Comunione

L'EUCARISTIA

L'Eucaristia come nutrimento

«"Con la Sacra Eucaristia infatti i fedeli vengono nutriti e corroborati in uno stesso convito e vengono uniti da un vincolo ineffabile divino tra loro e col Capo di tutto il Corpo..." (Pio XII, "Mystici Corporis", A.A.S., XXXV, p. 202)» .

Dio si è fatto uomo per salvarci. Ma fattosi uomo, ha voluto addirittura farsi cibo perché, nutrendoci di Lui, diventassimo altri­Lui. Ora, una cosa è vedere Gesú (come se fossimo vissuti ai suoi tempi), un'altra cosa è riessere Gesú: poter essere un altro­Gesú sulla terra. E l'Eucaristia ha proprio questo scopo: nutrirci di Gesú per farci essere altri­Lui, perché Gesú ci ha amati come se stesso .

"E il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Gv 6, 51b). Gesú si vede già pane. È dunque quello il motivo ultimo della sua vita qui sulla terra. Esser pane per essere mangiato. Ed esser mangiato per comunicarci la sua vita.

L'Eucaristia come sacramento di unità fra gli uomini

C'è un secondo effetto mirabile dell'Eucaristia: essa non produce solo nei singoli quei frutti divini straordinari di cui abbiamo parlato, ma da vero "sacramento di unità" produce anche l'unità fra gli uomini. Ed è logico: se due sono simili a un terzo, a Cristo, sono simili tra loro.

L'Eucaristia produce la comunione tra i fratelli. E questo è splendido, e se preso sul serio dall'umanità, avrebbe delle conseguenze paradisiache, impensate. Perché, se l'Eucaristia ci fa uno fra noi, è logico che ognuno tratti gli altri come fratelli.

L'Eucaristia forma la famiglia dei figli di Dio, fratelli di Gesú e tra loro.

Nella stessa famiglia naturale esistono delle regole che, portate su piano soprannaturale e su vasta scala, cambierebbero il mondo.

Nella famiglia tutto è in comune.

I componenti di una famiglia escono nel mondo portando il calore della loro casa e possono essere utili alla società se integri, se provenienti da una famiglia sana. Una famiglia è felice quando si raduna attorno al tavolo, o canta, o prega insieme.

Se la famiglia è una delle piú belle opere del creatore, che cosa sarà la famiglia dei figli di Dio?

In Oriente era molto sentito il valore del convito. Gesú non solo vuole attorno i suoi piú intimi ma, unendo i cristiani mediante l'Eucaristia a se stesso e fra loro in un unico corpo, che è il Suo, dà vita alla Chiesa nella sua essenza piú profonda: corpo di Cristo, fraternità, unità, vita, comunione con Dio.

L'Eucaristia rende anche presenti tutte le membra del Corpo Mistico al di là delle distanze e al di là della morte, perché le distanze di spazio e di tempo sono soppresse nel Cristo glorioso lì presente.

La Lumen Gentium afferma infatti: "Quando celebriamo il sacrificio eucaristico, ci uniamo in sommo grado al culto della Chiesa celeste" (n. 50).

L'Eucaristia e la risurrezione

Un effetto particolarmente importante dell'Eucaristia, riguardante proprio la vita fisica, è la risurrezione della carne:

Nel Vangelo di Giovanni, Gesú afferma: "... e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Gv 6,51b) e ancora: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gv 6, 54).

"... Per la vita del mondo": l'Eucaristia dunque serve già da questo mondo a dare la vita. Ma che cos'è la vita? Lo ha detto Gesú: "lo sono la vita" (Gv 11, 25; 14, 6). Questo pane nutre di Lui già da quaggiù.

"Ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno". L'Eucaristia dà anche la vita per l'altro mondo. Ma che cos'è la risurrezione? Lo ha detto Gesú: "lo sono la risurrezione" (Gv 1, 25)­

È Lui che inizia in noi la sua vita immortale, quella che non ha sospensione con la morte. Anche se il corpo è corruttibile, la vita, Cristo, rimane e nell'anima e nel corpo come principio di immortalità.

