II DOMENICA D’AVVENTO/B 2005

 

1 Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. 2 Come è scritto nel profeta Isaia: “Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. 3 Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5 Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6 Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico 7 e predicava: “Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo”.

[Mc 1, 1-8]

 

 

Nel tempo di Avvento siamo invitati a ravvivare l’attesa vigilante dell’ultima venuta di Cristo. Attesa colma di speranza e ricca di opere d’amore. Il futuro verso il quale siamo proiettati ce lo ha richiamato san Pietro nella sua II lettera (3, 8-14: II lettura): “Secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia”. Come pure il comportamento che ci è richiesto: “Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, cercate d’essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace”.

Tutto questo in una atmosfera permanente di serena fiducia, che ci trasmette il testo di Isaia (40, 1-11: I lettura). La voce di un profeta risuona per “consolare”il popolo di Dio, che si trova in esilio a Babilonia. Tale annuncio, che è un “parlare al cuore”, ha un contenuto incredibilmente gioioso: “.È finita la sua schiavitù…Allora si rivelerà la gloria del Signore (cioè la sua realtà di salvatore potente) e ogni uomo la vedrà”. La buona notizia si precisa ancora di più: “Ecco il vostro Dio! Ecco il Signore Dio viene con potenza…”. Si realizzerà in forma inedita e splendida come un nuovo “Esodo”, simile al primo, quando Dio liberò il suo popolo dalla schiavitù d’Egitto e lo condusse attraverso il deserto verso la Terra promessa.

Stupenda l’immagine di Dio in testa alla lunga carovana dei reduci: “Come un pastore Egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri”. La sua opera è raccogliere i dispersi riunendoli in una famiglia. È nutrirli e sostenerli. È guidarli, rispettando il loro ritmo di cammino e portando in braccio chi non è in grado di camminare. È spontaneo pensare alla realtà della Chiesa, che è il popolo dei redenti, oggetto incessante della guida e della cura affettuosa di Dio Padre e di Gesù, il buon Pastore (cfr. es. Mc 6,34ss; Gv 10,1-30).

Nel passo di Isaia al lieto annuncio si congiunge un appello pressante: “Nel deserto preparate la via al Signore”. Nell’antichità, quando per es. un sovrano si apprestava a visitare una città, venivano inviate in precedenza delle persone che curavano la sistemazione delle strade per rendergli possibile e più agevole il passaggio. Qui si tratta di spianare la strada per il Signore che sta riconducendo gli esuli del suo popolo in patria.

 

Nel brano evangelico di oggi il tema della venuta liberatrice del Signore e della necessità di prepararsi adeguatamente ad accoglierlo si trova ripreso e sottolineato. Il “messaggero” incaricato di annunziare tale venuta e di chiamare a una mobilitazione generale è Giovanni Battista. La voce anonima, che ascoltavamo nel passo di Isaia, ora risuona sulle labbra di un uomo concreto che si presenta con i tratti inconfondibili del profeta. Egli annuncia la venuta del Messia (“Dopo di me viene uno…”) e chiama con forza alla conversione (“predicando un battesimo di conversione”). Chi è, più espressamente, il protagonista del grande evento? Giovanni non ha ancora pronunciato il suo nome. Ma il lettore del Vangelo lo conosce già, poiché Marco glielo ha già rivelato nel primo versetto del suo libro: “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”. Un versetto che è di  una densità unica.

Il termine “Vangelo” significa la Buona Notizia che, dove arriva, fa trasalire di gioia e cambia l’esistenza da cima a fondo: l’unica vera novità in questo vecchio mondo. Un annuncio che la Chiesa, quando Marco redigeva il suo libro, stava proclamando da circa 40 anni, e oggi lo fa ancora risuonare con la stessa freschezza e la stessa carica di novità. Il contenuto del Vangelo: Dio ci salva attraverso il Cristo morto e risorto. Marco, quando scrive “Inizio del Vangelo”, intende mostrare come il Vangelo che ora la Chiesa predica in tutto il mondo, come questo movimento vitale ora in atto abbia avuto origine. Tutto è cominciato con la storia di Gesù di Nazaret, a cui ha fatto da premessa e preparazione l’attività di Giovanni Battista; la storia di Gesù culminante nella sua morte e risurrezione; una storia che adesso continua attraverso i discepoli, attraverso la Chiesa. Il termine “inizio” dice, rispetto al passato, la novità rappresentata da Gesù. Una novità assoluta, pur nella continuità di una storia di salvezza a cui Dio rimane fedele. Infatti l’evangelista si affretta a citare la Scrittura: “Come è scritto nel profeta Isaia”. Vale a dire, in Gesù tutte le promesse di Dio si compiono nel senso che Gesù è l’atteso, ma insieme l’assolutamente nuovo e imprevedibile. Il termine “inizio” dice anche che il Vangelo è incominciato in modo umile, ma è destinato a svilupparsi.

