10 giugno 2001 – SS. TRINITÀ

Pro 8,22-31 / Rm 5,1–5 / Gv 16,12–15

 

L’AMORE DI DIO È RIVERSATO NEI VOSTRI CUORI

Rm 5,5

 

La Trinità Santa è mistero di infinito amore.

Il Padre si dona totalmente al Figlio ed è riamato con la stessa infinita donazione da parte del Figlio. L’Amore reciproco tra Padre e Figlio è lo Spirito Santo.

L’Amore della Santissima Trinità si apre all’universo e all’umanità. Il Padre ci ha amato fino a donarci suo Figlio, Gesù ci ha amati “fino alla fine” con la morte di croce dove si fa nulla per essere tutto amore. Dal cuore trafitto di Gesù è donato a noi lo Spirito Santo.

Come possiamo rispondere al mistero d’amore di Dio?

Lasciamoci guidare dallo Spirito nell’amore filiale verso il Padre.

Se siamo convinti che Dio è Padre, cercheremo anzitutto di vedere il suo amore nei suoi comandamenti e li metteremo in pratica con un atteggiamento nuovo, non più per timore del castigo, ma per amore. Vedremo ancora il suo amore in tutto ciò che egli dispone o permette a nostro riguardo. Ci abbandoneremo, quindi, fiduciosamente a lui credendo al progetto d’amore che egli ha su di noi.

Cercheremo di mettere da parte ogni timore e di gettare ogni preoccupazione in Dio, preoccupazioni per la salute, per il domani, per il nostro lavoro, per i familiari, ecc. e, se avremo fede, assisteremo ai suoi straordinari interventi paterni.

D. P.

 

La nostra più piccola ha un carattere molto forte e degli atteggiamenti che indispongono. Una sera, come tante, dopo i soliti ripetuti richiami per indurla a dormire, mi avvio verso la sua camera con l’intenzione di impartirle una meritata lezione d’obbedienza. Durante i venti metri che separano la sala dal suo letto, nella mente penso che quella figlia sta diventando una minaccia per i  miei nervi, per la pace dopo un giorno di lavoro, per il rapporto con mia moglie che non ama vedermi nervoso. Insomma è il mio “nemico”. Sono appena giunto davanti al suo letto e già mi risuonano alle orecchie le parole di mia moglie, le urla di Anna Maria e, soprattutto, la guerra in me che imperversa. Mi chino su di lei e mi metto in atteggiamento di ascolto dei suoi problemi. Le racconto una storia, le canto una canzone... Tutto sembra sparito: ha ritrovato il sonno e anch’io ho ritrovato quella pace che viene dall’amare il proprio “nemico”, dal saper perdere, che è un vero guadagno.

F. S., Svizzera