24 giugno 2001 – Natività di S. Giovanni Battista

Is 49,1-6 / At 13,22-26 / Lc 1,57-66.80

 

RINNEGA TE STESSO E SEGUIMI

Lc 9,23

 

Non credere che, perché sei nel mondo, tu possa nuotarvi come un pesce nell’acqua.

Non credere che, perché il mondo t’entra in casa attraverso certe radio, la televisione, e i giornali tu sia autorizzato ad ascoltare ogni programma o a vedere ogni trasmissione ed ogni manifesto.

Non credere che, perché sei nel mondo, ogni maniera di vivere del mondo possa essere tua: le facili esperienze, l’immoralità, l’aborto, il divorzio, l’odio, la violenza, il furto.

No, no. Tu sei nel mondo. E chi non lo vede? Ma tu non sei del mondo.

E questo comporta una grande differenza. Questo ti classifica fra coloro che si nutrono non delle cose che sono del mondo, ma di quelle che ti sono espresse dalla voce di Dio dentro di te. Essa è nel cuore di ogni uomo e ti fa entrare, se l’ascolti, in un regno che non è di questo mondo, dove si vivono l’amore vero, la giustizia, la purezza, la mansuetudine, la povertà, dove vige il dominio di sé. Il mondo t’investe come un fiume in piena e tu devi camminare contro corrente. Il mondo per il cristiano è una fitta boscaglia nella quale bisogna vedere dove mettere i piedi. E dove vanno messi? In quelle orme che Cristo stesso ti ha segnato passando su questa terra: sono le sue parole. Oggi egli ti ridice: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso...”.

Rinnega te stesso, per seguire Gesù, per risorgere con Lui ad una gioia mai provata. La vita della tua anima comincerà a crescere, il Regno di Dio in te acquisterà consistenza e fuori il mondo ti parrà di cartone. E, come Cristo che hai seguito, sarai luce e amore per le piaghe senza numero che lacerano l’umanità di oggi.

(stralci da un commento di Chiara Lubich)

 

Due anni prima di andare in pensione, a causa del fallimento della ditta in cui avevo lavorato per molti anni, trovai un lavoro nuovo in una azienda molto diversa dalla precedente, e come struttura e come ambiente.

I primi giorni fui tentata tante volte di andare via. Ma solo quando sono andata in pensione mi sono resa conto che quell’ambiente era stato il campo di lavoro in cui il Signore mi aveva voluto.

Ecco uno dei tanti fatti accadutimi. La prima volta che entrai nella mensa provai un profondo senso di disagio, perché attaccati a tutte le pareti c’erano i cosiddetti calendari “per soli uomini” con figure di donne, osceni e volgari.

Uscita di mensa, ne parlai con la mia collega, le dissi che non mi andava di accettare passivamente quella situazione; e pertanto dovevo decidere se non andare più in mensa e mangiare un panino, oppure affrontare l’argomento. Lei non mi incoraggiò in tal senso, anzi mi disse chiaramente che non avrei ottenuto altro che rendermi ridicola. La notte dormii poco; cercavo il modo di agire. Pregai il Signore perché mi illuminasse e soprattutto mi desse la forza per vincere il mio amor proprio, che mi diceva di lasciar perdere. Il giorno dopo, sicura dell’aiuto del Signore, entrata in mensa, chiesi un momento di attenzione: dissi loro il disagio che avevo provato e che provavo in quell’ambiente; dissi che mi sentivo ferita nella mia dignità di donna e di cristiana, che mi sentivo offesa anche per le loro madri, per le loro mogli e per le loro figlie. Mi aspettavo una reazione da parte loro, qualche risatina o battuta ironica; invece ci fu un grande silenzio fino alla fine del pranzo.

L’indomani entrai in mensa con un po’ di tremarella e con stupore notai che tutte le pareti erano spoglie. Nessuno fece commenti. Con quel gesto capii che mi avevano compresa e accolta tra loro con rispetto.

Angela P., Prato