IV DOMENICA d’ AVVENTO /C 2006-2007
39 In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la
montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò
Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria,
il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le
donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che debbo che la madre del mio Signore venga a
me? 44 Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai
miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell’adempimento
delle parole del Signore”. 46 Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica
il Signore 47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 48 perché ha guardato l’umiltà della sua serva”.
[Lc 1, 39-48]
I brani biblici di questa domenica ci invitano a
fissare la nostra attenzione sul mistero del Natale ormai prossimo e ci
rivelano alcuni tratti caratteristici del grande Festeggiato che ci prepariamo
a incontrare.
Il profeta Michea (5, 1-4: I lettura) annuncia il suo
paese natale, un umile villaggio della Giudea, da cui proveniva la famiglia del
re Davide: Betlemme. Lo descrive poi come un “dominatore in Israele”, un
“pastore”, colui che assicurerà la “pace” (s. Paolo in Ef. 2,14
preciserà che “Egli è la nostra pace”). Una pace universale (“fino
agli estremi confini della terra”). La promessa di Michea alimenta l’attesa
del Messia e anche - sia pure oscuramente - di sua madre: “colei che deve
partorire partorirà”.
Il testo della lettera agli Ebrei (10, 5-10: II
lettura) aggiunge altri elementi significativi. Ci trasferisce appunto
nell’eternità di Dio, nel seno della famiglia divina, dove in un vertiginoso
dialogo d’amore il Figlio, prima di iniziare la sua avventura terrena, accetta
l’Incarnazione e la missione fra gli uomini. Con un atto di perfetta ubbidienza
al Padre, accetta di fare della sua vita un sacrificio esistenziale, che
culminerà nella morte-risurrezione: “Ecco, io vengo per fare la tua volontà”
(due volte: Eb 10, 7.9 cfr. Sal. 40, 7-9). Questo infinito “sì” d’amore
a Dio e all’uomo trova eco sul versante umano in un altro “sì” perfetto
di ubbidienza e di amore: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me
secondo la tua parola” (Lc 1,38). L’incontro, la fusione di questi due “sì”
ha reso possibile il miracolo del Natale. L’ “Eccomi!” del Figlio,
pronunciato nell’eternità, accompagnerà Gesù in ogni gesto e momento della sua
esistenza terrena, e raggiungerà il suo vertice quando si offrirà in sacrificio
sulla croce. Così pure l’ “Eccomi!” di Maria - che esprime la sua fede
obbediente - risuonerà senza sosta nel suo cuore durante la sua vita e sarà
perfetto quando essa si troverà associata intimamente al sacrificio del figlio
sul Calvario. In ogni Eucaristia - che rende presente per noi il dono supremo
di sé a Dio e ai fratelli da parte di Cristo e di sua Madre - il loro “Eccomi!”
d’amore ci viene ogni volta partecipato, perché trasformi la nostra esistenza
in sacrificio gradito a Dio.
Il brano evangelico completa l’identikit di Colui che
ci prepariamo ad accogliere nel Natale. Nello stesso tempo delinea alcuni
tratti essenziali di sua madre. Il protagonista del racconto è Gesù, non Maria.
Ma essa è presentata come inseparabilmente congiunta con Lui, tanto che più
viene precisata la figura della madre, più viene in luce quella del figlio.
Maria è totale e limpida trasparenza di Cristo.
Le parole di Elisabetta, mossa dallo Spirito Santo,
proclamano ciò che Dio ha operato in Maria, cioè l’Incarnazione del suo Figlio,
e come Maria ha risposto all’iniziativa divina. “In quei giorni Maria si
mise in viaggio”. Le promesse di Dio si stanno compiendo: il Messia è
ormai presente nel mondo, anche se ancora nascosto nel grembo di una donna.
L’attesa del Salvatore, che per secoli i profeti avevano accesa e tenuta desta
nel popolo d’Israele, ora è come concentrata e palpita nel cuore di una giovane
donna che aspetta il suo bambino.
