NATALE DEL SIGNORE/C
2006-2007
1 In quei giorni un
decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la
terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando era
governatore della Siria Quirinio. 3 Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno
nella sua città. 4 Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di
Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di
Davide, chiamata Betlemme, 5 per farsi registrare insieme con
Maria sua sposa, che era incinta. 6 Ora, mentre si
trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla
luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una
mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.
8 C’erano in quella
regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro
gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del
Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10 ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una
grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi vi è nato nella città di
Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno:
troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. 13 E subito apparve con l’angelo una moltitudine
dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: 14 “Gloria a Dio nel più alto
dei cieli e pace in terra agli uomini che
egli ama”.
[Lc 2,1-14]
"Io vi annuncio
una grande gioia: oggi vi è nato un Salvatore"
L'uomo di oggi, che è poi l'uomo di sempre, l'uomo che è ciascuno di noi, ha
bisogno di ricevere una notizia come questa. Una notizia che fa respirare a
pieni polmoni e dilata il cuore: la salvezza ti viene
donata, gratuitamente, per puro amore. C'è un Salvatore. Dio lo ha mandato
anche per te. Questa salvezza non consiste nella soluzione di problemi che
angustiano la nostra esistenza, alcuni più leggeri altri molto seri (quanti
ogni giorno!), ma in definitiva non essenziali. Questa
salvezza consiste nella soluzione del problema che è ciascuno di noi, ogni
uomo, con gli interrogativi inquietanti che si porta
dentro sul senso della sua vita, sul proprio destino, sulla propria identità
(da dove vengo, chi sono veramente, avrò un futuro e come sarà? Vivrò sempre?
Sarò felice?).
"Io vi annuncio
una grande gioia: oggi è nato per voi il Salvatore".
Basta che tu lo riconosca e lo accolga: allora questa "grande gioia" diventa la tua esperienza quotidiana.
Accoglierlo, però, significa mettere da parte la tua logica, il tuo buon senso,
per accettare la logica di Dio. La tua logica ti porterebbe ad
aspettere la salvezza da un potente, da un grande culturalmente,
economicamente, politicamente, socialmente. La salvezza
invece ti viene da un piccolo, da un bambino debole e disarmato. La
salvezza è un bambino. Che scandalo! Ma questo è lo stile di Dio. "Diede
alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una
mangiatoia...". Luca vuole mostrare che tale nascita è un fatto
accaduto in un tempo determinato (padrone del mondo era Augusto, era in corso
un censimento) e in un luogo determinato (in una contrada sconosciuta della
Giudea). Non è una favola il fatto che Dio ci abbia donato il Salvatore e che
ci abbia amati fino a tal punto. Ma
è un avvenimento della storia, col quale ogni uomo - a cominciare dallo stesso
imperatore - ha a che fare. Questa nascita ha avuto luogo probabilmente non nei
dintorni di Betlemme, ma dentro il paese, in un'umile casetta di parenti che
avevano ospitato Maria e Giuseppe. Una casetta che - come tante allora - faceva corpo con
una grotta naturale, una spece di ripostiglio dove spesso si tenevano gli
animali domestici. "Non c'era posto" nell'unica "stanza"
(invece che intendere "albergo") che dava sulla stalla. Qui Maria ha
partorito il suo bambino e lo ha adagiato nella mangiatoia. Ma, ecco, Dio
rivela attraverso l'angelo il significato di tale nascita povera e umile. Lo
rivela non ai potenti, ma ai pastori, che nella società di allora appartenevano
alle classi più emarginate e disprezzate. Lo rivela ai poveri. Chi è realmente
questo neonato?
-E' fonte di "gioia
grande per tutto il popolo" e per ogni uomo, perché è il "Salvatore",
il "Cristo"
(cioè il liberatore promesso) e il "Signore". Sono i titoli
che gli Apostoli attribuivano a Gesù quando lo annunziavano all'inizio della
Chiesa.
-"Gloria a Dio
nel più alto dei cieli". In questo bambino si manifesta supremamente
la "gloria" di Dio, cioè la sua pienezza
traboccante di vita e di misericordia e mai nulla e nessuno ha tanto
glorificato Dio come questa nascita. Da essa
scaturisce la
-"pace in terra
agli uomini che Egli ama". Pace - cioè la
perfetta comunione con Dio e tra fratelli - per gli uomini avvolti dall'amore
infinito del Signore. Di tale amore il Bambino di Betlemme è la prova e il
segno più concreto e tangibile. Una "pace"
radicalmente diversa dalla "pace romana" che l'imperatore si vantava
di mantenere con la minaccia e la forza delle armi.
Ecco
quanto Dio ci rivela sull'identità di questo Bambino e sulla portata della sua
nascita.
