MARIA MADRE DI DIO/C
16 In quel tempo, i
pastori andarono senz’indugio e trovarono
Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17 E dopo averlo
visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto
loro. 18 Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori
dicevano. 19 Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo
cuore. 20 I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto
quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. 21 Quando furon passati gli otto giorni
prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come
era stato chiamato dall’angelo prima di essere
concepito nel grembo della madre.
[Lc 2, 16-21]
Diversi temi si intrecciano in questa giornata.
Nasce un nuovo anno
con i suoi molteplici richiami: il tempo, che corre e non ritorna, è un grande dono che Dio ci offre perché, invece di sprecarlo, lo
usiamo con riconoscenza e responsabilità. Se tutto viene
inesorabilmente "divorato" e travolto dal tempo, rimane però intatto
il bene che abbiamo compiuto: tutti i secondi che abbiamo trascorso
nell'amore vero diventano eterni come
Dio, l'Amore. Ogni momento di vita è un dono che Dio fa a noi e che noi
possiamo fare a Lui vivendolo nell'amore.
L'anno che si apre col suo
carico di incognite, possiamo affrontarlo nella
fiducia che Dio non ci abbandona, ma ci "benedice" (cfr. Nm 6, 22-27: I lettura), cioè ci protegge con la
sua presenza efficace d'amore. "Rivolge
il suo volto" su di noi. In definitiva è Gesù la benedizione
che Dio dà all'umanità. E' Lui il volto luminoso di Dio rivolto verso di noi,
la manifestazione concreta del suo amore che non ci sarà mai tolto.
Oggi, infatti, ottava del Natale,
contempliamo ancora il mistero del "Figlio" di Dio "nato da donna, perché ricevessimo l'adozione
a figli" (Gal.4, 4-5: II lettura).
Il Vangelo ci riporta
alla stalla di Betlemme consentendoci di rivivere l'esperienza dei pastori e
soprattutto di Maria nell'incontro col Salvatore. I pastori hanno ricevuto la
buona notizia: "Io vi annunzio una grande gioia. Oggi vi è nato un salvatore, il Cristo
Signore". Essi credono al messaggio dell'angelo: "andarono senza indugio", con entusiasmo e
desiderio grande di incontrare il Bambino. L'incontro è descritto con due soli
verbi, ma molto significativi: "trovarono...videro".
Sono i verbi classici per indicare l'incontro dei discepoli con Gesù (Cfr. Gv
1, 39-41.45-51). Quando si è trovato e veduto, allora si annuncia: "riferirono ciò che del Bambino era stato detto
loro" (dall'angelo) a tutti i presenti (Maria, Giuseppe e altri), i
quali "si stupirono". E' la meraviglia, la sorpresa che il
Vangelo non può non suscitare. Soprattutto una persona fa tesoro di quanto ha
appreso dai pastori: "Maria serbava tutte queste cose meditandole nel
suo cuore". Maria, cioè, è tutta raccolta e
concentrata in se stessa per penetrare più a fondo nel significato degli
avvenimenti in cui s'è trovata coinvolta. Li confronta fra di
loro e con la comunicazione che i pastori hanno fatto sul Bambino. Maria
diventa, così, simbolo e modello della comunità cristiana, che in atteggiamento
sapienziale e contemplativo cerca di assimilare interiormente il mistero
inesauribile del Verbo Incarnato. Immancabile, poi, è la glorificazione di Dio
per il suo Dono. La comunità cristiana è invitata a sintonizzarsi con la lode
riconoscente dei pastori. Potremmo osservare che l'esperienza cristiana, in
questo brano, è espressa da pochi verbi che interagiscono tra loro: ascoltare,
ubbidire, trovare, vedere, testimoniare, lodare. E' importante verificare
se e come li coniughiamo nella nostra vita, se e in quale misura sappiamo
annunciare la gioia d'avere incontrato il Salvatore.
Il testo evangelico
prosegue menzionando il rito della circoncisione (attraverso il quale il
Bambino è inserito ufficialmente nel popolo di Dio) e l'imposizione del nome, a cui Luca dà un risalto particolare: è Dio che ha voluto
tale nome e quindi la missione che esso esprime. "Gli fu messo nome
Gesù" = il Signore salva. Dovremmo imparare a dire tale nome con la
speranza che esso ci infonde nel cuore, ma anche col
rispetto e la dolcezza con cui si pronuncia il nome della persona più cara. Con la stessa tenerezza con cui lo pronunciava sua madre Maria.
Raccontano che san Francesco, ogni volta che aveva pronunciato il nome di Gesù,
si leccava poi le labbra per la dolcezza.
Se il protagonista
assoluto rimane Lui, il Bambino, oggi però la Chiesa
rivolge la sua attenzione in modo speciale a Maria, celebrandola come "Madre
di Dio". Un titolo che, colto nel suo significato, dà
le vertigini. Ma è pienamente giustificato. In
effetti, la maternità umana è relazione con una persona: colei che è madre è
madre non di un corpo, ma di una persona. Ora il bimbo di Maria è il Figlio di
Dio, Dio stesso. Quindi Maria è "Madre di
Dio". Dio ha voluto anche Lui avere una mamma, non ha voluto rinunciare
alle carezze di una mamma. Resta anche vero che il Figlio di Dio, incarnandosi
nel grembo di Maria, ha legato a sé ogni uomo, divenendo il primogenito di una
moltitudine di fratelli. Di conseguenza la madre di Gesù è anche la madre di
tutti noi e di ciascuno in particolare.