Vangelo di Gesù Cristo”. L’espressione va intesa nel senso che il Vangelo è stato predicato inizialmente da Gesù. È partito da Lui tutto questo dinamismo. È ancora Lui che continua a proclamarlo attraverso i discepoli, attraverso la Chiesa. Ma anche nel senso che il Vangelo, la Buona Notizia, ha come contenuto Gesù che è il Messia e il Figlio di Dio. Si può intendere semplicemente: la Buona Notizia che è Gesù, Messia e Figlio di Dio.

Con questi due titoli Marco anticipa già in sintesi le due grandi sezioni del suo libro,. In effetti, la prima parte del Vangelo di Marco si conclude con la professione di fede di Pietro: “Tu sei il Cristo!” (Mc 8,29). La seconda sezione ha il suo punto culminante nella professione di fede del centurione romano davanti al Crocifisso: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39). È l’itinerario di fede che Marco nel suo progetto educativo intende far percorrere ai suoi destinatari, portandoli grado grado a rispondere alla domanda: Chi è Gesù? Chi è Gesù per la mia vita, per me? Chi è Gesù per ogni uomo? La Buona Notizia per me e per ogni uomo è proprio questa: il Messia, cioè Colui che salva tutti gli uomini e tutto l’uomo, è Gesù. Il Figlio di Dio, che è sul piano stesso di Dio e con Dio merita di essere adorato, è proprio Gesù di Nazaret che finirà sulla croce. Qui saltano in aria tutti gli schemi di ogni logica umana e mondana. Per Marco la Buona Notizia – scandalosa per la mentalità corrente – consiste nel fatto che Gesù, che ha condotto una vita di umile servizio e ha scelto la croce, proprio Lui è il Messia e il Figlio di Dio. Qui sta il Vangelo.

 

Gesù ha bisogno di testimoni che lo annuncino. Il primo di questi è Giovanni. Anche il suo vestito e il suo vitto sono un richiamo alla sobrietà, all’essenzialità. Il battesimo che egli amministrava era un rito di purificazione, segno di cambiamento e rinnovamento interiore, cioè di conversione per ottenere il perdono dei peccati. Si può andare incontro a Cristo soltanto con un cuore puro, ripulito dalla sozzura del peccato, con un cuore “convertito”. “Preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. Il Signore, arrivando, non deve trovare ostacoli o sbarramenti.

 Accorreva a Lui tutta la regione”. Sono tutte persone che cercano una risposta agli interrogativi più profondi che portano nel cuore. E Giovanni le invita a prestare tutta l’attenzione a Colui che “viene”, a Colui che è “più forte” e al quale egli non si sente degno di offrire l’umile servizio dello schiavo. “Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo”. Cioè vi “immergerà” nello Spirito Santo – che è l’infinita potenza, l’infinito amore di Dio – purificando e trasformando le coscienze e la vita. Incontrare Gesù e legarsi a Lui significa fare l’esperienza di un totale rinnovamento.

 

La parola profetica di Giovanni e il suo stile di vita interpellano anche noi in modo diretto e personale.

Qual è la nostra reazione? Coltivo un vero desiderio di conversione? Che cosa occorre perché la nostra conversione sia reale e completa in tutti i nostri rapporti (familiari, professionali, sociali)? Cos’è veramente Dio per me, per noi? E Gesù Cristo?

Ci sorprendiamo talora alla ricerca illusoria di altri “salvatori”? Ci accade di immaginare o di aspettare un futuro senza di Lui?

 

A nostra volta, nel confronto col Battista, quale risposta diamo e siamo alla ricerca, alle attese, più o meno espresse, di tante persone? A chi desidera ricevere qualche buona notizia, sappiamo fare dono della Notizia più vera e consolante, che supera tutte le altra e tutte le contiene, cioè Gesù? Sono in grado di accorgersi che è Lui la Buona Notizia per noi?

 

“Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo”. È l’impegno che tutta la Chiesa in Italia è chiamata a vivere con particolare intensità in preparazione al Convegno Ecclesiale che si terrà a Verona nell’ottobre del prossimo anno. Testimoni credibili nel quotidiano.