GESÙ RISORTO, PASQUA PER GLI UOMINI

 

La risurrezione è importante?

Per i cristiani che celebrano la Pasqua, il giorno più solenne dell’anno è la domenica in cui ricordano la risurrezione di Gesù Cristo dai morti. È antica tradizione di alcune chiese che il celebrante dica: "Il Signore è risorto!" e che l’assemblea risponda: "Veramente, egli è risorto!". I cristiani oggi considerano la risurrezione di Gesù come un elemento chiave della loro fede. Ma come compresero la risurrezione i primi discepoli?

 

Dalla paura alla fede

Per i discepoli, tutto era andato orribilmente male. I loro piani, secondo cui Gesù avrebbe dovuto essere il nuovo dominatore di Israele, sembrava avessero ricevuto conferma quando egli era entrato in Gerusalemme fra le ovazioni e le acclamazioni della folla. Ma nel giro di poche ore era stato arrestato, processato, condannato e giustiziato. Improvvisamente era scomparsa per sempre la persona che negli ultimi tre anni aveva concentrato su di sé tutta la loro attenzione e la loro fedeltà. Erano terrorizzati all’idea che le autorità li rintracciassero e li condannassero a morte come avevano fatto con Gesù. Poi venne quell’indimenticabile domenica che li avrebbe totalmente cambiati. Dopo aver incontrato Gesù risorto, cominciarono a capire per la prima volta la vera natura della sua missione. Questa esperienza fu per loro l’inizio di una nuova vita.

 

La predicazione della chiesa primitiva

Fin dagli inizi della vita della chiesa, la risurrezione ebbe un posto vitale nel messaggio annunciato dagli apostoli. Gli Atti riportano molti brani della predicazione della chiesa primitiva. In ognuno di essi la risurrezione è più di qualcosa in cui credere. È il fattore che cambiò l’apparente sconfitta di Gesù sulla croce in una grande vittoria sulla morte. Nel primo giorno della vita della chiesa, Pietro parlò a una grande folla radunata a Gerusalemme:

… dopo che secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio fu consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. (Atti 2, 23-24)

 

L’opinione di Paolo sulla risurrezione

L’apostolo Paolo, in una lettera ai cristiani di Corinto, che avevano dubbi sulla realtà della risurrezione di Gesù, disse che essa dà significato alla nostra fede: se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. (1 Corinzi 15,14). La risurrezione di Gesù dà significato a tutta la sua vita e alla sua morte.

 

Un credo essenziale

Se paragoniamo la fede cristiana a un edificio, la risurrezione è parte essenziale delle fondamenta. L’affermazione che Gesù non rimase morto nel sepolcro è uno dei temi di maggior rilievo del nuovo testamento. Data la sua importanza cruciale, dobbiamo essere assolutamente sicuri che sia ragionevole credere nella risurrezione. La fede cristiana si regge o viene meno proprio sulla questione della risurrezione di Gesù.

 

Gesù è risorto veramente dai morti?

Molte prove possono essere presentate a sostegno della risurrezione di Gesù. Ma se cominciamo col credere che sia impossibile risorgere dai morti troveremo sicuramente altri modi per spiegare ciò che è accaduto. Solo se riteniamo che possano verificarsi eventi soprannaturali saremo in grado di considerare le prove con mente più aperta. Esaminando le prove che il nuovo testamento ci dà, dobbiamo valutare se la risurrezione è una spiegazione ragionevole dell’accaduto. I vangeli non possono darci una prova concreta della risurrezione, ma possiamo chiederci se ci danno buone ragioni per credere in essa. Dal giorno in cui i discepoli proclamarono la risurrezione di Cristo fino ad oggi la gente ha dubitato dell’autenticità di questo evento per molte ragioni. E’ importante affrontare apertamente queste obiezioni

 

Qualcun altro fu crocifisso

Questa è un’antica interpretazione degli eventi del primo venerdì santo e appare nel Corano. Nella confusione che doveva regnare in quei momenti sul Calvario, qualcuno fu scambiato per il prigioniero condannato e fu crocifisso al posto di Gesù. La vittima più probabile di questo scambio di persona sarebbe Simone il Cireneo. Luca dice:

Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. (Luca 23,26)

È però difficile anzi puerile immaginare che i soldati romani abbiano preso un altro uomo al posto di quello che era stato loro consegnato da crocifiggere, che sicuramente recava i segni della flagellazione e delle percosse ricevute al mattino. Il vangelo di Giovanni dice anche che molti dei segnaci di Gesù, compresa sua madre, erano così vicini alla croce da udire le sue parole. È difficile credere che l’abbiano confuso con un’altra persona.