Grande mistero questo della risurrezione per tutti gli uomini che ragionano col metro umano.

Ma c'è un modo di vivere in cui il mistero diventa meno incomprensibile.

Vivendo il Vangelo, si fa l'esperienza ad esempio che, attuando il comandamento nuovo di Gesú, l'amore reciproco porta ad una unità fraterna fra gli uomini, che supera lo stesso amore umano, naturale. Ora questo risultato, questa conquista è effetto del fare la volontà di Dio. Gesú sapeva infatti che, col corrispondere nostro ai suoi immensi doni, saremmo stati non piú "servi" o "amici" suoi, ma "fratelli" suoi e fratelli fra noi, (costituenti una famiglia) perché nutriti della stessa sua vita.

Per indicare questa famiglia d'altra natura, l'evangelista Giovanni usa un'immagine suggestiva, quella della vite e dei tralci (cf Gv 15). La stessa linfa, potremmo dire lo stesso sangue, la stessa vita e cioè lo stesso amore (che è l'amore col quale il Padre ama il Figlio) ci viene comunicato (cf Gv 17, 23­26) e circola fra Gesú e noi. Siamo quindi resi consanguinei, concorporei con Cristo. E quindi nel senso piú vero e soprannaturalmente piú profondo che Gesú chiama i suoi discepoli "fratelli" dopo la sua risurrezione (cf Gv 20,17).

Ora, costruita questa famiglia del Regno dei cieli, come si può pensare ad una morte che stronca l'opera di un Dio con tutte le conseguenze dolorose che questo comporta? No: Dio non poteva metterci di fronte ad un'assurda separazione. Egli doveva darci una risposta. E ce l'ha data rivelandoci la verità della risurrezione della carne. Essa non risulta quasi piú al credente un mistero oscuro di fede, ma è una conseguenza logica del vivere cristiano. Essa è portatrice della gioia immensa di sapere che ci ritroveremo tutti con quel Gesú che ci ha uniti in tale modo.

L'Eucaristia e la trasfigurazione del cosmo

Ma l'effetto dell'Eucaristia nell'uomo va oltre, coinvolge tutta la natura.

Dice Paolo: "La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di Colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere anche essa liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" (Rm 8,19­21).

Ciò vuol dire che anche il creato è chiamato in qualche modo alla gloria.

Gesú che muore e risorge è certamente la causa vera della trasformazione del cosmo.

Ma, dato che Paolo ci ha rivelato che noi uomini completiamo la passione di Cristo (cf Col 1, 24) e che la creazione attende la rivelazione dei figli di Dio (Rm 8,19), Dio aspetta anche il concorso degli uomini, cristificati dall'Eucaristia, per operare il rinnovamento del cosmo. Si potrebbe quindi dire che in forza del pane eucaristico l'uomo diventa "eucaristia" per l'universo, nel senso che è, con Cristo, germe di trasfigurazione dell'universo.

Infatti, se l'Eucaristia è causa della risurrezione dell'uomo, non può essere che il corpo dell'uomo, divinizzato dall'Eucaristia, sia destinato a corrompersi sottoterra per concorrere al rinnovamento del cosmo? Non possiamo dunque dire di esser noi dopo morti, con Gesú, l'eucaristia della terra?

La terra ci mangia come noi mangiamo l'Eucaristia: non quindi per trasformare noi in terra, ma la terra in "cieli nuovi e terre nuove".

È affascinante pensare che i corpi dei nostri morti cristiani hanno il compito di collaborare con Dio alla trasformazione del cosmo. E nasce nel cuore un grande affetto e venerazione per coloro che ci hanno preceduto. Cosí si comprenderebbe ancor meglio il culto secolare per coloro che chiamiamo morti - e soprattutto per i corpi dei santi - , ma che stanno già nascendo, nel cosmo, ad una nuova vita.

L'Eucaristia redime e fa Dio noi. Noi, morendo, concorriamo con Cristo alla trasformazione della natura. Per cui la natura risulta come il proseguimento del corpo di Gesú. E del resto Gesú, incarnandosi, ha assunto la natura umana in cui confluisce tutta la natura» .