2005 XVI DOMENICA T.O./A

 

24 In quel tempo, Gesù espose alla folla una parabola: “Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25 Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26 Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. 27 Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? 28 Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? 29 No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30 Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”. 31 Un’altra parabola  espose loro: “Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. 32 Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami”. 33 Un’altra parabola disse loro: “Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti”. 34 Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, 35 perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: “ Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo”.36 Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: “Spiegaci la parabola della zizzania nel campo”. 37 Ed egli rispose: “Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38 Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, 39 e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. 40 Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41 Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità 42 e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. 43 Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!”

[Mt 13,24-43]

 

Cercheremo di lasciarci provocare dal messaggio che queste tre parabole ci offrono.

 La prima, di cui Gesù dà in seguito una spiegazione particolareggiata ai discepoli, è costruita su una serie di contrasti: il padrone semina nel suo campo il grano buono, ma il “nemico” vi semina la zizzania (una specie di gramigna, erbaccia). I due semi germogliano e crescono insieme. Alla mietitura saranno separati. Alcuni interrogativi angustiavano i discepoli di allora, e anche di oggi: come mai molti oppongono tanta resistenza alla parola di Gesù e non vivono secondo il Vangelo? Come mai nella società e, anzi, all’interno della comunità cristiana convivono, vicini e mescolati insieme, buoni e cattivi, giusti e peccatori, credenti e non credenti...? Pare sensata e ragionevole la proposta, che i servi fanno al padrone, di estirpare la gramigna. Gesù, invece, invita a entrare nelle ragioni del padrone (Dio), il quale esorta alla pazienza escludendo per il momento ogni intervento radicale, ma rimandando al tempo della mietitura. In effetti, il grano e la zizzania nella fase di crescita sono esteriormente molto simili e non è facile distinguerli, come invece quando saranno maturi.

Il messaggio che possiamo cogliere è abbastanza chiaro e articolato:

- Se il Vangelo di Gesù viene rifiutato, se i cristiani sperimentano spesso il fallimento nella loro azione evangelizzatrice, se il male in tante forme imperversa, tutto ciò è opera del “nemico” (che viene poi chiamato anche il “maligno” e il “diavolo”). E’ il realismo evangelico che vieta ogni lettura ingenua della società e della storia.

- In tutto il tempo che intercorre tra il primo annuncio del Vangelo e il giorno del giudizio finale, nella società e nella stessa comunità cristiana coesistono e si intrecciano bene e male, credenti e non credenti senza una linea di netta separazione.

- Questa situazione - che crea nei discepoli forte disagio, ...smania di epurare il male e i presunti cattivi- non sfugge al Padrone (Dio) e al suo controllo. Egli sa che la messe non sarà compromessa: il male non avrà la meglio. In questo tempo, allora, bisogna lottare contro la tentazione - sempre ricorrente in varie forme nella storia - di voler creare un popolo puro (e una razza pura), una comunità di “perfetti”. E’ in fondo la pretesa di anticipare il “giudizio” che è riservato alla fine della storia e che spetta all’unico Signore.

- Questo, invece, è il tempo della crescita di ciò che è stato seminato, cioè il Vangelo e il Regno di Dio. Il tempo della missione che vede impegnati i discepoli nell’evangelizzare e testimoniare Cristo, ma in una situazione di “mescolanza” di buoni e di cattivi.

Ciò richiede che essi esercitino la pazienza nel tollerare la “gramigna”, anzi nel dialogare con tutti in un atteggiamento umile e benevolo, escludendo ogni condanna perentoria. Sono infatti consapevoli che - siccome nel tempo della crescita la differenza tra il grano e la zizzania non è evidente - può accadere che chi sembra zizzania sia invece grano e anche che, per grazia di Dio, la zizzania diventi grano. Un miracolo che Dio desidera fare, ma ha bisogno che i cristiani collaborino con Lui attraverso il dialogo impostato sulla verità nella carità. Inoltre i discepoli, superando ogni falsa sicurezza, cercheranno di vigilare su loro stessi: cosa sono? Grano o zizzania? Cosa posso diventare?

