LA CRESIMA: PENTECOSTE DEL CRISTIANO, INSERIMENTO RESPONSABILE NELLA MISSIONE DELLA CHIESA

 

 

 

Il titolo dato a queste pagine sul sacramento della cresima vuole subito mettere in luce la caratteristica grazia della confermazione, in stretto rapporto con il battesimo. È il dono pentecostale dello Spirito, dato ad ogni cristiano; dona e rivela il suo inserimento responsabile nel mistero della Chiesa e della sua missione. Vi è quindi un aspetto personale cristologico-pneumatologico ed esiste pure in questo sacramento una grazia ecclesiale che diventa impegno responsabile nella missione della Chiesa. E quanto in sintesi ha espresso un bel testo del Vaticano II:

  • "Col sacramento della confermazione i cristiani vengono vincolati piú perfettamente alla Chiesa, sono arricchiti di una speciale forza dallo Spirito Santo, e in questo modo sono piú strettamente obbligati a diffondere e difendere con la parola e con le opere la fede, come veri testimoni di Cristo" (LG 11).
  • Queste parole del Concilio sono alla base della riforma del rito della confermazione, promulgato da Paolo VI con una speciale Costituzione apostolica, Divinae consortium naturae, nella quale viene modificata la formula della cresima per mettere piú in luce il dono dello Spirito Santo. Sia la Costituzione apostolica, sia le premesse dottrinali del rito e il rito stesso, sono per noi punti di partenza e di confronto in un tema complesso nella sua storia e nella sua teologia. Si tratta, infatti, di un sacramento che negli ultimi decenni ha polarizzato l'attenzione degli studiosi da diversi punti di vista, specialmente nel rapporto specifico di questo sacramento con il battesimo cristiano. Ecco qui subito qualche spunto sull'attualità del tema:

     

  • — Dal punto di vista teologico si deve dire che l'interesse per lo studio della cresima si è sviluppato verso il 1946 nella Chiesa anglicana, dove alcuni teologi hanno voluto approfondire il legame fra battesimo e cresima. Qualcuno, come il grande liturgista G. Dix, ha proposto il famoso dilemma se il battesimo dona anche lo Spirito Santo, la cresima è un sacramento inutile, se invece il battesimo dona soltanto la remissione dei peccati, la cresima si può ritenere il sacramento che dona lo Spirito Santo. Questo dilemma è stato rifiutato da alcuni, per mettere in luce che non si può pensare, con i dati della Scrittura alla mano, che il battesimo possa essere svincolato dall'opera e dal dono dello Spirito Santo; la cresima, quindi, secondo il loro parere, diventa un sacramento inutile. Altri, invece, come L.S. Thornton, hanno ribadito sia l'unità dell'iniziazione cristiana con i due sacramenti, battesimo e cresima, sia anche la progressività storica del dono dello Spirito che alla luce della rivelazione compie in maniera progressiva ed approfondita la sua opera senza poter essere rinchiuso in un dilemma come quello sopra esposto. Infatti, nel Cristo, nella Chiesa, nel cristiano, può apparire la sua donazione progressiva in diversi momenti ed atti salvifici.

    Bisogna dire che tanto i teologi riformati (M. Thurian, L. Vischer) come quelli cattolici (L. Bouyer, G. Martimort, K. Rahner, E. Schillebeeckx, H. Kung, J.M. Congar) sono stati molto sensibili a questa discussione che è servita ad una accurata ricerca storica e teologica, forse non ancora del tutto chiusa.

     

    — Dal punto di vista liturgico-pastorale, la cresima ha posto diversi problemi. Il primo è quello di qualificare meglio con la materia e la forma la grazia specifica del sacramento, alquanto diluita nella precedente forma della Chiesa d'Occidente in confronto con le formule orientali, per significare il dono dello Spirito Santo. Dal punto di vista strettamente pastorale, si è discusso a lungo, e anche qui la questione non è del tutto pacifica, sul momento piú opportuno per il conferimento di questo sacramento; infatti, mentre in Oriente il battesimo e la cresima sono conferiti insieme perfino ai neonati, in Occidente la cresima viene spostata spesso ad un'età vicina alla adolescenza per far prendere coscienza dell'importanza del sacramento, con l'inconveniente di una rigida separazione del battesimo dalla cresima, e di uno sconvolgimento nell'ordine logico dei sacramenti della iniziazione con l'anticipazione della prima comunione eucaristica.

