30 novembre 2003 - 1a AVVENTO

Ger 33,14-16 / 1Ts 3-12.13 - 4,2 / Lc 21,25-28.34-36

 

Abbondate nell’amore tra voi e verso tutti

(1Ts 3,12)

 

Con questa domenica 1ª di Avvento inizia il nuovo anno liturgico per la Chiesa. Ed è il terzo di una serie di tre (A-B-C) in cui è diviso il tempo della Chiesa, per poter donare nell’arco di tre anni una maggiore abbondanza della Parola di Dio, sia dal Primo sia dal Nuovo Testamento.

Oggi, attraverso l’apostolo Paolo, ci viene donata una parola stupenda e piena di luce: “Abbondate nell’amore fra voi e verso tutti”.

L’amore vicendevole, che dà e riceve, crea l’unità e la comunità; quando la misura dell’amore fraterno è piena, allora quell’amore trabocca e nasce l’amore verso tutti, un amore che arriva fino ai nemici, anche laddove non trova corrispondenza, anche a chi non ci è prossimo nella fede.

Se ti eserciti nell’amore fraterno (“abbondate nell’amore fra di voi...”) diventi capace di amare ogni prossimo (“...e verso tutti”).

Ecco una settimana per esercitarci più generosamente, per impostare così tutta la nostra vita di discepoli di Gesù.

 

 

Operato all’intestino, e permanendo le sue condizioni gravi, don Gennaro accetta ad agosto il mio invito a riposarsi qualche giorno in montagna, al fresco. Giunge imprevisto, negli stessi giorni, un altro sacerdote del nordeuropa con grossi problemi causati da stress pastorale, visibilmente provato. Desidera essere ascoltato e lo faccio soprattutto dopo cena, passeggiando fino a tardi; uso ogni attenzione per essere vuoto di me, dei miei pensieri, per non dare i soliti suggerimenti di chi sta bene, affinché poco alla volta riacquisti fiducia e si senta amato, anche se il problema permane.

L’indomani racconto le nostre conversazioni della sera a don Gennaro, col quale è iniziata una gara d’amore scambievole: in quei giorni la cuoca è in ferie e dobbiamo anche prepararci il pranzo da soli, cercando di tener conto della salute, dei gusti, dell’età, della sensibilità...

Mai celebrate messe così intense, raccolte, come in quei giorni con un sacerdote che offre le sue sofferenze anche per l’altro, che quando raramente partecipa, non si sente neppure di fare la comunione. Eppure la nostra fiducia in Dio non viene meno. Ci diciamo: noi facciamo la nostra parte, Lui farà tutto.

Aggravatosi, don Gennaro muore il 1° dicembre: nei suoi ultimi appunti trovo: “Tutto per Te... Grazie, solo grazie per sempre”.

Il sacerdote in crisi lentamente si riprende e, una sera, imprevedibilmente, si offre: “Questa sera posso celebrarla io la messa, se vuoi”.

Mi sembra una vittoria dell’amore. L’Eucaristia ritrova un suo ministro, la chiesa può contare ancora su un prete, ora missionario in Africa.

don Dante, Veroli