20 maggio 2001 – 6ª di Pasqua

At 15,1-2.22-29 / Ap 21,10-14.22-23 / Gv 14,23-29

 

SE UNO MI AMA, OSSERVERÀ LA MIA PAROLA

Gv 14,23

 

“Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a  lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).

Gesù sta rivolgendo agli apostoli i suoi grandi ed intensi discorsi di addio, e li assicura, fra il resto, che essi lo avrebbero visto di nuovo, perché Egli si sarebbe manifestato a coloro che lo amano.

Giuda, non l’Iscariota, domanda a Gesù come mai Egli si sarebbe manifestato a loro e non in pubblico. Gli apostoli, infatti, pensavano che Gesù fosse il profeta tanto atteso degli ultimi tempi, il quale avrebbe fatto la sua comparsa rivelandosi al cospetto di tutti come il Re d’Israele e, mettendosi alla testa del popolo eletto, avrebbe instaurato definitivamente il Regno di Dio.

Gesù risponde invece che la sua manifestazione non sarebbe avvenuta in modo spettacolare ed esterno. Essa sarebbe stata una semplice e straordinaria venuta della Trinità nel cuore del cristiano.

Il cuore del cristiano sarà il tempio di Dio, la viva dimora della Trinità.

Ma come può il cristiano arrivare a tanto? Come portare in sé Dio stesso? Con l’amore verso Gesù: un amore che non è sentimentalismo, ma che si traduce in vita concreta e precisamente nell’osservare la sua Parola.

A quest’amore del cristiano, verificato dai fatti, Dio risponde col suo amore: la Trinità viene ad abitare in lui.

“... osserverà la mia parola”.

Le parole che il cristiano è chiamato ad osservare non sono un catalogo di leggi, ma sono sintetizzate nell’atteggiamento che Gesù ha illustrato con la lavanda dei piedi: nel comandamento dell’amore reciproco.

Come allora vivere bene questa Parola? Come arrivare al punto in cui il Padre stesso ci amerà e la Trinità prenderà dimora in noi?

Attuando con tutto il nostro cuore, con radicalità e perseveranza, l’amore reciproco fra noi.

(tratto da un commento di Chiara Lubich)

 

Una mia sorella mi ha raccontato ciò che era successo durante la mia assenza: i miei genitori avevano litigato dicendosi parole durissime. Da tre giorni non si parlavano e il papà rifiutava di mangiare il cibo che la mamma preparava.

Arrivata a casa ho salutato tutti, ma l’atmosfera era pesante. Senza fare troppe domande mi sono messa a servire concretamente facendo alcuni lavori e, quando mi sono trovata sola con mio padre, ho cercato di sapere da lui cos’era successo. Inaspettatamente si è confidato con me e poi ho potuto dirgli del mio impegno nel cercare di vivere le parole di Gesù: “Amatevi come io ho amato voi”, “Perdona settanta volte sette”. Il papà mi ascoltava, poi ci siamo messi d’accordo che quando la mamma sarebbe tornata a casa lui l’avrebbe accolta bene.

Ero in cucina quando ho visto dalla finestra la mamma rientrare ed ho sentito il papà che la salutava e le chiedeva con tanto amore come era andato il lavoro. La mamma, molto sorpresa, è venuta in cucina e mi ha chiesto cos’era successo al papà. Poi guardandomi ha detto: “Mi sembra che un angelo sia venuto a ricomporre la famiglia”.

P. F., Camerun