Is 50,4‑7 / Fil 2,6‑11 /
Lc 22,14 ‑ 23,56
Padre, sia fatta non la mia, ma la tua volontà
(Lc 22,42)
In questa parola che Gesù rivolge al Padre nel giardino
degli Ulivi giunge al culmine il cammino dell'uomo
che ritorna a Dio.
Dopo l'esperienza del peccato Adamo,
l'uomo vecchio, sente per la prima
volta nel suo cuore la paura di incontrare il Signore e perciò cerca di
nascondersi. La voce del maligno l'ha rnesso in confusione
creandogli un'idea sbagliata
di Dio. Perciò fugge da Lui e dalla sua volontà e se ne va ramingo,
prigioniero delle proprie paure.
Gesù mette fine a questa fuga, al
vagabondare dell'uomo che si nasconde da Dio. Egli rivela il vero volto dì Dio,
quello di un Padre misericordioso che vuole il bene dei
propri figli e li chiarna a partecipare alla propria
vita.
L'uomo Gesù non
fugge ma cerca Dio, vuole che il proprio
cuore batta all'unisono cori quello del Padre. Questo rapporto si realizza
nella preghiera; mettendosi a pregare in ginocchio Gesù costringe la sua (e
nostra) umanità ad accogliere un disegno d'amore che ci supera.
Dal sì al Padre nasce l'uomo nuovo, capace di dare la vita per amore superando ogni timore.
Anche noi, in questi giorni santi, ci raccogliamo in
preghiera per prendere parte al processo di morte e di resurrezione di Gesù e
così rigenerare in noi e intorno a noi l'uomo nuovo,
quello fatto secondo la volontà del Padre.
M. C. L.
Una giovane donna sposata col matrimonio cristiano da otto anni e
con un
figlio di cinque, economicamente benestante, viene nel mio studio determinata a
chiedere la separazione dal proprio marito.
Dopo aver ascoltato la sua storia
nel
pieno rispetto della sua dignità di moglie e di madre, le dico che non
ravviso veri e giustificati molivi per giungere ad una decisione
tanto drastica quale appunto la rottura
definitiva dell'unità famigliare che, oltre
tutto, produce effetti devastanti sulla psiche di un bambino ancora in
tenera età. Lei replica insistendo nella sua
richiesta che, secondo lei. è il mezzo più significativo per dimostrare
a suo marito
il coraggio di vivere anche senza di lui. Le chiedo se crede inDio;
un po' stupita mi risponde di sì, ma
subito dopo aggiunge: "Che cosa c'entra Dio?”. La invito a riflettere
molto sulla felicità che
aveva caratterizzato l'inizio della sua vita matrimoniale e di tornare a casa con un unico proposito, raccogliersi in
preghiera e chiedere a Dio il coraggio di avvicinarsi a suo marito
(che da tempo non le parlava più) per aprirgli
il suo cuore.
Dopo alcuni giorni, la signora si presenta nuovamente
in studio, questa volta assieme al
marito, che sorridente mi
dice.‑ " Vorrei sapere cosa ha detto a mia
moglie. Dall'altro giorno è talmente
canibiata che non sapevo di amarla
così". Dopo una pausa aggiunge: “Abbiamo capito che è stato il Signore ad aiutarci,
la lontananza da Lui ci aveva allontanati anche dal nostro amore, nonostante la presenza di
nostro figlio. Dobbiamo tanto ringraziarlo se
ora siamo nuovamente felici insieme!”.