VOGLIA DI UN INCONTRO CHE STUPISCE

 

Potremmo far risalire il termine QUARESIMA al latino quaerere, che significa cercare.

Cercare è di colui che cammina, che intravede una luce che non possiede completamente... e di colui che è aperto alle sorprese.

Cercare, come il mendicante o il pellegrino che spera ogni momento di inciampare in un tesoro prezioso.

Ai giovani presenti al loro Giubileo nell’agosto scorso, il Papa diceva: “In realtà è Gesù Colui che cercate... quando cercate la felicità...”.

E nell’Epifania di quest’anno, chiudendo la Porta Santa, affermava: “Si chiude una porta, ma mai come ora la vera porta che è Cristo rimane spalancata per ciascuno di noi...”.

Chiudere una porta vuol dire lasciarci alle spalle una vecchia stagione di vita: la Quaresima, come porta che si apre, ci invita a lasciar dietro di noi ogni paura, dubbio, fallimento... È l’uomo vecchio dell’inverno che lascia il posto all’uomo nuovo della primavera, del rifiorire, di gemme che non hanno paura di sbocciare ancora.

E ti accorgi che le classiche parole della Quaresima: preghiera - penitenza - carità, non sono più solo mezzi per arrivare a Gesù, ma sono suoi doni che ti rendono uomo nuovo, cioè risorto.

La PREGHIERA, essenzialmente come lode e ringraziamento, non come pretesa né diritto ad essere esaudito.

La PENITENZA, come libertà interiore, quando ti accorgi che sei troppo dipendente da qualcosa o da qualcuno.

La CARITÀ, come amore gratuito, come gesti  concreti, come il saperti accorgere delle occasioni in cui Gesù si presenta a te come piccolo, come povero, come bisognoso...

“Che cercate?”, chiese un giorno Gesù ai primi discepoli. Quel giorno segnò una svolta alla loro esistenza. La porta della sua casa sta aspettandoti!

Alberto P.