I DOMENICA di QUARESIMA /C
1 In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si
allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2 dove, per quaranta giorni, fu tentato dal
diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame.
3 Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio
di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane”. 4 Gesù gli rispose: “Sta
scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo”. 5 Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli
in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6 “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di
questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7 Se ti prostri dinanzi a
me tutto sarà tuo”. 8 Gesù gli rispose; “Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai”. 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo
del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10 sta scritto infatti: Ai
suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; e anche. essi ti sosterranno con le
mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra”.12 Gesù gli rispose: “È stato detto: Non tenterai
il Signore Dio tuo”. 13 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il
diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.
[Lc 4, 1-13]
Il tempo di Quaresima,
che nel suo duplice carattere "battesimale e penitenziale" è
tutto proteso e polarizzato verso la Pasqua, ripropone
al popolo cristiano un cammino impegnativo di conversione. Vale a dire,
siamo chiamati a ritornare al Signore, concentrando la nostra attenzione
su di Lui e scoprendo che Egli ci attende e ci guarda con infinita
misericordia. Ma lo sguardo di Dio su di me (che
grazia poterlo avvertire!) desidera incontrare il mio sguardo su di Lui. Se Dio mi guarda io non posso guardare altrove.
E' questa, precisamente, la tentazione che subiamo di continuo: voltare le
spalle a Lui per lasciarci catturare da ciò che non è Dio e non può assicurarci
felicità e salvezza. Il brano del Deuteronomio (26, 4-10: I
lettura) riporta l’antica professione di fede
che il fedele ebreo recitava durante il rito in cui offriva le primizie della
terra, ricevuta in dono dal Signore. Abbiamo qui il “Credo” di
Israele, il cui contenuto è la salvezza operata da Dio in favore del suo
popolo: Dio lo ha liberato e lo ha condotto nella Terra Promessa. Il nostro
“Credo” prolunga quello del popolo eletto: anche noi professiamo con
gratitudine la fede nel Dio che ci ha liberati
attraverso la Pasqua di Gesù, cioè la sua morte-risurrezione, ci ha introdotti nella sua famiglia, la
Chiesa, col Battesimo e ci donerà la vita eterna.
Il centro del Credo
cristiano è la confessione di fede nel Cristo Risorto (Rm 10,8-13: II lettura).
Tale fede è l’unica condizione necessaria, ma anche sufficiente, per ottenere
la salvezza che il Cristo Risorto offre a tutti gli uomini. E’ un atto
interiore (“crederai con il tuo cuore...con il cuore si crede...), ma viene professata
pubblicamente davanti alla comunità cristiana e insieme ad essa (“...confesserai
con la tua bocca...con la bocca si fa la professione di fede”). L’impegno
della conversione quaresimale sta nel verificare la qualità della nostra fede e
nel lasciare che riceva dallo Spirito Santo uno “scossone” che la rinnovi
interamente. Come recito il Credo? La professione
nasce dal cuore?
Come vivere nel concreto questa fede- conversione? Tre sono le
parole-chiave che indicano il percorso quaresimale: preghiera-penitenza-carità.
Non sono soltanto mezzi per arrivare a Gesù e quindi al Padre, ma sono
suoi doni che ti rendono uomo nuovo, cioè
risorto. La preghiera come dialogo d'amore col Signore.
Impari ad ascoltare la sua voce che risuona nel cuore e la sua Parola contenuta
nella Scrittura, soprattutto quella che Dio ti dona ogni domenica durante la
celebrazione eucaristica. A tua volta, poi, tu parli con Lui, come il figlio
col padre, come l'amico con l'amico, lodandolo,
ringraziandolo, affidandogli te stesso e gli altri, domandandogli perdono.
La penitenza come
libertà interiore, quando ti accorgi che sei troppo dipendente da qualcosa o da
qualcuno.
La carità
come amore gratuito, come gesto concreto, come il saperti accorgere delle
occasioni in cui Gesù si presenta a te piccolo, povero, bisognoso.