    Dal punto di vista ecumenico, la cresima è ancora un sacramento "difficile"; benché in certe confessioni non cattoliche non sia scomparso il rito, esso non viene considerato nella sua pregnante sacramentalità, come succede nella Chiesa cattolica ed in quella ortodossa.

  • Questo iniziale ventaglio di problemi teologici deve essere però bilanciato col nuovo interesse che viene dal sacramento della cresima in un momento di risveglio ecclesiale.

  • — Da una parte oggi assistiamo ad una presa di coscienza molto responsabile dell'inserimento del cristiano nella vita stessa della Chiesa, come conseguenza della grazia di essere cristiani maturi e quindi testimoni della fede. La cresima appare in questo contesto il sacramento fondante, assieme al battesimo, della dignità e della responsabilità del laicato cattolico che munito della grazia dello Spirito, diventa fermento di una umanità nuova.

    — Dall'altra parte il nuovo interesse teologico e spirituale per l'azione dello Spirito Santo, dei suoi doni e dei suoi carismi, nella Chiesa e nei singoli credenti, ha dato un nuovo impulso alla teologia, alla liturgia, alla pastorale e alla spiritualità del sacramento della cresima.

  • È sulla scia di questi vari interessi che noi vogliamo trattare il tema del sacramento della cresima, delineando le piste piú sicure e costruttive, in piena continuità con l'esposizione già fatta sul battesimo, che la cresima, appunto, "completa e perfeziona", secondo le antiche formule della teologia classica.

    Sarà utile premettere una parola sui nomi che qui usiamo indistintamente:

  • — La parola "confermazione", piú vicina alla terminologia latina, indica il sacramento in questione in quanto "conferma", "completa" il battesimo e la grazia del battezzato.

    — La parola "cresima" ci ricorda il crisma dell'unzione e si riallaccia piuttosto alla teologia orientale che parla dell'unzione o del myron, l'unguento profumato che è la materia del sacramento.

     

     

     

  • 1. I fondamenti biblici della cresima

     

    Un fondamento remoto del sacramento della cresima a livello biblico possiamo affermare che è tutta la dottrina dell'A.T. e del N.T. sullo Spirito Santo come dono che si riversa sul popolo di Dio, sul Cristo, sulla Chiesa e sui cristiani. Posta in questi termini, la questione ci obbligherebbe a compiere una analisi di tutti i testi pneumatologici della Bibbia Preferiamo, però, indicare alcuni testi fondamentali sullo Spirito Santo che sono piú aderenti al nostro tema, seguendo le indicazioni delle Costituzione apostolica Divinae consortium naturae.

     

     

    a. Lo Spirito Santo e la missione di Cristo

     

    I testi del N.T. mettono in chiara luce la discesa dello Spirito Santo su Gesú nel suo battesimo al Giordano ed il rapporto di questo dono con la sua missione quale Messia. Infatti, lo Spirito discende su di lui (cf. Mc. 1, 10; Lc. 3, 22; Gv. 1, 32). La missione di Gesú che "è pieno di Spirito Santo" inizia con la sua permanenza nel deserto "spinto dallo Spirito Santo" (Lc. 4,1) e si manifesta nella Sinagoga di Nazareth dove egli ricorda l'unzione dello Spirito Santo che gli è stata conferita per la sua predicazione ed azione messianica (cf. Lc. 4, 16-21).

    Ai suoi Gesú promette la grazia dello Spirito Paraclito, dono d verità che deve rimanere per sempre con loro affinché possano rendere testimonianza alla sua persona e alla sua dottrina (cf. Gv. 15, 26; 14, 16 Lc. 12,12). La promessa di Gesú, ripetuta dopo la sua risurrezione (C Atti, 1, 5.8), si realizza il giorno della Pentecoste quando tutti "furono pieni di Spirito Santo" (Atti, 2, 4) iniziando cosí la missione della Chiesa apostolica con la forza dello Spirito.