 

Gesù non morì realmente

Una teoria più recente sostiene che Gesù svenne sulla croce e fu erroneamente dichiarato morto. Dopo essere stato deposto nel sepolcro, si sarebbe riavuto e avrebbe raggiunto i discepoli presentandosi loro come risorto. Gesù morì in fretta, ma questo non fece che attirare maggiormente l’attenzione su di lui. Le autorità infatti si preoccuparono di accertare che la morte fosse veramente avvenuta. Marco dice:

Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. (Marco 15,44-45).

Il racconto di Giovanni aggiunge un ulteriore dettaglio: per affrettare la morte i soldati spesso spezzavano le gambe ai criminali crocifissi. Appesi solo per le braccia, sarebbero morti soffocati. Ma quando, dopo aver fatto ciò agli altri due, vennero da Gesù per fare la stessa cosa, lo trovarono già morto. Giovanni dice che uno dei soldati volle assicurarsi della sua morte:

Uno dei soldati gli colpi il fianco con la lancia e subito ne usci sangue e acqua. (Giovanni 19,34).

 

I discepoli si recarono alla tomba sbagliata

Un’altra spiegazione dei fatti presentati dai vangeli consiste nell’asserire che la tomba vuota trovata dai discepoli non era quella di Gesù. Nei dintorni di Gerusalemme ci dovevano essere moltissime tombe uguali a quella in cui fu deposto Gesù, per cui un errore del genere avrebbe potuto essere possibile. Tale teoria spiega la scoperta del sepolcro vuoto, ma non la scomparsa del corpo di Gesù. Se i discepoli avessero cominciato a predicare la risurrezione di Gesù portando come prova il fatto che la sua tomba era vuota, le autorità non avrebbero dovuto far altro che andare al sepolcro giusto e mostrare il suo corpo. Esse conoscevano sicuramente il luogo esatto in cui si trovava il sepolcro, eppure non mostrarono il corpo di Gesù per stroncare i discorsi sulla risurrezione.

 

I discepoli rubarono il corpo di Gesù

Secondo i primi cristiani, questa teoria fu inventata dai sommi sacerdoti e dagli anziani. Si tratta perciò dell’obiezione più antica alla fede nella risurrezione. Matteo dice che i soldati che avevano fatto la guardia alla tomba andarono dai sommi sacerdoti:

Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: "Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo". (Matteo 28, 12-13).

Vera o falsa che fosse l’accusa di Matteo, la storia era credibile. I discepoli avevano buoni motivi per rubare il corpo di Gesù: avrebbero potuto poi dire che era risorto, come aveva promesso loro. Le autorità non sarebbero state in grado di confutare le loro affermazioni, non potendo mostrare come prova il cadavere di Gesù. Ma la domanda è: perché i discepoli avrebbero rubato il corpo? Il vangelo di Giovanni riporta un piccolo ma importante dettaglio:

Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. (Giovanni 20,9).

Anche se Gesù aveva predetto le sue sofferenze, la sua morte e la sua risurrezione, i discepoli non avevano ricordato le sue parole. Forse erano rimasti talmente sconvolti dalla predizione inattesa della sua morte, che non avevano nemmeno udito il preannuncio della risurrezione. In ogni caso, i discepoli erano confusi e abbattuti. Si nascondevano, chiusi a chiave, per paura di fare la stessa fine del loro maestro. E quando Gesù apparve loro, furono lenti a credere a quello che vedevano Se anche avessero inventato loro questa storia, sarebbero stati pronti a morire per sostenerla? Molti discepoli morirono per la loro fede in Gesù risorto, e nessuno di loro negò mai la risurrezione.

 

Le autorità portarono via il corpo

Un’altra spiegazione possibile dei fatti è che le autorità ebraiche abbiano rimosso il corpo di Gesù per evitare che i discepoli lo portassero via dalla tomba. Matteo dice che c’era una preoccupazione di questo genere fra i capi ebraici benché i discepoli avessero dimenticato la predizione della risurrezione di Gesù, essi senz’altro non l’avevano dimenticata.

Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: "Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, poiché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È’ risuscitato dai morti. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!". (Matteo 27, 62-64).

Con una vigilanza di quel genere sarebbe stato superfluo trasportare altrove il cadavere. Comunque il punto debole di questa teoria sta nel fatto che le autorità non mostrarono il corpo di Gesù quando i discepoli cominciarono ad affermare che Gesù era risorto. Questa sarebbe stata la prova decisiva che la risurrezione era un fatto inventato.

