In quel tempo, Gesù giunse ad una
città della Samaria chiamata
Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio 6 qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque,
stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. 7 Arrivò
intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”. 9 Ma la Samaritana gli disse: “Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da
bere a me, che sono una donna samaritana? ”.
I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. 10 Gesù le
rispose: “Se tu conoscessi il dono
di Dio e chi è colui che ti dice “Dammi
da bere! ”, tu stessa gliene avresti
chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”.
...“Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14 ma chi beve
dell’acqua che io gli darò, non
avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui
sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.
15 “Signore, gli disse la
donna, dammi di quest’acqua,
perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. 19
vedo che tu sei un profeta. 20 I nostri padri hanno adorato Dio sopra
questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. 21 Gesù le dice: “Credimi, donna, è giunto il momento in
cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. . ..E' giunto il
momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e
verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 24 Dio è spirito, e quelli che lo
adorano devono adorarlo in spirito e verità”.
25 Gli rispose la donna:“So
che deve venire il Messia (cioè il Cristo) quando egli verrà, ci annunzierà
ogni cosa”. 26 Le disse Gesù “Sono io, che ti parlo”.
28 La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: 29 “Venite a vedere un uomo che mi ha detto
tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia? ”. 39 Molti Samaritani di quella città
credettero in lui.
[Gi
4,5-15.19-26.28-29.39.40-42 forma breve]
Il cammino quaresimale è
caratterizzato dalla lotta vittoriosa contro la tentazione e il peccato (I domenica), dalla
"trasfigurazione" graduale dell'esistenza (II domenica), dal dono
della "vita nuova" che si riceve nei Sacramenti pasquali, Battesimo-Riconciliazione-Eucaristia
(in questa domenica e nelle seguenti). Così,
la liturgia interpreta l'"acqua viva" e "lo
Spirito", di cui parla Gesù nel Vangelo di oggi, in riferimento al
Battesimo. L'intento più profondo, però, dell'evangelista e della Chiesa è
provocare l'interesse per Gesù, la scoperta della sua persona e l'adesione di
fede in Lui.
Il brano da una parte
presenta Gesù che progressivamente si rivela e dall'altra il lento itinerario
alla fede di una donna samaritana. Un itinerario esemplare per noi. Gesù è
stanco, ha veramente sete: abbiamo qui un rapido flash sull’umanità del Figlio
di Dio. Ma non si tratta solo di avere un po’ d’acqua per dissetarsi. Per Lui
la domanda che rivolge alla donna è l’avvio di un colloquio, attraverso il quale con una abilità psicologica e una
pedagogia divina guida la donna grado grado fino all’adesione di fede. Con la
battuta iniziale Gesù provoca il
suo stupore (è "donna" e "samaritana")
chiedendole: "Dammi da bere!"
(v.7) e la conduce poi passo passo a chiedere a Lui: "Signore, dammi di quest'acqua!" (v.15). Senza
acqua si muore. L'acqua è elemento essenziale di vita e simbolo della vita
piena. "Colui che domandava da bere
aveva sete della fede della samaritana" (Sant'Agostino). Si noti il
rovesciamento di posizioni: non è l'uomo assetato che va alla ricerca di Dio,
"sorgente della vita", ma Dio stesso che ha sete dell'uomo e domanda
di essere da lui riconosciuto e accolto. Non è la sete che cerca la sorgente,
ma la sorgente cerca la sete, per dissetare sovrabbondantemente.
L'uomo stanco e assetato,
seduto presso il pozzo, è il nostro Dio che in Gesù si è identificato con tutti
gli stanchi e assetati.
Mentre domanda da bere per
placare la sua sete, Gesù dichiara alla donna di avere qualcosa di
infinitamente migliore da dare: il "dono
di Dio", che è poi Lui stesso. Egli ha da offrire un'acqua più
pura e dissetante. Il suo "dono" Gesù lo chiama "acqua viva", "sorgente zampillante" che
può estinguere la sete per sempre e dare la vita eterna (v.14). L'"acqua
viva" è la rivelazione di Gesù, la sua
parola, che, accolta e interiorizzata mediante lo Spirito Santo, trasforma
l'intimo dell'uomo, lo rigenera, lo ringiovanisce, gli comunica la vita divina.
Il miracolo dell’acqua, che Dio aveva fatto scaturire dalla rocci per il suo
popolo assetato (Es. 17,3-7: I lettura), si realizza ora in modo pieno e
imprevedibile: la “roccia” che dona l’acqua inesauribile per la sete di
ogni uomo è una persona, Gesù.
"Signore, dammi di quest'acqua!". La donna non comprende
ancora e riduce il dono di Dio a qualcosa di utilitaristico: si risparmierà la
fatica di venire ad attingere. Si accontenta di poco, mentre ciò che Gesù offre
è immenso. Noi, però, possiamo fare nostra l'invocazione della donna con una
comprensione più piena di ciò che chiediamo.