     

     

    b. Il dono dello Spirito nella Chiesa

     

    Nello stesso giorno della Pentecoste coloro che accolsero la parole di Pietro e, pentiti, furono battezzati, ricevettero anch'essi il dono del Spirito Santo (Atti, 2, 38).

    Questo dono dello Spirito che è regolarmente conferito con

    battesimo cristiano, è cosí importante che in due testi degli Atti degli Apostoli viene sottolineato che è amministrato con l'imposizione delle mani, anche a distanza dal battesimo. Due testi fondamentali, che sono proposti in questo contesto, sono:

    Atti, 8, 15-17. Si tratta dei discepoli di Samaria che sono stati solo battezzati nel nome del Signore Gesú ma sui quali pregano Pietro e Giovanni perché ricevano lo Spirito Santo: "Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo". Il gesto dell'imposizione delle mani preceduto dalla preghiera è chiaro; altrettanto chiaro è il dono dello Spirito Santo conferito dagli apostoli.

    Atti, 19, 5-6. Si tratta dei discepoli di Efeso che hanno ricevuto solo il battesimo di Giovanni e quindi vengono battezzati nel nome del Signore Gesú, per la prima volta, e ricevono con l'imposizione delle mani, lo Spirito Santo.

    Anche se vi sono alcune incertezze esegetiche riguardo al pieno significato di questi testi, la tradizione piú sicura li considera alla base del dono dello Spirito che ricevono i battezzati mediante un gesto classico che indica la trasmissione di un dono: l'imposizione delle mani. A questo gesto, che sembra seguire sempre il battesimo, fa pure allusione Ebr. 6, 2-4 in un contesto dove si parla non soltanto della illuminazione, ma anche della partecipazione dello Spirito Santo.

     

     

    c. Il sigillo e l'unzione dello Spirito

     

    Alla base della cresima troviamo pure due parole ricche di significato: il sigillo dello Spirito e l'unzione.

    IL sigillo, in greco sfragis, è segno di appartenenza. Paolo lo riferisce alla circoncisione e al battesimo (cf. Rom. 4,11); il cristiano, infatti, ha ricevuto il "suggello dello Spirito Santo" (Ef. 1,13), è stato segnato con lo Spirito Santo per il giorno della redenzione (cf. Ef. 4, 30). Nella prospettiva di Giovanni, Gesú è colui che possiede il sigillo di Dio (cf. Gv. 6, 27), e i cristiani sono i "segnati" con questo stesso sigillo (cf. Ap. 7, 2-8; 9, 4). In un testo paolino di notevole ricchezza simbolica lo Spirito Santo viene qualificato insieme come dono, sigillo ed unzione: "È Dio (Padre) stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori" (2 Cor. 1, 21-22).

    L'unzione, in greco chrisma, è segno di consacrazione mediante una penetrazione interiore che è appunto significata dall'olio. Gesú è il consacrato del Padre (cf. Gv. 10, 36), è il Messia, unto con lo Spirito Santo (cf. Atti, 10, 38). I cristiani ricevono nel battesimo l'unzione dello Spirito (cf. 2 Cor. 1, 21-22), che secondo la teologia giovannea aiuta a prendere una conoscenza perfetta della verità mediante l'insegnamento interiore dello Spirito Santo (cf. 1 Gv. 2, 20-27). Questa unzione interiore è segno di una vita che esprime esternamente il profumo di Cristo (cf. 2 Cor. 2, 15).

    Ecco una polivalente terminologia del dono dello Spirito che è espressa con riferimenti simbolici all'unzione, al dono, al sigillo, al segno, al profumo. Senza voler minimamente affermare che già in questi testi abbiamo una esatta configurazione della cresima come sacramento autonomo dal battesimo, dobbiamo ammettere che essi indicano il dono dello Spirito, con un segno che in seguito sarà ritualizzato nella liturgia battesimale.