 

l racconti non concordano

Molti di coloro che non credono nella risurrezione hanno fatto notare che ci sono alcune contraddizioni nei racconti evangelici, per cui non è possibile prestar loro fede Perché, secondo quanto riferisce Luca, le donne sarebbero andate a ungere il corpo di Gesù la mattina della domenica, quando Giovanni dice che Nicodemo e Giuseppe l’avevano già fatto il venerdì sera? E perché Luca riporta che i due discepoli che incontrarono Gesù risorto fuori da Gerusalemme furono accolti con grande gioia dagli altri discepoli, mentre Marco dice che furono accolti con incredulità? Anche se si può dire che i quattro autori affrontarono la risurrezione da angolazioni diverse, e quindi misero l’accento su aspetti diversi, non possiamo negare che ci siano delle discrepanze. Ma questo, in un certo senso, può dare maggior valore ai loro racconti. Ogni incidente grave (come un incidente stradale) sarà riportato in modo molto diverso dai vari testimoni. Sembra che gli autori dei quattro vangeli abbiano fatto riferimento a molti testimoni oculari che non si erano confrontati fra loro per mettere a fuoco i particolari esatti della storia. Nessuno si sarebbe aspettato la risurrezione, e ognuno ricordava ciò che l’aveva maggiormente colpito

 

"Il vero miracolo di Pasqua"

Alcuni di coloro che hanno negato la realtà della risurrezione di Gesù hanno detto che il vero miracolo di Pasqua è la trasformazione avvenuta nei discepoli quando cominciarono a credere in Gesù risorto. Senza dubbio il cambiamento dei discepoli è notevole. Ma cosa avrebbe potuto causare una trasformazione così eccezionale? I racconti del vangelo forniscono una spiegazione attendibile, una straordinaria serie di incontri con Gesù risorto. Se Gesù non fosse risorto, che cosa potrebbe aver trasformato i discepoli?

 

Allucinazioni

Una spiegazione abbastanza comune è che i discepoli ebbero una visione o un’allucinazione quando "videro" Gesù risorto: nell’intensità dell’angoscia causata dalla morte del loro capo, ebbero un’esperienza mistica che li convinse che Gesù era ancora vivo. Ma questa ipotesi lascia insoluti alcuni problemi. Non spiega il mistero del sepolcro vuoto. Perché mancava il corpo? Inoltre il racconto delle apparizioni del risorto mette in luce alcuni aspetti molto concreti, cosa che normalmente non avviene quando si tratta di allucinazioni. Gesù mangiò del pesce, spezzò il pane, lasciò che un discepolo scettico toccasse le sue ferite e preparò un pasto per tutti i racconti del vangelo non danno motivo di pensare a un fenomeno di isteria di massa Gesù apparve a singoli individui così come ai discepoli radunati insieme, e si ebbero resoconti indipendenti della stessa esperienza i due discepoli che incontrarono Gesù sulla strada di Emmaus corsero a Gerusalemme per riferire il fatto agli altri, ma scoprirono che anche loro lo avevano incontrato.

 

Le donne e gli altri

Se le storie della risurrezione sono state inventate, non si capisce perché i loro autori vi abbiano introdotto alcuni episodi molto strani e persino alcuni dettagli controproducenti, che mettono in cattiva luce il comportamento dei discepoli. Pensiamo prima di tutto al ruolo svolto dalle donne. Al tempo di Gesù le donne non erano considerate persone. Sedevano lontane dagli uomini nelle sinagoghe, non potevano testimoniare nei processi, e le loro parole erano considerate alla stregua di pettegolezzi. Ma fra tutti i personaggi dei racconti della risurrezione, furono le donne a mostrarsi più disposte a credere. L’unica persona che compare in tutti e quattro i racconti è Maria Maddalena. Alle donne fu affidato l’importante compito di portare agli apostoli la buona notizia. Nel mondo maschilista di allora nessun autore avrebbe citato questo fatto se non fosse realmente accaduto. Gli uomini, invece, non ne escono con molto onore. Mentre le donne vanno a preparare gli unguenti per ungere il corpo di Gesù, gli uomini stanno rinchiusi nel Cenacolo, temendo per la propria vita. Come reagirono quando fu riferito loro l’evento che doveva diventare una delle verità più importanti del cristianesimo?

 

I racconti sono verosimili?

Gli evangelisti non si proposero di fornire ai loro lettori la prova che Gesù era vivo. Scrissero per raccontare i dettagli dell’accaduto, affinché i lettori avessero buone ragioni per credere nella risurrezione. I cristiani credono che le prove che abbiamo della risurrezione di Gesù sarebbero abbastanza concrete da poter essere presentate nel corso di un processo. Se pensiamo, dopo aver considerato le prove, che l’episodio sia verosimile, allora dobbiamo chiederci se siamo disposti a credere che è davvero risorto dai morti. Accettare di credere in questo non è come accettare la verità di qualunque altro avvenimento storico. La fede nella risurrezione incide su tutto il nostro modo di vivere. A partire da essa dobbiamo guardare a Gesù in una prospettiva nuova.

 

Cosa significa la risurrezione?

La chiesa primitiva affermava che la risurrezione è indispensabile fede cristiana. Ma perché veniva attribuita tanta importanza a questo fatto? Se Gesù aveva ottenuto il perdono dei peccati morendo sulla croce, per quale motivo era necessaria la risurrezione?

