III DOMENICA di QUARESIMA /A2005

In quel tempo, Gesù giunse ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio 6 qui cera il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. 7 Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: Dammi da bere. 9 Ma la Samaritana gli disse: Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana? . I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. 10 Gesù le rispose: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice Dammi da bere! , tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva. ...Chiunque beve di questacqua avrà di nuovo sete; 14 ma chi beve dellacqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, lacqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna. 15 Signore, gli disse la donna, dammi di questacqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. 19  vedo che tu sei un profeta. 20 I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare. 21 Gesù le dice: Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. . ..E' giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità. 25 Gli rispose la donna:So che deve venire il Messia (cioè il Cristo) quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa. 26 Le disse Gesù Sono io, che ti parlo.  28 La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: 29 Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia? . 39 Molti Samaritani di quella città credettero in lui.

[Gi 4,5-15.19-26.28-29.39.40-42 forma breve]

 

Il cammino quaresimale è caratterizzato dalla lotta vittoriosa contro la  tentazione e il peccato (I domenica), dalla "trasfigurazione" graduale dell'esistenza (II domenica), dal dono della "vita nuova" che si riceve nei Sacramenti pasquali, Battesimo-Riconciliazione-Eucaristia (in questa domenica e nelle seguenti). Così,  la liturgia interpreta l'"acqua viva" e "lo Spirito", di cui parla Gesù nel Vangelo di oggi, in riferimento al Battesimo. L'intento più profondo, però, dell'evangelista e della Chiesa è provocare l'interesse per Gesù, la scoperta della sua persona e l'adesione di fede in Lui.

Il brano da una parte presenta Gesù che progressivamente si rivela e dall'altra il lento itinerario alla fede di una donna samaritana. Un itinerario esemplare per noi. Gesù è stanco, ha veramente sete: abbiamo qui un rapido flash sull’umanità del Figlio di Dio. Ma non si tratta solo di avere un po’ d’acqua per dissetarsi. Per Lui la domanda che rivolge alla donna è l’avvio di un colloquio, attraverso  il quale con una abilità psicologica e una pedagogia divina guida la donna grado grado fino all’adesione di fede. Con la battuta iniziale Gesù provoca il suo stupore (è "donna" e "samaritana") chiedendole: "Dammi da bere!" (v.7) e la conduce poi passo passo a chiedere a Lui: "Signore, dammi di quest'acqua!" (v.15). Senza acqua si muore. L'acqua è elemento essenziale di vita e simbolo della vita piena. "Colui che domandava da bere aveva sete della fede della samaritana" (Sant'Agostino). Si noti il rovesciamento di posizioni: non è l'uomo assetato che va alla ricerca di Dio, "sorgente della vita", ma Dio stesso che ha sete dell'uomo e domanda di essere da lui riconosciuto e accolto. Non è la sete che cerca la sorgente, ma la sorgente cerca la sete, per dissetare sovrabbondantemente.

L'uomo stanco e assetato, seduto presso il pozzo, è il nostro Dio che in Gesù si è identificato con tutti gli stanchi e assetati.

Mentre domanda da bere per placare la sua sete, Gesù dichiara alla donna di avere qualcosa di infinitamente migliore da dare: il "dono di Dio", che è poi Lui stesso. Egli ha da offrire un'acqua più pura e dissetante. Il suo "dono" Gesù lo chiama "acqua viva", "sorgente zampillante" che può estinguere la sete per sempre e dare la vita eterna (v.14). L'"acqua viva" è la rivelazione di Gesù, la sua parola, che, accolta e interiorizzata mediante lo Spirito Santo, trasforma l'intimo dell'uomo, lo rigenera, lo ringiovanisce, gli comunica la vita divina. Il miracolo dell’acqua, che Dio aveva fatto scaturire dalla rocci per il suo popolo assetato (Es. 17,3-7: I lettura), si realizza ora in modo pieno e imprevedibile: la “roccia” che dona l’acqua inesauribile per la sete di ogni uomo è una persona, Gesù.

"Signore, dammi di quest'acqua!". La donna non comprende ancora e riduce il dono di Dio a qualcosa di utilitaristico: si risparmierà la fatica di venire ad attingere. Si accontenta di poco, mentre ciò che Gesù offre è immenso. Noi, però, possiamo fare nostra l'invocazione della donna con una comprensione più piena di ciò che chiediamo.

