29
maggio 2005 - CORPUS DOMINI
Dt 8,2-3.14b-16a / 1Cor 10,16-17 / Gv 6,51-58
Chi
mangia questo pane vivrà in eterno
(Gv 6,58)
Dio si fa presente, si fa
«oggi». Un oggi d’amore segnato da una presenza divina fattasi pane per nutrire
la vita di ognuno: un presente di luce, di amore, di fraternità, perché esige
un continuo e gratuito farsi dono...
L’Eucaristia è anche l’avvenire
di Dio nell’universo. Si potrebbe chiamarla, per così dire, la giovinezza
di Dio. Partecipare all’Eucaristia significa entrare nella stagione della
giovinezza. L’Eucaristia sconfigge definitivamente la morte e ci spalanca
dinanzi un avvenire eterno. «Chi mangia
la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna...».
Oggi diciamo grazie a Dio
per una storia che quotidianamente viene resa attuale e che si apre al futuro.
Festa di Gesù nell’Eucaristia, festa quindi della riconoscenza. Riconoscenza
per ciò che lui ha fatto, e... per ciò che saremo, senza dimenticare il
presente.
Mi telefona Clelia e mi racconta che due giovani
albanesi (lei diciotto anni e lui venticinque) con un bambino di otto mesi, vengono
ad abitare a Borello e hanno bisogno di tutto. Preparo un pacco e quando
telefono perché Clelia passi a prenderlo mi viene detto che è necessario un
paio di scarpe numero 38.
È l’ora del pranzo e rispondo che nel pomeriggio
sarei passata in parrocchia a vedere se c’erano. A dire il vero sentivo che mi
costava tanta fatica solo il pensiero di dover uscire. Mi sto sedendo a tavola
e suona il campanello. È una signora che si dice colpita dall’annuncio che ha
sentito per televisione dello sbarco di tanti extracomunitari. «Per timore di
ripensarci su, dice, anche se è l’ora del pranzo, sono venuta a portarle queste
cose che possono servire». C’è un paio di scarpe numero 38 mai usate e anche un
paio di ciabattine caldissime con il pelo dentro! Sembra incredibile, Gesù
ancora una volta interviene puntuale!
La mia tanta felicità però avverto che mi procura
una forte tachicardia e devo chiedere aiuto. Vengo ricoverata in ospedale e,
anche se mi sono poi ripresa, vengo sottoposta a vari accertamenti. Il medico
che mi segue mi fa varie domande e quando racconto cosa mi è successo, vuole
sapere di più su questo servizio caritativo perché la madre desidera fare
qualcosa ma non sa dove rivolgersi.
Il giorno dopo le dimissioni ho trovato, sul gradino
di casa davanti alla porta, un grosso pacco di indumenti accompagnato da una
lettera: era il medico del pronto soccorso! Ma la gioia è stata più grande
ancora quando ho scoperto che la mamma del medico era stata una mia amica, una
compagna di scuola circa sessanta anni prima! Che fantasia e quali strade usa
l’Eterno Padre per unirci nel suo Amore!.
Gilberta, Bologna