Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua
madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere
insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva
ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno
un angelo del Signore e gli disse “Giuseppe, figlio di Davide,
non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in
lei viene dallo Spirito Santo. Essa
partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo
dai suoi peccati”. Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che
era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: " Ecco, la vergine
concepirà e partorirà un figlio, che sarà chiamato Emmanuele", che
significa "Dio- con- noi".
Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese
con sé la sua sposa.
[Mt 1,18-24]
I brani biblici di questa domenica
ci invitano a immergerci in un clima di attesa,
l'attesa trepida di un lieto evento. Attesa che si protraeva da secoli in
Israele e, inconsciamente, nell'umanità. Attesa che le promesse dei profeti
(cfr. in particolare Is 7, 10-14: I lettura) alimentavano senza tregua e che si
faceva sempre più ardente. Ora questa attesa è come tutta concentrata e palpita
nel cuore di una giovane donna che aspetta il suo bambino. E sa che questo
bimbo è unico, perché è l'Atteso, è il Dono che Dio nel suo amore ha preparato
da sempre per tutti gli uomini. Così il Vangelo di oggi ci presenta appunto Maria: una madre in attesa. Non
lavoriamo di fantasia se la immaginiamo tutta presa dalla Realtà che porta in
sé, tutta attratta, calamitata dal Tesoro che è il Figlio stesso di Dio,
nascosto nel suo grembo; tutta immersa nella Famiglia che abita in lei, cioè il
Padre e lo Spirito che col Figlio sono inseparabilmente congiunti. Maria è,
così, modello di quel "vivere dentro" a cui tutti siamo chiamati,
reagendo alla facile tentazione di disperderci e ...dissiparci.
In questo testo Matteo non si limita a narrare un fatto di
cronaca, ma intende soprattutto mostrare alcuni aspetti dell'identità di Gesù.
Chi è colui che Maria ci ha donato, colui che attendiamo nel Natale, colui che
è già venuto, continua a venire e verrà?. La risposta dell'evangelista, molto
densa e profonda, vuole illuminare e sostenere la nostra fede in Gesù:
- E' il discendente di Davide, in modo straordinario. Matteo ha fatto
precedere il nostro brano da una lunga genealogia di Gesù: una lunga storia di
salvezza che ha in Lui il suo punto di arrivo. Di questa storia Gesù è l'ultimo
anello, ma non un anello "normale". Ne è il culmine. E viene da Dio.
Non è un "prodotto" della storia. Attraverso Giuseppe è inserito
legalmente nella discendenza di Davide. Il messaggio è chiaro: Dio è fedele al
suo progetto di salvezza. Ciò che ha promesso mantiene. E' Gesù il Messia, cioè il Liberatore, annunziato dai profeti.
- La promessa di Dio, però, non si
realizza mai alla lettera. Viene "compiuta", cioè viene attuata con
una pienezza che nessuno poteva sospettare: Gesù è l'atteso, ma nello stesso
tempo è imprevedibile, assolutamente nuovo. Questo intende dirci Matteo quando
afferma che Gesù è stato concepito in
modo verginale. Ciò è segno che il figlio di Maria è puro dono di Dio, un dono gratuito, solo
dono, totalmente dono. Gli uomini non erano in grado di produrre quella
meraviglia unica che è Gesù. Tale segno è nella carne. Il fatto, appunto, che
Gesù sia figlio soltanto di Maria e
non abbia un padre terreno è segno visibile che ha Dio solo per padre. A questo
proposito basterebbe ricordare la tenacia con cui la Chiesa antica e i padri
dei primi secoli hanno difeso l'articolo di fede "Nato dalla vergine", che per loro equivaleva a "Gesù è Figlio di Dio".
- Egli è quello che indicano i due
nomi, ricchissimi di significato, a Lui conferiti: Gesù e Emmanuele.