     

     

     

    2. La prassi liturgica nel conferimento dello Spirito Santo

     

    La Chiesa ha conosciuto una lunga evoluzione per quanto riguarda il conferimento della cresima, tanto in Oriente come in Occidente. Da questa complessa evoluzione sorgono oggi molti problemi che in parte sono stati risolti in maniera pratica da Paolo VI con la Costituzione apostolica Divinae consortium naturae. Questi problemi riguardano il rito stesso e la sua autonomia dal rito del battesimo, la materia e la forma del sacramento, il ministro ordinario di questo sacramento. Vediamo alcune di queste questioni in sintesi.

     

     

    a. La tradizione lineare dell'Oriente

     

    Fin dalla remota antichità cristiana, in Oriente è prevalsa, al momento del battesimo, una unzione con olio profumato, chrisma o myron, che, dopo il gesto di lavare il corpo, significava il dono interiore dello Spirito Santo. Le catechesi di Gerusalemme danno molto rilievo a questo gesto, al quale viene dedicata una intera spiegazione mistagogica. Il balsamo dell'unzione viene designato come "carisma di Cristo, divenuto efficace della sua divinità per la presenza dello Spirito Santo. Ti vengono unti simbolicamente di quel balsamo la fronte e tutti gli altri sensi. Il corpo è unto di questo balsamo visibile, ma l'anima è santificata dallo Spirito Santo vivificatore".

    Fin dal secolo IV abbiamo quindi con chiarezza in Oriente il conferimento dello Spirito Santo con l'unzione crismale ed una formula come questa: "sigillo del dono dello Spirito Santo". Ci piace però ricordare anche questa formula in uso anticamente in Antiochia, "Per il santo myron, profumo di Cristo Dio e per il sigillo della vera fede e per il dono dello Spirito Santo (qui viene detto il nome di chi riceve il sacramento), viene segnato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo vivente e santo per la vita eterna".

    Ancora oggi le Chiese orientali di tradizione bizantina conferiscono il crisma subito dopo il battesimo, anche ai neonati, ed i presbiteri sono i ministri ordinari del sacramento. Una grande solennità viene data alla consacrazione del crisma per l'unzione, fatto con una mistura di decine di erbe aromatiche.

    La tradizione orientale è stata decisiva per il nuovo rito della cresima in Occidente, come vedremo subito.

     

     

    b. La tradizione dell'Occidente

     

    Piú complessa appare la tradizione liturgica occidentale nella quale abbiamo giustapposti, dopo Il battesimo, almeno tre segni: l'unzione, la "consignatio" o segno di croce sulla fronte del battezzato, l'imposizione delle mani; quest'ultima poi viene assorbita dallo stesso segno dell'unzione: Si fa l'unzione imponendo le mani, o il gesto dell'unzione è ritenuto già imposizione delle mani.

    La formula antica, "Segno di Cristo per la vita eterna", o quella medievale durata fino al cambiamento decretato da Paolo VI, "Ti segno con il segno della croce e ti confermo col crisma della salvezza...", non fa allusione esplicita allo Spirito Santo.

    Il gesto della crismazione ed imposizione delle mani tende a distaccarsi dal battesimo perché viene riservato al vescovo, in un momento in cui diminuiscono i battesimi degli adulti e ai bambini viene conferito il battesimo dai presbiteri senza attendere la presenza del vescovo. Ma non è cosí dappertutto, poiché in Spagna e in Francia anche i presbiteri erano abilitati a compiere la crismazione.

    Questa complessa situazione liturgica, specialmente il distacco della cresima dal battesimo, con la perdita di un vivo contatto con la tradizione orientale e di sensibilità alla grazia dello Spirito Santo, porta in Occidente ad elaborare una teologia della cresima nella quale viene sempre piú dimenticato il senso primigenio del dono dello Spirito. Nella complessità dei segni adoperati nella cresima, viene ad aggiungersi il gesto dello "schiaffo" sulla guancia che, pur essendo completamente secondario, acquista nella mente della gente una certa importanza simbolica. La teologia risente di questa ambiguità. La grazia della cresima, completamento del battesimo con il dono efficace dello Spirito, è interpretata, con certi apriorismi simbolici, come grazia di "forza per la lotta", aumento della grazia e della gloria, coraggio per proclamare la fede, crescita del cristiano fino all'età adulta.

