I DOMENICA
D’AVVENTO/A
37 In quel tempo, Gesù disse ai
suoi discepoli: “Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio
dell’uomo. 38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e
bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell’arca, 39 e non si accorsero di nulla
finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del
Figlio dell’uomo. 40 Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà
preso e l’altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola:
una sarà presa e l’altra lasciata. 42 Vegliate dunque, perché non
sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Questo considerate: se il
padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e
non si lascerebbe scassinare la casa. 44 Perciò anche voi state
pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà.
[Mt 24, 37-44]
Percorrendo le varie tappe dell’Anno Liturgico abbiamo tenuto fisso lo sguardo su Gesù nei diversi momenti e aspetti del suo mistero (“volto del Figlio”, “volto dolente”, “volto del Risorto”. Così Giovanni Paolo II nella NMI).
Con
questa domenica ha nuovamente inizio l’ “Anno della Chiesa” e la sua prima
stagione è l’Avvento (=venuta). Questo tempo è tempo di preparazione al
Natale, in cui si celebra la prima venuta del Figlio di Dio tra gli uomini. Ma
è anche il tempo in cui si ravviva l’attesa della seconda venuta di Cristo al
termine della storia. Così professiamo nel Credo: “E di nuovo verrà nella
gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine”. È un altro aspetto del volto di Gesù che
siamo invitati a contemplare con attenzione amorosa e vigile attesa: “Colui che viene”.
Il brano evangelico di oggi fa parte di un più ampio
discorso di Gesù, dove l’annuncio centrale riguarda la sua venuta ultima e
visibile: “Vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con
grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e
raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei
cieli” (Mt 24, 30-31). È un
avvenimento splendido e gioioso: Gesù risorto, nella pienezza del suo potere
regale, verrà a raccogliere attorno a sé tutta la famiglia e darà inizio alla
festa eterna del Regno di Dio. Chi accoglie questo annuncio di Gesù vive
nell’attesa, colma di speranza, di un lieto evento. La sua venuta segnerà,
appunto, la fine di questo vecchio mondo dove dominano l’egoismo, la
sopraffazione, l’odio, la morte, e inaugurerà un mondo radicalmente nuovo,
fraterno, dove l’unità degli uomini con Dio e tra loro sarà perfetta, la vita
piena e la gioia straripante, senza fine. Si realizzerà la visione stupenda del
profeta Isaia (2, 1-5: I lettura). Verrà un tempo in cui gli strumenti di
guerra (spade, lance) saranno trasformati in strumenti di lavoro e di servizio
all’uomo (vomeri, falci): gli uomini disimpareranno a fare la guerra. Novità
assoluta, che sarà il frutto della loro conversione a Dio: “Verranno molti popoli e diranno: Venite,
saliamo al monte del Signore...”. Nell’incontro con Lui si scopriranno
fratelli. Questa visione del futuro del mondo e della storia è l’esatto
contrario dello spettacolo che ci sta sotto gli occhi…È un puro sogno? È quanto
Dio ha promesso per “la fine dei giorni”. Espressione che nel linguaggio
biblico indica il tempo del Messia, quindi il nostro tempo in cui il Messia
Gesù vive nella sua Chiesa. È essa il vero tempio verso il quale il profeta
vedeva incamminarsi i popoli da ogni parte della terra. Pellegrinaggio che è
già in corso, in attesa del compimento finale. Ma quanta responsabilità abbiamo
noi cristiani! Con le nostre lentezze e incoerenze, con i nostri peccati,
rischiamo di ostacolare il compiersi del sogno di Dio. È rivolto a noi
l’appello vibrante con cui termina il brano: “Casa di Giacobbe, vieni,
camminiamo nella luce del Signore”.
Nel brano odierno Gesù sottolinea un aspetto
irrinunciabile nell’attesa della sua venuta: la vigilanza responsabile e operosa. Il “Signore che viene”
bisogna essere pronti ad accoglierlo. Gesù mette in guardia i discepoli contro
il pericolo di addormentarsi o di stancarsi nell’attesa “Come fu
ai giorni di Noè…non si accorsero di nulla”: il diluvio era imminente,
ma la gente era intenta ai suoi affari e a godersi la vita, come se nulla
dovesse accadere oltre quello che avviene ogni giorno. È il lasciarsi assorbire
dai problemi del vivere quotidiano, dimenticando le possibili “sorprese” di
Dio. È l’adagiarsi in una falsa sicurezza, senza rendersi conto che una “Venuta” incombe e sarà un evento
di salvezza per chi opera il bene (come lo fu per Noè e la sua famiglia), ma un
evento di rovina per chi avrà agito male.
“Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e
l’altro lasciato…”. Una selezione che non avverrà per caso o per capriccio, ma secondo il
giusto giudizio di Dio: alcuni saranno trovati pronti per l’appuntamento
decisivo, altri invece impreparati. “Vegliate dunque, perché non sapete in
quale giorno il Signore vostro verrà”. È la parola d’ordine dell’Avvento e anche di quel lungo avvento che è il corso della
nostra vita. “Vegliate”, perché il
Signore verrà come un ladro, che non manda nessun preavviso. La cosa più saggia
è attenderlo sempre: “Anche voi state pronti, perché nell’ora che non
immaginate il Figlio dell’uomo verrà”. Per la maggior parte degli uomini, e quasi
sicuramente anche per noi, questo appello riguarda non il giorno della venuta
gloriosa di Cristo, ma quello della morte, in cui la venuta finale di Gesù
viene in un certo senso anticipata. Oggi molti tentano di rimuovere il pensiero
della morte: vorrebbero vivere spensieratamente e morire senza accorgersene.
