1 In quel tempo: vedendo le
folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi
discepoli. 2 Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:3 “Beati i poveri in spirito, perché di essi
è il regno dei cieli. 4 Beati gli afflitti, perché saranno consolati. 5 Beati i
miti, perché erediteranno la terra. 6 Beati quelli che hanno fame e sete della
giustizia, perché saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi, perché troveranno
misericordia. 8 Beati i puri di cuore, perché
vedranno Dio. 9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati
figli di Dio. 10 Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi
è il regno dei cieli. 11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno
e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli".
[Mt 5,1-12]
All'inizio del Discorso della
Montagna, dove Gesù mostra concretamente come vivono i suoi discepoli,
incontriamo le Beatitudini, che sono il cuore della Buona Notizia e danno a
tutto il discorso, e alla morale cristiana che esso contiene, un tono
singolarmente gioioso.
Questo brano la Chiesa ce
lo propone anche nella festa di tutti i Santi e, secondo la versione di Luca,
in una domenica del Tempo Ordinario.
Gesù non comincia il suo
insegnamento con un comando o un'istruzione, ma con l'annuncio di una felicità
completa: cfr. il "Beati!" che risuona 9 volte come un
ritornello martellante e quasi inarrestabile. Gesù sa che è questo il vero e
principale problema di ogni uomo: il problema della felicità. E vuole
assicurare che la felicità è possibile e offerta a tutti, nessuno escluso. Ma
rivela anche il contenuto della felicità. Chi è felice? Chi è davvero beato?
Chi è miliardario, chi ha successo, chi arricchisce ingannando, chi domina e
assicura la sua vita schiacciando gli altri? C'è una via che porta alla
felicità?
La risposta di Gesù a tutti questi interrogativi spiazza e manda
in tilt la mentalità corrente e le attese comuni.
Gesù nelle Beatitudini rivela il vero volto di Dio, il Padre. E'
Lui e soltanto Lui che fa felici ("Consolerà, sazierà, userà
misericordia" etc.) e la sua gioia più grande è quella di far felici. Per
Gesù la felicità si trova nel rapporto
col Padre, nella comunione con Lui. Ma chi può fare l'esperienza del
rapporto col Padre e quindi della felicità piena? I poveri in spirito, i miti,
i misericordiosi, i puri di cuore etc., coloro cioè che vivono come e con Gesù
povero, mite, puro di cuore, misericordioso... Proclamando le Beatitudini,
infatti, Gesù ci delinea il ritratto di
se stesso e, su tale base, la
fisionomia del discepolo. Ma, prima
ancora, Gesù intende offrirci un
messaggio su Dio. Ci annuncia come Dio agirà nei confronti degli uomini.
Ascoltando le Beatitudini, dovremmo, perciò, in primo luogo cercare di capire
che cosa ci dicono su Dio. Per lo più noi siamo preoccupati di ciò che dobbiamo
fare. Invece, prima ancora, dovremmo guardare a Dio quale Gesù ce lo rivela nella
terza parte di ogni beatitudine, dove appunto con diverse immagini descrive il
suo intervento in nostro favore. Solo perché Dio è quello che è e agisce per la
nostra salvezza, Gesù può chiamare "beati" in senso
pieno ( prima parte di ogni beatitudine). Essenzialmente il messaggio di Gesù è
messaggio su Dio, nostro Padre, che ci dona la beatitudine, la quale consiste
nella comunione con Lui.
Dio, però, ha voluto legarsi
agli uomini con un rapporto di alleanza, che la Bibbia paragona al patto
nuziale. Per questo, la sua azione che farà felici, e già ora fa pregustare
tale felicità, suppone la risposta libera del partner umano. Sono gli
atteggiamenti che Gesù descrive nella seconda parte di ogni beatitudine.
Anzitutto "i poveri in spirito". Ciò che li caratterizza non è semplicemente la mancanza di beni terreni, ma l'abbandono fiducioso a Dio e l'attenzione a compiere la sua volontà. Pur non disponendo di alcun potere, in realtà possiedono tutto, perché appartengono a Dio e si rifugiano tra le sue braccia. È la fisionomia dei veri credenti descritta dal profeta Sofonia (2,3, 3,12-13: I lettura): “Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra, che eseguite i suoi ordini; cercate la giustizia, cercate l’umiltà…Farò restare in mezzo a te un popolo umile e povero: confiderà nel nome del Signore”. Questo ritratto spirituale dei “poveri del Signore” (che ci è offerto anche dal Salmo responsoriale) raggiungerà la sua perfezione in Maria e in Gesù. I “poveri in spirito” sono soprattutto gli umili: riconoscono e sentono che dipendono da Dio, che senza Dio per loro non ci sarebbero vita e felicità. Hanno bisogno di Dio, perché l'hanno scoperto come l'Unico Necessario, l'Unico che basta, mentre tutto il resto si è come eclissato in confronto a Lui. Sono dei "mendicanti" che aspettano la salvezza soltanto da Dio. Aspettano con fiducia, tendono le mani per ricevere e Dio si dona ad essi ed essi lo accolgono con sconfinata gratitudine, abbandonandosi a Lui come bambini. Sentono di essere niente, ma un niente amato e riempito da Lui, come Maria - di cui Dio "ha guardato l'umiltà" -, come Gesù "umile di cuore" (Mt 11,29). Questa è l'essenza della fede. "Di essi è il Regno dei Cieli", cioè Dio stesso nel suo donarsi totalmente.