     

     

    c. Rito attuale

     

    Come frutto della ricerca teologica e liturgica che ha preceduto il Vaticano II, Paolo VI ha voluto con una solenne presa di posizione garantire per l'avvenire il genuino senso della cresima, ristabilendo una formula di grande valore ecumenico, ispirata alla liturgia orientale antica di Costantinopoli. Ecco le parole del papa:

    "Perché la revisione del rito della confermazione comprenda opportunamente anche l'essenza stessa del rito, decretiamo e stabiliamo che in avvenire sia osservato nella Chiesa latina quanto segue: il sacramento della confermazione si conferisce mediante l'unzione del crisma sulla fronte, che si fa con l'imposizione delle mani, e mediante le parole: Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono".

    Ministro ordinario e originario della cresima è il vescovo, il quale tuttavia può delegare, in certi casi, anche i presbiteri a compiere tale gesto, o può associarli al suo ministero nel conferimento del sacramento a un gran numero di persone, secondo le prescrizioni attuali dei canoni della Chiesa.

    Un testo introduttivo del rito della cresima spiega cosí il susseguirsi di diversi rituali:

    "L'imposizione delle mani, fatta dal vescovo e dai sacerdoti concelebranti è un gesto biblico pienamente adatto all'intelligenza del popolo cristiano. con esso si invoca il dono dello Spirito Santo. L'unzione del crisma e le parole che l'accompagnano significano molto bene gli effetti dello Spirito Santo. IL battezzato sul quale il vescovo stende la mano, per tracciargli sulla fronte il segno della croce con olio profumato, riceve un carattere indelebile, sigillo del Signore, e, insieme, il dono dello Spirito che lo configura piú perfettamente a Cristo e gli dà la grazia di espandere tra gli uomini il "buon profumo"".

    La liturgia della Chiesa ha recuperato cosí la pregnante pienezza di tutti i segni biblici del dono dello Spirito: il dono-caparra mediante l'imposizione delle mani, l'unzione interiore con il crisma, il sigillo fatto mediante il segno della croce sulla fronte, l'espansione del profumo del crisma consacrato.

     

     

     

    3. Linee per una teologia della cresima nella Chiesa di oggi

     

    Abbiamo già accennato alla complessità della teologia della cresima nella tradizione occidentale, come frutto di una diversa prassi nelle Chiese e di una incertezza nelle formule. Abbiamo ugualmente ricordato il risveglio teologico attorno a questo sacramento. Tentiamo ora di offrire alcune linee di teologia che si basano su alcuni punti certi e irrinunciabili della teologia cattolica. Questi punti sono:

     

  • — La certezza che la cresima è un sacramento distinto dal battesimo seppur con esso intimamente connesso. Qualsiasi tentativo di sminuire la sacramentalità della cresima per motivi storici o ecumenici, facendola apparire come una appendice del battesimo, va assolutamente rifiutato Questa dottrina della fede è comune alle Chiese di Oriente e di Occidente cattoliche e ortodosse.

     

    — IL nuovo rito della confermazione promulgato da Paolo VI secondo la piú genuina tradizione della Chiesa, offre validi spunti per tracciare alcune linee teologiche che superano le incertezze del passato o le visuali piuttosto ristrette riguardo a questo sacramento.

     

    — Nella luce di questo rito, mettiamo l'accento sull'aspetto pneumatologico ed ecclesiale della cresima, ovviamente riaffermando che il battesimo è compiuto nello Spirito Santo, dà lo Spirito della remissione dei peccati e della figliolanza divina, ed inserisce nel mistero ecclesiale. La grazia dello Spirito e l'inserimento ecclesiale della cresima si pongono in un rapporto di novità e di crescita che è proprio dell'azione dello Spirito Santo nella storia della salvezza, nel Cristo, nella Chiesa e quindi nel cristiano.