"Lo chiamerai Gesù". Gesù = "il Signore
salva". Più propriamente "Jahvé salva". Jahvé, il nome rivelato a Mosè, evoca il Dio che ha liberato
Israele e lo ha guidato in tutta la sua storia. Significa "Colui che è" non solo nel senso
che è la Realtà suprema, il vero Esistente,
mentre tutto il resto passa; ma soprattutto nel senso di "Colui che è con - per" il suo popolo. Indica una compagnia
costante, una presenza indefettibile d'amore che soccorre in modo infinitamente
efficace. Jahvé salva: questo verbo
specifica e sottolinea con nuova forza quello che è già il contenuto del nome
stesso di Dio. Il figlio di Maria è, quindi, la fedeltà incarnata di Dio, è
l'espressione suprema dell'intervento di Dio nella storia. Ormai il Dio di
Israele ha attuato il massimo della sua presenza salvifica, ha un volto d'uomo.
E' in quest'uomo che si fa riconoscere e incontrare. L'evangelista precisa:
"Egli salverà il suo popolo dai
suoi peccati". Liberando dai peccati, che sono l'ostacolo alla
comunione con Dio, apre la via all'incontro pieno con Lui: è una vita
assolutamente nuova, è la salvezza integrale.
"Sarà chiamato Emmanuele", che significa "Dio - con -
noi". Questo nome (cfr.ancora Is 7, 10-14: I lettura) riprende e
chiarisce ulteriormente quello di Jahvé. Se Dio era sempre stato con il suo
popolo, ora però in Gesù e attraverso di Lui Dio è presente e vicino come non
lo era mai stato prima. Gesù è, appunto, "Dio con noi" non perché ci
rappresenta Dio e ce lo annunzia, ma perché lo esprime in se stesso, essendo Dio e uomo nella stesso tempo. Tale
presenza è definitiva e non ci sarà più tolta. Nelle ultime parole di Gesù
risorto alla fine del Vangelo riecheggia il termine "Emmanuele":
"Io sono con voi tutti i giorni" (Mt 28,20). Vale a dire, in
Gesù Dio è vicino, è presente per sempre e noi non saremo più soli. In Gesù Dio
continua ad assicurare a ciascuno di noi: Io sono con te!
Questo brano di Vangelo ci ha
presentato alcuni aspetti del mistero di Gesù: discendente di Davide, cioè il
Messia promesso; figlio esclusivamente di Maria e quindi puro dono di Dio, suo
Figlio; "Jahvé che salva", "Emmanuele". Ci mostra anche
però la risposta umana all'iniziativa
di Dio. Una risposta che Dio richiedeva per realizzare il "miracolo"
di questo Bambino che accoglieremo a Natale.
Giuseppe, uomo "giusto", cioè retto, attento alla volontà
di Dio, appena ha compreso che il Signore è intervenuto su Maria e se l'è "appropriata", pensa di non aver più
diritti su di lei e si ritira in disparte, la "cede" a Dio. Una
decisione dolorosa, un sogno infranto. Ma Dio attraverso l'angelo rivela a
Giuseppe il suo progetto: che egli accolga Maria come sposa e faccia da padre
(padre vero) al figlio di lei. E Giuseppe, con tutta l'esuberanza e l'ardore
del suo cuore giovanile, aderisce prontamente al piano di Dio. La salvezza che
Dio opera esige la risposta accogliente dell'uomo, che è appunto la fede. Di questa fede Maria e Giuseppe
sono i primi e inseparabili protagonisti. Se Maria è proclamata "Beata
la credente!" (Lc 1,45), Giuseppe più di chiunque altro condivide con
lei tale beatitudine. In altre parole, il Figlio di Dio, Gesù, è un valore così
totalizzante da polarizzare e impegnare l'esistenza intera di una persona:
quella di Giuseppe, di Maria e di infinite altre persone, anche la mia, la
tua... Sono tali persone che fanno la gioia di Dio e di cui Egli ha bisogno e
si serve per portare avanti il suo disegno d'amore. Anche ciascuno di noi può
essere, anzi è chiamato a diventare una di queste persone.
Nel prossimo Natale attendo qualcosa o Qualcuno? Dal Vangelo di oggi ho
capito chi è? Quale aspetto della sua figura mi affascina di più?
Mi preparo ad accoglierlo con la fede sincera e il desiderio ardente di
Maria e di Giuseppe?
Lui, il Salvatore, che cosa si attende? Quale passo concreto mi chiede
di fare?
Anche se tutto non è chiaro, il Signore ripete anche a me come a
Giuseppe: "Non temere", come dire "Ci penso Io. Fidati!".