25 novembre 2001 – CRISTO RE

2 Sam 5,1-3 / Col 1,12-20 / Lc 23,35-43

 

IL PADRE CI HA TRASFERITI NEL REGNO DEL FIGLIO

Col 1,13

 

Nel mirabile inno a Gesù Cristo, Paolo ringrazia  Dio Padre per averci “trasferiti nel regno del suo Figlio diletto”. È Gesù il centro dell’universo: in Lui tutto ha origine e verso Lui tutto è finalizzato. Il cosmo, creato in Cristo, ha in Lui il punto finale più elevato, quando Egli sarà ‘tutto in tutti’. Dalla croce Egli attira tutto a sé con immenso amore. Inchiodato al patibolo, Egli riceve insulti e derisioni e viene sfidato a dare la prova della sua divinità scendendo dalla croce. Anche la scritta ‘re dei Giudei’ posta sopra il suo capo appare come la contraddizione più stridente tra la regalità umana e la sua regalità. Eppure in questa tragedia è possibile intravedere le luci della autentica e grandiosa regalità: la regalità dell’amore, del dono gratuito di se stesso agli altri, della salvezza e del riscatto offerti inaspettatamente a un assassino che si pente, al quale Gesù dice: “oggi sarai con me nel paradiso”.  Gesù è il re che vince con l’amore e con il perdono ai nemici.

                Quando ci liberiamo da noi stessi per donarci senza aspettarci nulla, quando vinciamo l’odio con l’amore e l’offesa con il perdono, partecipiamo anche noi della regalità di Gesù. È servendo con umiltà che esercitiamo la nostra dignità regale e solleviamo il mondo verso Dio. Se amiamo ogni persona il più possibile con il cuore di Gesù, potremmo fare nostre le parole del teologo belga Jacques Leclercq: “... Il tuo giorno, mio Dio, io verrò verso di Te... Verrò verso di Te, mio Dio, e con il mio sogno più folle: portarti il mondo tra le braccia”.

D. P.

 

Nella mia classe c’è un ragazzo più grande di noi che viene un po’ emarginato dagli altri, col quale io però ho un buon rapporto.

Durante la gita di fine anno un altro mio compagno, che è un tipo piuttosto violento, ha colto l’occasione di picchiarlo mentre era solo nella sua stanza.

Quel ragazzo è uscito piangendo fra la derisione di tutti. Volevo essere pronto ad amarlo fino a dare la vita per lui, così l’ho rincorso e gli ho chiesto cos’era successo. “Ce l’hanno tutti con me - mi ha detto, sfogandosi - Ed io che pensavo di avere degli amici...”. “Ma io sono tuo amico!” gli ho risposto. E lui ha ripreso coraggio.

Poi sono andato dal compagno che lo aveva picchiato per convincerlo a chiedergli scusa. “Hai visto come l’ho sistemato?” mi ha detto subito ridendo. Gli ho spiegato allora che aveva fatto male a comportarsi in quel modo. Lui si è pentito di ciò che aveva fatto e dopo un po’ si è scusato con l’altro ragazzo.

Marcello, Heidelberg

 

L’esperienza di unità che abbiamo fatto tra noi quest’anno ci ha aiutato a fare un passo nuovo per aprirci verso gli altri.

Così siamo andati a visitare un ospedale dove ci sono malati con problemi gravi di paralisi. Sono persone tristi, schiacciate dal peso della loro malattia. Vivono lontane dalle famiglie e molto raramente ricevono una visita dai propri parenti. Per sollevarli da questa situazione abbiamo cercato di voler loro bene, interessandoci dei problemi che avevano. Abbiamo cantato e fatto un piccolo spettacolo per comunicare loro un po’ della nostra gioia. Ci sembra che ci siamo riusciti: almeno per quel giorno hanno dimenticato le loro difficoltà e prima di lasciarci hanno voluto ricambiare il nostro amore cantando alcune canzoni apposta per noi.

Sunil, Pakistan