Non c'è dubbio che la
festa mariana di oggi, anche se poco sentita a livello
popolare, è la più importante di tutte. Ogni altro aspetto del mistero di
Maria, ogni altro suo privilegio trova la sua spiegazione e il suo fondamento
nella sua relazione di madre con Gesù. Una relazione unica e indicibile. Ce la
richiama anche la raffigurazione, tanto frequente, di Maria col Bambino. Anzi,
nella Chiesa d'Oriente Maria non è mai sola: ha sempre in braccio il Bambino.
E' considerato talmente forte il suo legame col Figlio che non si trova mai
un'immagine di Maria senza Gesù. Essa esiste soltanto per Lui e lo mostra al
mondo. Così anche la Chiesa: abbraccia Gesù e lo mostra al mondo. Ecco la nostra vocazione di cristiani: avere Gesù tra le braccia e
mostrarlo, anzi donarlo, a tutti. Chi cerca Gesù dovrebbe poterlo
ricevere da noi. Tutto ciò sarà possibile se guarderemo a Lei come modello di
fede e di carità.
Gesù è "il principe
della pace”. Sua madre è "la regina
della pace".
Si celebra la 40°
Giornata Mondiale della Pace, incentrata sul tema: “La persona umana è il cuore della pace”.
Il Papa esprime la
convinzione che il rispetto, la difesa, la promozione della
dignità della persona umana sono condizione essenziale per la pace della
famiglia umana. Si tratta di formare a una
consapevolezza sempre più matura che l’uomo, ogni uomo, creato da Dio a sua
immagine e somiglianza, è chiamato a vivere una relazione profonda, a essere
relazione d’amore con Dio e col prossimo. È questa sua realtà costitutiva che
conferisce a ogni uomo una dignità trascendente.
Purtroppo la dignità umana subisce molteplici minacce e aggressioni. La Chiesa,
però, ha la missione di annunciare il Vangelo della vita, la centralità
dell’uomo nell’universo e l’amore di Dio per l’umanità. “Ogni offesa alla persona umana è una minaccia per la pace;ogni minaccia alla pace è un’offesa alla verità della
persona e di Dio: la persona umana è il cuore della pace!”.
Difendere e costruire la pace è compito di
tutti e richiede una dedizione costante e intensa. Una strategia che fa leva
anzitutto sulla preghiera: “Agnello di Dio, donaci la pace”. Tra
le circostanze storiche che avevano suggerito al Papa Giovanni Paolo II di
proclamare l’ “Anno del Rosario” (ottobre 2002-ottobre
2003), la prima era “l’urgenza di invocare da Dio il dono della
pace...Riscoprire il Rosario significa immergersi nella contemplazione del
mistero di Colui che è la <nostra pace>...Non si può quindi recitare il
Rosario senza sentirsi coinvolti in un preciso impegno di servizio alla
pace” (Rosarium Virginis Mariae n.6). E ciò a tutti i livelli, a cominciare
dalla famiglia: “La famiglia che prega unita, resta unita”. (Rosarium
Virginis Mariae n.41).
E’ essenziale, poi, educarci ed educare alla pace. Come? Nell’impegno tenace,
anzitutto, perché i valori che la fondano (verità, giustizia, carità, libertà)
siano sempre più interiorizzati e vissuti da noi e dagli altri. "La
pace del cuore è il cuore della pace". Soltanto se siamo
"pacificati" dentro, diventiamo strumenti di pace. Soltanto se siamo
riconciliati con Dio, e quindi con noi stessi, diventiamo capaci di perdonarci
a vicenda e così costruiamo la pace. Le "armi" che fanno vincere
la pace sono il rapporto con Dio, la preghiera, il perdono, la misericordia
concreta. "La pace è un cantiere aperto a tutti e non soltanto agli
specialisti e ai sapienti...La pace è una responsabilità universale: essa passa
attraverso mille piccoli atti della vita quotidiana" (GiovanniPaolo
II).
Affidiamo
a Maria il nostro desiderio e il nostro impegno perchè nel nuovo anno la pace
possa
"scoppiare" e dilagare.
Ogni volta che riconosco
concretamente il valore e la dignità di ogni persona
umana, costruisco la pace. Ne sono consapevole?
Ogni gesto di perdono e di amore è un seme di pace. Moltiplichiamo ogni giorno
questi gesti per seminare la pace.
Quando durante la Messa
ci scambiamo il gesto di pace, non esprimerò
soltanto l'amore alla persona che ho vicino, ma penserò di
stringere la mano a ogni uomo della terra, rinnovando l'impegno di costruire
una vera fraternità, che è il volto della pace.
Ogni Ave Maria ci
richiama il mistero della Madre di Dio. Reciterò con più cura e senza fretta
questa preghiera, sottolineando le parole centrali,
che sono "Gesù" e "Madre di Dio".
Ho mai provato a
ripetere lentamente il nome di Gesù, quasi assaporandone la dolcezza e la forza
contro ogni tentazione?