22 aprile 2001 ‑ di Pasqua

At 5,12‑16 / Ap 1,9‑11.12‑13.17‑19 / Gv 20,19-31

 

Beati quelli che crederanno

(Gv 20,29)

 

Questa espressione del Vangelo di Giovanni fa parte del capitolo nel quale vengono narrate alcune apparizioni di Gesù Risorto al discepoli. Questi testimoni oculari sono il fondamento della nuova comunità di fede che si costituisce per tener vivo e trasmettere l'evento della Risurrezione.

 

Beati quelli che crederanno. Noi oggi possiamo fare questa gioiosa esperienza se ci lasciarno invadere, corpo e anima, dalla scoperta della presenza del Risorto: "Io sono il Vivente " (Ap. 1,18). Sì, Gesù è vivo. È il Vivente che si fa presente anche nella nostra vita, raggiungendoci nei posti più diversi (lavoro, casa, strada ... nelle situazioni più varie (paura, pianto, gioia) e nelle occasioni più normali preghiera comune, carità vissuta..)

 

Gesù Risorto entra a porte chiuse: non ci sono barriere che lo possano tenere lontano. Ha solo bisogno di essere ri‑conosciuto. Basta aprire gli occhi della fede e riconoscere i segni del suo amore per noi, come fa Tommaso detto Didimo cioè gemello. Noi siamo i gemelli di Tommaso: possiamo sperimentare la presenza del Vivente quando siamo ri‑uniti nel suo nome (Mt 18,20); possiamo mettere le nostre mani nelle ferite del suo corpo quando lo abbracciamo nel prossimo colpito dal dolore ("lo avete fatto a me ", Mt 25,40).

 

Signore Gesù, donaci la gioia della tua Presenza per portarla a tutti coloro che ne sono senza.

 

M. C. L.

 

Era una fredda sera di novembre e davo la cena ai miei figlioli: mancava solo Angelo, che arrivò proprio mentre scodellavo il minestrone.

 

Mangiò anche lui, però me ne chiese un po' da portare a qualcuno. Essendo abituata al suo modo di fare, non chiesi nulla e preparai il minestrone. Circa un 1 oretta dopo ritorna e mi chiede una coperta di lana per la persona a cui aveva portato da mangiare.  “Vuole dormire sulla panchina dei giardini, ha spiegato Angelo, ma indossa solo una giacca leggera per cui ci vuole proprio una coperta”. Mi sono un po' arrabbiata e ho detto di portarlo dai Frati o alla Casa di Riposo. "Sai come sono fatte le persone anziane, ha precisato, lui queste cose le sa, ma preferisce stare all’aria libera, altrimenti gli sembra di andare in prigione". Visto la sua determinazione, gli dico di andare in laboratorio a prendere una coperta da lavoro. La sua risposta: “Mamma, ma che cristiana sei! Guarda che quel vecchietto è Gesù! E per Lui vuoi darmi una coperta piena di polvere e di colla? No, cara mamma, io prendo quella morbida del mio letto". Ed è uscito con la sua coperta sotto il braccio. Mentre prendevo dal baule un'altra coperta ripensavo al mio comportamento: Angelo mi aveva messo un po’ in crisi!

 

Dopo poco ritornò a casa e, pieno di gioia, mi disse che il vecchietto, avvolto con quella coperta, era così felice sulla sua panchina che gli sembrava di stare in paradiso. Poi gira l'occhio sul suo letto e commenta: “La Provvidenza ha già pensato anche a me". Rispondo che finché c'è la mamma, c’è anche la Provvidenza... "No, mamma, ti sbagli. Ti ringrazio della premura, ma sono sicuro che se sarò vicino al Signore e lo prego, Egli non mi abbandonerà mai, anche quando tu non ci sarai più". In cuor mio ho ringraziato il Signore che mi aveva donato un figlio che viveva i miei stessi ideali.

 

Dall’Unitreya di Trento