 

Gesù è vivo

La risurrezione porta la fede cristiana dalla dimensione teorica alla vita di tutti i giorni. Senza la risurrezione, la predicazione di Gesù sarebbe solo un’interessante collezione di parabole o un sistema di regole troppo difficili da seguire. Ma poiché Gesù è vivo, siamo chiamati a seguirlo e riceviamo da lui la forza di vivere secondo i suoi insegnamenti. Nel nuovo testamento le Lettere e gli Atti degli apostoli non parlano mai di Gesù come di un maestro morto di cui si ricordano gli insegnamenti, ma come di una persona viva che opera ancora attraverso i suoi seguaci. Paolo scrive.

Camminate dunque nel Signore Gesù Cristo, come l’avete ricevuto, ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando nell’azione di grazie. (Colossesi 2,6-7)

Essere cristiani non vuol dire solo credere in determinate cose: vuol dire conoscere e amare Gesù Cristo.

 

Un segno di approvazione

Nel nuovo testamento c’è una frase importante che i cristiani usavano molto spesso per descrivere la risurrezione: "Dio lo risuscitò ...". Per esempio, in uno dei discorsi di Pietro riportati nel libro degli Atti si dice:

Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno... (Atti 10,39-40)

Il Padre riportò Gesù alla vita per ratificare tutto quello che egli aveva detto e fatto. Se Gesù non fosse risorto, quello che aveva detto a proposito della sua morte e della sua risurrezione sarebbe stato vero solo a metà. E ciò che più conta, le sue affermazioni di poter perdonare i peccati, di essere la risurrezione e la vita, e persino di essere il figlio di Dio, sarebbero state tutte menzogne. Quindi, risuscitandolo dai morti, Dio dimostrò pubblicamente la verità della vita di Gesù.

 

La sconfitta della morte

La risurrezione di Gesù non è stata un evento isolato nella storia. Il nuovo testamento ci dice che Gesù condividerà con noi la sua vittoria sulla morte facendo risuscitare anche noi. Quindi la risurrezione di Gesù è solo la prima di molte altre risurrezioni L’apostolo Paolo si esprime in questi termini:

Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti (1 Corinzi 15,20).

Se siamo certi che Gesù fu risuscitato dai morti, possiamo anche essere certi che ci farà vivere dopo la morte. Gesù stesso disse che avrebbe condiviso la sua risurrezione con tutti:

"Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà". (Giovanni 11,25).

Un’altra volta parlò della nostra risurrezione in termini molto espliciti:

In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata vivranno. (Giovanni 5,25).

 

Noi e la risurrezione

Se è vero, come sostengono i cristiani, che la risurrezione avvenne veramente, dobbiamo cominciare a parlare di Gesù in un modo diverso. Non possiamo più pensare a Gesù come a un cantastorie pieno di fantasia, o come a un profondo maestro di morale. Se Gesù ha sconfitto la morte, deve essere il Signore Gesù, che può darci fiducia in una vita con lui oltre la morte, e può pretendere da noi fedeltà e amore in questa vita. Ecco perché è di vitale importanza scoprire di persona se la risurrezione di Gesù avvenne veramente e no. La nostra opinione su Gesù dipende da questo.

 

 LA SPERANZA DELLA RISURREZIONE

 G. Williams, assistente universitario, colpito da una grave malattia, ci dice che cosa significa credere nella risurrezione di Gesù quando ci si trova di fronte alla morte.

Il motivo che mi spinge a pensare alla morte a soli trent’anni, è il fatto che i medici non mi danno più di pochi mesi di vita. La maggior parte della gente ci pensa dopo i sessant’anni o i settant’anni, o non ci pensa del tutto perché muore all’improvviso. Io ho avuto tempo di pensarci, e penso che questo sia stato un privilegio. Ti rendi conto che non sei preparato a incontrare il tuo creatore e che ci sono cose nella tua vita che vanno messe a posto. Sono stato contento di questo privilegio.

La risurrezione di Gesù Cristo è assolutamente cruciale per la speranza in una vita dopo la morte. Prima di tutto la risurrezione è il fondamento della nostra fede. Se la risurrezione di Gesù non fosse avvenuta, allora, come ha detto Paolo, noi saremmo i più infelici fra gli uomini, perché non avremmo la certezza che Dio ci ama. Per quale motivo dovremmo dare più valore alle parole di Gesù che a quelle di qualsiasi altra persona? La risurrezione è cruciale anche perché ci dimostra che c’è qualcosa dopo la vita. E’ come se Gesù avesse detto: "Sono risuscitato dai morti e anche voi sarete risuscitati". Questo ci permette di sperare in un futuro dopo la morte, in una vita nuova, in cui manterremo la nostra identità personale e potremo unirci a Dio nella gioia della comunione con lui.