II DOMENICA di QUARESIMA /A 2005

            1 In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia. 5 Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo. 6 Alludire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse Alzatevi e non temete. 8 Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. 9 E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio delluomo non sia risorto dai morti.

[Mt 17,1-9]

 

Il testo della Genesi ( 12, 1-4: I lettura) narra una tappa fondamentale, anzi una svolta decisiva, nella storia della salvezza: Dio chiama Abramo a mettersi in cammino verso una destinazione sconosciuta. Gli fa una promessa: lo renderà “padre” di un popolo numeroso e fonte di “benedizione” per tutte le genti. La richiesta divina comporta l’abbandono traumatico di ogni sicurezza rappresentata dal suo paese e dalla sua parentela. Come non esitare e non nutrire dubbi?Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore”. È l’obbedienza scattante della fede, con cui  l’uomo si affida interamente a Dio e alla sua parola. I passi della conversione quaresimale sono i passi della fede. Una fede che ha bisogno di essere continuamente rafforzata.

La Trasfigurazione è un'esperienza senza dubbio straordinaria, unica, per Gesù anzitutto, e per i suoi discepoli. "Fu trasfigurato davanti a loro". Trasfigurato da Dio: è Lui che opera tale prodigio, tale meraviglia nell'umanità di Gesù. Un Gesù incredibilmente nuovo. L'evangelista sottolinea la sua luminosità: "il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce". E' la "gloria" di Dio, cioè la pienezza traboccante della vita di Dio, che rifulge sul volto e su tutta la persona di Gesù. E' la "gloria" segreta di Gesù, quella vitalità infinita, quel fascino, quello splendore divino, che abitualmente si nascondeva sotto un'umanità comune, e che ora trapela, anzi esplode all'esterno, seppure per un attimo. I discepoli rimangono letteralmente "inchiodati", estasiati da tanta bellezza. Ma prima ancora, Gesù stesso è sopraffatto dallo stupore, è inondato e sommerso dalla gioia di Dio. In questo modo il Padre fa sperimentare a Gesù e fa intravedere ai tre discepoli un "assaggio" di quella gloria che, risorgendo dai morti, possederà per sempre dal mattino di Pasqua. Il Gesù trasfigurato è già in qualche modo e per anticipo il Signore risorto.

Questa esperienza vuole infondere coraggio e fiducia in Gesù e nei discepoli di fronte alla prospettiva della sofferenza e della morte. Ecco dove conduce il cammino verso Gerusalemme. Qui Gesù sarà ucciso: fallimento totale della sua opera e dispersione dei discepoli. Ma non è questo lo sbocco ultimo e definitivo. Il traguardo finale è la vita nuova vittoriosa sulla morte, è la luce della risurrezione.

Nell’itinerario quaresimale noi cristiani siamo impegnati ogni giorno a seguire Cristo con fedeltà tenace, anche se sofferta. È il richiamo di Paolo a ciascuno di noi: “Soffri anche tu insieme con me per il Vangelo, aiutato dalla forza di Dio” (2Tm 1, 8-10: II lettura).  La Trasfigurazione di Gesù ricorda, appunto, che questo cammino ci porta a gioire a Pasqua col Signore risorto, ma ci conduce pure immancabilmente alla nostra futura "trasfigurazione". E' un annuncio, quindi, del nostro vero destino, un rilancio di quella speranza senza complessi, che resiste a ogni sfida, anche a quella della morte. Una speranza che, specialmente nei cristiani più fervorosi, diventa quasi nostalgia, impazienza, desiderio struggente di essere come Lui e con Lui, il Signore "trasfigurato", il Signore risorto.

Tale attesa, però, non può distogliere dal cammino concreto nella storia, non può distogliere dall'impegno di servizio all'uomo, che è la via percorsa da Gesù. Pietro, inebriato dalla gioia di questa esperienza, propone di restare lì sul monte. Vorrebbe "fissare" quel momento di beatitudine. Perché salire a Gerusalemme, dove un tragico destino attende Gesù? In realtà Pietro pensa solo a sé e ai due compagni, dimenticando gli altri, dimenticando soprattutto che la "trasfigurazione" sarà il traguardo di un cammino di dolore. L'estasi è, appunto, di breve durata e i discepoli si ritrovano col Gesù di tutti i giorni, in viaggio verso Gerusalemme. Allo stesso modo i cristiani non possono dimorare stabilmente su nessun "Tabor". Il Signore ogni tanto può regalarci nelle forme più diverse momenti di particolare luce o gioia, che assomigliano sia pure lontanamente all'esperienza dei discepoli sul monte. Tuttavia il cammino ordinario è quello di una fede che va avanti, spesso con fatica, nella quotidianità, nella ferialità, in compagnia di un Gesù che non ci incanta col suo fascino.

