21 ottobre 2001 – 29ª domenica t.o.

Es 17,8-13 / 2 Tm 3,14 – 4,2 / Lc 18,1-8

 

GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE

 

PREGARE SEMPRE, SENZA STANCARSI

Lc 18,1

 

Come possiamo pregare sempre quando mille occupazioni e preoccupazioni della vita ci tolgono la calma, per gettarci in balia della fretta e dell’agitazione nervosa? Gesù esagera in questo invito?

Certamente Egli ci chiede di dedicare alcuni momenti al colloquio con Dio parlandogli cuore a cuore, con la confidenza di chi si rivolge a Colui che più ama e dal quale è riamato immensamente. Ma tutto il restante tempo, che è molto di più di quello passato in preghiera, può diventare una lode perenne a Dio.

Come può avvenire questo?

Se restiamo nella volontà di Dio attimo dopo attimo, tutta la giornata si trasforma in preghiera. Quello che Dio vuole da noi è che siamo, come Lui, amore per tutti, piccoli soli accanto al Sole.

Per restare nell’amore, rivolgiamo ogni tanto questa invocazione: “Per te, Gesù”. Ed Egli ci darà la sua pace e la sua gioia che ci faranno dire: “Ho tutto, perché ho Dio, ho l’Amore dentro di me”. Vivendo così, possiamo chiedere tutto a Dio, con la fede e l’assiduità della vedova di cui Gesù ci addita l’esempio nella parabola.

Domenico Pegoraro

 

Con tanti martiri silenziosi, ricordiamo il martirio quotidiano della gente che ha subito le conseguenze delle leggi inique del mercato internazionale, che ha trasformato la povertà in miseria.

Non si può dimenticare che il 70% dei profughi sono donne e bambini, sono coloro che Dio conosce per nome. Coloro che portano sul volto i segni della fatica e del dolore, ma sanno ancora sorridere e sperare.

“La voce che vorrei esprimere - ha detto un missionario - è quella del mondo africano che mi ha accolto e amato e in particolare la voce dei poveri che ho incontrato e che mi hanno insegnato a vivere.

Penso a papà Mwaka: aveva un tumore e ringraziava il Signore per aver dato, in quel modo, radici più profonde all’albero della sua vita. Penso a papà Thomas, cieco per diabete, morto cantando: «Vieni, Cristo Gesù». Penso alla giovane Kafupi e alla mamma Maria, che hanno vinto la malattia mettendosi con fiducia nelle mani di Dio.

Per queste sorelle e questi fratelli, per questo popolo e questa Chiesa che sta testimoniando con il sangue il proprio impegno per la dignità dell’uomo e per un nuovo progetto di società, ti lodo, Signore, e ti ringrazio”.

(da ”L’Africa, un segno dei tempi”)