2004 anno A    SANTA FAMIGLIA

13 Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo. 14 Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: "DallEgitto ho chiamato il mio figlio". 19 Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese dIsraele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino. 21 Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese dIsraele. 22 Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea 23 e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: Sarà chiamato Nazareno.

[Mt 2, 13-15.19-23]

 

 

Questo brano ci offre alcuni flashes sulla vita della "santa famiglia". Sono episodi piuttosto drammatici, che ci mostrano come il Figlio di Dio, divenuto membro di una famiglia umana, non è sfuggito alla condizione di estrema precarietà in cui tale famiglia è venuta a trovarsi: l'esperienza della fuga, la preoccupazione per la sopravvivenza del bambino, il disagio di un viaggio all'estero con i mezzi di allora, l'esperienza dell'emigrazione, dell'esilio, della vita da profughi; il ritorno, poi, in patria e un'esistenza nascosta nella routine quotidiana di un paese della Galilea, Nazaret, un paese insignificante (mai nominato nella Bibbia dell'Antico Testamento). La vita di una famiglia povera. E' l'esperienza di innumerevoli nuclei familiari, oggi, che con modalità diverse rivivono la condizione difficile di Maria, di Giuseppe e del Bambino.

La famiglia di Nazaret brilla ai nostri occhi come sorgente di consolazione e modello di vita. E' un capolavoro di famiglia: tre persone tutte proiettate su Dio, innamorate di Lui. Qui Dio è l'unica ragione del loro stare insieme, del loro soffrire (e quanto!) insieme, del loro gioire insieme (e quanta felicità!). Qui uno dei tre è Dio stesso in mezzo a loro: Dio sotto il volto umano di un bambino che essi hanno accolto e custodiscono, di un ragazzo che sotto la loro guida cresce e diventa adulto. L'affetto paterno di Giuseppe, allora, e la tenerezza materna di Maria per quel figlio si mescolano e si confondono con lo stupore, la gratitudine e l'adorazione della creatura verso il proprio Creatore, che è arrivato al punto di convivere gomito a gomito con loro, al punto di aver bisogno di tutto, come ha bisogno un figlio dei suoi genitori. Tre persone unite dal legame profondissimo della fede, cioè dalla relazione con Dio, e fuse insieme dall'amore. Amore che viene loro partecipato in modo invisibile ma reale da quel bambino, da quel ragazzo che è Dio con loro, il nodo vitale che li stringe  e fa di Maria e di Giuseppe due persone innamorate l'una dell'altra e incredibilmente unite.

Ecco lo specchio su cui ogni famiglia cristiana è chiamata a guardarsi, a confrontarsi, riscoprendo continuamente ciò che essa è e ciò che deve essere: un "mistero d'amore". Amore oblativo e unitivo, amore che è reciproco dono di sé, amore fedele. Anche se tale scoperta è in contrasto stridente con una cultura diffusa secondo cui il matrimonio - quale impegno di comunione totale, irrevocabile, fedele - è visto quasi come una trappola, un freno alla "libertà" e spontaneità dell'amore. In realtà, il matrimonio, che è l'origine e la base permanente della famiglia, è quanto di meglio si sia potuto inventare per proteggere l'amore e farlo crescere a dismisura. In effetti, chi ha inventato il matrimonio è uno che di amore se ne intende come nessun altro. Anzi, è semplicemente l'Amore, Dio. Il Dio dei cristiani non è un solitario, ma una famiglia. In Dio sono tre persone distinte e insieme congiunte in una danza e in un abbraccio  così vertiginoso da essere uno. Dio ha creato l'uomo a sua immagine. Quindi ha plasmato la famiglia come riflesso e riproduzione in piccolo della famiglia divina, la Trinità. La famiglia, appunto, come "comunità d'amore". Non un amore qualunque, ma trinitario: dove cioè l'amore che circola al suo interno e lega i suoi membri deriva dall'amore che arde nel seno della Trinità e imita i rapporti tra le Persone divine. Sulla terra la famiglia di Nazaret ha realizzato questo modello divino in misura perfetta. La famiglia, quindi, è nata dal cuore di Dio, nasce continuamente dal cuore di Dio, che è Famiglia. Si comprende, allora, perché la famiglia svolge un ruolo insostituibile: il Figlio di Dio, quando si è incarnato, si è circondato di una famiglia. Ha avuto bisogno di una famiglia dove essere nutrito, allevato, educato, aiutato a crescere in umanità. Questa famiglia l'ha trovata in Maria e Giuseppe. Il Figlio di Dio, abituato al seno del Padre, divenuto uomo, anzi bambino, continua a sperimentare la tenerezza del Padre nell'attenzione amorevole di sua madre e del suo padre adottivo. Maria e Giuseppe sono stati per il Bambino Gesù il "sacramento", il segno visibile e toccabile dell'amore di suo Padre. Non dovrebbero essere così anche i genitori per i figli? Collaborano con Dio non solo nel generare la vita, ma nell'aiutarla a crescere e nel far toccare ai figli quasi con mano l'amore sconfinato del Padre. Maria e Giuseppe hanno insegnato a Gesù non solo a camminare, e a parlare, ma anche a pregare; gli hanno parlato di Dio, lo hanno educato nella vita religiosa. I genitori, se sono credenti, sanno che non esiste un tesoro più grande, un'eredità più favolosa di questa da trasmettere ai figli: dopo il dono della vita, dare loro ciò che è più grande ancora, cioè Dio, educandoli nella fede. "Ho visto padri e madri regolare i loro rapporti con i figli a suon di cose: un dono, una banconota, un oggetto. Quante sono le mamme che la sera rincalzano le coperte ai loro bambini e insegnano a pregare? Un bacio, una carezza valgono più di tutti i regali" (attrice Virna Lisi). Ma tutti i membri della famiglia hanno il compito di annunciare il Vangelo, anche i figli nei confronti dei genitori. Come nella famiglia di Nazaret Gesù, con gesti e parole che potevano anche sorprendere, educò alla fede i suoi genitori.

