2004 - II DOMENICA D’AVVENTO/A

 

1 In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, 2 dicendo: “Convertitevi,

perché il regno dei cieli è vicino! ”. 3 Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: “ Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”  4 Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. 5 Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; 6 e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano. 7 Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: “Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente? 8 Fate dunque frutti degni di conversione, 9 e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. 10 Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 11 Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. 12 Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile”.

[Mt 3, 1-12]

 

 

In Avvento ci prepariamo a celebrare la prima venuta di Gesù nel Natale e siamo impegnati a ravvivare l’attesa vigile e operosa della sua ultima venuta. Testimone remoto di questo evento futuro è il profeta Isaia che, oltre 700 anni A.C., annuncia in modo vibrante e con immagini stupende il Messia, discendente di David, come Colui sul quale “si poserà lo Spirito del Signore(11, 1-10: I lettura). Cioè l’infinita potenza e vitalità di Dio – che suscitava i capi di Israele e i profeti agendo in essi e per mezzo di essi – “riposerà” in modo stabile e permanente su di Lui. Con la pienezza dei suoi doni (sapienza, intelletto, fortezza…) lo trasformerà in un capolavoro di sovrano. Che col suo governo saggio ed efficace riconcilierà fra loro le classi contrapposte (lupo…agnello etc) e opererà la trasformazione sociale tra gli uomini. Frutto della sua presenza e azione sarà il ritorno al “Paradiso” terrestre e la pace universale definitiva. Un futuro da favola? È quanto Gesù farà nel giorno della sua ultima venuta. Ma se già ora lo accogliamo, questa realtà nuova e indicibile lentamente comincia a realizzarsi in noi e attorno a noi.

Testimone prossimo del Messia ormai in arrivo è un altro grande profeta, Giovanni Battista, che ci indica il modo giusto di attenderlo e di andargli incontro.

Comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto”. Nel deserto il popolo di Israele aveva sperimentato la presenza amica e la guida del suo Dio che lo accompagnava nel cammino lungo e pieno di pericoli. Nel deserto, nel vuoto assoluto delle cose, il popolo aveva imparato a incontrare il suo Signore e a dialogare con Lui. Anche noi abbiamo bisogno di deserto, cioè di spazi e tempi di silenzio e di riflessione per approfondire il mistero del Natale, per gustare la presenza amorosa di Dio nella nostra vita e aprirci al dialogo con Lui.

Anche il vestito e il vitto di Giovanni sono un richiamo alla sobrietà, all’essenzialità.

Giovanni amministrava il battesimo che era un rito di purificazione, segno di cambiamento e rinnovamento interiore, cioè di conversione per ottenere il perdono dei peccati. Si può andare incontro a Cristo soltanto con un cuore puro, ripulito dalla sozzura del peccato, con un cuore “convertito”.

 

Lo stile di vita di Giovanni, i gesti che compie e soprattutto le sue parole sono un appello forte, tagliente a disporre i cuori ad accogliere Cristo: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”. Il Signore, arrivando, non deve trovare ostacoli o sbarramenti. Il battesimo di Giovanni vuole significare e provocare la sincera conversione di quanti lo ricevono.

Il profeta denuncia con parole roventi la presunzione e la falsa sicurezza di coloro che si illudono di essere a posto in coscienza e di potersi salvare in quanto appartengono alla discendenza di Abramo (alla Chiesa, per noi cristiani).

Convertitevi”. Conversione significa propriamente cambiare mentalità, cambiare il modo di pensare e di vivere. Nel linguaggio dei profeti significa cambiare rotta, ritornare sulla strada giusta, ritornare al Signore, volgersi interamente a Lui. Cfr. “In alto i nostri cuori! Sono rivolti al Signore!”.

Perché è urgente convertirsi? “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”. (Gesù ripeterà il medesimo appello: cfr. Mt, 4,17). Dio, che è l’unico Signore e il Re onnipotente, si fa incredibilmente vicino agli uomini nella persona del suo Messia Gesù per incontrarli, per legarli a sé e così salvarli e farli felici.

Dio, però, non entra con violenza nella nostra vita, ma bussa alla porta chiedendo di essere accolto (ecco la conversione!).