     

     

  • a. Dono dello Spirito per l'edificazione della Chiesa

     

    Cosí la Chiesa presenta il significato della cresima nelle Premesse dottrinali del rito:

  • "Con il sacramento della confermazione i battezzati proseguono il cammino della iniziazione cristiana. In forza di questo sacramento, essi ricevono l'effusione dello Spirito Santo che nel giorno di pentecoste fu mandato dal Signore risorto sugli Apostoli. Questo dono dello Spirito Santo rende i fedeli in modo piú perfetto conformi a Cristo e comunica loro la forza di rendere a lui testimonianza, per l'edificazione del suo corpo nella fede e nella carità. Essi ricevono inoltre il carattere o segno indelebile del Signore; per questo il sacramento della confermazione non si può ripetere".
  • Con queste parole si mette in risalto la continuità dinamica con il battesimo, la partecipazione al dono di Cristo risorto ai suoi discepoli nella Pentecoste, la destinazione cristologica della grazia dello Spirito che ci configura piú perfettamente al Signore, e finalmente l'aspetto ecclesiale della cresima, forza per la testimonianza e dono carismatico per l'edificazione della Chiesa.

    Con il dono dello Spirito il cristiano entra pienamente nel dinamismo della storia della salvezza che ha come protagonista attivo e misterioso lo Spirito Santo già nell'Antico Testamento. Lo Spirito è stato riversato sul popolo di Dio come unzione sacerdotale e regale, come forza profetica. È per questo che il rito della cresima riprende nella liturgia della parola i testi piú significativi dello Spirito Santo nell'Antico Testamento.

    Il cristiano, a somiglianza di Cristo, è unto dallo Spirito Santo. In Cristo possiamo rintracciare una progressività misteriosa di questo dono sempre nuovo ed efficace; l'incarnazione avviene per opera dello Spirito ma nel battesimo Gesú è unto dallo Spirito Santo; con questa unzione Gesú dà la vita sulla croce, in virtù di uno "Spirito eterno"; ma, ancora, Egli è risuscitato per opera dello Spirito Santo e costituito Figlio di Dio con potenza (cf. Rom. 1, 4). Anche il cristiano, figlio di Dio nel battesimo, riceve il suo "battesimo nello Spirito", come gli apostoli alla Pentecoste, per essere costituito nella forza dei doni messianici. Il testo di Isaia 11, 2-3, sui doni dello Spirito, viene invocato nel rito della cresima perché avvenga nel cristiano quanto è avvenuto in Cristo. È in questa linea di progressiva maturità che noi possiamo cogliere una certa simmetria tra Il mistero di Cristo e quello del cristiano in una rinnovata effusione dello Spirito.

    Lo Spirito, dono di Cristo, ci configura a Lui nella partecipazione al suo ministero messianico di annunzio del Regno, di testimonianza di vita, fino alla misura della santità apostolica nella quale si raggiunge la pienezza di una configurazione al Crocifisso-Risorto animato dallo Spirito.

    Il dono dello Spirito Santo della Pentecoste ha una chiara connotazione ecclesiale. E dato per la Chiesa che è il Corpo di Cristo, animato dallo Spirito Santo, Spirito del Padre e del Cristo. Nella forza dell'unico amore e nella potente effusione dei doni carismatici, lo Spirito unifica la Chiesa, la abbellisce con i suoi doni, la ringiovanisce continuamente in una rinnovata Pentecoste che ha come dono oggettivo sacramentale la confermazione (cf. LG 4 e 11). Questo aspetto della ecclesialità è sottolineato dal ministero apostolico dei vescovi, ministri ordinari della cresima, centro di comunione ecclesiale e garanzia di continuità con la Chiesa apostolica.

    Questa potenza dello Spirito che unifica la Chiesa e la rende polivalente nei suoi doni e carismi, è fondamento del sacerdozio dei fedeli e del loro ruolo profetico (cf. LG 11-12), della dimensione missionaria dei fedeli tutti nella Chiesa (cf. LG 31-33; AG 36-41), della loro chiamata alla santità (cf. LG 40-42). Nella forza missionaria e rinnovatrice dello Spirito Santo, la testimonianza cristiana si apre al rinnovamento della società per l'avvento del Regno di Dio, dato che è lo Spirito Santo Colui che prepara la seconda venuta del Signore.

     

     

    b. Rapporto fra battesimo e cresima

     

    Una difficoltà teologica per capire in pieno il significato della cresima è il suo rapporto con il battesimo. Già nel secolo XVI, Lutero e Calvino ritenevano la cresima un sacramento inutile, un doppione del battesimo che conferisce già il dono dello Spirito.