La famiglia, quindi, comunità dove tutti si lasciano evangelizzare e a loro volta evangelizzano. Dove ci si sostiene e ci si incoraggia a vicenda nel cammino della fede. Dove - come nella "santa famiglia" - si impara a riconoscere il disegno d'amore che Dio realizza anche attraverso vicende dolorose. Dove si prega insieme e si vive il Vangelo irradiandolo anche all'esterno e aprendosi alle altre famiglie. Dove i rapporti sono spiegati e permeati dall'amore: " Al di sopra di tutto ci sia la carità" (Col 3, 12-21: II lettura). Cioè ognuno, superando senza tregua ogni forma di egoismo e capriccio, mette avanti a tutto l'impegno di far felice l'altro. Un amore che si fa attenzione e rispetto incondizionato verso i membri più deboli, in particolare i bambini e gli anziani (cfr. Sir 3,2-14: I lettura). Allora, ciascuno impara a gustare il sapore di quella famiglia più grande che è la Chiesa e nella Chiesa la parrocchia, "famiglia di famiglie". La parrocchia non può essere senza le famiglie, chiamate a diventare sempre più protagoniste nella comunità cristiana e nell'attività pastorale.

"Prendi con te il bambino e sua madre". Questa espressione, che ritorna quattro volte nel nostro brano, ci richiama il segreto perché la famiglia realizzi la sua vera fisionomia, sopra descritta: accogliere Gesù come il centro e la persona più cara a cui tutta la famiglia si lega.  Accogliere Maria, la perfetta sposa e madre, che ci insegna l'"arte" di fare famiglia.

 

Invece che guardare con insistenza ai problemi e ai mali che affliggono la famiglia, proviamo a pensare al sogno che Dio fa su di essa, sulla nostra famiglia, e cerchiamo di cogliere gli aspetti positivi e le potenzialità da sviluppare.

Rinnoveremo la preghiera e l'impegno perché la famiglia diventi sempre più Chiesa (cioè comunità di persone che, inserite nella comunità cristiana, credono, pregano, amano) e la Chiesa diventi sempre più "famiglia" (cioè comunità dove i rapporti sono sempre più fraterni e ognuno si sente a casa, in famiglia appunto).

Ma perché anche non guardare a ogni tipo di convivenza (scuola, condominio, ambiente di lavoro etc.) come a una famiglia e impegnarci perché diventi veramente tale?

Cosa manca e quali passi concreti sono necessari perché la mia famiglia diventi sempre più Chiesa e perché la mia parrocchia diventi più famiglia?