IL LUNGO ITINERARIO ALL'AMORE PIENO

  

I miei genitori mi hanno dato una convinta educazione cristiana, insegnandomela soprattutto con la vita. Sono stata inserita da ragazza e da giovane nelle attività parrocchiali: sono stata affascinata da Dio e mi sono impegnata a vivere per Lui consegnandoGli la vita. La parola del Vangelo guidava ogni giorno il mio cammino. La luce di Dio e la gioia promessa da Gesù mi riempivano il cuore. Nell'oratorio molti facevano riferimento a me, per la generosità con cui mi mettevo a servizio degli altri coetanei o più giovani.
Mi sono fidanzata con il ragazzo che dopo divenne mio marito. I nostri incontri divennero più frequenti. Era lui che mi cercava spesso e così il nostro rapporto divenne sempre più stretto, perchè lui aveva delle difficoltà con i genitori. Lui era molto possessivo: mi proibiva tante cose ed io accettavo. Era molto geloso ed i litigi continui: giunse a battermi.
In questo tempo interruppi i rapporti con la parrocchia e con la sua vita comunitaria. I nostri rapporti di fidanzati diventarono sempre più liberi. Rimasi incinta e ci sposammo su questa base fragile: era come la casa costruita sulla sabbia...
Andammo ad abitare in casa da mia madre. La situazione divenne penosa. La suocera non si rassegnava perchè lui era l'unico figlio maschio. Tra noi le stesse baruffe e la stessa gelosia. Non potevo uscire da sola, non potevo aprire la porta o rispondere al telefono...Alle nostre liti contribuivano mia madre e una mia sorella che abitava con me.
Nacque la prima figlia. Io continuavo a vivere insoddisfatta. Lui sempre di cattivo umore, non passava quasi giorno senza litigi. Uno di questi litigi, per un motivo futile, fu la goccia che fece traboccare il vaso. Egli tentò di aggredirmi. In quell'istante esplosi totalmente: gettai le sue cose fuori di casa, gridandogli di andarsene. Vennero la suocera, il cognato, poi la cognata: li misi tutti alla porta. Ribollivo al pensiero di una affermazione detta in passato da mio marito: "Quando abiteremo in casa di mia madre, finalmente ti domerò". Nella questione entrarono anche i miei fratelli e fu guerra totale.
Ben presto mi resi conto che il mio atteggiamento era sbagliato ed esasperato: ma ormai la rottura c'era stata con tutti. Alla fine, vedevo crollare la mia casa e quella mia famiglia costruita "sulla sabbia". Ed io avevo perduto quel tesoro e quei valori di vita cristiana che mi erano appartenuti in precedenza e che mi avevano riempito la vita.
Ma la luce che mi aveva abbagliata al tempo della piena amicizia con Dio, non era venuta meno. Gli sbagli, i fallimenti, l'allontanamento pratico da quei principi cristiani che pure avevo cercato di incarnare nella mia vita mi pesavano. Capivo che il mio cammino era andato fuori strada. Adesso dovevo vedere, credere decisamente nella misericordia di Gesù, nel suo amore. Avevo ricevuto tante grazie, tanta luce, e avevo sciupato tutto. Mi venne in aiuto una parola del Vangelo, tante volte ascoltata. Mi sgombrava il campo dalla paura, mi ricordava che Gesù non è venuto tra noi a condannare, ma a salvare. Ripresi a frequentare la Messa - se potevo anche nei giorni feriali - e a mettermi di impegno per riconciliare la mia famiglia. Mi confessai.
Gli amici del gruppo parrocchiale mi aiutarono molto nella riconciliazione con mio marito. Ma la famiglia di lui era totalmente contraria; era rimasta molto offesa per il mio modo di comportarmi...Sapevo che un secondo passo era andare incontro anche a loro.
Un grande aiuto l'abbiamo avuto dai miei fratelli, che, passando sopra ad ogni risentimento, ci aiutarono a trovare un nuovo appartamento, mettendo del proprio, perchè anche questo facilitasse la vita nuova.

Con mio marito ho "tirato fuori" un amore rinnovato. In Dio ho trovato un nuovo slancio. Facendo ogni cosa per Dio, ho trovato più facile non tornare sul passato e dimenticare le offese. Andare avanti significava avere inventiva d'amore pur senza sottomettermi passivamente.
Sperimentavo come fosse fondamentale mettere veramente Dio al di sopra di tutto. La Parola di Gesù che seguivo costantemente mi dava in ogni occasione la linea da seguire e la volontà di Dio compiuta generosamente mi portava la pace. Ho cercato di condividere la vita del Vangelo con altri che facevano la stessa strada, ho trovato in parrocchia altri amici che camminavano insieme con me: ed anche il contributo di questo gruppo, in cui ci si incontrava fraternamente, mi dava sempre nuova sicurezza.
A poco a poco la nostra vita di famiglia si è trasformata.
Ma c'era ancora un problema da risolvere: la riconciliazione con la famiglia di mio marito...La situazione rimaneva difficile. Mia suocera mi aveva mandato a dire che se mi fossi presentata, mi avrebbe cacciata in malo modo. Ma io confidavo nella forza di Dio.
Mentre le mie sorelle pregavano, presi con me mia figlia e andai a chiederle perdono. E di fronte a lei, che sorpresa si difendeva, io ripetevo dentro di me: "Per Te, Gesù; per Te, Gesù". A questo passo ne seguirono altri, non meno costosi: avevo la certezza che Dio era con me.
I nuovi rapporti che erano stati generati dal mio amore con la famiglia di lui avevano risvegliato la fede di mio marito. "Solo chi ha Dio dalla sua parte può fare certe cose", ripeteva. Ricominciò ad andare in chiesa ad e ad accostarsi ai sacramenti. Ormai non esisteva più la gelosia di prima, nè le proibizioni: io uscivo, facevo viaggi, partecipavo ad incontri. Non mi proibiva nè aveva più atteggiamenti insofferenti, anzi mi aiutava prendendosi la responsabilità della figlia in casa quando mi sapeva a servizio della comunità.
Una volta mi disse confidenzialmente: "Non riesco a capire se sono io che sono cambiato o sei tu che sei riuscita a conquistarti una nuova dimensione". Dentro di me la risposta era certa: radicati in Dio, nel suo amore, nella sua misericordia, era Lui la libertà che arricchiva il nostro cammino.
Ora possiamo dire che dal perdono avuto da Dio, dalla riconciliazione cercata dove c'era lacerazione, la nostra famiglia non soltanto si può dire bella, ma è una famiglia aperta alle esigenze degli altri. Chi sperimenta i doni gratuiti della misericordia di Dio, sente anche che nella propria vita "c'è più gioia nel dare che nel ricevere".