    Il dilemma recente in campo anglicano conferma un certo disagio davanti alla piena sacramentalità della cresima in quanto non sembra conferire una grazia diversa da quella del battesimo.

    In campo anglicano e in campo cattolico, ma anche tra i riformati, si è cercata una chiave di soluzione nell'azione dinamica e progressiva dello Spirito Santo. Difatti, lo Spirito continua ad agire fin dalle origini ed è "misterioso precursore" di Cristo attraverso uomini e donne ripieni della sua grazia. Luca, ad esempio, sottolinea la presenza dello Spirito in Zaccaria, Elisabetta, Maria e Giovanni il Battista prima ancora della nascita del Messia. Vi è pure un dinamismo progressivo nel dono dello Spirito alla Chiesa: al Calvario dove Gesú consegna pure misteriosamente il suo spirito (cf. Gv. 20, 22); nel Cenacolo ancora, il giorno di Pentecoste. Non è quindi strano che fin dall'inizio oltre al battesimo nel nome di Gesú—che è opera dello Spirito Santo—sia stato significato il dono di questo Spirito.

    In questa linea mi sembra che a monte di tutta questa problematica sta il misterioso disegno di rendere espressa nell'iniziazione cristiana la partecipazione alla grande ricchezza del mistero di Cristo e dello Spirito. Se infatti il battesimo mette piú in risalto l'aspetto cristologico della partecipazione al mistero pasquale (morte-risurrezione), la confermazione esplicita la partecipazione al dono dello Spirito della Pentecoste. I due misteri sono unitari, eppur diversi, nella accentuazione e nel tempo, come il battesimo e la cresima si corrispondono, richiamandosi a vicenda eppure rimanendo sacramenti distinti.

    Battesimo e cresima convergono nell'Eucaristia che ne rinnova la grazia. Essa infatti non è soltanto la presenza rinnovata del mistero di Cristo crocifisso e risorto, ma è pure, come sottolinea la liturgia orientale, il rinnovamento della Pentecoste, nella effusione dello Spirito Santo dal corpo eucaristico di Cristo risorto sulla Chiesa, per renderla "un solo corpo e un solo Spirito".

     

     

     

    4. Problemi pastorali ed ecumenici

     

    La cresima, pur nella sua bella teologia e nel rinnovato interesse dato dal nuovo rito, rimane un sacramento difficile a livello pastorale ed ecumenico.

     

     

    a. L'età della cresima

     

    La lunga e complessa storia di questo sacramento ci ha lasciato alcune questioni insolute.

    La prassi orientale che conferisce anche ai neonati il battesimo e l'unzione crismale, rimane piú lineare a livello teologico; sottolinea l'unità e la continuità dei due sacramenti e non spezza il nesso logico dell'iniziazione: battesimo, cresima, Eucaristia.

    La prassi occidentale che da molti secoli ha separato il battesimo dalla cresima, si porta dietro alcune esitazioni che si risolvono in una certa tensione tra la corrente teologica e quella pastorale.

    La corrente teologica intende salvaguardare la logica continuità dei tre sacramenti dell'iniziazione cristiana, evitando di anticipare nella prassi pastorale la prima comunione al conferimento della cresima. La soluzione in questo caso, e salvaguardando la mente della Chiesa riguardo alla sollecitudine per il battesimo dei bambini, è quella di conferire la cresima all'inizio dell'età scolare, prima della prima comunione.

    La corrente pastorale intende valorizzare la cresima come momento opportuno nel quale coloro che sono stati battezzati da piccoli possono prendere coscienza piena dei loro impegni battesimali, con la forza dello Spirito. In questo caso la scelta è per una posticipazione della cresima all'inizio della adolescenza, anticipando pure, secondo le usanze, la prima comunione.

    La Chiesa nella sua legislazione piú recente rimane aperta alle diverse soluzioni. Richiede nei confermandi, che non siano in pericolo di morte, l'uso della ragione, una adeguata preparazione, capacità per rinnovare le promesse battesimali (CJC c. 889). Indica come età il momento della "discrezione" (sei-sette anni), a meno che le conferenze episcopali non abbiano disposto diversamente (CJC c. 891).