Gesù imprime un nuovo corso
al colloquio e la donna arriva a riconoscerlo come "profeta" (v.19). Allora gli sottopone il vecchio
problema che divideva Giudei e Samaritani: qual è il luogo legittimo per
adorare Dio? Nella sua risposta (vv. 21-24) Gesù dichiara che d'ora in poi Dio
non è più interessato al luogo dell'adorazione, ma al modo. Non lo si adora in
un luogo, ma in un rapporto personale. Dio cerca adoratori che lo adorino come
"Padre in Spirito e Verità".
E' il culto indirizzato al Padre da
coloro che lo Spirito ha rigenerati e resi figli di Dio. E' il culto di coloro che, animati dallo
Spirito Santo, hanno accolto e vivono la Verità, cioè la rivelazione su Dio
Padre, offerta da Gesù e che si identifica con Lui stesso (cfr. "Io
sono la Verità"). Si tratta, appunto, di adorare il "Padre":
è un culto, una preghiera essenzialmente filiale rivolta a Dio, rivelato da
Gesù come Padre e riconosciuto come tale grazie allo Spirito Santo, il quale ci
fa penetrare la rivelazione di Gesù e ci comunica l'esperienza filiale di Gesù
stesso. Per noi è decisivo il giusto rapporto con Dio: Gesù ce lo indica e ce
lo dona. E' questa, in definitiva, la "fonte che zampilla" e non si
esaurisce, l'"acqua viva". Il tempio vero, cioè il luogo dove Dio si
rende presente, incontra gli uomini e si fa incontrare da loro, è Gesù.
Rimane l'ultimo passo: "So che deve venire il Messia..."
(v.25). "Sono io, che
ti parlo" (v.26): Colui che tutti aspettano e di cui hanno bisogno, è qui con te. Una confidenza
che deve aver lasciato la donna senza fiato.
Il colloquio è interrotto dall'arrivo dei discepoli. La donna, però, è nuova. Lascia lì la sua brocca. L'acqua del pozzo non le interessa più, dopo che ha ricevuto la rivelazione dell'"acqua viva". Essa corre a dare l'annuncio nel villaggio e trascina a Gesù i suoi compaesani, i quali nell’incontro con Gesù arrivano a condividere la sua fede. L'itinerario, che Gesù ha fatto percorrere alla donna, si conclude nella testimonianza entusiasta e convincente. Non importa il punto di partenza, non importa come Gesù ti trova. Basta che tu stia al suo gioco e ti lasci condurre da Lui.
L’esperienza della Samaritana dice che nel cuore della gente apparentemente più lontana o più disperata ci sono un desiderio di salvezza e un filo di speranza. Gesù ha fiducia in ogni persona e, amandola, la apre alla ricerca esplicita di Dio e all’incontro con Lui.
Anche Paolo evoca l’immagine
dell’acqua che viene versata, quando descrive l’esperienza cristiana nella
lettera ai Romani (5,1-8: II lettura): “La speranza non delude, perché
l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo
che ci è stato dato”. L’amore che Dio ci porta non ci viene soltanto “dimostrato”nella
morte di Cristo per noi. Ma ci viene realmente comunicato: “è effuso”
dentro di noi “per mezzo dello Spirito Santo”. In che senso? Lo Spirito
ci assicura che Dio ci ama ed è Lui il segno, la garanzia di tale amore. Di
più, è Lui l’Amore che lega indissolubilmente tra loro il Padre e il Figlio. La
sua presenza in noi è la presenza dell’
“Amante” (il Padre), dell’ “Amato” (il Figlio) e del loro reciproco “Amore”. Sta qui il fondamento più saldo della
nostra speranza. Sant’Agostino, che ama molto questo testo di Paolo, lo cita
spesso e sottolinea una conseguenza concreta: se noi ci amiamo veramente, è
segno che lo Spirito Santo dimora in noi. “Interroga il tuo intimo. Se è
pieno d’amore, hai lo Spirito di Dio”.
Può essere utile rileggere questo brano (magari nella forma completa)
immaginando di trovarmi io al posto di questa donna in un dialogo personale con
Gesù e riascoltando ad una ad una le
sue parole, che rivelano il mistero di Lui e del Padre e mi aiutano a ritrovare
sempre più me stesso, per rendere la mia fede sempre più nuova e contagiosa.
L'incontro della donna con Gesù poteva sembrare casuale. Era invece
pensato, voluto e atteso da sempre da parte di Dio. Nessuno dei nostri incontri
con Gesù (come es il partecipare all’Eucaristia domenicale o il ritrovarci
insieme in famiglia per riflettere sul Vangelo e pregare) non è mai casuale. Ci
può accadere come alla samaritana.
Nel cammino graduale della samaritana, condotta da Gesù alla fede piena
in Lui, si rispecchia il cammino graduale di chi oggi vuole riscoprire Gesù
come Salvatore e il Battesimo ricevuto da bambino.
-Quali tappe di tale cammino ci pare di aver percorso o di stare
percorrendo soprattutto per quanto riguarda la scoperta di Gesù, del Padre,
dello Spirito Santo, e la relazione vitale con loro?
-Quali delle parole di Gesù, rivolte alla samaritana, sento più
incisiva e decisiva per la mia vita?
-Siamo consapevoli che ogni domenica Gesù ci attende per dissetarci e
sfamarci in un incontro con Lui, da cui ripartiamo ogni volta rinnovati?