Tradizionalmente la
prima domenica di Quaresima ci pone in contatto con Gesù che nel deserto
subisce l'assalto del diavolo, ma non soccombe, riporta vittoria su di lui e su
tutte le sue suggestioni. Il Figlio di Dio non è risparmiato dalla tentazione,
che riguarda proprio il suo rapporto col Padre. Satana cerca di allontanare
Gesù da Dio, di metterlo in contrasto con Lui. Vuole persuaderlo a non
comportarsi da figlio, rinnegando addirittura la sua relazione filiale col
Padre. "Se sei Figlio di Dio",
usa il potere di cui disponi per soddisfare ora le tue necessità vitali e, poi,
per risolvere ogni problema economico dell'umanità offrendo alla gente
un'abbondanza di beni materiali. Tutto questo puoi
farlo, senza dipendere da tuo Padre, non aspettandoti l'intervento della sua
provvidenza (I tentazione). Ma Gesù si abbandona al Padre e respinge la
tentazione riferendosi a un alimento che per Lui è più
importante del pane: la Parola di Dio. Nella seconda tentazione (che è la terza
nel racconto di Matteo) il diavolo offre a Gesù il dominio politico ed
economico del mondo, a una condizione: adorare lui al
posto di Dio, apostatando quindi da Dio. Ma Gesù reagisce con forza e
determinazione: “Sta scritto: Solo al Signore
Dio tuo ti prostrerai, Lui solo adorerai (Dt 6,13)”. Ultima tentazione:
"Se sei Figlio di Dio", usa il tuo potere per compiere
miracoli clamorosi e gesti spettacolari con cui conquisterai
la gente. "Gettati giù...", manifestando così la tua fiducia
in Dio. Questa però non è la vera fiducia del Figlio, ma un mettere Dio alla
prova. "Non tenterai il Signore Dio tuo".
Gesù si manifesta vero Figlio di Dio che ha scelto di vivere nell'umiltà e nel
nascondimento e non ha bisogno di forzare Dio a dimostrargli che lo ama. Si
fida semplicemente di Lui, come continuerà a fare sulla croce, non rispondendo
alla sfida e alla provocazione dei presenti (cfr. Lc 23, 35-39)
Le proposte di Satana
sono apparentemente sagge e suggestive. Corrispondono,
infatti, al buon senso, alle aspettative e alla
concezione corrente, allora come oggi, secondo cui la salvezza viene da un
messianismo facile e trionfalistico e non invece dall'amore che si abbandona a
Dio e si fa servizio sino alla Croce.
Questa tentazione non ha aggredito Gesù
soltanto nel deserto, ma lo ha accompagnato lungo tutto il suo ministero,
raggiungendo poi una violenza inaudita nella Passione (cfr, Lc 4, 13).
Attraverso questa tentazione, che assume le forme più diverse, è Satana, il grande nemico - non un simbolo, ma una presenza reale,
personale, anche se misteriosa - che cerca di separare Gesù da Dio suo Padre
boicottando il disegno di Dio. Ma Gesù in una lotta dura, sofferta,
perseverando nella sua scelta controcorrente, rimane fedele a Dio e al suo
progetto fino alla morte. In tal modo riporta una
vittoria completa sulla tentazione, alla quale aveva invece
ceduto Israele nel deserto e, prima ancora, l'umanità ai suoi inizi.
I cristiani non possono
pretendere che sia loro risparmiata la prova. L'affrontano
però nella certezza che il loro Signore ha vinto Satana e li sostiene
nella lotta. Gesù rimane accanto a noi e ci insegna a
pregare il Padre: "Non ci indurre in tentazione", cioè fa' che
non soccombiamo alla tentazione di tradirti, di perdere la fede. In definitiva,
è la fede che il tentatore cerca di insidiare, portando un "figlio di
Dio" a essere diverso da come suo Padre lo vuole.
Da Gesù impariamo anche
con quale strategia possiamo vincere ogni forma di tentazione. Il segreto è il
rapporto vivo con la Parola di Dio. Gesù resta fedele alla volontà del
Padre e tale volontà la legge nella Scrittura. A ogni attacco del diavolo risponde citando un breve testo
della Sacra Scrittura. Non si tratta di una schermaglia di parole, ma di una
precisa volontà di lasciarsi muovere e misurare dalla Parola. Spesso, quando
sentiamo forte la tentazione - dell'avere, del potere , del valere
- basta lasciare
risuonare dentro di noi una Parola di Dio per trovare la forza di resistere e
di unirsi a Lui, l'unico Signore da adorare e servire.
Sappiamo riconoscere la pericolosità e le varie forme della
tentazione che in modo, ora subdolo, ora aperto e
violento, mette alla prova e rischia di compromettere il nostro rapporto
filiale con Dio? Come reagiamo?
"Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto".
Ogni volta che siamo
tentati di mettere qualcos'altro al posto di Dio o prima di Lui, sentiamoci
ripetere in fondo al cuore: "Adora Dio solo!" e ubbidiamo con grande fede a questa Parola. Cioè
prendiamo Dio come ideale delle nostre azioni e diciamo coraggiosamente di no a
ciò che Lui non vuole. Avremo così la forza di liberarci dall'idolatria,
dall'adorare tante cose e proveremo la gioia di potergli dichiarare: "Sei
tu, Signore, l'unico mio bene! Al centro del mio cuore ci sei
solo Tu!"Sarà, ogni volta, un passo nuovo nel cammino di conversione.
Prova a chiederti cosa significa "Adorare Dio solo", cioè metterlo realmente al primo posto nella tua vita, nelle
tue scelte, nei tuoi gesti.
-Quante volte ti è
accaduto finora?
-Quante volte ti capita al giorno?