4 novembre 2001 - 31ª domenica t.o.

Sap 11,22 – 12,2 / 2 Ts 1,11 – 2,2 / Lc 19,1-10

 

OGGI DEVO FERMARMI A CASA TUA

Lc 19,5

 

La folla è sorpresa e alquanto scandalizzata quando vede Gesù fermarsi sotto l’albero sul quale si era arrampicato Zaccheo, chiamarlo per nome e autoinvitarsi a casa sua. Zaccheo infatti era un esattore del fisco e, come tale, tra i contemporanei di Gesù era ritenuto ladro, veniva odiato e considerato pubblico peccatore.

Gesù è attirato maggiormente da quelli che sembrano più lontani. Egli non giudica ma ama senza pesare la colpevolezza e responsabilità personali. Si avvicina a chi vive una situazione talmente compromessa con il peccato da trovarsi nell’incapacità di venirne fuori.

L’amore di Gesù provoca una trasformazione radicale e imprevedibile in Zaccheo, il quale si dichiara pronto a dare una svolta alla propria vita: non più impostata sull’egoismo ma sul servizio al prossimo.

Gesù chiede oggi di entrare nella nostra vita. L’incontro con Lui suscita l’esigenza di impostare diversamente la propria esistenza: si lasciano certe abitudini per scegliere valori nuovi. Che cosa possiamo lasciare? Le nostre paure, pregiudizi, ripiegamenti, certi legami con le cose, con il passato? Che cosa siamo chiamati a dare? Ascoltiamo la ‘voce’ dentro di noi e guardiamoci attorno per vedere tanti prossimi ai quali dare un aiuto, un ascolto, un perdono, un gesto di solidarietà. Emergerà da noi la spinta del ‘dare’ che ci fa simili a Dio e crea la fraternità universale.

D. P.

 

Da quando abbiamo iniziato un cammino di fede anche la nostra sensibilità nei confronti di persone sofferenti e bisognose è stata maggiormente toccata.

Desiderando fare qualcosa di concreto abbiamo aderito ad una adozione a distanza. La decisione non fu semplice; in un primo tempo pensavamo che l’impegno di un versamento mensile potesse gravare sul nostro bilancio famigliare, avendo in quel periodo tre bambine e una in arrivo. Ci siamo resi conto ben presto che il nostro problema non era quello, bensì l’abitudine di non dar mai niente per niente.

Ogni mese questo impegno oltre ad educare noi due, ci permette di aiutare le nostre bambine a rinunciare a qualcosa di superfluo, non per mettere via e accumulare, ma per dare a chi è meno fortunato.

Bertilla e Adelino, Vicenza

 

Ero andata all’ospedale a trovare un uomo ricoverato, che sapevo solo e trascurato dalle assistenti domiciliari. Gli portai alcuni regalini, che gradì molto. Il suo vicino di letto mi informò che era senza maglia. Chiesi all’ammalato se aveva freddo. Rispose: “Un po’”. Guardai meglio e vidi che aveva solo la giacca del pigiama. Uscii a comperare due maglie, poi ritornai e gli feci indossare una delle due, mentre l’altra la misi nel suo armadietto. Mentre lo vestivo, provai un momento di grande gioia: mi sembrava di vestire Gesù.

Manuela, Vicenza