Che importa? AmarTi importa!

di CHIARA LUBICH

Come rispondere al Suo Amore?

Dio, in mezzo al furore della guerra, frutto dell'odio, sotto l'azione di una grazia particolare si manifestò per quello che Egli veramente è: Amore. Anche prima credevamo in Lui, anche prima cercavamo di amarlo. Egli era l'onnipotente, l'onnipresente. Era anche misericordia. Ma in quel momento abbiamo avuto una comprensione nuova di Lui. È stata come una folgorazione, come la scoperta di una verità che prima non avevamo afferrato. E in quel momento per noi la vita ha acquistato un significato nuovissimo: se Dio è Amore, Egli ci ama. Allora tutto ciò che accade, gioie e dolori, tutto è previsto da lui, tutto è voluto o permesso dal suo amore.

Dio si rivelava a noi Padre che sta nei Cieli e si cura di noi. E noi ci sentivamo sue figlie. Questa convinzione, questa fede nel suo amore è stata così forte, è penetrata così profondamente nel nostro spirito, da farci decidere che, se fossimo state vittime della guerra, avremmo desiderato avere come nostro nome sulla tomba le parole: «Noi abbiamo... creduto all'amore» (1 Gv 4, 16).

E subito, compreso in maniera nuova Dio, ci siamo sentite spinte a contraccambiare il suo amore col nostro. Così desiderando conoscere il vero modo di amare Dio, ci siamo ricordate che sta scritto nel Vangelo: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7, 21). Fare la volontà di Dio, dunque, era la grande possibilità che avevamo d'amare Dio. Non si trattava di sentimentalismi o ragionamenti, ma di «fare». E vi ci siamo impegnate con tutto il cuore.

Mio Dio e mio Tutto

Costruire su Dio. I cristiani poggiano la loro vita su Dio.

Noi, poi, aderendo al nostro Movimento, abbiamo messo Dio più coscientemente a fondamento di tutta la nostra esistenza. È la scelta di lui il primo passo che lo Spirito Santo ha fatto fare al Movimento nascente e ha fatto fare ad ognuno di noi quando lo abbiamo incontrato. Lo Spirito, infatti, quando agisce, opera spesso come nel battesimo: fa morire e risorgere: morire ai nostri ideali precedenti e risorgere all'unico ideale immortale: Dio.

Anche ora deve rimanere viva in noi questa scelta radicale. I nostri volontari nel '56, quando si spegneva il sogno di libertà in Ungheria, sono nati al grido lanciato da Pio XII: «Dio, Dio, Dio» e si sono detti «volontari di Dio». Ma tutti siamo di Dio, noi, membri del nostro Movimento. E se lo siamo, se Dio è tutto per noi, esprimiamo questa realtà, diamo sfogo al nostro amore per lui: adoriamolo infinito al di là del creato, glorifichiamolo presente dovunque nell'universo intero, lodiamolo nel fondo del nostro cuore e vivo nei tabernacoli. (...). Ma bisogna anche ripetere col cuore tutto il giorno, ogni qualvolta si può: «Dio, Dio, Dio»; «mio Dio, mio tutto», «mio Dio, mio tutto».

 

Amare Dio importa!

Che importa? Amare Dio importa! Ecco un grido di battaglia in questa vita militante che ci tiene staccati da tutto cio che non è Dio. Qualunque cosa succeda, riteniamo tutto nulla, perché importa solo amare Dio. Dammi di amarti, Signore, con amore immenso come immenso è il tuo amore. Dammi di amarti, Signore, con lo stesso tuo cuore. Che Tu splenda sempre nel centro del nostro cuore e tutto giri attorno a Te, in funzione di Te. Poi, non importa dove, come, se e ma.

Io sono nulla, Tu sei Tutto

I giganti della religione, che sono i santi, sono sempre stati coscienti di ciò e spesso la loro preghiera a Dio è fiorita così dal loro cuore: «Io sono nulla e Tu sei Tutto». E il risultato che hanno ricavato da questa loro consapevolezza è stato di poter costatare un giorno che il loro nulla era riempito dal Tutto, che Dio era entrato pienamente nel loro cuore. Essendosi annientati, partecipavano persino della sua gloria. Come si sono comportati questi cristiani veramente realizzati, così dobbiamo fare anche noi. Ricordo che all'inizio del Movimento, volendo appunto imitare i santi, dichiaravamo ripetutamente a Gesù nel tabernacolo che Egli è tutto e noi nulla. E lo facevamo soprattutto prima di parlare in pubblico, perché non fossimo tanto noi a dare agli altri parole umane e vuote, ma fosse Lui in noi a parlare ai cuori. E non posso dimenticare quanto spesso Egli ci abbia aiutato, tanto da poter dire: se sin dall'inizio il Movimento ha avuto l'espansione che sappiamo, lo dobbiamo pure a questo fatto. E allora, anche adesso dobbiamo metterci in questa disposizione davanti a Dio: dirgli sempre che noi siamo nulla e Lui tutto, ma soprattutto vivere questo nulla: essere quello che realmente siamo per noi stessi: nulla.