Questa fede, che ha un modello stupendo in Abramo (I lettura), ci consente di riconoscere nel Gesù che ci parla nella Scrittura e nella Chiesa, nel Gesù che si nasconde nei fratelli ed è presente soprattutto nell'Eucaristia, il Gesù "trasfigurato", il Signore risorto, che ci catturerebbe irresistibilmente se si mostrasse nella sua realtà visibile. Non lo fa, perché è geloso della nostra libertà. Questa fede ci aiuta a riconoscere la voce del Padre, mentre avvolge i discepoli con la sua presenza (cfr. la "nube"): "Questi è il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo.". E' il culmine di tutta la scena. Il Padre ripete la dichiarazione già fatta nel battesimo: "questo Gesù è mio Figlio, il mio unico tesoro, il mio tutto...". Qui però all'indicativo si aggiunge l'imperativo: "Ascoltatelo". Cioè accogliete la sua parola. Fate quello che vi dice. Accettate Gesù così com'è e non come vorreste voi: accettatelo cioè come il Messia sofferente, che arriva alla gloria attraverso il servizio ostinato agli uomini fino alla morte. Seguitelo sulla stessa strada. Le parole del Padre sono confermate anche dalla presenza di Mosè e di Elia, che rappresentano la Legge e i profeti, indicando che tutta la rivelazione dell'Antico Testamento trova il suo compimento in Gesù. E' Lui l'unico Maestro degli uomini. Il racconto aggiunge pure che i discepoli, dopo aver udito la voce del Padre, vedono Gesù soltanto: non hanno bisogno di nessun altro. Hanno con loro Colui che porta la rivelazione definitiva di Dio.

 

La "Trasfigurazione" non è soltanto un avvenimento futuro che il credente aspetta nella speranza. Ma nella sua vita è già in corso una misteriosa "trasfigurazione" del suo essere, un rapporto di progressiva assimilazione a Cristo attraverso l'amore. Una "trasfigurazione" che in certi cristiani più maturi non di rado traspare anche all'esterno. Quando per esempio visito malati che mi accolgono col sorriso e accettano con serenità la loro sofferenza, quando trovo ragazzi e giovani che sanno andare controcorrente e si mantengono puri in un ambiente inquinato e inquinante; quando incontro persone di ogni età che sono capaci di perdonare; persone che hanno deciso di giocare la loro vita su Dio soltanto, rinunciando all'idolo del denaro, del successo, del potere, del sesso...in tutti questi casi penso a tale trasfigurazione in atto.

Noi cristiani abbiamo un debito nei confronti di chi non crede o è in ricerca: offrirgli momenti di manifestazione di Dio, di “trasfigurazione”. Ciò avviene quando il Vangelo di Gesù pervade la nostra vita e risplende attraverso i nostri gesti e le nostre parole (cfr. 2 Tm 1,10: II lettura). Soprattutto se pratichiamo il comandamento dell’amore scambievole: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli (scopriranno cioè che io sono tra voi), se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35).

 

Lungo la nostra giornata quanti gesti forse scivolano via, vuoti d'amore, e ci lasciano insoddisfatti! Non potresti provare a "trasfigurare" ognuno dei tuoi gesti, a trasformarlo cioè in un gesto di attenzione agli altri, in un capolavoro d'amore? Comincia subito con le persone che ti stanno vicino e non ti scoraggiare.

 

Molte volte al giorno io posso raccogliermi in una pausa di silenzio oppure posso attivare la mia attenzione durante il lavoro, il gioco, e anche in mezzo alla confusione, per  avvertire la voce del Padre che mi ripete: "Gesù è il mio Figlio, è tutto il mio amore, è tutta la mia gioia. Ascoltalo.". Cioè accogli la sua Parola, mettila in pratica, accetta la sua guida, ubbidisci a Lui.

 

Il rapporto con la parola di Gesù, come anche la preghiera, ci "trasfigura" interiormente rendendoci sempre più simili a Lui, altri Lui.

Il custodire nel cuore, lungo la giornata, anche una sola delle parole di Gesù, che ci sono state donate nella celebrazione domenicale o che abbiamo colto leggendo il Vangelo, "trasfigura" a poco a poco il nostro modo di pensare e di agire e rende il nostro volto più luminoso, quasi trasparenza del volto di Gesù.

 

Quante volte lungo la giornata mi capita di leggere o ascoltare o lasciare risuonare nel mio cuore una parola del Vangelo e di impegnarmi subito a viverla?

Perché non comunicare anche con qualcuno della famiglia  e con altri ciò che abbiamo potuto capire e vivere?