In quest’ottica si coglie anche la riflessione che s. Paolo indirizza ai cristiani di Corinto (1Cor 1, 26-31: II lettura). Nel chiamarli alla fede Dio non ha seguito i criteri della sapienza e della logica umana. In effetti, la maggior parte di loro proviene dalle classi sociali più umili e spregevoli. Non sono stati scelti perché nobili, colti, ricchi, potenti; ma per pura grazia di Dio sono stati inseriti in Cristo. Ciò rientra nel disegno di Dio il quale sceglie ciò che è debole, ignobile, disprezzato e…nulla, per confondere i forti e quelli che “sono”…. “È per Lui che voi siete in Cristo Gesù”: voi, che non esistevate affatto agli occhi del mondo, ora siete, cioè esistete realmente agli occhi di Dio, in Cristo Gesù. “Il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza”, cioè in Lui si è attuato il disegno sapientissimo di Dio in nostro favore. Nel senso che Cristo è divenuto nostra “giustizia” (cioè in Lui da peccatori siamo diventati giusti), nostra “santificazione” (cioè in Lui abbiamo la sorgente della vita), nostra “redenzione” (in Lui siamo stati liberati dal potere del peccato e della morte). Sono esclusi perciò ogni vanto e ogni forma di autosufficienza. Non abbiamo da gloriarci per quello che siamo agli occhi degli uomini, ma per quello che gratuitamente siamo per l’unione con Cristo agli occhi di Dio. È la povertà-umiltà che fiorisce e gioisce sotto lo sguardo del Padre.
I destinatari delle altre
beatitudini non fanno che esplicitare ulteriormente e prolungare in diverse
direzioni la realtà dei "poveri in spirito", come pure le promesse
contenute nelle altre beatitudini esplicitano la promessa essenziale della
prima, quella del Regno.
I "miti": i non violenti, che rispettano pienamente le persone,
che controllano ogni impulso di contraccambiare il male ricevuto. Miti come
Gesù (Mt 11,29).
Gli "afflitti": quelli che soffrono per
qualunque causa, ma soffrono davanti a Dio, sfogano la loro angoscia davanti a
Lui, trasformano ogni dolore in un rapporto con Lui.
Gli "affamati di giustizia". La
"giustizia" in Matteo indica il comportamento conforme alla volontà
di Dio rivelata pienamente da Gesù. Quelli che hanno fame di giustizia sono
quindi coloro che hanno un desiderio ardente di vivere nella fedeltà al volere
di Dio che si trova espresso nel Vangelo.
I "misericordiosi": coloro che compiono gesti concreti di
generoso perdono e di aiuto fattivo ai bisognosi (cfr. Mt 18, 33 e 25, 31-46).
I "puri di cuore": coloro che vogliono piacere a Dio e basta. Il
cui cuore è sempre e tutto puntato su Dio soltanto.
Gli "operatori di pace": quelli che
"fanno" la pace, per essa si impegnano concretamente e la
costruiscono con tenace ostinazione a tutti i livelli.
I "perseguitati": coloro che, seguendo lo stile di vita sopra
descritto, pagano un alto prezzo di sofferenza e, nonostante tale patire,
rimangono fedeli.
E' facile riconoscere che gli
atteggiamenti e comportamenti, che Gesù ha presentato come condizione per
accogliere l'intervento di Dio e quindi essere felici, sono anche i connotati
del suo discepolo e si riassumono nel "Beati quelli che credono! Beati quelli che amano!"
Se credi e se ami, tu
possiedi il segreto della felicità.
- Il messaggio su Dio e su quanto vuol fare per noi, che Gesù offre
nelle beatitudini, riesce ad affascinarmi e a farmi trasalire di gioia? Mi
infonde speranza e suscita gratitudine?
- Lo prendo sul serio? In effetti, noi spesso in materia di felicità ci
accontentiamo di poco, mentre Gesù sogna per noi una felicità a misura di Dio.
Per questo le Beatitudini ci chiedono di convertirci, credendo a Gesù
che ci rivela il vero volto di Dio e il vero contenuto della felicità.
- Mi ritrovo nella fisionomia del discepolo che viene tratteggiata
nelle Beatitudini? Se sono vigilante, nell'arco di una giornata so cogliere
l'occasione di vivere ora come
"povero in spirito", ora come "puro di cuore", ora
come "misericordioso" etc, cioè di credere e di amare, in altre
parole di comportarmi da Gesù e quindi di gustare con Lui le Beatitudini.
- Chi ci incontra vede brillare sui nostri volti il messaggio delle
beatitudini?