Gesù imprime un nuovo corso al colloquio e la donna arriva a riconoscerlo come "profeta" (v.19). Allora gli sottopone il vecchio problema che divideva Giudei e Samaritani: qual è il luogo legittimo per adorare Dio? Nella sua risposta (vv. 21-24) Gesù dichiara che d'ora in poi Dio non è più interessato al luogo dell'adorazione, ma al modo. Non lo si adora in un luogo, ma in un rapporto personale. Dio cerca adoratori che lo adorino come "Padre in Spirito e Verità". E' il culto indirizzato al Padre da coloro che lo Spirito ha rigenerati e resi figli di Dio. E' il culto di coloro che, animati dallo Spirito Santo, hanno accolto e vivono la Verità, cioè la rivelazione su Dio Padre, offerta da Gesù e che si identifica con Lui stesso (cfr. "Io sono la Verità"). Si tratta, appunto, di adorare il "Padre": è un culto, una preghiera essenzialmente filiale rivolta a Dio, rivelato da Gesù come Padre e riconosciuto come tale grazie allo Spirito Santo, il quale ci fa penetrare la rivelazione di Gesù e ci comunica l'esperienza filiale di Gesù stesso. Per noi è decisivo il giusto rapporto con Dio: Gesù ce lo indica e ce lo dona. E' questa, in definitiva, la "fonte che zampilla" e non si esaurisce, l'"acqua viva". Il tempio vero, cioè il luogo dove Dio si rende presente, incontra gli uomini e si fa incontrare da loro, è Gesù.

Rimane l'ultimo passo: "So che deve venire il Messia..." (v.25). "Sono io, che ti parlo" (v.26): Colui che tutti  aspettano e di cui hanno bisogno, è qui con te. Una confidenza che deve aver lasciato la donna senza fiato.

Il colloquio è interrotto dall'arrivo dei discepoli. La donna, però, è nuova. Lascia lì la sua brocca. L'acqua del pozzo non le interessa più, dopo che ha ricevuto la rivelazione dell'"acqua viva". Essa corre a dare l'annuncio nel villaggio e trascina a Gesù i suoi compaesani, i quali nell’incontro con Gesù arrivano a condividere  la sua fede. L'itinerario, che Gesù ha fatto percorrere alla donna, si conclude nella testimonianza entusiasta e convincente. Non importa il punto di partenza, non importa come Gesù ti trova. Basta che tu stia al suo gioco e ti lasci condurre da Lui.

L’esperienza della Samaritana dice che nel cuore della gente apparentemente più lontana o più disperata ci sono un desiderio di salvezza e un filo di speranza. Gesù ha fiducia in ogni  persona e, amandola, la apre alla ricerca esplicita di Dio e all’incontro con Lui.

Anche Paolo evoca l’immagine dell’acqua che viene versata, quando descrive l’esperienza cristiana nella lettera ai Romani (5,1-8: II lettura): “La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. L’amore che Dio ci porta non ci viene soltanto “dimostrato”nella morte di Cristo per noi. Ma ci viene realmente comunicato: “è effuso” dentro di noi “per mezzo dello Spirito Santo”. In che senso? Lo Spirito ci assicura che Dio ci ama ed è Lui il segno, la garanzia di tale amore. Di più, è Lui l’Amore che lega indissolubilmente tra loro il Padre e il Figlio. La sua presenza in noi è  la presenza dell’ “Amante” (il Padre), dell’ “Amato” (il Figlio) e del  loro reciproco “Amore”. Sta qui il fondamento più saldo della nostra speranza. Sant’Agostino, che ama molto questo testo di Paolo, lo cita spesso e sottolinea una conseguenza concreta: se noi ci amiamo veramente, è segno che lo Spirito Santo dimora in noi. “Interroga il tuo intimo. Se è pieno d’amore, hai lo Spirito di Dio”.

 

Può essere utile rileggere questo brano (magari nella forma completa) immaginando di trovarmi io al posto di questa donna in un dialogo personale con Gesù e riascoltando ad una ad una le sue parole, che rivelano il mistero di Lui e del Padre e mi aiutano a ritrovare sempre più me stesso, per rendere la mia fede sempre più nuova e contagiosa.

L'incontro della donna con Gesù poteva sembrare casuale. Era invece pensato, voluto e atteso da sempre da parte di Dio. Nessuno dei nostri incontri con Gesù (come es il partecipare all’Eucaristia domenicale o il ritrovarci insieme in famiglia per riflettere sul Vangelo e pregare) non è mai casuale. Ci può accadere come alla samaritana.

Nel cammino graduale della samaritana, condotta da Gesù alla fede piena in Lui, si rispecchia il cammino graduale di chi oggi vuole riscoprire Gesù come Salvatore e il Battesimo ricevuto da bambino.

-Quali tappe di tale cammino ci pare di aver percorso o di stare percorrendo soprattutto per quanto riguarda la scoperta di Gesù, del Padre, dello Spirito Santo, e la relazione vitale con loro?

-Quali delle parole di Gesù, rivolte alla samaritana, sento più incisiva e decisiva per la mia vita?

-Siamo consapevoli che ogni domenica Gesù ci attende per dissetarci e sfamarci in un incontro con Lui, da cui ripartiamo ogni volta rinnovati?