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luglio 2006 - 17a domenica t. ord.
2Re 4,42-44 / Ef 4,1-6 / Gv
6,1-15
Il Signore è vicino a
quanti lo invocano, a quanti lo cercano
con cuore sincero (Sal
144,18)
Il salmo di cui fa parte questo
versetto esalta nella sua prima parte il Dio che ha
stretto alleanza con il suo popolo e invita tutte le generazioni a cantare il
Regno eterno del Signore; in seguito proclama la benevolenza di Dio che si
manifesta nell’appoggio, nell’alimento, nella salvezza che Egli accorda a
quanti lo invocano. Così viene riconosciuta la presenza
di Dio nel mondo, nella storia e nella vita quotidiana.
Dio possiede una regalità che non è
come quella dei sovrani terreni che crea distacco e
splendore indifferente. Egli si china come un padre sulle sue creature perché
egli è fedele e buono, misericordioso e amoroso. Gli esseri viventi sono tesi
verso Dio quasi come mendicanti, ma il Signore li considera come figli.
Questo versetto, che è proposto oggi al nostro ascolto
amoroso, diventa occasione di ripensare al rapporto che abbiamo con Dio per
vedere se e come è guidato dalla fiducia totale in
Lui, nella sua Provvidenza, nella sua tenerezza di Padre. Pensare al
Signore vicino nella vita è la nostra forza e sicurezza, fonte di serenità e di impegno.
LA PACE SIA CON TE
Quando
abbiamo conosciuto Roberta due anni fa, era un’adolescente dai lineamenti
delicati, eppure
un velo di tristezza sembrava stendersi sul suo volto. Abbiamo saputo che suo
padre era morto assassinato per essere stato testimone, durante il suo lavoro
di poliziotto, di un intrigo tra bande.
Tante
volte Roberta ha espresso la sua difficoltà ad accettare la morte del papà e a
perdonare il responsabile di questo omicidio. Un
giorno ci ha confidato: «Quando incontro per strada
l’uomo che ha ucciso mio padre, mi sento come sconvolta, sto male... Non riesco
ad alzare lo sguardo, non l’ho mai guardato in faccia... è più forte di me».
Mesi
fa, dopo una celebrazione eucaristica, Roberta ci è
venuta incontro raggiante e, commossa, ci ha raccontato l’esperienza che aveva
vissuto: «Durante l’omelia, mi sono accorta che l’assassino di mio padre si era
fermato sulla soglia della cappella. Inizialmente, ho avuto la stessa
sensazione di sempre. Di tanto in tanto guardavo con la coda dell’occhio per
vedere se era ancora lì o se fosse andato via. Sorpresa, constatavo che si era
proprio fermato a Messa. Durante la consacrazione, ho chiesto al Signore che venisse in mio aiuto perché potessi perdonare sinceramente
questo fratello che mi ha fatto tanto soffrire... Al momento del segno della
pace, ho sentito sprigionarsi dentro di me una forza che non avevo mai
sperimentato. Per la prima volta ho desiderato avvicinarmi a lui e così,
guardandolo in faccia, gli ho detto: “La pace sia con te”. Dopo aver
pronunciato queste parole, mi sono accorta che la pace che avevo augurato a lui
era discesa in me e abitava nel mio cuore. Capite? L’ho perdonato... Quasi non riesco a crederci: ho perdonato l’uomo che ha
ucciso mio padre!».
da Comunità Missionaria di Villaregia