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ottobre 2005 - 31a domenica t. ord.
Ml 1,14b - 2,2.8-10 / 1 Ts 2,7b-9.13 / Mt 23,1-12
Il più
grande tra voi sia vostro servo
(Mt 23,11)
In questo Vangelo Gesù attacca con parole forti chi
occupava una posizione di guida e di responsabilità nella comunità,
rimproverandoli per l’incoerenza («dicono
e non fanno»), per la vanità («tutte
le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini») e per la mania di
grandezza («amano posti d’onore e farsi
chiamare rabbì”). Tra i rimedi che Gesù suggerisce, c’è quello di
riscoprire un autentico spirito di
servizio. A differenza dei maestri religiosi del suo tempo, che di solito
si lasciavano accudire dagli allievi nelle necessità quotidiane, Gesù si
comporta come un servitore. Non solo dà l’esempio, ma invita i discepoli a fare
altrettanto, a servirsi l’un l’altro, comportandosi fra loro come fratelli di pari dignità.
Il Vescovo Tonino Bello
diceva che tra le varie immagini di Chiesa che lui amava di più, c’era il grembiule, di cui si era cinto Gesù per
lavare i piedi ai discepoli. Invitava i preti ad avere tra i vari paramenti proprio
un grembiule e naturalmente ad usarlo spesso!
Il servizio non è una
diminuzione di noi stessi, ma la strada per diventare grandi umanamente e
cristianamente. Perché non provare a fare tutto con genuino spirito di
servizio?
Subito dopo la fine della guerra in ex-Jugoslavia, in Sicilia fu avviata un’azione di volontariato in favore delle popolazioni colpite. Nacque il «Coordinamento Regionale» per l’accoglienza di bambini orfani e profughi di quelle terre. Dato che noi lavoriamo nel mondo della famiglia, ci fu chiesto aiuto per trovare famiglie disponibili ad ospitare i bambini della ex-Jugoslavia in alcuni periodi dell’anno. Ci siamo messi al lavoro e l’invito è stato subito accolto dalle famiglie a cui lo proponevamo. Così lo scorso Natale sono arrivati nel nostro paese venti dei trecento bambini accolti in Sicilia.
In ognuna delle famiglie che li hanno ospitati, è
iniziata una gara d’amore che ha coinvolto anche parenti ed amici ad esse
vicini. Pian piano, superate le difficoltà iniziali della lingua, si è
incominciato a capire le loro esigenze. Ci ha colpito il cambiamento della
nostra figlia più piccola che, possessiva per natura, è diventata così generosa
da lasciarci stupiti.
Tra le famiglie si è creato un rapporto bellissimo:
si sono condivisi momenti ricreativi, tombolate, serate danzanti, uno
spettacolo al circo, una pizza, ecc. Tutto ciò è servito a creare rapporti
nuovi con tutti, soprattutto tra bambini di etnie diverse (Serbi, Croati,
Bosniaci, Montenegrini, ecc.). In questo clima essi si sono trovati talmente
bene da non voler più partire. È nata un’intesa che va oltre il periodo
dell’accoglienza, mantenendo contatti telefonici tra le famiglie ospitanti e i
bambini.
N. S., Sicilia