1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò
che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu
fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3 Andavano tutti a farsi
registrare, ciascuno nella sua città. 4 Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla
città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città
di Davide, chiamata Betlemme, 5 per farsi registrare insieme con Maria sua
sposa, che era incinta. 6 Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono
per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo
avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.
8 C’erano
in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al
loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del
Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10 ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà
di tutto il popolo: 11 oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è
il Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in
fasce, che giace in una mangiatoia”. 13 E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: 14 “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.
[Lc 2,1-14]
"Io vi annuncio una grande gioia: oggi vi è nato un Salvatore"
L'uomo di oggi, che è poi l'uomo di sempre, l'uomo che è ciascuno di noi, ha
bisogno di ricevere una notizia come questa. Una notizia che fa respirare a
pieni polmoni e dilata il cuore: la salvezza ti viene donata,
gratuitamente, per puro amore. C'è un Salvatore. Dio lo ha mandato anche per te.
Questa salvezza non consiste nella soluzione di problemi che angustiano la
nostra esistenza, alcuni più leggeri altri molto seri (quanti ogni giorno!), ma
in definitiva non essenziali. Questa salvezza consiste nella soluzione del
problema che è ciascuno di noi, ogni uomo, con gli interrogativi inquietanti
che si porta dentro sul senso della sua vita, sul proprio destino, sulla
propria identità (da dove vengo, chi sono veramente, avrò un futuro e come
sarà? Vivrò sempre? Sarò felice?).
"Io vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi il
Salvatore". Basta che tu lo riconosca e lo accolga:
allora questa "grande gioia" diventa la tua esperienza quotidiana.
Accoglierlo, però, significa mettere da parte la tua logica, il tuo buon senso,
per accettare la logica di Dio. La tua logica ti porterebbe ad aspettere la
salvezza da un potente, da un grande culturalmente, economicamente,
politicamente, socialmente. La salvezza invece ti viene da un piccolo, da un
bambino debole e disarmato. La salvezza è un bambino. Che scandalo! Ma
questo è lo stile di Dio. "Diede alla luce il suo figlio
primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia...".
Luca vuole mostrare che tale nascita è un fatto accaduto in un tempo
determinato (padrone del mondo era Augusto, era in corso un censimento) e in un
luogo determinato (in una contrada sconosciuta della Giudea). Non è una favola
il fatto che Dio ci abbia donato il Salvatore e che ci abbia amati fino a tal
punto. Ma è un avvenimento della storia, col quale ogni uomo - a cominciare
dallo stesso imperatore - ha a che fare. Questa nascita ha avuto luogo
probabilmente non nei dintorni di Betlemme, ma dentro il paese, in un'umile
casetta di parenti che avevano ospitato Maria e Giuseppe. Una casetta che -
come tante allora - faceva corpo con
una grotta naturale, una spece di ripostiglio dove spesso si tenevano gli
animali domestici. "Non c'era posto" nell'unica "stanza"
(invece che intendere "albergo") che dava sulla stalla. Qui Maria ha
partorito il suo bambino e lo ha adagiato nella mangiatoia. Ma, ecco, Dio
rivela attraverso l'angelo il significato
di tale nascita povera e umile. Lo rivela non ai potenti, ma ai
pastori, che nella società di allora appartenevano alle classi più emarginate e
disprezzate. Lo rivela ai poveri. Chi è realmente questo neonato?
-E' fonte di "gioia grande per tutto il popolo"
e per ogni uomo, perché è il "Salvatore", il "Cristo" (cioè il
liberatore promesso) e il "Signore". Sono i titoli che gli
Apostoli attribuivano a Gesù quando lo annunziavano all'inizio della Chiesa.
-"Gloria a Dio nel più alto dei cieli". In questo
bambino si manifesta supremamente la "gloria" di Dio, cioè la sua
pienezza traboccante di vita e di misericordia e mai nulla e nessuno ha tanto
glorificato Dio come questa nascita. Da essa scaturisce la
-"pace in terra agli uomini che Egli ama". Pace - cioè
la perfetta comunione con Dio e tra fratelli - per gli uomini avvolti
dall'amore infinito del Signore. Di tale amore il Bambino di Betlemme è la
prova e il segno più concreto e tangibile. Una "pace" radicalmente
diversa dalla "pace romana" che l'imperatore si vantava di mantenere
con la minaccia e la forza delle armi.
Ecco quanto Dio ci rivela sull'identità di questo Bambino e sulla
portata della sua nascita.