Come ai tempi di Noè. La colpa dei suoi contemporanei era quella di vivere
sommersi nel “torpore dello spirito”. Questo torpore rischia di sommergere
anche tanta gente di oggi che sta… “danzando” sul ciglio del baratro. Alcune
manifestazioni di questo torpore: il vivere nella distrazione e nella
superficialità, il non riflettere su ciò che è veramente decisivo, lo
scommettere su tante cose meno che sull’essenziale. Contro la facile tendenza a
cercare giustificazioni o attenuanti di tale comportamento nei condizionamenti
ambientali e sociali, Gesù riafferma con forza che è l’uomo con la sua libertà
a determinare l’indirizzo e l’esito della sua vita: “Vegliate!”. Questo appello di Gesù è
ripreso in modo accorato da Paolo (Rm 13, 11-14: II lettura): “È ormai tempo
di svegliarvi dal sonno…Comportatevi onestamente come in pieno giorno: non in
mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e
gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.” Cioè approfondite la
vostra relazione con Gesù fino a essere assimilati a Lui.
S. Agostino racconta che questa pagina di Paolo ha
giocato un ruolo determinante sulla sua conversione. Non riusciva a fare il
passo decisivo, perché non aveva il coraggio di tagliare certi legami
peccaminosi. Ciò gli procurava un profondo sconforto. Un mattino, dopo una
notte insonne, esce nel giardino antistante
la casa che lo ospitava e si getta a terra quasi in preda alla
disperazione. Gli giunge l’eco di un canto il cui ritornello è: “Prendi e
leggi, prendi e leggi”. Agostino pensa che quell’invito sia per lui. Si alza,
apre il rotolo delle lettere di s.Paolo e si imbatte proprio nel brano odierno
della lettera ai Romani. Legge e nel suo cuore tutte le resistenze cadono: si
sente invadere dalla gioia più pura. È convertito, è nuovo (cfr. Confessioni l.
VIII. 12.28-30). La forza trasformante della Parola di Dio non si è esaurita,
ma è viva anche oggi per noi.
La vigilanza è attenzione d’amore a
colui che verrà, ma già viene. “Noi viviamo tra il giorno della
risurrezione di Cristo e quello della sua venuta…Gesù è Colui che
è venuto, viene e verrà. È venuto nell’Incarnazione, verrà nella gloria e nel frattempo non ci
lascia soli: Egli continua a venire a noi nei doni del suo Spirito, nella
predicazione della parola di verità, nella liturgia e nei Sacramenti, nella
comunione attorno ai pastori nella Chiesa, nell’esperienza della sua
misericordia che a ciascuno è possibile fare, per grazia, nell’intimo della
coscienza” (CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia n.29). “Ora
Egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo
nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo Regno” (Prefazio dell’Avvento).
“Vegliare” è saper riconoscere Gesù in queste
molteplici venute e donargli amore concreto. Veglia bene chi ama. È proprio
dell’amore vegliare. “Verrà nella gloria per
giudicare i vivi e i morti”. Un giudizio che sarà anticipato per ciascuno nel momento della
morte. È questo il “momento della verità”, dove cadono tutte le maschere e i
falsi problemi e si vede con perfetta lucidità che cosa valeva nella vita ormai
trascorsa: valeva non quanto successo abbiamo ottenuto, ma quanto amore abbiamo
donato. “Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore” (s. Giovanni
della Croce). Ma potremmo aggiungere: saremo giudicati dall’Amore, cioè da un giudice che ci ha amati e che ci ama come nessun altro mai.
Ecco perché il mio più grande rimpianto in quel momento sarà di non aver amato
abbastanza.
Cercheremo di vivere bene
le due dimensioni essenziali dell’Avvento:
-L’attesa piena di speranza e ottimismo, nonostante
le apparenti smentite della storia. Il nostro futuro è una Persona che viene e
quale persona! “Noi sappiamo dove va la storia,anche se non sappiamo per
quali strade”
(s. Agostino) “Il meglio finisce sempre per accadere e l’avvenire è migliore
di qualunque passato” (Theilard de Chardin).
-L’attesa vigile e vissuta nell’amore
operoso,
che ci rende sempre pronti all’incontro definitivo col Signore.
-Di fronte all’annuncio che Gesù ci fa delle realtà ultime della storia e del singolo uomo, qual è la nostra reazione? Superficialità, indifferenza, dubbio, paura, attesa gioiosa, speranza responsabile?
-Quando partecipiamo all’Eucaristia
sappiamo cogliere i diversi momenti della celebrazione in cui la Chiesa esprime la sua
speranza e attesa della venuta di Gesù? Questa speranza riusciamo a viverla nel
quotidiano?
-In una società così povera di speranza,
noi cristiani in che modo, in quale misura e con quanta forza di convinzione
testimoniamo che Cristo è “la gioia e la speranza di ogni uomo?” “Vieni Signore
Gesù! Io vivo per incontrarti!” Ogni volta che amo nell’attimo presente, è come
dichiararti che sono pronto ad accoglierti. “Andiamo con gioia incontro al
Signore!”