Nelle varie spiritualità che hanno abbellito la Chiesa attraverso i secoli, molti sono stati i modi suggeriti dallo Spirito Santo per insegnare ai cristiani ad annullarsi: vi sono coloro che s'impegnano costantemente a rinnegare se stessi, a mortificazioni anche grandi, altri che tendono al cosiddetto 'nada' (niente), niente di tutti gli appetiti (cioè i desideri), ecc. Noi, pur tenendo presente il dovere della rinuncia, dobbiamo seguire una via particolare: trovare il nulla di noi pensando a Dio e alla sua volontà, e al prossimo vivendo in noi le sue ansie, le sue pene, i suoi problemi, le sue gioie.

Si, amando. Se siamo 'amore' sempre, nel presente, noi, senza che ce ne accorgiamo, siamo per noi stessi nulla. E perché viviamo il nostro nulla affermiamo con la vita la superiorità di Dio, il suo essere Tutto. Nello stesso tempo, però, perché siamo nulla nel presente essendo amore, Dio ci fa subito partecipi di Lui, e allora siamo 'niente' per noi stessi e 'tutto' a causa di Lui. E quindi (...) facciamo sempre nostra la volontà di Dio: quella che conosciamo ed abbiamo programmata, e quella imprevista, che si manifesta giorno per giorno, ora per ora. Così facendo non sarà solo la nostra preghiera a dirGli: «Tu sei tutto, io sono nulla», ma lo griderà la nostra stessa vita. Dio!

Dapprima lo scegli come Tutto della tua vita per esclusione del resto, che vedi fatuo e vano. Poi vedi con gli occhi suoi uomini e cose, mondo e storia, avvenimenti immensi e minuscoli... e lo ami presente nella natura e nei secoli. Infine lo «senti» in fondo al tuo cuore. E Colui di cui credevi l'esistenza per fede, ti si manifesta reale per mistica tangibile dimostrazione. E credi che Lui c'è, perché realmente c'è in fondo al tuo animo . Ti ringrazio, mio Dio, di avermi comandato di amarti con tutto il cuore. Trovo che ogniqualvolta obbedisco al tuo imperativo il mio animo acquista l'equilibrio e la mia persona la sua dignità presso gli uomini.

L'immensità di Dio

In un momento di riposo ho visto un documentario sulla natura (...). Contemplando l'immensità dell'universo, la straordinaria bellezza della natura, la sua potenza, sono risalita spontaneamente al Creatore del tutto e ho avuto come una nuova comprensione dell'immensità di Dio. L'impressione è stata così forte e così nuova che mi sarei gettata subito in ginocchio ad adorare, a lodare, a glorificare Dio. Ho sentito un bisogno di far ciò, come se questa fosse la mia attuale vocazione. E, quasi mi si aprissero ora gli occhi, ho compreso come non mai prima, chi è colui che abbiamo scelto come ideale, o meglio colui che ha scelto noi. L'ho visto così grande, così grande, così grande che mi sembrava impossibile avesse pensato a noi. E questa impressione della sua immensità mi è rimasta in cuore per alcun giorni. Ora il pregare così: «Sia santificato il tuo nome» o: «Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo» è un'altra cosa per me: è una necessita del cuore (. ..).

Lasciamo che il nostro cuore gridi a Dio tutto il nostro amore, lo proclami, insieme con gli angeli, con i santi, con i mariapoliti celesti: «Santo, Santo, Santo». Esprimiamogli la nostra lode con la bocca e con il cuore. Approfittiamone per ravvivare certe nostre quotidiane preghiere che hanno questa finalità. E diamogli gloria anche con tutto il nostro essere. Sappiamo che più annientiamo noi stessi (sul modello di Gesu Abbandonato che s'è ridotto a nulla), più gridiamo con la nostra vita che Dio è tutto e quindi lo si loda, lo si glorifica, lo si adora. Cerchiamo tanti momenti durante la giornata per adorare Dio, per lodarlo. Facciamolo durante la meditazione, o in qualche visita in chiesa, o alla S. Messa. Lodiamolo al di là della natura o nel profondo del nostro cuore. Soprattutto, viviamo morti a noi stessi e vivi alla volontà di Dio, all'amore verso i fratelli. Siamo anche noi, come diceva Elisabetta della Trinità, «una lode della sua gloria». Anticiperemo così un po' di Paradiso, e Dio sarà ripagato dell'indifferenza di innumerevoli cuori che oggi vivono nel mondo.

La vocazione di tutti

Occorre per molti cristiani una nuova conversione. Occorre che rimpostiamo la vita su una sola cosa necessaria e far piovere il resto, tutto il resto, di lì come conseguenza affascinante. Quest'unica cosa necessaria è l'amor di Dio. Se noi lo ameremo appassionatamente, se Egli si pianterà nel cuore d'ognuno e ognuno lo adorerà e lo servirà, allora tutta la vita del singolo, e quella della società, sarà intrisa della sua presenza, e arte e apostolato, studio e riposo, famiglia o scuola, passeggiare o rimaner inchiodati in un letto risulteranno poemi diversi d'un unico canto, espressioni varie d'una sola testimonianza: quella che dobbiamo offrire al mondo e che unica ci deve interessare: la testimonianza di Dio. Ed Egli, anche per mezzo nostro, tornerà «di moda» oggi nel mondo (...).

Tu, io, il lattaio, il contadino, il portiere, il pescatore, l'operaio, lo strillone... E gli altri tutti, delusi idealisti, mamme cariche di pesi, innamorati in prossimità di nozze, vecchiette spente in attesa della morte, ragazzi frementi, tutti... Tutti son materia prima per la società di Dio: basta in loro un cuore, che tenga alta, dritta, puntata in Dio la fiamma dell'amore.