17 giugno 2001 – CORPUS DOMINI
Gn 14,18-20 / 1 Cor 11,23-26 / Lc 9,11-17
QUESTO È IL MIO CORPO CHE È PER VOI
1 Cor 11,24
La Comunità di Corinto, alla quale S. Paolo si rivolge con una lettera, era percorsa da contrasti. Persino quando si riuniva per la celebrazione eucaristica erano evidenti le contrapposizioni tra i più poveri e coloro che ostentavano il proprio ceto sociale di ricchi.
Non ponendo alla base della Eucaristia l’amore fraterno consegnato da Gesù ai suoi discepoli con il comandamento nuovo “amatevi come io vi ho amato”, i cristiani di Corinto manifestavano lo stridente contrasto tra l’Amore di Gesù che si dona totalmente nel segno del Pane spezzato e le loro rivalità.
L’Eucaristia, Sacramento dell’Unità, deve essere celebrata da una Comunità di fratelli e sorelle che vivono l’amore reciproco.
Per richiamare con autorevolezza e forza il legame strettissimo tra Comunità compaginata dall’amore ed Eucaristia, Paolo si rifà a quanto egli stesso ha ricevuto per tradizione risalente direttamente a Cristo: “Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese il pane... e disse: Questo è il mio corpo che è per voi”.
Forse S. Paolo vuol ammonire i cristiani di Corinto che pure loro con le rivalità e le incomprensioni stanno per tradire Cristo?
Paolo VI disse ad una parrocchia: “L’Eucaristia è istituita perché diventiamo fratelli, perché da estranei, dispersi e indifferenti gli uni agli altri, noi diventiamo uniti, eguali ed amici; è a noi data perché, da massa apatica, egoista, gente fra sé divisa e avversaria, noi diventiamo un popolo, un vero popolo, credente e amoroso, di un cuore solo e di un’anima sola”.
D. P.
Nel negozio di tessuti, dove lavoro ormai da tre anni, avevo osservato
che ogni commessa avvolgeva da sola i rotoloni di stoffa e li sistemava con
notevole fatica negli scaffali. Ho colto al volo l’occasione: “dare”, dare un
aiuto concreto, le mie forze, una volta, due volte, quattro... finché si è
innestata una reazione a catena che ha spezzato il solito e grigio
individualismo.
Nel settore vendite, ad esempio, chi più vende più guadagna in
riconoscimento davanti al gestore e ai colleghi, e... in stipendio. La
competitività quindi facilmente diventa animosità e la gelosia dei propri
clienti ferrea. Un giorno arriva un cliente e cerca la ‘sua’ commessa. Essendo
essa assente, mi offro io a servirlo. Conclusa la vendita, compilo la nota
fiscale col nome della mia collega: con ciò il premio andrà a lei. Alla domanda
sorpresa del cliente, dichiaro che sono cristiana e perciò amo i fratelli.
Pian piano la mentalità intorno cambia. Così una collega riceve il
cliente di un’altra impiegata e divide con lei la commissione per la cospicua
vendita.
Un’altra, sempre squalificata nel quadro vendite, si accorge che c’è
una collega in peggiori condizioni di lei: comincia a sostenerla, a indirizzare
verso di lei i clienti, a dividere con lei le proprie commissioni... Con
meraviglia, quel mese vede salire il suo nome al secondo posto della
classifica!
Col passare del tempo una delle funzionarie desidera ricevere Gesù
Eucaristia. In seguito, altre cinque colleghe vogliono prepararsi alla Prima
Comunione: è un periodo d’intenso allenamento, in cui insieme sperimentiamo che
il Vangelo cambia davvero la vita. Recentemente, d’accordo con il gestore del
negozio, ci siamo incontrati tra 17 colleghi di lavoro desiderosi di rafforzare
l’unità tra tutti. Il nostro negozio ci sembra stia diventando un piccolo
angolo di società rinnovata.