13 maggio 2001 – 5ª di Pasqua
At 14,21-27 / Ap 21,1–5
/ Gv 13,31–33.34-35
AMATEVI
GLI UNI GLI ALTRI COME IO HO AMATO VOI
Gv
13,34
Si dice che un’idea può
scatenare una rivoluzione, come una scintilla può provocare un incendio. E Gesù
ha detto: “Fuoco sono venuto a portare sulla terra!” (Lc 12,49).
Questa scintilla “è
l’amore di Dio nascosto in noi dalla potenza dello Spirito Santo” (S. Basilio),
ed è espressa da una parola, lasciataci da Gesù come testamento, la più cara,
la più preziosa: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Il
testamento rappresenta la propria esistenza che continua negli eredi.
Cosa accadrebbe se uno
schieramento politico accogliesse il positivo che c’è nell’altro, se in
famiglia i genitori scoprissero e accettassero tutto il bene che c’è nei figli
e il marito quello che c’è nella moglie, e così via? Quale rivoluzione! Il
mondo aspira a questo.
Mentre i mass media ci
fanno conoscere gesti di intolleranza da parte di fondamentalisti islamici in
varie parti del mondo, e mentre crescono le difficoltà di rapporto degli indù
verso i cristiani in India, fa riflettere il fatto che i mussulmani d’America
abbiano invitato Chiara Lubich a parlare nelle loro moschee e gli induisti la
invitino in India nei loro centri culturali!
E sappiamo che ai
funerali di Madre Teresa di Calcutta erano presenti Indù, Mussulmani, Siks e
Cristiani: tutti le hanno reso omaggio e, attratti dal suo amore, l’hanno
chiamata “la madre”.
L’amore vince ogni
cosa, abbatte ogni barriera, rinnova tutto. La Chiesa in Concilio, dopo 2000
anni di storia, può affermare solennemente: “La legge fondamentale della umana
perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo
comandamento dell’amore” (G. S., 38).
Chi vuole guardare
lontano deve possedere il segreto della vittoria sulla forza delle armi, sulla
potenza dell’economia, sulla rivalità delle idee e delle religioni: il mondo
apparterrà a coloro che più amano!
Gaetano B. e L.
C.
Alcuni
giovani del Bangladesh si guadagnano faticosamente da vivere lavando i vetri
delle auto all’incrocio sotto casa nostra. Vederli per strada, così estranei al
mondo che li circonda, ci interroga sulla nostra capacità di accoglienza.
Cominciamo a salutarli regolarmente. Sono colpiti dal quel “buon lavoro” che
diciamo loro incontrandoli: finalmente qualcuno li considera lavoratori. È
iniziato con loro uno scambio di attenzioni. Talvolta ci siamo trovati la
macchina posteggiata con i vetri già lavati, e più di una volta ci hanno
regalato i piccoli oggetti che usano vendere: un mazzo di rose, le collanine
fatte a mano da loro... Sono venuti da noi per farsi aiutare per lo svolgimento
di pratiche burocratiche e per chiederci di fare insieme le fotografie da
mandare alla loro famiglia lontana. Ieri sera abbiamo cenato insieme a casa
nostra con cibi adatti a loro perché sono mussulmani e poi siamo andati al Luna
Park. È stata una bellissima serata, coronata da una discesa vertiginosa sulle
montagne russe.