"Fate un frutto degno della conversione". Cioè, date prova, mediante fatti concreti, di una reale conversione. Si tratta di mettere Dio al posto del proprio io o di altre cose terrene, al centro della vita. Si tratta di fare della sua parola la norma di tutti i nostri pensieri e azioni. Così, per es., si tratta di vigilare contro il pericolo di dare più importanza a tutto l'apparato esterno della religione e del culto (come facevano i farisei e i sadducei) che non a ciò che Dio vuole e soprattutto all'amore del prossimo, al servizio dei fratelli. Si tratta, anche, di non assecondare la tendenza, che spesso affiora nell'uomo moderno, a scansare Dio, ritenuto troppo esigente e scomodo, fino ad eliminarlo semplicemente dalla propria vita come un essere superfluo o inutile. La conversione per molte persone della nostra epoca consisterà nell'accettare o tornare ad accettare Dio nella propria esistenza, riconoscendo che senza Dio l'uomo non ha il suo vero senso.

Per molti uomini di oggi che invece credono in Dio un altro modo di scansarlo è non sapere o non volere tirare le conseguenze concrete di questa fede. Vale a dire anche noi cristiani possiamo spesso riconoscerci in quei farisei e sadducei contro i quali si è scagliato il Battista. Quante volte forse siamo cristiani più per certe abitudini ereditate e per una infarinatura di istruzione religiosa, che per intima convinzione e per una scelta cosciente di Dio! Quante volte forse non corriamo il pericolo di ridurre il nostro cristianesimo alle tradizioni e alle pratiche esterne, senza impegnarci ad attuare i Comandamenti di Dio, specie quello dell'amore del prossimo?.

Ancora, convertirsi significa riconoscere Dio come il Padre che ci ama immensamente e personalmente (la prova più grande di tale amore è averci donato il proprio Figlio) e desidera vedere i suoi figli accesi dalla sua stessa passione d'amore gli uni per gli altri e verso ogni uomo. “Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi”. È l’imperativo pressante di Paolo ai cristiani di Roma (Rm 15, 4-9: II lettura). In questa comunità non c’è affiatamento, non c’è concordia. Due gruppi si contrappongono giudicandosi a vicenda. L’Apostolo ricorda loro l’avvenimento fondante per la comunità: Cristo li “ha accolti”, sia gli uni che gli altri, quando li ha riconciliati con Dio e li ha introdotti nella sua famiglia dove tutti sono figli del Padre e Lui, Gesù, è il fratello maggiore. Tale avvenimento ogni Eucaristia lo rende presente e noi vi siamo dentro, pienamente coinvolti. Come non ripartire ogni volta rinnovati nel legame fraterno e nell’impegno di farci reciprocamente spazio nel proprio cuore? L’esortazione diventa preghiera al Signore perché conceda “di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti…”. Così, ricuperata l’unità, il culto a Dio gli sarà gradito: i suoi figli, uniti a Gesù e tra loro, potranno “rendergli gloria con un solo animo e una voce sola”. E l’Eucaristia realizzerà il suo pieno significato.

Insomma, non resta a tutti che fare una cosa sola: convertirsi concretamente, a fatti. Il Vangelo, con tutto

quanto domanda, non può essere vissuto con lo sconto, non può essere annacquato.

 

Colui che viene dopo di me...vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Ponendosi nella linea dei profeti che annunciavano il Messia e il rinnovamento del mondo che Egli avrebbe operato (cfr. specialmente Isaia nella prima lettura), Giovanni va oltre proclamando che è vicino, sta arrivando. Ecco ciò che rende urgente la conversione. Giovanni esorta a concentrare tutta l'attesa e l'attenzione sul Salvatore che viene: Egli “immergerà” nello Spirito Santo purificando e trasformando le coscienze; ma attuerà anche il giudizio (“...la scure è posta alla radice degli alberi...ha in mano il ventilabro...”).

 

Davanti al futuro (Gesù che viene nel Natale e nell'ultimo giorno della storia sia nostra che universale) la nostra vita si colora di speranza gioiosa, ma si carica anche di grande responsabilità: si tratta di “vivere per incontrarlo” nel miglior modo possibile.

Coltivo un vero desiderio di convertirmi?

Che cosa occorre perché la nostra conversione sia reale e completa in tutti i nostri rapporti (familiari, sociali, professionali)?

Come singoli e come comunità siamo alberi che producono frutti buoni oppure...?

Cos'è veramente Dio per me, per noi? E Gesù Cristo?

Ci sorprendiamo talora alla ricerca illusoria di altri “salvatori”?  

Ci accade di immaginare o di aspettare un futuro senza di Lui?

Che cosa mi colpisce di più nel comportamento e nelle parole del Battista?

Quale legame colgo tra il “Vegliate... state pronti” di Gesù (prima domenica di Avvento) e il “Convertitevi...” di Giovanni (seconda domenica di Avvento)?