30 ottobre 2005 - 31a domenica t. ord.

Ml 1,14b - 2,2.8-10 / 1 Ts 2,7b-9.13 / Mt 23,1-12

Il più grande tra voi sia vostro servo

(Mt 23,11)

 

In questo Vangelo Gesù attacca con parole forti chi occupava una posizione di guida e di responsabilità nella comunità, rimproverandoli per l’incoerenza («dicono e non fanno»), per la vanità («tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini») e per la mania di grandezza («amano posti d’onore e farsi chiamare rabbì”). Tra i rimedi che Gesù suggerisce, c’è quello di riscoprire un autentico spirito di servizio. A differenza dei maestri religiosi del suo tempo, che di solito si lasciavano accudire dagli allievi nelle necessità quotidiane, Gesù si comporta come un servitore. Non solo dà l’esempio, ma invita i discepoli a fare altrettanto, a servirsi l’un l’altro, comportandosi fra loro come fratelli di pari dignità.

Il Vescovo Tonino Bello diceva che tra le varie immagini di Chiesa che lui amava di più, c’era il grembiule, di cui si era cinto Gesù per lavare i piedi ai discepoli. Invitava i preti ad avere tra i vari paramenti proprio un grembiule e naturalmente ad usarlo spesso!

Il servizio non è una diminuzione di noi stessi, ma la strada per diventare grandi umanamente e cristianamente. Perché non provare a fare tutto con genuino spirito di servizio?

 

Subito dopo la fine della guerra in ex-Jugoslavia, in Sicilia fu avviata un’azione di volontariato in favore delle popolazioni colpite. Nacque il «Coordinamento Regionale» per l’accoglienza di bambini orfani e profughi di quelle terre. Dato che noi lavoriamo nel mondo della famiglia, ci fu chiesto aiuto per trovare famiglie disponibili ad ospitare i  bambini della ex-Jugoslavia in alcuni periodi dell’anno. Ci siamo messi al lavoro e l’invito è stato subito accolto dalle famiglie a cui lo proponevamo. Così lo scorso Natale sono arrivati nel nostro paese venti dei trecento bambini accolti in Sicilia.

In ognuna delle famiglie che li hanno ospitati, è iniziata una gara d’amore che ha coinvolto anche parenti ed amici ad esse vicini. Pian piano, superate le difficoltà iniziali della lingua, si è incominciato a capire le loro esigenze. Ci ha colpito il cambiamento della nostra figlia più piccola che, possessiva per natura, è diventata così generosa da lasciarci stupiti.

Tra le famiglie si è creato un rapporto bellissimo: si sono condivisi momenti ricreativi, tombolate, serate danzanti, uno spettacolo al circo, una pizza, ecc. Tutto ciò è servito a creare rapporti nuovi con tutti, soprattutto tra bambini di etnie diverse (Serbi, Croati, Bosniaci, Montenegrini, ecc.). In questo clima essi si sono trovati talmente bene da non voler più partire. È nata un’intesa che va oltre il periodo dell’accoglienza, mantenendo contatti telefonici tra le famiglie ospitanti e i bambini.

N. S., Sicilia