     

     

    b. La coscienza del dono ricevuto

     

    Nel caso della cresima, come in quello del battesimo, conferita ai bambini, rimane sempre l'arduo compito di risvegliare la coscienza del dono ricevuto, delle sue grazie e dei suoi impegni. La cresima è sempre un dono del quale si deve vivere in continua crescita, sia che venga ricevuto in tenera età, come in Oriente, sia che venga posticipato all'inizio dell'infanzia ragionevole o dell'adolescenza. In tutti e due i casi la cresima è sempre un punto di partenza, non un punto di arrivo. Impegna tutta la vita.

    Questo richiede una adeguata preparazione a ricevere il sacramento — a livello catechistico, spirituale — ma anche una continuità nel conservare ed accrescere il dono ricevuto in piena comunione con la Chiesa, in un inserimento responsabile nell'apostolato, in una testimonianza della fede, e nella edificazione della Chiesa locale.

    Ricevuta una volta per sempre, la cresima, dono dello Spirito, deve essere risvegliata continuamente come grazia di maturazione a livello di conformazione a Cristo e di servizio alla Chiesa.

     

     

    c. Il problema ecumenico

     

    La cresima rimane ancora un problema ecumenico, come sottolineano unanimemente alcuni documenti comuni sui sacramenti. Alla chiara posizione teologica e liturgica dei cattolici e degli ortodossi, i protestanti, ancorati alle posizioni di Lutero e di Calvino, oppongono la negazione della sacramentalità del rito. Un rito che, del resto, è conservato in alcune Chiese come ratifica degli impegni battesimali nella adolescenza. Si nota, però, un crescente interesse da parte di alcuni teologi protestanti, che converge anche nel rinnovato studio della pneumatologia biblica e liturgica. È su questa base che ci si può augurare una felice convergenza dottrinale, scevra da pregiudizi storici, ancorata nella grande tradizione della Chiesa antica.

     

     

     

    5 Spiritualità della cresima

     

    Lo Spirito Santo ricevuto come dono per la vita eterna, unzione interiore, sigillo di appartenenza a Cristo, è alla base di una fondamentale chiamata alla spiritualità, alla vita secondo lo Spirito. Quanto la rivelazione attribuisce all'azione misteriosa dello Spirito Santo — la preghiera, la testimonianza, il culto spirituale, l'offerta sacrificale di sé fino al martirio — ha il suo fondamento in questa grazia sacramentale. In essa ha soprattutto il suo fondamento il senso dinamico della vita cristiana, la chiamata alla maturità e alla santità che si riversa nel dono di sé, nella carità ardente, nella iniziativa apostolica, nella generosità missionaria.

    Nell'indissolubile richiamo alla grazia di Cristo, non si può non dimenticare che la grazia della cresima è il dono di Cristo risorto ai suoi fedeli nella Chiesa e per la Chiesa, per la comunione interiore e per l'espansione missionaria. Alla radice dei doni e dei carismi, dei diversi servizi ecclesiali, della non trasferibile responsabilità personale nella costruzione della Chiesa, si trova il dono e il dinamismo dello Spirito Santo.

    Se Cristo dona lo Spirito della Pentecoste nella cresima, lo Spirito opera nei singoli una sempre piú profonda assimilazione a Cristo crocifisso e risorto, nella profondità della sua Passione fino al martirio, nella donazione generosa dell'apostolato. Inoltre, lo Spirito è dato fondamentalmente per la Chiesa, Corpo di Cristo, per la crescita di una comunione armonica e dinamica di tutti i doni che in Lui trovano il punto di convergenza, per l'unità di tutti e di tutto.

    In un momento in cui la Chiesa, attraverso una rinnovata effusione dello Spirito, prende coscienza della presenza e dell'azione del Santo Pneuma, la cresima, ricewta o da ricevere, deve essere riscoperta e celebrata come la grazia dello Spirito che ci è stato dato per essere conformi al Cristo e per edificare nell'unità il suo Corpo che è la Chiesa.