Capire e attuare il messaggio della parabola significa, perciò, rimanere sereni e fiduciosi nella situazione di “mescolanza”: sperare cioè nel futuro del seme buono; cercare di riconoscere la presenza del bene anche là dove sembra dominare soltanto il male; investire ostinatamente sulla potenza dell’amore che non si stanca di dialogare. Sicuri che questa strategia può trasformare l’umanità intera. Nessun fanatismo quindi, nessuna intolleranza, imparando da Dio che è indulgente e spia ogni mossa di possibile ripresa e di ravvedimento, e “concede dopo i peccati la possibilità di pentirsi” (Sap 12, 13-19: I lettura). E confidando nella forza della preghiera, o meglio nella potenza dello “Spirito che viene in aiuto alla nostra debolezza…e intercede per i credenti secondo i disegni di Dio” (Rm 8,26-27: II lettura).

- Una cosa è comunque certa: questa situazione non durerà sempre. Inesorabilmente arriverà il giorno del giudizio, quando i buoni e i cattivi saranno separati e avranno un destino completamente diverso. E’ quanto  Gesù sottolinea nello spiegare la parabola ai discepoli: gli angeli “...raccoglieranno...tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente...I giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro”. Queste parole contengono una promessa molto consolante, ma anche un appello a convertirsi seriamente finché si è in tempo.

La parabola della zizzania mette in guardia contro l’atteggiamento di una comunità e di un gruppo che tende a considerarsi una comunità di “perfetti” e vorrebbe isolarsi, liberandosi dell’ “erbaccia”, non curandosi dei più deboli e non si accorge che questo atteggiamento scandalizza i “piccoli”, cioè i cristiani fragili e ancora immaturi nella fede, li scoraggia e li abbandona.

 

Le due parabole del granellino di senapa e del lievito mettono a fuoco il contrasto tra gli inizi umili del Regno e il suo momento finale, che sarà sorprendente e glorioso: il piccolissimo seme diventerà albero, la manciata di lievito trasformerà una massa di farina. Gesù invita non solo ad attendere il risultato finale, ma a riconoscere la potenza nascosta nel piccolo seme e nel pizzico di lievito. Nell’attività di Gesù - che risana alcuni malati e forma un gruppo di discepoli, ma non affronta di petto la realtà sociale dando un assetto nuovo al mondo - la presenza e l’azione di Dio sembrano insignificanti. Gesù invece nella sua predicazione che sembra infruttuosa e deludente - come spesso quella della Chiesa - invita a riconoscere il mistero del Regno: Dio Amore che si fa presente e si dona. Una presenza quasi invisibile- come quella del lievito -, ma reale e quanto efficace! Anche se l’attività di Gesù e della Chiesa resta nascosta, essa però trasformerà il mondo. Non, tuttavia, in modo spettacolare e rapido, ma umile e lento. Così i cristiani sono immersi nella pasta del mondo per trasformarlo.

 

Gesù invita ad attendere con fiducia il futuro del Regno, ma anche a riconoscere con stupore la sua presenza e forza divina nell’attività sua e dei cristiani.

 Se potessimo “vedere” ciò che accade per es. in ogni Sacramento: l’incontro più vertiginoso con Dio e tra i credenti, un incontro trasformante!

Se potessi riconoscere la carica esplosiva, il potenziale energetico nascosto in un semplice gesto d’amore! E’ stato affermato che, se fossimo in grado di sfruttare tutta l’energia racchiusa in una goccia d’acqua, con tale energia si potrebbe illuminare un’intera città (Einstein). Quante gocce potrei raccogliere, quanti gesti d’amore potrei collezionare! Quanti potremmo accumularne insieme in una giornata!

Un cristiano in grazia di Dio, anche se esternamente non appare nulla, porta in sé come ospite permanente la famiglia della Trinità. Se fosse consapevole di tale tesoro!

Due o più cristiani, se praticano l’amore scambievole, generano la presenza di Gesù risorto in mezzo a loro. Lo sanno? Le persone che li incontrano, è possibile che rimangano come prima?

 

Se nelle parabole di oggi qualche aspetto ti colpisce particolarmente, prova a riflettere perché e in quale misura può incidere nel tuo modo di pensare e di agire.