Un lieto evento non relegato in un passato lontano e di cui
si fa un ricordo sfocato. Ma, quando la Chiesa lo celebra, tale evento è reso misteriosamente attuale e noi vi siamo
coinvolti. Allora la fede ci consente di rivivere e condividere in qualche modo
l'esperienza stessa dei pastori e soprattutto di Giuseppe e di Maria. Possiamo cioè restare incantati davanti al mistero di questo Bambino:
un neonato è appena un batuffolo di carne che si muove o strilla o dorme. Eppure questo Bambino è tutto, è Dio. Dio
che le ha tentate tutte per "catturare" le sue creature e ora si
presenta sotto la forma di un bambino. Un essere che
di per sé è la creatura più fragile e ha bisogno di tutto e di tutti, è in
balia di tutti. Un bimbo, però, che attrae: è
difficile resistere al fascino che emana dal volto di un bimbo. Se ogni bimbo è un dono di Dio, questo lo è in modo unico e
superlativo. Ognuno può contemplare con lo sguardo della fede il Padre mentre,
in uno slancio incontenibile di tenerezza e di gioia, gli regala personalmente
Gesù. Questo bambino è Dio, il Figlio di Dio, che non è venuto tra noi
come un turista, come un visitatore frettoloso e di passaggio, ma si è inserito
radicalmente nella razza umana, divenendo un membro della famiglia umana, un
compagno di viaggio che condivide gioie, fatiche, sofferenze fino
all'esperienza della morte. Dio si è fatto talmente uno di noi che una ragazza
può dire a Dio: "Tu sei mio figlio!". E Dio può dire a una ragazza: "Tu sei la mia mamma!"."Il
Verbo si fece carne e abitò in mezzo a noi" (Gv 1,14). Colui che da sempre era con Dio, anzi Dio stesso,
diventò "carne", cioè "uomo" nella sua totale
precarietà e debolezza. Questi due estremi li ha congiunti l'amore. Attraverso
il Figlio divenuto uomo, è la Trinità intera che si rivela e si dona, entrando
in relazione d’amore con gli uomini e chiamandoli a prendere parte alla vita
della Famiglia divina. Una presenza che si attua in modo
particolarmente intenso nell’Eucaristia. E’ qui che “il
Salvatore, incarnandosi nel grembo di Maria venti secoli fa, continua a offrirsi all’umanità come sorgente di vita divina” (GVPII).E
ancora: “Lo sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo
appena nato e nello stringerlo tra le sue braccia, non è forse l’inarrivabile
modello di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica? (EdE 55).
Chi contempla e comincia
a comprendere il mistero del Natale, che si prolunga nell’Eucaristia, si sente
afferrare da un grande stupore, da una immensa gratitudine,
da una gioia indicibile: "Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è
nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la
Vita" (san Leone Magno). E cresce nel cuore una incrollabile
fiducia: "Io non posso temere un Dio che per me si è fatto così
piccolo. Io lo amo, perché Egli non è che amore e
misericordia" (santa Teresa di Gesù Bambino). E la scoperta nuova
di quanto valga io, tu, ogni uomo, se il Figlio di Dio ha scelto di
diventare uomo e di legare ogni uomo a sé, come primogenito di una immensa famiglia di fratelli. Con la
conseguenza che l'amore concreto donato a qualunque uomo è realmente donato
a Lui.
Il presepe, che viene allestito in ogni chiesa e lodevolmente anche nelle
case, visualizza una storia, non una fiaba. La storia dell’eterno Vivente, il
Salvatore Gesù, nella sua relazione d’amore con noi e con tutti gli uomini ai
quali ci manda ad annunziarlo. “Da duemila anni la
Chiesa è la culla dove Maria depone Gesù e lo affida all’adorazione e alla
contemplazione di tutti i popoli” (GVPII). Il nostro desiderio è che la
nostra comunità e ogni nostra famiglia diventino sempre più “culla”, cioè “presepe” vivo dove Maria continua a deporre Gesù,
luogo dove Gesù continua a nascere e rinascere per la gioia di tutti gli
uomini. Se potrà esserlo, dipende anche da me e da te.
Troverò il tempo per
sostare davanti al presepe (sia in chiesa sia in casa mia) cercando di
contemplare il mistero che mi richiama.
Cercherò anche di
intuire quale regalo Gesù desidera da me per il suo compleanno.
Non mi sarà difficile
capire che il primo regalo che si attende è che io accolga il suo regalo,
che è poi Lui stesso, in un cuore purificato dal suo perdono e pieno d'amore.
In qualunque situazione,
anche triste, ascolterò il lieto annuncio "Oggi per
te è nato il Salvatore!" e questa buona notizia ogni persona che ci
incontra la senta rivolta a sé vedendola brillare sul nostro volto.