LA VITA È DONO

 

“Dio mi ha chiamato in base al suo progetto di salvezza e da sempre mi ha conosciuto e amato, destinandomi ad essere simile al Figlio suo”, dice san Paolo (Rm 8,28-30). Queste parole mi commuovono, mi ricordano che tutto ho ricevuto in dono d’amore personale e che sciupare o buttare il dono sarebbe offendere l’amore.

E quando sento che nel Suo disegno d’amore sono coinvolti tutti gli uomini perchè Gesù sia il primogenito tra molti fratelli, allora non posso più parlare al singolare, e comincio a vedere i prossimi come altrettanti doni d’amore. E non posso spegnere in essi il soffio vitale, quel soffio che è lo Spirito del Padre. Soffio di vita che indubbiamente è presente sia nel momento del concepimento, sia nell’ultimo respiro dell’uomo, che aldilà della morte va comunque a vivere.

La vita quindi è relazione, è comunione. Chi attenta alla vita dell’uomo in qualche modo attenta a Dio stesso.

 La solidarietà tra gli uomini è anzitutto solidarietà per la vita di ognuno. Di fronte alle prevaricazioni, allo sfruttamento, alla violenza, non basta l’indignazione e la condanna, occorre creare un clima diffuso di rispetto e di costante attenzione educativa.

Occorre passare dalla mentalità individualistica a quella mentalità comunitaria e promuovere una spiritualità di comunione: l’amore per l’uomo, la comunione tra gli uomini, il rispetto dell’unità nella diversità di ciascuno.

È questo il vangelo della vita.

Alberto P.

 

In ogni persona che viene alla vita, Dio rivolge ai genitori una parola che prolunga l’antica promessa e benedizione rivolta ad Abramo (Gen 15,5). Il figlio inizia la propria vita nel grembo della madre, in intima simbiosi con lei. Da questa comunicazione vitale può sorgere una falsa e distorta, ma forte e istintiva, idea di possesso nei confronti della nuova creatura, prima ancora che sbocci, quasi si avesse il diritto di disporre di essa ed eventualmente anche di manipolarla ed eliminarla. Al contrario, il figlio è una persona, distinta dai genitori e di pari dignità. È quindi da rispettare incondizionatamente: è parola da ascoltare e dono da accogliere con amore. Ogni giorno, nella famiglia, nella società e nella comunità ecclesiale, il figlio dice: “ascoltami”.

(i Vescovi italiani ai genitori)