Un lieto evento non relegato in un passato lontano e di cui si fa un ricordo
sfocato. Ma, quando la Chiesa lo celebra, tale evento è reso misteriosamente
attuale e noi vi siamo coinvolti. Allora la fede ci consente di rivivere e
condividere in qualche modo l'esperienza stessa dei pastori e soprattutto di
Giuseppe e di Maria. Possiamo cioè restare incantati davanti al mistero di
questo Bambino: un neonato è appena un batuffolo di carne che si muove o
strilla o dorme. Eppure questo Bambino è tutto, è Dio. Dio che le ha tentate tutte
per "catturare" le sue creature e ora si presenta sotto la forma di
un bambino. Un essere che di per sé è la creatura più fragile e ha bisogno di
tutto e di tutti, è in balia di tutti. Un bimbo, però, che attrae: è difficile
resistere al fascino che emana dal volto di un bimbo. Se ogni bimbo è un dono
di Dio, questo lo è in modo unico e superlativo. Ognuno può contemplare con lo
sguardo della fede il Padre mentre, in uno slancio incontenibile di tenerezza e
di gioia, gli regala personalmente Gesù. Questo bambino è Dio, il Figlio
di Dio, che non è venuto tra noi come un turista, come un visitatore frettoloso
e di passaggio, ma si è inserito radicalmente nella razza umana, divenendo un
membro della famiglia umana, un compagno di viaggio che condivide gioie,
fatiche, sofferenze fino all'esperienza della morte. Dio si è fatto talmente
uno di noi che una ragazza può dire a Dio: "Tu sei mio figlio!". E
Dio può dire a una ragazza: "Tu sei la mia mamma!"."Il Verbo
si fece carne e abitò in mezzo a noi" (Gv 1,14). Colui che da sempre
era con Dio, anzi Dio stesso, diventò "carne", cioè
"uomo" nella sua totale precarietà e debolezza. Questi due estremi li
ha congiunti l'amore. Attraverso il Figlio divenuto uomo, è la Trinità intera
che si rivela e si dona, entrando in relazione d’amore con gli uomini e
chiamandoli a prendere parte alla vita della Famiglia divina. Una presenza che
si attua in modo particolarmente intenso nell’Eucaristia. E’ qui
che “il Salvatore, incarnandosi nel grembo di Maria venti secoli fa, continua
a offrirsi all’umanità come sorgente di vita divina” (GVPII).E ancora: “Lo
sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo appena nato e nello
stringerlo tra le sue braccia, non è forse l’inarrivabile modello di amore a
cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica? (EdE 55).
Chi contempla e comincia a comprendere il mistero del Natale, che si
prolunga nell’Eucaristia, si sente afferrare da un grande stupore, da
una immensa gratitudine, da una gioia indicibile: "Il
nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la
tristezza nel giorno in cui nasce la Vita" (san Leone Magno). E cresce
nel cuore una incrollabile fiducia: "Io non posso temere un Dio
che per me si è fatto così piccolo. Io lo amo, perché Egli non è che amore e
misericordia" (santa Teresa di Gesù Bambino). E la scoperta nuova
di quanto valga io, tu, ogni uomo, se il Figlio di Dio ha scelto di
diventare uomo e di legare ogni uomo a sé, come primogenito di una immensa
famiglia di fratelli. Con la conseguenza che l'amore concreto donato a
qualunque uomo è realmente donato a Lui.
Il presepe, che viene allestito in ogni chiesa e lodevolmente anche
nelle case, visualizza una storia, non una fiaba. La storia dell’eterno
Vivente, il Salvatore Gesù, nella sua relazione d’amore con noi e con tutti gli
uomini ai quali ci manda ad annunziarlo. “Da duemila anni la Chiesa è la
culla dove Maria depone Gesù e lo affida all’adorazione e alla contemplazione
di tutti i popoli” (GVPII). Il nostro desiderio è che la nostra comunità e
ogni nostra famiglia diventino sempre più “culla”, cioè “presepe” vivo dove
Maria continua a deporre Gesù, luogo dove Gesù continua a nascere e rinascere
per la gioia di tutti gli uomini. Se potrà esserlo, dipende anche da me e da
te.
Troverò il tempo per sostare davanti al presepe (sia in chiesa sia in casa mia) cercando di contemplare
il mistero che mi richiama.
Cercherò anche di intuire quale regalo Gesù desidera da me per il suo
compleanno.
Non mi sarà difficile capire che il primo regalo che si attende è che
io accolga il suo regalo, che è poi Lui stesso, in un cuore purificato
dal suo perdono e pieno d'amore.
In qualunque situazione, anche triste, ascolterò il lieto annuncio
"Oggi per te è nato il Salvatore!" e questa buona notizia ogni
persona che ci incontra la senta rivolta a sé vedendola brillare sul nostro
volto.