L’evangelista, nel narrare il viaggio di Maria, sembra
evocare il viaggio dell’ “arca dell’Alleanza” nei suoi vari trasferimenti,
descritti in 2Sam 6, 1-15. Mostra, così, che Maria è la nuova e vera “arca
dell’Alleanza”, cioè il luogo della presenza viva di Dio in mezzo al suo
popolo. Giovanni Paolo II nell’enciclica sull’Eucaristia vi scorgeva un aspetto
di Maria “donna eucaristica”: “Quando, nella visitazione, porta in
grembo il Verbo fatto carne, ella si fa, in qualche modo, ‘tabernacolo’ - il
primo ‘tabernacolo’ della storia -
dove il Figlio di Dio, ancora invisibile agli occhi degli uomini, si concede
all’adorazione di Elisabetta, quasi ‘irradiando’ la sua luce attraverso gli
occhi e la voce di Maria” (EdE 55). I cristiani, ricchi della presenza di
Cristo in loro, soprattutto dopo l’incontro eucaristico, non dovrebbero essere
come Maria, dovunque arrivano e chiunque incontrano?
Colei che si è dichiarata “la serva del Signore”
si mette in viaggio per offrire il suo servizio all’anziana cugina, anch’essa
in attesa di un bambino. “In fretta”: chi ama non indugia, non
rimanda, quando si tratta di fare del bene. Il viaggio di Maria è motivato
anche dal bisogno di comunicare con una persona che è stata lei pure visitata
dal Signore. L’esperienza di Dio e dei suoi doni non può essere vissuta in
maniera isolata e individualistica, ma va condivisa con i fratelli di fede. E’
quanto avviene nell’incontro fra le due madri e, più in profondità, fra i
rispettivi figli ancora nascosti nel grembo.
Elisabetta riconosce - senza poter trattenere il
proprio entusiasmo e la propria emozione - la realtà della giovane cugina e
soprattutto del suo figlio: “Benedetta tu fra le donne” (cfr. Gdt
13, 18). Maria rappresenta l’approdo e il culmine di tutte le benedizioni di
Dio (cioè gli interventi di Dio in favore degli uomini, con la pienezza dei
suoi doni). Si ha un richiamo al “piena di grazia” = amata fuori misura
da Dio (Lc 1, 28). “Benedetta” perché il “Benedetto”
da Dio in misura suprema e traboccante è “il frutto del tuo grembo”.
Essa è “benedetta” perché Dio l’ha resa capace di trasmettere la vita umana -
benedizione per eccellenza nella Bibbia - a Gesù, che è il Figlio di Dio.
“A che debbo che la madre del mio Signore venga
a me?”. In queste parole vibra uno stupore umile e incontrollabile di
fronte alla realtà di Maria. La lode di Elisabetta dà come inizio alla
venerazione della Chiesa per la “Madre
del Signore” (il Signore risorto, il Messia, il Figlio di Dio. Cfr. “Santa
Maria Madre di Dio”).
“Beata colei che ha creduto!”. Se Dio ha
ricolmato di grazia Maria, se l’ha benedetta in modo superlativo, se l’ha resa
“Madre del Signore”, la risposta di Maria è la fede: “Beata la
credente!”. E’ la prima beatitudine che risuona nel Vangelo e sarà
anche l’ultima, sulle labbra del Risorto ( Cfr. Gv. 20,29). Il vero motivo
della gioia è l’amore benevolo e fedele di Dio, che Maria sperimenta nella
fede. Nel canto - preghiera di Maria, che è un’esplosione di giubilo
incontenibile, possiamo cogliere e fare nostra la sua esperienza di fede, che è
frutto dello Spirito Santo disceso su di lei. Assecondando l’invito alla gioia
che le ha rivolto la cugina e prima ancora l’angelo dell’annunciazione (“Rallegrati!”),
Maria esulta davanti al Signore e lo loda per il dono che le ha concesso di
essere vergine-madre del Messia. E’ Gesù la gioia inesauribile di Maria. Tutto
in questo incontro si compie in un’atmosfera di gioia contagiosa, che è frutto
della comunione nella fede e nella carità fra le due madri, ma prima ancora
della presenza del Salvatore nel grembo di Maria. Dovunque arriva un cristiano,
nel quale vive Cristo come in Maria, lì dovrebbe fiorire la gioia.
Nella preghiera dell’Ave Maria, recitata con
attenzione e con calma, possiamo cogliere una sintesi delle caratteristiche di
Gesù e di sua madre, evidenziate nel Vangelo di oggi non in modo freddo, ma
commosso ed entusiasta.
La reciproca accoglienza di Maria e di Elisabetta come
può essere vissuta nei nostri rapporti quotidiani?
Maria che cosa aspettava dal Natale e come si
preparava? Cosa aspettiamo noi e come ci prepariamo?
Quante volte lungo la giornata comprendo ciò che Dio vuole da me in quel momento e so dirgli prontamente “Eccomi!” come Gesù e Maria?